Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi

Grazie Londoner,

se ho ben capito, l'aumento dei prezzi delle materie prime si riverserebbe sui nostri prezzi al consumo

quindi rischierebbe di ridurre ulteriormente i nostri consumi?

grazie di un chiarimento sul tuo punto di vista
 
Grazie Londoner,

se ho ben capito, l'aumento dei prezzi delle materie prime si riverserebbe sui nostri prezzi al consumo

quindi rischierebbe di ridurre ulteriormente i nostri consumi?

grazie di un chiarimento sul tuo punto di vista

Premetto caro cangiante che non sono un esperto di Commodities per lo più sono un "osservatore", ma sta emergendo una consistente risalita dei prezzi dei minerali ferrosi (a causa di un cartello oligopolistico che ne controlla l'estrazione) e quindi, di conseguenza, delle leghe d'acciaio (usate dall'industria pesante, dall'industria dell'automotive, delle macchine ind.li, etc... dall'edilizia). Questo si affiancherebbe ad una risalita dei prezzi del petrolio che ieri ha raggiunto gli 85$ al barile.
Inoltre anche i prezzi dei metalli rari (utilizzati nell'industria dell'elettronica ad esempio), in parte in scia all'oro, in parte per questioni legate alla loro scarsità o alla localizzazione dei giacimenti conosciuti sembrano mostrare segni di esuberanza
Questo a fronte di un certo dinamismo delle economie Asiatiche ad alta intensità industriale (Cina ed India sono le nuove locomotive dell'economia),
ed a fronte di un' Europa che per lo più arranca e del Nord America che prova a ripartire.

Se ferro ed oil partono in salita, il maggior costo per l'approvigionamento di questi input industriali si tradurrà in maggiori costi per l'industria e per tutta la filiera fino a al settore della distribuzione, al settore della vendita al dettaglio...e fino ad un certo punto i maggiori costi vengono assorbiti ed eventualmente compensati con tagli ad altri costi...MA ( e direi presto visto che a causa della crisi s'è già tagliato il tagliabile) si potrebbe arrivare a dover scaricare il maggior costo sui prezzi dei prodotti ( o dei servizi: pensa al trasporto ad esempio ) e quindi sull'ultimo anello della catena...i consumatori.

L'unico fattore a nostro vantaggio è un dinamica della domanda molto debole in Occidente (vedi alta disoccupazione) che ha una funzione fortemente deflazionistica...Ma non so fino a che punto farà da arigine.

Riguardo la tua domanda iniziale ...se i prezzi (l'inflazione) tornassero a salire in Europa...l'effetto sui consumi dipenderà dal tipo di beni o servizi facenti parte delle abitudini di consumo e quindi dall'elasticità (reattivittà) della domanda vs al prezzo di ciascun bene o servizio.

Ad esempio ... la benzina o il diesel .... quelli pure se costassero 2 € al litro verrebbero consumati nelle medesime quantità....
 
Premetto caro cangiante che non sono un esperto di Commodities per lo più sono un "osservatore", ma sta emergendo una consistente risalita dei prezzi dei minerali ferrosi (a causa di un cartello oligopolistico che ne controlla l'estrazione) e quindi, di conseguenza, delle leghe d'acciaio (usate dall'industria pesante, dall'industria dell'automotive, delle macchine ind.li, etc... dall'edilizia). Questo si affiancherebbe ad una risalita dei prezzi del petrolio che ieri ha raggiunto gli 85$ al barile.
Inoltre anche i prezzi dei metalli rari (utilizzati nell'industria dell'elettronica ad esempio), in parte in scia all'oro, in parte per questioni legate alla loro scarsità o alla localizzazione dei giacimenti conosciuti sembrano mostrare segni di esuberanza
Questo a fronte di un certo dinamismo delle economie Asiatiche ad alta intensità industriale (Cina ed India sono le nuove locomotive dell'economia),
ed a fronte di un' Europa che per lo più arranca e del Nord America che prova a ripartire.

Se ferro ed oil partono in salita, il maggior costo per l'approvigionamento di questi input industriali si tradurrà in maggiori costi per l'industria e per tutta la filiera fino a al settore della distribuzione, al settore della vendita al dettaglio...e fino ad un certo punto i maggiori costi vengono assorbiti ed eventualmente compensati con tagli ad altri costi...MA ( e direi presto visto che a causa della crisi s'è già tagliato il tagliabile) si potrebbe arrivare a dover scaricare il maggior costo sui prezzi dei prodotti ( o dei servizi: pensa al trasporto ad esempio ) e quindi sull'ultimo anello della catena...i consumatori.

L'unico fattore a nostro vantaggio è un dinamica della domanda molto debole in Occidente (vedi alta disoccupazione) che ha una funzione fortemente deflazionistica...Ma non so fino a che punto farà da arigine.

Riguardo la tua domanda iniziale ...se i prezzi (l'inflazione) tornassero a salire in Europa...l'effetto sui consumi dipenderà dal tipo di beni o servizi facenti parte delle abitudini di consumo e quindi dall'elasticità (reattivittà) della domanda vs al prezzo di ciascun bene o servizio.

Ad esempio ... la benzina o il diesel .... quelli pure se costassero 2 € al litro verrebbero consumati nelle medesime quantità....

questa crisi ha fatto pulizia, molte aziende barcollanti o con margini risicati sono andate gambe all'aria
Certo che cala la domanda (disoccupazione e stipendi senza bonus), ma se si riducono il numero delle aziende, si riduce la concorrenza e di riflesso i prezzi si possono alzare perchè aumenta la fetta di torta (mercato) che spetta ad ogni venditore... ormai non più disposto a vendere sottocosto.
morale: volumi di vendita bassi, ma prezzi in aumento: azienda più snella e margni più alti, chi trova l'equilibrio farà soldi
IMHO
 
Articolo della CNBC interessante, sopratutto l'ultima parte sull'exit strategy Fed ...moolto morbida nei confronti della mole di T-Bond in pancia...

Extended Period' May Be Prolonged: FOMC Minutes

riguardo lo slideshow postato sopra....impressionante la situazione della discuupazione USA. Sarebbe interessante sentire la testimonianza di qualcuno che ci vive negli States.
 
fonte : La ‘Merica e la CCIAA di Milano
giovedì, 8 aprile 2010

La ‘Merica e la CCIAA di Milano



Lo so lo so, sono io che ho detto che praticamente tutto arriva da oltre oceano e continuo a pensarlo. A volte però mi trovo a considerare con più attenzione fatterelli di casa nostra quando sono fortemente in sintonia con i mega fatti mondiali. Me li sento bruciare di più sulla pelle.
Mi è arrivata una mail da [email protected], gente seria, che parla di inflazione, una bestiaccia che nessuno osava nemmeno nominare soprattutto dopo che le rotative per banconote hanno fatto gli straordinari per salvare alcune situazioni veramente disperate. “a possible sign that inflation may begin to creep higher after the Mar ISM prices paid sub-index rose more-than-expected to a 19-month high (+8.0 to 75.0 versus expectations of unchanged at 67.0)” Ineccepibile, ma asettico. Non ti coinvolge.
Poi arriva l’ultimo mercoledì del mese, lo scorso 31/03, e vado in CCIAA a Milano dove sono Commissario in una Commissione Prezzi, quella che esamina e fotografa la situazione degli ultimi 30 giorni dell’andamento dei prezzi delle carte e cartoni. Il marchingegno è studiato bene: allo stesso tavolo di lavoro, sotto la presidenza di funzionari della CCIAA, siedono sia i compratori che i venditori degli articoli considerati. I membri vengono scelti tra esperti del settore, segnalati da organi competenti: Associazioni di Categoria, la stessa Camera di Commercio, insomma gente affidabile. Il fatto che esistano contemporaneamente interessi contrastanti è la garanzia migliore che ci si attenga ai fatti e non si cerchi troppo di interpretarli a vantaggio di questa o quella parte. Non per nulla i risultati vengono tenuti seriamente in considerazione in tutta Italia, e anche un po’ oltre. Te ne parlo soprattutto perché alcuni prodotti sono tali da costituire degli indici indiretti dell’economia, e come tali negli USA vengono considerati. Ti faccio un esempio che chiarisca il meccanismo. Prendiamo la carta per ufficio, fotocopie e carta per stampanti. E’ immediatamente ovvio che più girano le vendite e più fatture si emettono con maggior consumo di rismette. Ancora più evidente se prendiamo il cartone ondulato e le scatole. Se aumentano le vendite bisogna ben mettere il prodotto in un imballaggio. Quindi maggior imballaggi consumati uguale maggior produzione. Ancora più diretto del consumo di energia elettrica.
Bene, o meglio maluccio, il prezzo di alcuni tipi di carta sta aumentando del 20/25% e i volumi stanno si aumentando un cicinin ma il gaudio massimo è perché siamo arrivati a recuperare parte dell’enorme terreno perso nel 2009. Ci siamo portati quasi a ridosso del 2008. Quasi. Quindi aumento di prezzi e diminuzione dei volumi, bello ! Ma il peggio è stato quando è intervenuto un funzionario della Camera di Commercio che cercando di asciugarci le lacrime ci fa: “ Capita anche in altre Commissioni … pensate che il ferro in 2 mesi è aumentato del 100% “ Testimonianza di vita vissuta, mica statistiche che arrivano da oltre oceano, peccato che le due campane siano drammaticamente in sintonia. Andiamo avanti nella panoramica e come sempre alla fine c’è un giro d’orizzonte che considera i Consumi e il comportamento dei Consumatori. Disperazione della GDO che con signorile distacco parla di “segnali non positivi”. La Grande Distribuzione Organizzata imputa il calo dei consumi al forte ricorso alla cassa integrazione che vedono già trasformarsi in mobilità. Quindi meno soldini nelle tasche dei consumatori e calo generale del potere di acquisto. Anche la fiducia dei consumatori è calata a 106,3 e si parla di prezzi in leggero aumento. La percezione delle singole persone è molto peggiorata, nel senso di come percepiscono il proprio futuro, difficoltà a risparmiare. Vendite di Gennaio 2010 su Dicembre 2009 in calo del 2%, sembra poco, ma ho visto sobbalzare un paio di Commissari dai capelli grigi che già devono averne viste di cotte e di crude. Se si raffrontano i dati anno su anno, la differenza negativa raddoppia.
E’ vero che venerdi 02/04 un sito di informazioni economiche attendibili si compiace degli indici ISM negli USA : BRIEFING.COM “The best ISM Manufacturing Index reading in five years gave reason to push stocks even higher. At 59.6, the index also exceeded expectations of many economists”. Ma andando avanti con la riunione della Camera di commercio di Milano http://www.piuprezzi.it/site/controller.jsp?id=253 emergono dettagli sul disaggregato che danno una luce ancora più preoccupante. Si sono ridotti in modo sensibile anche i consumi dell’Alimentare e Farmaceutico. Santocielo, se ormai stiamo limitando l’acquisto di cibo e di medicine, non siamo alla frutta … siamo già al caffè. Amaro.
Per prendere respiro torno a guardare in ‘Merica. Conferma di un dramma annunciato. Ti ricordi di quando sono saltati banche e finanziarie ? lo Zio Sam tramite il suo luogotenente Bernanke aveva annunciato un piano di intervento epocale. Si era parlato di uno stanziamento di un triliardo e un quarto di dollaroni per le varie Fannie e Freddie e compagnia bella. A Zio Paperone ste cifre diranno anche qualcosa, a me danno sgomento senza riuscire a farmene un’idea precisa. Non devo essere l’unico perché qualcuno si è preso la briga di spiegarlo con esempi. E’ un sito finanziario che ha fatto scuola nel mondo, generando emuli anche in Italia. Si fanno chiamare i Matti, ma le imbroccano tutte giuste, una dopo l’altra. http://www.fool.com/investing/general/2010/03/30/housing-24-hours-from-the-next-leg-down.aspx -
Il problemino è che i prestiti, in USA almeno, prima o poi devono tornare a casa. E gli interventi finiscono. Ecco quello che dicono, non sto neanche a tradurre perchè i numeri sono di una chiarezza spietata: “First, how big is $1.25 trillion? Really freakin' big is the right answer, but in perspective:
  • The value of all U.S. mortgages is roughly $12 trillion.
  • Fannie and Freddie own or guarantee more than $5 trillion of mortgages.
  • The value of all mortgage-related securities issuance in 2008 was $1.3 trillion.
  • For $1.25 trillion, you could buy all of Coca-Cola (NYSE: KO), Boeing (NYSE: BA), Apple (NYSE: AAPL) and ExxonMobil (NYSE: XOM) and still have enough left over to write a check for $1,820 to every man, woman, and child in America.
So the Fed clearly wasn't messing around here. This was, by any measure, the largest single stimulus package of the past two years. Or in history, for that matter.
Just after the buying began, Fed Chairman Ben Bernanke boasted that "mortgage rates dropped significantly on the announcement of this program and have fallen further since it went into operation."
Bene, ma se l’intervento ha avuto un impatto così determinante quando è entrato in azione, che cosa succederà adesso che viene tolto ? Si presuppone che i mercati abbiano raggiunto la forza per reggersi da soli. Auguriamocelo! Però qualche preoccupazione incomincia a serpeggiare. Oggi mi è arrivato un grafico da un sito finanziario di cui ho già parlato qualche volta. http://www.chartoftheday.com . “Today's chart focuses on one such concern -- increasing prices as illustrated by the ISM Price Index. As today's chart illustrates, the ISM Price Index increased significantly in March” L’Istituto che controlla l’andamento dei prezzi è http://www.ism.ws/ Mission Statement: The Mission of ISM is to lead supply management.
Certo che l’esserci o il non esserci di una tale massa di denaro che dopo aver permesso di acquistare una brancata di Companies grandicelle, ci avanzerebbe ancora dell’argent-de-poche sufficiente a dare a tutti i 300 e fischia milioni di ‘Mericani una mancetta pari a circa 1400 Euro … forse una qualche differenza la farà. No ?
 
Still time to get that $8,000 homebuyer tax credit - Personal Finance - MiamiHerald.com

http://www.google.com/hostednews/afp/article/ALeqM5iV4Pk6Ty-CGoOR84zQgvH_Idf_XQ

Federdistribuzione,reddito famiglie-2,2%


In flessione la consistenza patrimoniale, -3,6% nel 2008



(ANSA) - ROMA, 12 APR - La consistenza patrimoniale delle famiglie 'e' stata pesantemente intaccata dalla crisi'. Lo dice uno studio di Federdistribuzione. Nel 2008 la ricchezza netta per ogni nucleo familiare e' diminuita del 3,6% e le entrate complessive in termini reali per ogni nucleo familiare sono diminuite dell'1,4% nel 2009 e dell'1,7% nel 2008. Nello stesso periodo il reddito disponibile reale (entrate meno imposte) e' diminuito in misura ancora superiore: -2,2% nel 2009 e -2,4% nel 2008
 
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