Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi (2 lettori)

mostromarino

Guest
ECONOMIA

PROVE TECNICHE DI USCITA DALLA CRISI

ALFONSO TUOR

La Banca centrale europea, che ha mantenuto inalterati all’1% i tassi di interesse di Eurolandia, ha lanciato un primo segnale di svolta.

L’asta del prossimo 16 dicembre con cui l’istituto concederà al sistema bancario prestiti a un anno non si svolgerà, come è successo negli ultimi mesi, al tasso fisso dell’1%, ma ad «un tasso indicizzato ai tassi rilevanti di mercato».
La fame di liquidità del sistema bancario europeo si era manifestata appieno nell’asta tenuta lo scorso mese di giugno e in quella di settembre con una richiesta complessiva di fondi per ben 750 miliardi di franchi.
Ora i banchieri di Francoforte segnalano di non volere che le banche europee diventino troppo «dipendenti» da questa forma di rifinanziamento talmente favorevole da essere equiparabile ad un sussidio anche perché sanno perfettamente che questi capitali non sono stati usati per allargare i cordoni del credito ad imprese e famiglie.
Le banche hanno infatti fatto incetta di questi fondi per rinviare la registrazione delle perdite ancora incagliate nei loro bilanci o per riprendere a speculare alla grande.
La portata di questo cambiamento non deve essere sopravvalutata, poiché per le banche rifinanziarsi presso la BCE continuerà ad essere estremamente vantaggioso (anche se un po’ più oneroso) e anche perché la BCE si è subito affrettata a comunicare che continuerà a fornire liquidità illimitata a tasso fisso nel corso delle normali operazioni di rifinanziamento settimanali.

È comunque bastato questo passo millimetrico per deprimere i mercati finanziari.
Se l’istituto di emissione del Vecchio Contintente ha cominciato a fare una specie di «esperimento» di inizio di uscita dalle politiche monetarie fortemente espansive condotte negli ultimi mesi, dall’altra parte dell’Atlantico il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha sottolineato in Senato che occorre un’analisi attenta prima di avviare una «exit strategy».
Ora bisogna ricordare che il grosso degli interventi a favore del sistema finanziario sono avvenuti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna
. Negli Stati Uniti, su oltre 14 mila miliardi di dollari stanziati (compresi prestiti e garanzie) per combattere la crisi, 12.200 miliardi sono andati al settore finanziario.

Inoltre la Federal Reserve e la Banca d’Inghilterra sono state le più attive nello stampare nuova moneta, che non si ferma all’interno dei confini americani, ma attraverso il «carry trade» (ossia il meccanismo di indebitarsi in dollari per investire in strumenti finanziari denominati in altre valute) sta inondando di liquidità i mercati finanziari di tutto il mondo.

A questo punto si impongono alcune considerazioni. La strategia americana e quella europea per combattere la crisi potrebbero cominciare a non coincidere.
Gli americani, influenzati da Wall Street, vogliono risanare il sistema finanziario, affinché possa riprendere a funzionare come prima (cambiando solo poche regole), accettando il pericolo di creare nuove bolle finanziarie e il rischio a medio temine di una resurrezione dell’inflazione.
Gli europei, invece, influenzati dalle paure dei tedeschi, non vogliono correre questi rischi e si propongono di introdurre regole che cambino radicalmente il mondo finanziario.

In secondo luogo, il piccolo cambiamento di rotta della BCE non è destinato a modificare un quadro economico determinato da una stabilizzazione a bassi livelli dell’attività economica, ottenuta solo grazie ad interventi imponenti, paragonabili ad impressionanti dosi di doping, che non sono sostenibili nel tempo. Anzi, il crack di Dubai ha contribuito a ricordare che questa è una crisi da eccesso di debito.
L’esplosione dei debiti degli Stati, dovuta anche al trasferimento ai contribuenti di parte delle perdite del sistema bancario, fa sì che oggi si cominci a temere anche per la tenuta del valore delle monete e per la solvibilità dei debiti pubblici.
La conferma di queste paure è data dall’impressionante corsa al rialzo del prezzo dell’oro.
La tanto decantata uscita dalla crisi non appare prossima, anche perché essa non potrà essere il frutto di manovre di politica monetaria o fiscale, ma di scelte politiche di riorientamento dell’economia e di ridefinizione degli equilibri a livello internazionale.
Di ciò non si vede traccia. Anzi, si può constatare solo il successo propagandistico, che rischia di rivelarsi effimero, della tesi che prima o poi tutto riprenderà a funzionare come prima.


cdt,ieri
 

stockuccio

Guest
un articolo piuttosto esaustivo sulla situazione lavorativa in USA ... guardate nell'ultimo grafico il decollo di chi non si considera più perché non cerca lavoro Mish's Global Economic Trend Analysis: Jobs Contract 23rd Straight Month; Unemployment Rate Drop to 10.0%

ricordando sempre che c'é anche chi al 17,2% dell'ufficiale U6 del Bureau of Lies and Stupidity :D ... pardon del Bureau of Labor Statistics (BLS) ... aggiunge "discouraged workers" defined away during the Clinton Administration raggiungendo oggi in questo modo il 21,8% Inflation, Money Supply, GDP, Unemployment and the Dollar - Alternate Data Series
per una spiegazione True or False: U.S. Economic Stats Lie at SmartMoney.com ... leggete anche la seconda pagina eh :D


ci metto anche http://www.zerohedge.com/article/un...unemployment-compensation-surge-265k-one-week
 
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Geller

Banned
Disoccupazione Usa a sopresa cala a 10%, persi 11.000 posti

Dato molto migliore delle attese. Obama: e' segno dell'arrivo di giorni migliori




05 dicembre, 18:27
ROMA - L'economia statunitense a novembre ha perso 11.000 posti di lavoro, contro i 125.000 previsti dagli economisti. Il tasso di disoccupazione è sceso al 10%. L'economia americana ha perso il minor numero di posti di lavoro da quando è iniziata la recessione e il tasso di disoccupazione è inaspettatamente sceso al 10%, segno che l'avvio della ripresa economica sta iniziando ad avere effetti positivi sul mercato del lavoro.
Il dato si è rivelato nettamente migliore delle stime degli economisti che si attendevano l'eliminazione di 125.000 posizioni lavorative e un tasso di disoccupazione fermo al 10,2% ai livelli massimi da 26 anni a questa parte. E' stato inoltre rivisto in meglio il dato di ottobre, con solo 111.000 posti di lavoro persi contro i 190.000 comunicati in precedenza.
In particolare, le revisioni dei dati di settembre e ottobre mostrano che sono stati cancellati 159.000 posti in meno rispetto a quanto comunicato in precedenza.
Il Dipartimento del Lavoro Usa ha sottolineato che la frenata dell'emorragia occupazionale si accompagna all'aumento del numero dei lavoratori temporanei con un rialzo di 52.000 unità a novembre, il più forte da ottobre 2004.
Nel dettaglio, nel settore manifatturiero sono stati eliminati 41.000 posti a novembre (dopo i 51.000 tagliati a ottobre), di cui 6.300 nell'industria dell'auto. In decisa ripresa l'occupazione nel settore dei servizi dove si sono registrati 58.000 nuovi posti di lavoro dopo l'aumento di 2.000 unità nel precedente mese di ottobre. Segnali di miglioramento anche nel comparto edilizio con solo 27.000 posizioni cancellate a novembre dalle 56.000 tagliate il mese prima.
OBAMA, E' SEGNALE DELL'ARRIVO DI GIORNI MIGLIORI - Le cifre odierne sulla disoccupazione Usa, decisamente migliori del previsto, "sono un segnale positivo che annuncia giorni migliori". Ne è convinto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, secondo cui le politiche anticrisi "ci hanno aiutato a rovesciare la situazione", anche se il cammino è ancora lungo.
 
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Gaudente

Forumer storico
ehm...Geller...se ti prendi la briga di leggere il primo link di Stockuccio potrai vedere come il calo del tasso di disoccupazione sia dovuto al fatto che sono stati tolti quasi 300.000 disoccupati dalla lista di coloro che sono in cerca di occupazione:

Moreover, those "not in the labor force" dropped rose by 291,000 constituting nearly all of the decline in unemployment.

The official unemployment rate is 10.0%. However, if you start counting all the people that want a job but gave up, all the people with part-time jobs that want a full-time job, all the people who dropped off the unemployment rolls because their unemployment benefits ran out, etc., you get a closer picture of what the unemployment rate is. That number is in the last row labeled U-6.

It reflects how unemployment feels to the average Joe on the street. U-6 is 17.2%. Both U-6 and U-3 (the so called "official" unemployment number) are poised to rise further although most likely at a slower pace than earlier this year.
 

Gaudente

Forumer storico
comunque dall'esame della tabella anche la U-6 risulta in calo nel dato destagionalizzato dal 17,5% di ottobre al 17,2% di novembre, mentre e' in aumento dal 16,3% al 16,4% nel dato non destagionalizzato
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stockuccio

Guest
io credo che in un forum si vada per confrontare le opinioni
già un titolo 'il tasso di disoccupazione CALA al 10% causa una PERDITA di 11000 posti di lavoro' dovrebbe suscitare curiosità :)

dal mio penultimo link
'Williams takes issue with a 1994 change that coincided with a shift to computerized data collection from pencil and paper. Until then, a discouraged worker was someone who wanted to work but had given up looking because there were no jobs. The BLS tightened the restrictions with additional questions, which reduced the ranks of discouraged workers by half. As Williams puts it, “The Clinton administration dismissed to the non-reporting netherworld about five million discouraged workers.” Add those in, he says, and unemployment approaches Great Depression levels.'



dal link UFFICIALE contenuto nel mio penultimo http://stats.bls.gov/osmr/pdf/ec090020.pdf
'The number of discouraged workers was much smaller after the 1994 redesign because the definition for the group was tightened. Prior to 1994, discouraged workers merely had to indicate a desire to work and a job market-related reason for not currently looking to be so classified. This definition had long been considered too subjective; the Levitan Commission had recommended that additional criteria be added, such as previous job search and current job availability, to help establish an attachment to the job market.13 In the 1994 redesign, new questions were added to the survey to gather this information and, as a result, the number of persons classified as discouraged fell by about half.'


poi, chi vuole, può gioire lo stesso, sia beninteso :)
e non voglio certo dire che il Bureau of Lies in Statistics sia un caso isolato al mondo
 

Geller

Banned
io credo che in un forum si vada per confrontare le opinioni già un titolo 'il tasso di disoccupazione CALA al 10% causa una PERDITA di 11000 posti di lavoro' dovrebbe suscitare curiosità :)

(...)

poi, chi vuole, può gioire lo stesso, sia beninteso :)
e non voglio certo dire che il Bureau of Lies in Statistics sia un caso isolato al mondo

Ma in un brano dell'articolo si legge :

"Il Dipartimento del Lavoro Usa ha sottolineato che la frenata dell'emorragia occupazionale si accompagna all'aumento del numero dei lavoratori temporanei con un rialzo di 52.000 unità a novembre, il più forte da ottobre 2004."

;)
 

Gaudente

Forumer storico
Difficile immaginare che coloro che rinunciano a trovare lavoro si rassegnino a ... finire in miseria e poi morir di fame ?! :rolleyes:

Più logico ipotizzare che in qualche modo abbiano trovato dei mezzi di sussistenza.
Magari con lavoretti saltuari o con altri espedienti similari che contribuiscono cmq alla crescita economica. ;)

Non dimentichiamoci che nel motto elettorale di Obama è compreso tutto il possibile e perfino qualcosa di più ... ?!

Change. We can ! :up:

La nostra volonta' e' invincibile...
...l'impossibile non esiste

Estratto dalla canzone fascista Vincere,vincere,vincere...

[ame]http://www.youtube.com/watch?v=feoZoHWFi1Y[/ame]

Obamugabe non ha inventato nulla di nuovo :rolleyes:
 

paologorgo

Chapter 11
Difficile immaginare che coloro che rinunciano a trovare lavoro si rassegnino a ... finire in miseria e poi morir di fame ?! :rolleyes:
Change. We can ! :up:

probabilmente però saranno meno "inclined" a fare acquisti importanti come cambiare la macchina, etc. :-o

It is difficult to gain perspectives that give clear indications of how unemployment in this recession compares with past downturns. We are familiar with the unemployment over time graph from the FRED data base at the St. Louis Federal Reserve, shown below:

From this graph, the current recession (at least to date) is second to the 1981-82 recession in impact on employment and exceeds the 1974-75 recession by 1.2%. All the other recessions would be inferred to have had a lesser effect on unemployment than the three big ones.
Another measure of the severity of unemployment on the economy is the average duration of unemployment, which is displayed in another familiar St. Louis Fed graph:

This metric makes the current recession appear to have much much more effect on unemployment than previous recessions, with 1981-82 coming in second. The recessions before 1981 all appear to have been much less impactful on long term unemployment than the more recent downturns.
There are a number of other factors that can be used to discuss the relative severity of impact on employment, such as reduction in average hours worked, increases in forced part-time employment (part-time for economic reasons), the number of people driven out of the labor force because they give up looking for work, etc. These have been discussed by many, including this author. However, there is one way to compare the severity of recessions based on how they affect unemployment that many of us have seen, but few (if any) have tried to make into a quantitative measurement. This measurement is based on the widely published graph from Calculated Risk.

From this graph the relative magnitude of unemployment can be calculated for each recession back to 1948. This is done by measuring the areas under the curves, which give products of the percentage of job losses multiplied by the duration of job losses. For the purposes of discussion, I will give this a name: the burden of unemployment.
The burden of unemployment can be divided into two parts: the burden before the maximum employment loss has occurred and the burden after employment starts to recover. The second part ends when the number of people employed regains the level before the decline. Hereafter, these will be referred to as the first half, and the second half, although that is a misrepresentation. In most cases the two "halves" are not equal.
The following table lists the burden of unemployment values for the current recession and the ten prior recessions. Recessions are listed in order of increasing burden.
98115-126008323314482-John-Lounsbury.png

In constructing this table it has been assumed that the maximum number of job losses has been reached for the current recession. Many believe that will not prove to be the case, so this table is subject to revision of the 299 burden value shown.
A number of conclusions can be made about the severity of recessions based on the burden of unemployment:

  1. The four most “burdensome” recessions are two of the oldest in this sample set and the two most recent.
  2. The three least “burdensome” recessions all had more burden in the second half (the part of the recession after the maximum occurred for job losses).
  3. Four of the five most “burdensome” recessions had less burden in the second half than in the first. In 1948 the two halves were about equal.
  4. The current recession has almost double the burden for the first half than was experienced for the recession with the second largest first half burden (2001). Note: The maximum in job losses may not yet have been reached.
  5. The current recession has already exceeded the total job loss burden of any of the ten preceding recessions.
For those who like to put a quantitative number on things, the concept of unemployment burden may be useful.


The Burden of Unemployment -- Seeking Alpha
 

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