Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi (1 Viewer)

stockuccio

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in un momento in cui 'tutto va bene' mi sembra giusto riproporre quello che i francesi ora molto derisi dicevano 3 mesi fa nella loro presentazione pubblica del GEAB 36 ...

'In the United States and United Kingdom in particular, the colossal public financial effort made in 2008 and at the beginning of 2009 for the sole benefit of large banks became so unpopular that it was impossible to consider injecting more public money into banks in spring 2009, despite the fact that they were still insolvent (11). It then became necessary to invent a “fairy tale” to convince the average saver to inject his/her own money into the financial system. By means of the « green shoots » story, overpriced stock indices based on no real economic grounds and promises of « anticipated public funding repayment », the conditioning was achieved. Hence, while big investors from oil-producing and Asian countries (12) withdrew capital from these banks, large numbers of small individual investors returned, full of hope. Once these small investors discover that public funding repayment is only a drop in the ocean of public aid granted to these banks (to help them dispose of their toxic assets) and that, after three or four months at best (as analyzed in this GEAB N°36), these banks are again on the verge of collapse, they will realize, powerless, that their share is worth nothing once again.

Intoxicated by financiers, world political leaders will be surprised - once again – to see all the problems of last year reappear, all the more severe since they were not addressed but only buried under piles of public money. Once that money has been squandered by insolvent banks compelled to « rescue » even more insolvent rivals, or by ill-conceived economic stimulus plans, problems will re-emerge, further exacerbated. For hundreds of millions of citizens in America, Europe, Asia and Africa, the summer 2009 will be a dramatic transition towards lasting impoverishment due to the loss of their jobs, with no hope of finding new ones in the next two, three or four years, or due to the disappearance of their savings invested in stocks or capital-based pension funds, or in banking investments linked to stock markets or denominated in US dollars or British pounds, or investment in shares of companies pressured to desperately wait for an improvement not coming soon.'
 

stockuccio

Guest
un ritorno a qualcuno che descrive la realtà :) ... evidenzio solo un piccolo pezzetto


UN ANNO DOPO: UN MONDO DI BOLLE!

bubbles_2.jpg

Ormai ad un anno esatto dal fallimento di Lehman Brothers, il sistema finanziario mondiale sembra più in forma che mai a livello di ricavi, ricavi necessari a puntellare la disastrosa situazione patrimoniale, nascosta sino ad ora grazie alla magia di un sistema di regole contabili estremamente flessibili, che ha permesso di occultare la reale situazione patrimoniale. Peccato che come scrive http://lagrandecrisi2009.blogspot.com/2009/09/ma-come.htmlStefano Bassi, secondo Moody's: l'outlook sulle banche statunitensi resta negativo

L'agenzia di rating internazionale Moody's non cambia idea sulle banche statunitensi e in una nota di oggi reitera l'outlook negativo sul comparto. Nello studio gli esperti ribadiscono la propria posizione secondo cui i problemi legati alla qualità degli asset costringeranno gli istituti a stelle e strisce a effettuare notevoli accantonamenti aggiuntivi nel 2009 e nel 2010, rendendo così le banche americane in generale poco redditizie. "Non crediamo - afferma Craig Emrick, vicepresidente e senior credit officer di Moody's - che il peggioramento della qualità degli attivi per l'industria bancaria statunitense abbia raggiunto il picco massimo e per questo anticipiamo trimestri caratterizzati dalle perdite per molto banche all'interno del nostro universo di rating".

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Morya Longo sul Sole24Ore ci racconta che.....

Gli amanti delle teorie del complotto potrebbero quasi pensare che le banche lo scorso marzo l'abbiano fatto apposta a finire a un passo dal fallimento. Perché, dopo la valanga dil iquidità iniettata dalle Banche centrali e gli interventi governativi per salvarle, alla fine a vincere sembrano proprio loro: le banche.
Per onor di cronaca, vorrei sottolineare come oggi si sta parlando di colossi bancari e non di banche locali o banche che da sempre si dedicano in via esclusiva alla semplice intermediazione del credito, come avviene nel nostro paese. Nell'america dei colossi troppo grandi per fallire, invece le banche regionali falliscono con soluzione di continuità, come ad esempio Corus Bank che insieme a Guaranty e Colonial porta alla ragguardevole cifra di quasi 50 miliardi di attivi disintegrati in varie formule.
Nel secondo trimestre dell'anno hanno infatti registrato ricavi a palate: 32 miliardi di dollari Bank ofAmerica, 29,9 Citigroup, 25 JP Morgan per citarn solo alcune. Il problema è che gran parte di questi ricavi non sono arrivati dalla tradizionale attività bancaria, ma sono stati conseguenza diretta del rally dei mercati: secondo i calcoli di «Analisi mercati finanziari» del Sole 24 Ore che ha passato in rassegna 12 tra le principali banche europee e americane mediamente il 59% dei ricavi sono arrivati da attività di trading, da dividendi e da commissioni. Insomma: le banche mondiali assomigliano oggi più a fondi che a istituzioni creditizie. Più che finanziare imprese e famiglie, speculano sui mercati.
"E, in questo modo, realizzano utili a palate. Merito della fiducia che ha spinto al rialzo i mercati? In parte sì. Ma, soprattutto, merito delle banche centrali che hanno pompato così tanta liquidità da permettere il rally di tutti i mercati e di conseguenza i guadagni di tutti i trader."
Domandina della giornata: Secondo Voi è possibile che il programma di quantitative easing, ovvero l'emissione di nuova moneta messa in atto dalle banche centrali non abbia destinato qualche interessato sguardo anche all'andamento dei mercati azionari, attraverso l'acquisto diretto di azioni, come avvenne successivamente al crollo dei mercati finanziari, in occasione dell'attacco alle torri gemelle?
" Per capire la situazione non bisogna dunque partire dai bilanci delle banche, ma dai bilanci delle banche centrali. Nel momento peggiore della crisi, a inizio 2009, queste istituzioni hanno iniziato a pompare liquidità come non avevano mai fatto prima. La Federal Reserve Usa, per esempio, ha iniettato oltre mille miliardi di dollari di liquidità in più rispetto all'estate 2007: di fatto ha più che raddoppiato la quantità di denaro sul mercato Usa. Ed è per questo che la base monetaria in America, cioè la quantità di contanti in circolazione sommata alle riserve delle banche, nell'ultimo anno è aumentata del 100%: incremento che a memoria di banche dati non era mai avvenuto in passato. La Banca centrale europea ha fatto più o meno lo stesso. Questo va sommato ai trilioni spesi dai Governi, ai tassi vicini allo zero e agli aiuti diretti delle banche centralia favore degli istituti di credito. Un fiume di soldi."
Morale: sul mercato c'è una quantità immensa di liquidità a bassissimo costo. E questo facilita giochetti che assomigliano tanto a quelli che, nel 2006-2007,- hanno portato alla crisi più pesante degli ultimi decenni. Le banche testimoniano ormai tutti gli operatori approfittano dei tassi a breve termine bassissimi per realizzare guadagni quasi automatici sul mercato dei titoli di Stato. Basta prendere in prestito soldi dalla Bce (pagando 1%) e comprare un titolo di stato tedesco biennale (che ieri rendeva l'1,21%) per guadagnarci con rischi minimi. «E un gioco da ragazzi», osserva un banchiere. Tanti istituti si spingono anche più in là: finanziandosi a tassi bassi dalla Bce o sul mercato dei pronti/termine comprano titoli di Stato a lunga scadenza, obbligazioni aziendali o titoli più redditizi. Poco conta se il gioco di finanziarsi a breve termine per investire a lungo termine un anno fa ha quasi causato il crack del mondo intero: oggi il gioco secondo le testimonianze degli addetti ai lavori sembra essere tornato di moda.
E così che qualunque tipo di titolo attira una forte domanda. Sui titoli di Stato gli acquisti sono così forti che i rendimenti continuano ascendere, come dimostrano i BoT: in Germania i rendimenti dei titoli biennali sono calati, negli ultimi tre mesi, di mezzo punto percentuale arrivando all'1,21%. I corporate bond, cioè le obbligazioni emesse da aziende, hanno dimezzato i rendimenti grazie alla forte domanda: in Europa rendevano il 4,84% più dei titoli di Stato a marzo e ora secondo l'indice iBoxx - offrono appena il 2% in più. Per non parlare del rally delle Borse: da marzo +55% in Europa e +53% in America. Se a questi si somma il fatto che gli spread denaro/lettera sono ancora molto elevati (permettendo lauti guadagni alle banche che intermediano i titoli), il gioco è fatto: utili a palate.
Certo utili a palate, senonchè S&P e Moody's lanciano un allarme in relazione al possibile picco dei fallimenti dei titoli con rating più bassi, previsto per il quarto trimestre di quest'anno. Personalmente prevedo che il picco sarà da ricercarsi più in la nel tempo, quando il prossimo decennio perduto si rivelerà nella sua sostanziale strutturalità.
Sempre Morya Long ci sussurra che i_Corporate_Bond sono al record. ora si teme il rischio bolla:
Chiamarlo «boom», ormai, può sembrare riduttivo. Forse la parola più vicina alla realtà è «bolla». Le aziende di tutto il mondo hanno emesso, da gennaio a oggi, più di mille miliardi di dollari di obbligazioni: vetta mai toccata in passato, neanche prendendo gli anni per intero. Contemporaneamente, sul mercato secondario, le stesse obbligazioni societarie hanno registrato il rally più consistente della storia: secondo Morgan Stanley non si era mai visto nulla di simile dal 1925 ad oggi. A guardare il mercato dei corporate bond sembra insomma che la crisi finanziaria non esista: le società di tutto il mondo emettono perché gli investitori hanno tanta voglia di comprare, e gli investitori comprano perché le società hanno tanta voglia di emettere.(...)
Credo che saranno in molti ad avere qualche problemino a proposito di rating e solvibilità, non appena si materializzerà la possibilità di una sorta di double dip recession o un lungo e indecifrabile periodo di stagnazione economica, accompagnato da una strisciante deflazione. E' affascinante notare che in alcuni casi oggi il settore finanziario dispone di spread più elevati rispetto alle stesse imprese a cui in teoria si concede credito, un segnale di fiducia fantasma.
E non è finita, come riporta Borsa & Finanza, 91 milioni di dollari sono le commissioni che le grandi banche di investimento incasseranno se andrà in porto la maxifusione tra gli americani di Kraft e gli inglesi di Cadbury. Una nuova ondata di M&A, grandi fusioni e acquisizioni che sembrano voler preannunciare la fine della recessione. Sembra realmente di essere tornati ai bei tempi, quando Chuck Prince, ex ceo di Citigroup, sosteneva che bisognava continuare a ballare sin che la musica suonava, ed oggi le orchestre abbondano nelle sale da ballo dei nuovi Titanic.
Morya, conclude con la speranza che gli utili di adesso non si traducano negli eccessi di domani, ma noi sappiamo che la Storia non mente mai, l'eccesso di oggi è automaticamente sinonimo del decesso di un domani.
Dando un'occhiata al settore immobiliare, come si legge in "Lehman Is a Footnote in the Great East-West Globalisation Crisis," sul Telegraph's ad opera di Ambrose Evans-Pritchard .....
As of last week, the ABX index of sub-prime mortgage debt showed that AAA-rated securities from early 2007 were trading at 28 cents on the dollar – AA was at 4 cents, near all-time lows. No one can say that $2 trillion (£1.2 trillion) of sub-prime and Alt-A debt is still trading at panic levels, exaggerating losses. The dust has settled. What we can see is that creditors will never recoup their money.
Dedicato a tutti quelli illuminati che in questi anni e in questi mesi hanno sottolineato come il panico sul valore dei titoli con sottostante il mercato immobiliare americano fosse in fondo semplice schiuma, che il sottostante era birra della migliore qualità, che era impossibile non ritrovare in un futuro non tanto lontano del valore in questi titoli strutturati con sottostante e collaterale relativo al mercato immobiliare.
I titoli strutturati marchiati dalla leggendaria triplaA massima solvibilità garantita dalle agenzie di rating oggi viaggiano con perdite del 72 % del proprio valore, mentre per quelli vicini all'ultimo girone, la perdita e del 96 %, sempre teorica si intende ovviamente, in fondo domani tutto cambia e il mercato immobiliare tornerà agli antichi splendori in un istante.....
Date un'occhiata a QUESTA tabella, molti di questi titoli ormai, sono carta straccia!
The housing crash has tipped 15m US home owners into negative equity. A third of sub-prime mortgages are in default. Some 7.8pc of all loans backed by the Federal Housing Administration are in foreclosure or 90 days in arrears. This is why the US Treasury had to seize Fannie Mae and Freddie Mac, the $5.3 trillion pillars of US housing. It is not a liquidity crisis. It is a bankruptcy crisis. Foreclosures reached 358,000 in August alone. More Americans are being evicted each month than during the entire Depression year of 1932.
Mentre la saggezza convenzionale è intenta ad urlare al mondo la fine della recessione tecnica, 15 milioni di famiglie americane, hanno un patrimonio negativo, ovvero il debito eccede il patrimonio, il mutuo residuo utilizzato per acquistare la casa è ormai superiore al valore stesso dell'abitazione. Un terzo dei mutuatari subprime hanno dichiarato default e il 7,8 % dei mutui concessi dalla FHA
Federal Housing Administration sono pignorati o in arretrato nel pagamento delle rate di circa 90 giorni.​
Dall'economia reale e dalla finanza pochi segnali reali di speranza, se non qualche elettroshock governativo o statistico; in settimana faranno volare le vendite al dettaglio con la partecipazione del settore automobilistico ed energetico, una rinascita temporanea dovuta agli incentivi alla rottamazione e alla speculazione.​
Noi invece, con coloro che hanno contribuito e vorranno contribuire alla navigazione di Icebergfinanza, andremo a scoprire nei dettagli attraverso un'analisi dettagliata quelle che saranno le possibili prospettive future per l'economia addentrandoci una volta di più in alcuni misteri che riguardano l'analisi fondamentale, esplorando inoltre orizzonti che spesso non vengono tenuti nella dovuta considerazione.​
 

mostromarino

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turani,dal suo blog


LE OPPORTUNITA' DELLA SVOLTA


Per chi avesse in mente di fare acquisti (acquisti importanti, case e aziende) si apre una sorta di finestra-opportunità di circa quindici mesi: da adesso fino alla fine del 2010. A questa conclusione si arriva leggendo gli ultimi report congiunturali. Il punto di svolta è rappresentato dal terzo trimestre in America ((luglio-agosto-settembre). Secondo le previsioni più aggiornate questi 90 giorni (che stanno per finire) dovrebbero rappresentare il punto di svolta nella Grande Crisi che abbiamo attraversato.
Il Pil americano, infatti, in questo trimestre dovrebbe aumentare per la prima volta dall’inizio della recessione: si pensa addirittura del 3,4 per cento (dato trimestrale annualizzato). E questo fatto dovrebbe chiudere agli occhi di tutti la fase negativa dell’e­conomia. Poiché gli Stati Uniti sono la maggior economia del mondo, è evidente che un risultato del genere (che sembra abbastanza certo) avrà un effetto importante sul clima generale.
E’ impressionante notare la sequenza degli eventi. Il primo trimestre 2009 si era chiuso in America con una caduta del Pil del 6,4 per cento (dato trimestrale annualizzato), il secondo aveva fatto segnare una diminuzione dell’1 per cento. Il terzo dovrebbe vedere l’America ritornare a una specie di boom, con una crescita del 3,4 per cento.
Naturalmente, non è tutto oro quello che luccica. Dietro questo risultato (se sarà proprio di queste clamorose dimensioni) ci sono tutti gli incentivi fiscali e di altra natura messi in campo dall’amministrazione Obama. Incentivi che andranno via esaurendosi. E infatti si prevede che già nel quarto trimestre la crescita si dimezzi. Poi nel 2010 si proseguirà con valori positivi del Pil, ma ovviamente di dimensioni più ridotte (intorno al 2 per cento). Poi, a partire dal 2011 non si parlerà più di crisi e di recessione.
Tutto questo, però, autorizzerà autorità e pubblico degli investitori e degli operatori a dichiarare ufficialmente chiusa la recessione. E il mondo degli affari potrà tornare a tessere la sua tela.
Come sempre, i primi a muoversi saranno i mercati finanziari. Nelle Borse l’emergenza può essere considerata finita e quindi potrà partire la riconquista delle posizioni (di prezzo) perse durante la recessione. Ma va anche detto che questo, per almeno quindici mesi, sarà il momento buono per chi vuole comprarsi qualche azienda. Dal 2011 in avanti i prezzi potrebbero tornare a essere molto elevati perché a quel punto il mondo dovrebbe essere tornato davvero “normale”. Insomma, chi ha i soldi e intende muoversi, è meglio che lo faccia ora. Non si può escludere, quindi, di vedere molti passaggi di mano nei prossimi mesi. La geografia delle aziende e del potere economico, a livello internazionale, potrebbe anche cambiare significativamente.
Su questo punto occorre fare però una precisazione. La finestra-opportunità è aperta solo per chi è stato bravo e ha messo i soldi da parte. Non si potranno comprare aziende con i soldi delle banche, come si faceva prima della crisi. La mappa del potere economico, insomma, verrà ridisegnata nei prossimi quindici mesi, ma a ridisegnarla saranno quelli che hanno i soldi. Gli altri saranno invece ridisegnati.
Ragionamenti non molto dissimili riguardano il mercato immobiliare. Se è vero (è sempre stato così) che circa un anno dopo l’avvio di un boom di Borsa, arriva anche un boom immobiliare (perché la gente va a mettere lì parte dei guadagni fatti intorno ai listini), è abbastanza facile concludere che anche in questo caso i prossimi mesi saranno quelli buoni per chi ha i soldi e vuole comprare casa (o vuole semplicemente investire in immobili). Poi, dalla fine del 2010 in avanti i prezzi potrebbero tornare a salire, e anche molto in fretta.
Insomma, si riparte. Chi ha i soldi può fare buoni affari, gli altri no.
 

mostromarino

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stockuccio

Guest
salvare i correntisti ... la FDIC ha finito i soldi

quello sotto è veramente un pezzo esilarante, neanche i politici attualmente al governo nei vari Paesi hanno avuto il coraggio di rassicurare e stimolare i popoli in questo modo :D

turani,dal suo blog


LE OPPORTUNITA' DELLA SVOLTA


Per chi avesse in mente di fare acquisti (acquisti importanti, case e aziende) si apre una sorta di finestra-opportunità di circa quindici mesi: da adesso fino alla fine del 2010. A questa conclusione si arriva leggendo gli ultimi report congiunturali. Il punto di svolta è rappresentato dal terzo trimestre in America ((luglio-agosto-settembre). Secondo le previsioni più aggiornate questi 90 giorni (che stanno per finire) dovrebbero rappresentare il punto di svolta nella Grande Crisi che abbiamo attraversato.
Il Pil americano, infatti, in questo trimestre dovrebbe aumentare per la prima volta dall’inizio della recessione: si pensa addirittura del 3,4 per cento (dato trimestrale annualizzato). E questo fatto dovrebbe chiudere agli occhi di tutti la fase negativa dell’e­conomia. Poiché gli Stati Uniti sono la maggior economia del mondo, è evidente che un risultato del genere (che sembra abbastanza certo) avrà un effetto importante sul clima generale.
E’ impressionante notare la sequenza degli eventi. Il primo trimestre 2009 si era chiuso in America con una caduta del Pil del 6,4 per cento (dato trimestrale annualizzato), il secondo aveva fatto segnare una diminuzione dell’1 per cento. Il terzo dovrebbe vedere l’America ritornare a una specie di boom, con una crescita del 3,4 per cento.
Naturalmente, non è tutto oro quello che luccica. Dietro questo risultato (se sarà proprio di queste clamorose dimensioni) ci sono tutti gli incentivi fiscali e di altra natura messi in campo dall’amministrazione Obama. Incentivi che andranno via esaurendosi. E infatti si prevede che già nel quarto trimestre la crescita si dimezzi. Poi nel 2010 si proseguirà con valori positivi del Pil, ma ovviamente di dimensioni più ridotte (intorno al 2 per cento). Poi, a partire dal 2011 non si parlerà più di crisi e di recessione.
Tutto questo, però, autorizzerà autorità e pubblico degli investitori e degli operatori a dichiarare ufficialmente chiusa la recessione. E il mondo degli affari potrà tornare a tessere la sua tela.
Come sempre, i primi a muoversi saranno i mercati finanziari. Nelle Borse l’emergenza può essere considerata finita e quindi potrà partire la riconquista delle posizioni (di prezzo) perse durante la recessione. Ma va anche detto che questo, per almeno quindici mesi, sarà il momento buono per chi vuole comprarsi qualche azienda. Dal 2011 in avanti i prezzi potrebbero tornare a essere molto elevati perché a quel punto il mondo dovrebbe essere tornato davvero “normale”. Insomma, chi ha i soldi e intende muoversi, è meglio che lo faccia ora. Non si può escludere, quindi, di vedere molti passaggi di mano nei prossimi mesi. La geografia delle aziende e del potere economico, a livello internazionale, potrebbe anche cambiare significativamente.
Su questo punto occorre fare però una precisazione. La finestra-opportunità è aperta solo per chi è stato bravo e ha messo i soldi da parte. Non si potranno comprare aziende con i soldi delle banche, come si faceva prima della crisi. La mappa del potere economico, insomma, verrà ridisegnata nei prossimi quindici mesi, ma a ridisegnarla saranno quelli che hanno i soldi. Gli altri saranno invece ridisegnati.
Ragionamenti non molto dissimili riguardano il mercato immobiliare. Se è vero (è sempre stato così) che circa un anno dopo l’avvio di un boom di Borsa, arriva anche un boom immobiliare (perché la gente va a mettere lì parte dei guadagni fatti intorno ai listini), è abbastanza facile concludere che anche in questo caso i prossimi mesi saranno quelli buoni per chi ha i soldi e vuole comprare casa (o vuole semplicemente investire in immobili). Poi, dalla fine del 2010 in avanti i prezzi potrebbero tornare a salire, e anche molto in fretta.
Insomma, si riparte. Chi ha i soldi può fare buoni affari, gli altri no.
 

troppidebiti

Forumer storico
stockuccio dimentichi sempre una cosa : gli usa possono stampare quanti dindini vogliono...non sono come la Ue:D:D

domai ci sarà un buco da 100 miliardi? si stampa che problema c' è bernanke accende il portatilino e fa 2 3 bonifici se si stufa prende l' elicotterino e fa un giro a distribuire un pò di carta
 

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