Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi (1 Viewer)

stockuccio

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IL CAMPO DEI MIRACOLI


Nel fine settimana mi è capitato di scorgere all'orizzonte un articolo apparso sul sito di una grande catena giornalistica, la McClatchy, proprietaria del Miami Herald e del Kansas City Star, uno di quei media che da tempo viaggia controcorrente. Ebbene in un loro articolo, Mcclatchydc.com un'inchiesta è ritornata agli albori della madre di tutte le crisi, esplorando l'oceano dei mutui subprime e rispolverando un'antico quesito: Per quale motivo, mentre i maggiori player finanziari mondiali, riempivano i loro bilanci di titoli strutturati con sottostante immobiliare, Goldman incominciava a liberarsene, vendendoli ad altre istituzioni?
Tra il 2006 e il 2007, mentre le altre istituzioni provvedevano a strapparsi di mano i titoli strutturati con sottostante mutui residenziali e commerciali, Goldman Sachs, provvedeva a liberarsi di circa 40 miliardi di dollari di titoli garantidi da almeno 200.000 mutui residenziali a rischio, senza avvertire che ne frattempo avrebbe dato il via ad una serie di scommesse sul crollo dei prezzi delle abitazioni negli Stati Uniti. Goldman era ben lungi da essere uno dei maggiori istituti attivi nelle cartolarizzazioni dei mutui, ma non era certo il più piccolo.
La decisione, secondo un portavoce di Goldman Sachs, fu presa nel dicembre del 2006, per ridurre il rischio esposizione nei confronti del sistema immobiliare americano, vendendo titoli strutturati con sottostante subprime, dando il via ad una miriade di scommesse, sottoscrivendo credit default swap, contro una recessione immobiliare, copertura messa in atto a partire dal 2005. Ovviamente Goldman, non aveva alcun obbligo di rivelare le sue strategie, ne la propria gestione del rischio....in quanto altri partecipanti al mercato hanno avuto accesso alle stesse informazioni.
Solo più tardi gli investitori hanno scoperto che ciò che Goldman ha promosso come titoli a tripla A in realtà erano titoli spazzatura. Fondi pensione, compagnie di assicurazione, sindacati, istituzioni finanziarie estere che hanno acquistato i titoli strutturati venduti da Goldman oggi si trovano ad affrontare pesanti perdite in bilancio. CALPERS, fondo dei dipendenti pubblici californiani ha acquistato il 1 marzo 2007 circa 64 milioni, di questi titoli ed ora si ritrova con una perdita potenziale del 75 %. Nell'articolo in questione, c'è molto di più di quello che è possibile immaginare.
Secondo un professore della "Boston University" la SEC,​
Securities and Exchange Commission dovrebbe essere molto interessata a una società finanziaria che decide segretamente che un prodotto finanziario è destinato a fallire e poi esce attivamente sul mercato, piazzandolo a investitori ignari, senza rivelare il suo vero parere.

" Questa è una frode e dovrebbe essere perseguita."
Se posso esprimere il mio parere, il mondo della finanza è pieno di frodi, ecco perchè è importante seguire la scia dei propri investimenti, sapere dove i nostri soldi vengono investiti.
McClatchy, per mettere insieme questo articolo e cercare di comprendere il ruolo di Goldman, nel tracollo dei mutui subprime, ha esaminato centinaia di documenti, SEC filings, copie di lettere di investimento segrete, processi e ha intervistato numerose persone a conoscenza delle attività della stessa società.
McClatchy's ha scoperto che Goldman Sachs ha.....
a) Acquistato e trasformato in obbligazioni ad alto rendimento, decine di migliaia di ipoteche da istituti di credito subprime, che hanno attirato l'attenzione dell' FBI per alcune frodi relative a redditi gonfiati per ottenere prestiti, diversamente fuori dalla portata.
b) Sono stati utilizzati paradisi fiscali off-shore per alienare i suoi titoli strutturati garantiti da mutui alle istituzioni finanziarie mondiali, comprese banche europee e asiatiche, spesso attraverso deals segreti via isole Cayman, territorio britannico, per aggirare gli obblighi di comunicazione previsti dagli standard americani.
c) Ha inviato avvocati in tutto il paese, per rientrare in possesso delle abitazioni in seguito a fallimento, molti dei quali senza reddito o credito, ma comunque in possesso di mutui subprime, perchè Wall Street aveva permesso a loro di qualificarsi per tali mutui.
d) Goldman inoltre è stata sostenuta lo scorso autunno dalle principali decisioni di salvataggi federali, almeno in due delle quali è stato coinvolto, l'allora segretario del Tesoro, Paulson, ex chief executive di Goldman, assieme ad altri ex dirigenti di Goldman, facenti parte dello staff dello stesso tesoro.(....ricordo solo la leggenda metropolitana secondo cui il Tesoro americano sembra ormai una succursale di Goldman Sachs...)
Il fallimento di Lehman Brothers, sembra essere stato un favore a Goldman Sachs, come pure il salvataggio di AIG, imbottita di credit default swaps sottoscritti dalla stessa Goldman Sachs, la quale grazie alla nazionalizzazione di AIG, ha ottenuto direttamente dal contribuente americano circa 12,9 miliaridi di dollari, che hanno contribuito alla strepitosa performance dei passati trimestri.
23 miliardi di aiuti diretti ed indiretti, hanno alimentato la leggenda di ferro, di un'istituzione invincibile, che sforna prestazioni finanziarie mirabolanti.
Il 29 ottobre su Bloomberg Jonathan Weil, fa un po di luce sulla nazionalizzazione di AIG e il conseguente salvataggio di una serie di banche mondiali, tra cui Goldman, Societè Generale, Deutsche Bank, Merrill Lynch ealtre banche ancora.
In Goodwill..il nuovo miraggio e la follia AIG e in Financial, la lampada di Aladino abbiamo già esplorato la leggenda metropolitana relativa al colossale aggiramento dei requisiti di capitale messo in atto da una buona parte del sistema finanziario internazionale.
Ad ascoltare le rivelazioni dei dirigenti AIG, dice Weil, si potrebbe pensare che la decisione di rimborsare tutti i 100 centesimi di dollaro alle banche che hanno sottoscritto 62 miliardi di credit default swap, sia stata loro; e invece si scopre che, secondo un ulteriore racconto, pubblicato sempre da Bloomberg, la decisione fu opera della Federal Reserve di New York, alla cui guida c'era, l'attuale resposnabile del ministero del Tesoro americano Geithner e alla presidenza Stephen Friedman, il quale si dimise in seguito allo scandalo che lo vide acquistare 50000 azioni ordinarie Goldman a seguito del salvataggio AIG. Prima di essere nazionalizzata, i dirigenti di AIG hanno trattato per mesi con le banche il pagamento di soli 40 centesimi di dollaro, rispetto ai 100 incassati nella realtà.
Ecco perchè aggiungo io, AIG ha salvato l'intero sistema finanziario mondiale, o meglio il contribuente americano, ha salvato AIG e di conseguenza il mondo. Queste rivelazioni, anche se la dinamica era ormai a noi nota, dimostrano l'incredibile e demenziale scommessa messa in atto dalle maggiori istituzioni finanziarie mondiali.
Geithner, Paulson e Bernanke hanno partecipato a quelle convulse settimane che resteranno per sempre nella storia della finanza mondiale, come una macchia indelebile.
La Fed di New York, diede ordine di onorare anche quasi 30 miliardi di CDO garantiti da mutui subprime e altri prestiti, un po meno del loro valore nominale. Sembrerebbe che piuttosto che aiutare AIG si siano aiutate le banche, sempre secondo l'autore dell'articolo in questione, in fondo ormai, anche AIG era troppo grande per fallire!
Passi per la copertura dei CDS, credit default swap, ma per quale motivo, tanta fretta di onorare anche i CDO, altri strumenti derivati strutturati....nessuna perdita per Goldman anche se AIG fosse fallita, questa è stata la dichiarazione del suo responsabile finanziario.
Abbiamo già avuto troppi segreti in questa crisi finanziaria, ha sostenuto alla fine del suo articolo Weil.... un mondo misterioso, la finanza, ma non mi stancherò mai di ricordare al lettore, che una semplice favola racchiude il segreto di un buon investimento e come disse il grillo parlante a Pinocchio...
" ....non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco, dalla mattina alla sera. Per il solito, o sono matti o imbroglioni!"
 

METHOS

Forumer storico
Secondo salvataggio da parte del UK per RBS e Lloyds: la prima riceverà 25,5 mld £ dopo i primi 20 del precedente salvataggio, mentre per la seconda riceverà circa 4 mld £.

RBS diventerà in sostanza nazionalizzata dopo l'operazione...

RBS, Lloyds Get $51 Billion in Second Bank Bailout (Update3) - Bloomberg.com


proprio oggi pomeriggio sentivo sun cnbc uno di rbs che diceva che acquistare i loro prodotti aveva un doppio vantaggio: la garanzia che la banca è praticamente nazionalizzata (quindi è come acquistare un titolo di stato) e comprare i loro bond, etf, etc. a prezzi dei concorrenti ...

:D:D:D
 

mostromarino

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ECONOMIA

UNA FINANZA DROGATA DI LIQUIDITÀ

ALFONSO TUOR Il fossato tra l’andamento dei mercati finanziari e quello dell’economia continua pericolosamente ad allargarsi.
Molti sono sollevati, poiché pensano di aver evitato una seconda Grande Depressione, e sono convinti che l’economia stia riprendendo a funzionare come prima dello scoppio della crisi.

Questa fuorviante percezione della realtà, diffusa soprattutto tra gli operatori finanziari, è il frutto temporaneo degli imponenti interventi di Governi e di banche centrali.
In particolare le autorità monetarie hanno creato questa situazione surreale abbattendo il costo del denaro (i tassi di interesse sono oggi di poco superiori allo zero) e inondando il sistema di liquidità.

Questa cura da cavallo sta ora cominciando a mostrare i suoi limiti.

L’enorme quantità di moneta in circolazione, che ha apparentemente sanato i guai del sistema finanziario, si è riversata sui mercati finanziari di tutto il mondo spingendo al rialzo ogni strumento di investimento e creando nuove e ancor più pericolose bolle finanziarie.

Il meccanismo della diffusione a livello planetario di questa bolla ha origine negli Stati Uniti.

Come ha ben evidenziato Nouriel Roubini nel «Financial Times» di ieri, i ripetuti annunci della Federal Reserve di non voler cambiare politica hanno creato un meccanismo virtuoso per i grandi investitori finanziari: si finanziano in dollari a costo pressoché zero, convertono questi dollari nelle valute dove spuntano rendimenti interessanti e ottengono, come risultato finale, un guadagno sull’investimento vero e proprio che, calcolato in dollari, viene aumentato dal deprezzamento del tasso di cambio del biglietto verde intervenuto nel frattempo.

È il famoso «carry trade», che nelle circostanze attuali diventa un meccanismo sicuro per far soldi ampiamente usato dai grandi investitori (banche d’investimento, Hedge Fund, ecc.).

Ma come è già accaduto in passato, l’afflusso di enormi quantità di capitali soprattutto nei Paesi emergenti può provocare guai enormi: rivalutare la moneta facendo perdere competitività all’industria di esportazione, favorire vorticosi rialzi degli indici azionari e dei prezzi immobiliari e infine, quando questi capitali devono essere precipitosamente rimpatriati, crolli dei prezzi e crisi valutarie.

Questo meccanismo è stato ad esempio all’origine della crisi asiatica del 1997.

Di fronte a questo fenomeno il Brasile ha deciso di reagire introducendo una tassa del 2% sui capitali che entrano nel Paese per motivi speculativi.

Altri Paesi emergenti non hanno ancora reagito, anche se stanno assistendo a fenomeni simili a quelli registratisi in Brasile.

Questa enorme quantità di capitali non si dirige solo verso i Paesi emergenti, ma anche verso l’Europa, aggiungendosi all’ingente quantità di liquidità già immessa nel sistema dalla Banca centrale europea, dalla Banca di Inghilterra e dalla nostra Banca Nazionale.

Nel Vecchio Continente, come anche negli Stati Uniti, la bolla più macroscopica è quella nel mercato obbligazionario.
Le continue iniezioni di liquidità hanno permesso alle grandi società di rifinanziarsi sul mercato dei capitali.

I rendimenti richiesti, che nei primi mesi di quest’anno erano elevati, con il passare dei mesi si sono via via ridotti.

L’entità di questa diminuzione è dovuta ad una forte riduzione della percezione del rischio da parte degli investitori, difficilmente spiegabile con un miglioramento della situazione economica.

Lo stesso fenomeno è avvenuto per le obbligazioni statali dei Paesi gravati da forti debiti pubblici, come l’Italia.

Anche i prezzi di altre attività finanziarie (dalle azioni alle materie prime) stanno volando grazie al denaro facile e a costo zero.

Questa situazione di benessere dei mercati finanziari, che permette ai grandi gruppi bancari di macinare utili facendo trading, non trova riscontro nell’economia reale, che continua ad arrancare e a perdere posti di lavoro.

Dunque il fossato tra economia finanziaria e reale continua ad allargarsi e si sta affievolendo la speranza di riuscire a rilanciare la crescita.
Negli Stati Uniti si discute di un secondo pacchetto fiscale teso soprattutto a favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, mentre in Europa il nuovo Governo tedesco ha deciso di abbandonare ogni titubanza sulla tenuta dei conti pubblici e di sostenere l’economia con un nuovo pacchetto di stimolo nel 2010 e con la riduzione della pressione fiscale nel 2011.

La Francia ha già messo da tempo in soffitta il Patto di Maastricht e prevede un ulteriore ampliamento del proprio disavanzo.
Ciò vale anche per gli altri Paesi europei e per gli Stati Uniti.
I mercati non dubitano ancora della credibilità degli strumenti con cui gli Stati finanziano l’esplosione dei debiti pubblici, ma questa fiducia rischia di essere solo un’apparenza dovuta ai massicci acquisti di titoli pubblici attuati dalle banche centrali.

Quindi ci si può domandare quando i risparmiatori cominceranno a chiedere rendimenti maggiori per sottoscrivere i titoli pubblici e le obbligazioni societarie.

Si può dire che il mondo sta vivendo una situazione irreale creata dall’enorme quantità di denaro a basso costo in circolazione.
Il rinnovato benessere dei mercati finanziari e l’apparente sollievo di queste settimane sono solo il frutto di fenomeni perversi destinati a farci assistere ad una fase ancora più acuta della crisi esplosa nell’estate del 2007 con lo scoppio della bolla dei mutui ipotecari subprime.


cdt oggi

 

canarino

Forumer attivo
Leggendo ultimamente analisi relative all'attuale situazione macroeconomica leggo sostanzialmente frasi del tipo
"[...]la svalutazione del dollaro USA è un problema[...]"
"[...]perdita di competitività delle aziende in valute diverse dal dollaro[...]"

Trichet nell’ultima conferenza stampa ha parlato dell’argomento e si è dimostrato particolarmente neutro quasi negando che un ulteriore deprezzamento del dollaro potesse frenare un fase di recovery
Inoltre ricordo che riguardo agli US negò una politica “our currency, your problem”, come se ci fosse una sorta di intesa.

Vediamo a breve se conferma le stesse posizioni
 

stockuccio

Guest
un sacco di articoli interessanti in questi giorni ... ne riporto alcuni

peroccupazioni per il Giappone, crollo del risparmio, tassi sui tds in crescita con riflessi sui cds, ecc. It is Japan we should be worrying about, not America - Telegraph


nell'accaparramento generale di materie prime varie si distingue l'India che compra la metà dell'oro in vendita del FMI Jesse's Café Américain: Reserve Bank of India Buys 200 Tonnes of the IMF's Gold


questo era su cobraf, una critica alla Cina che si sta statunitensizzando ... bello anche il post che richiamava What rebalancing of Chinese and American consumption? molto scettico sulla possibilità di una ripresa dei consumi in Usa con gli immobili in crisi




Se leggi i giornali vedi che l'export cinese è crollato anche più di quello europeo, un -30% ma lo stesso come il Mago Silvan hanno fatto crescere il PIL del 9% perchè il Partito ha detto: " Pil ? ...+9%....." e le banche e aziende hanno obbedito.

Peccato però che gli stessi dati ufficiali cinesi dicono ieri che nonostante questo pazzesco boom (+9% di PIL l'Italia lo ha fatto solo nel 1958, loro fanno tutti gli anni come orologi) i profitti sono calati del -9% (...industrial enterprises in China’s 22 regions reported a combined profit of 1.55 trillion yuan (227.5 billion U.S. dollars) in first nine months, down 9.1 percent year on year, the National Bureau of Statistics (NBS) said Wednesday.

Come hanno fatto questi maghi dell'economia a garantire +9% di PIL ogni singolo anno senza mai sbagliare, persino nel 2009, che neanche Madoff poverino ci riusciva lui garantiva solo +8% ogni anno ? (e però con tutto questo boom dei profitti che calano ? Se con un boom del +9% di PIL i profitti gli calano lo stesso quasi del -10% il giorno che hanno una recessione, come capita a tutte le economie capitaliste serie, le aziende cinesi vanno fallite ?)

Beh... intanto l'euro è salito da 1.25$ a 1.48$ e i cinesi astutamente ad agosto 2008 hanno agganciato al dollaro lo Yuan così hanno svalutato del -16% contro di noi solo da marzo e ci hanno massacrato prendendo quota di mercato per cui se la Cina migliora è a spese dell'Europa. A logica come spiega uno tosto di Everett Capital su Barron's oggi dovresti andare Long Asia e Short Europa ora

Ma il trucco usato è il più vecchio del mondo: la Cina dal 1 gennaio, nei primi 9 mesi del 2009, ha aumentato il credito dei 1.200 miliardi di dollari, in un economia da 4.0000 mld di PIL annuo. La matematica dice un aumento del 27%. Secondo te hanno esaminato bene il rischio clienti uno per uno nel dare questi fidi che il Partito da Pechino gli ha ordinato ?

Nello stesso intervallo di tempo il credito i Europa invece non è aumentato. Questo spiega perchè il PIL cinese sia salito di un 8-9% e il PIL europeo sia calato di un -3% circa da inizio anno. I cinesi hanno pompato altri 1.200 miliardi di $ di credito, gli europei più o meno zero (mentre di solito il credito aumentava del 10% l'anno). Se le nostre banche avessero dato via 1.200 miliardi anche noi facevano il PIL

Il PIL cinese è di 4.000 mld,
aumentano il credito di 1.200 miliardi
(più altri 300 circa di spesa pubblica addizionale)
il PIL aumenta dell'8.9% cioè di 360 mld circa. Bella forza, dammi 120mila euro di credito addizionale senza condizioni come fanno le banche statali cinesi e anche io ti aumento il PIL di un 36 mila euro

E adesso ? ora che si sono indebitati anche loro cosa fanno ? La borsa va su ancora con quale prospettiva per i prossimi mesi ? Che tra qualche mese si cominciano a vedere le banche cinesi ingolfate di crediti incagliati perchè hanno speculato tutti sugli immobili nel 2009 peggio che gli americani nel 2006 ? Che pompano altri 1200 miliardi di credito e poi li cartolarizzano e glieli vende Goldman Sachs su Marte e Giove perchè sulla Terra lo spazio per infilare altri debiti a qualcuno è esaurito ?

La Cina è uno schema di Ponzi, sono un Madoff con gli occhia mandorla. Madoff garantiva +8% ogni anno fisso qualunque cosa succedesse al mondo, il Politburo cinese garantisce +9% di PIL l'anno fisso qualunque cosa succeda... costruiscono un economia dove l'export è il 40% del PIL, l'export gli crolla del -30% nel 2009 e loro fanno lo stesso PIL identico... poi dicono perchè nessuno si è accorto di Madoff..

(tra parentesi sulla Cina ho dato il Sell il 29 luglio e quel livello ancora non lo hanno superato gli indici cinesi).

Per un commento fresco di ieri da Pechino più sofisticato che ti di spiega che non essendo però pazzi stanno per dare una bella stretta al credito leggi qui ("...it is becoming harder to go more than a day or two without seeing yet another announcement by the authorities warning about the consequences of the mad dash in credit expansion....")
 
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tommy271

Forumer storico
Ciao Stock, i dati del PIL cinese bisognerebbe sempre prenderli con le molle.
Non è la prima volta che dati inviati dalle provincie dell'immensa nazione sommati poi tutti assieme danno 110 anzichè 100.
I controlli sono difficili e certe provincie tendono a manipolare le cifre per permettere al governatore o al responsabile del partito di rimanere al suo posto.
Non siamo come nell'Urss dei piani quinquennali dove i dati erano regolarmente falsati nel quadro di una strategia politico/militare, però se qualcosina "tarocca" anche la Grecia figurati la Cina ...
 

stockuccio

Guest
Tommy, credo che dal mio avatar si possa intuire il mio diciamo disappunto per le informazioni che ovunque vengono fornite ai risparmiatori/investitori

prossimo bailout la Federal Housing Administration ? anche questi finanziatori oculati ... '34% of the loans guaranteed by the FHA in 2007, have already gone into default only two years later, and because it has surpassed its budget and is losing money' ... Taxpayers soon to foot the bill for the FHA's debt
 
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stockuccio

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con costi 10 a 1 si diventa pigri per forza ... qui ti rompono pure per misurare il rumore che fai lavorando, figurarsi in Cina se fanno lo stesso


dal blog di Roubini ... insomma bisogna rimettere un Glass-Steagall Act :)

Too-Big-To-Fail: Regulatory Reforms of Systemically Important Institutions
Elisa Parisi-Capone | Nov 4, 2009
Although the G20 finance ministers pledged stronger prudential regulation and financial oversight of systemically important firms at their September meeting, there is no consensus yet among regulators, lawmakers and academics on how best to proceed. Nouriel Roubini noted recently that the problem of banks being too big to fail is even bigger now than it was before the crisis: “Why don't we go to a system where they're not too big to fail to begin with? The true solution to the too-big-to-fail problem requires more radical choices. In addition to an insolvency regime, such institutions should be broken up and unsecured creditors of insolvent institutions should have their claim automatically converted into equity. A separation of commercial banking and risky investment banking should also be considered. Thus, some variant of the Glass-Steagall Act should be reintroduced.”
If the government creates a new firewall between deposit-taking institutions and investment banks, as was the case before the repeal of the 1935 Glass-Steagall Act in 1999, only the former group would receive access to lender of last resort facilities and deposit insurance. The latter should be subject to receivership should they get in trouble. Advocates of this solution include Paul Volcker (who chaired the Group of 30 report), Mervyn King (Governor of the Bank of England), and even Alan Greenspan favors a breakup, according to recent statements (although he supported the repeal of Glass-Steagall). Among policymakers, King has made a particularly forceful case, noting that "it is important that banks in receipt of public support are not encouraged to try to earn their way out of that support by resuming the very activities that got them into trouble in the first place.”
Others argue that in the era of financial innovation, size by itself is not the main issue, but rather the degree of complexity and interconnectedness (this was the rationale given for bailing out smaller institutions like Northern Rock in the UK and Bear Stearns in the U.S.). The solution, according to this view, entails stricter capital, liquidity, compensation and counterparty risk management requirements for designated institutions to set the proper incentives against excessive risk taking, including explicit insurance premiums against systemic risk. The Obama administration’s proposal and the updated Turner Review in the UK are in this camp, as are many academic advisory groups (see e.g. NYU Stern report, CEPR/Geneva Report, as well as the de Larosiere report in the EU). Charles Goodhart, co-author of the CEPR/Geneva report, recently made the case against ‘narrow banking,’ citing the pro-cyclical boundary problem of deposit flows in and out of narrow banks as one issue, and the maintenance of credit flows as a second. Similarly, some point to the need to “reevaluate the priority treatment of qualifying repo and swap contracts to determine if it unnecessarily adds to systemic risk” (Squam Lake Working Group on Financial Regulation).
Meanwhile, as regulators and lawmakers on both sides of the Atlantic deliberate, the European Commission’s Competition Commissioner Neelie Kroes has taken action in a move that effectively settles the debate from a practical perspective. On October 27, 2009, she ordered the split of ING, the Dutch bancassurance conglomerate that received bailout funds and was consequently determined to have been given an unfair advantage under State Aid rules. As expected, a few days later government aid recipients RBS and Lloyds of the UK reached an agreement with the government and the EU competition authorities calling for significant divestments of the banks’ businesses over four years, as well as revised Asset Protection Scheme (APS) participation terms for RBS. (Lloyds will not participate in the APS but pay a compensation fee to the Treasury for the implicit protection received so far.) Meanwhile, the UK Treasury will inject £25.5 billion of capital into RBS, for a total of £45.5 billion pounds—the costliest bailout of any bank worldwide, according to press reports.
In the U.S., on the other hand, the House Financial Services Committee presented a draft law on October 27, 2009 based on the administration’s June 17, 2009 proposal for comprehensive regulatory reform. The draft law conveys broad supervisory powers of designated systemically important institutions to the Federal Reserve Board. In addition to higher risk-based capital requirements, the new prudential standards for systemic institutions include leverage limits, liquidity rules, concentration limits and the drafting of a "living will" (i.e. a resolution plan). The Fed also receives authority to ask any systemically important firm to sell or otherwise transfer assets or off-balance sheet items to unaffiliated firms, to terminate one or more activities or to impose conditions on business activities. Rep. Barney Frank also agreed to a Financial Company Resolution Fund (FCRF) to be pre-funded through risk-based assessments of all financial institutions with US$10+ billion in assets. However, in a sign that a final agreement is still far agreed upon, the Senate Committee is preparing an alternative bill that would consolidate the current four bank regulators into a single supervisory body in a move that would significantly curtail the Fed’s authority. Similarly, according to this alternative proposal, the Fed would be one among equals in the Council of Regulators whose task is to monitor systemic risk.
Once the roles are assigned, the regulator has to decide on the exact quantity and composition of the new capital requirements. Since the adoption of a certain ratio is somewhat artificial and not very indicative as an early warning system—as the recent crisis has shown—economists are advocating market indicator-based contingent debt to equity swaps as an efficient restructuring tool for large institutions that wouldn’t put taxpayer money at risk or trigger derivatives contracts. Nonetheless, Mervyn King cautions that while the inclusion of convertible debt in capital requirements is worth a try, this tool does nothing to address the moral hazard of designated TBTF institutions. On the contrary, “they still have an incentive to take really big risks because the government would provide some back-stop catastrophe insurance.”
Ultimately, if the realized asset value shrinks below liabilities, an orderly resolution would be warranted. The House draft bill appoints the FDIC to the task. In the UK, the FDIC served as a role model to the UK’s new Special Resolution Regime, instituted in the aftermath of Northern Rock. Many other European countries lack an equivalent mechanism, making the timely resolution of cross-border institutions a very difficult task, especially with respect to fiscal burden-sharing (as the example of Fortis showed). Martin Čihák and Erlend Nier of the IMF review the legal framework in the EU and note that while the 2001 Directive on Reorganization and Winding-Up of Credit Institutions explicitly grants the home country that issued the banking license the sole power to initiate reorganization measures with full effect throughout the EU, these principles do not apply to (wholly-owned) subsidiaries that have their own licenses but whose operating systems are nonetheless fully integrated. Indeed, most cross-border expansion in the EU happened through subsidiaries. What is needed, then, is the institution of a special resolution regime at the holding level for cross-border banks on a fully consolidated basis, or at least some harmonization of rules at the state level.
 

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