Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi

il blog informazionescorretta ora fornisce le traduzioni integrali del LEAP ... in attesa della traduzione completa dell'ultimo numero allego il penultimo



G8, G20, G...ira gira è sempre quella zuppa



Ben lontano da Toronto si è concluso il G8.

A circa 200 km dalla città canadese, in tutta sicurezza, si è infatti compiuto l'ennesimo incontro del tutto inutile fra gli "8 grandi (aggiungere qui la parola che si preferisce)" del pianeta.

Visto che erano in 8, si poteva fare un bel torneo di scopa d'assi, con coppa di ottone al vincitore finale e bicchieri di rosso per tutti. E spuma per gli astemi.

Che magari costava meno, tipo qualche migliaio di euro.

Invece hanno speso un miliardo di dollari solo di organizzazione e sicurezza.

Pagano i canadesi, per carità, pero' il torneo di scopa costava meno.

Invece no, hanno preferito passare il tempo in un altro modo: per lo più hanno giocato al gioco della schematizzazione dell'ovvio, ma anche allo schiaffo del soldato. Non un cenno alla più grande catastrofe provocata dall'industria petrolifera della storia umana, non un sussurro che si sia chiesto "ehi, ma siamo sicuri che va tutto bene là nel golfo?".

Dicevamo, la schematizzazione dell'ovvio e lo schiaffo del soldato.


G8, dichiarazione finale

Sulla prima, le dichiarazioni sulla "fragile ripresa" che nessuno ha ancora visto, se non qualche indicatore impazzito che mostra segno più in un mondo industriale congelato, nonchè maggiore equità e sostenibilità.

Ehi, guarda, un milione di posti di lavoro caprini.

Sullo schiaffo del soldato, invece, gli "8 grandi (aggiungere qui la parola che si preferisce)" si sono dedicati a soffiare sui venti di guerra:


  • Iran, niente sanzioni (quelle ci sono già), ma forte pressing sul nucleare. E con un tempismo perfetto, il capo della CIA Leon Panetta dichiarava ieri che l'Iran avrebbe sufficiente materiale fissile per la bomba.
Ehi, guarda, una coincidenza.

Già.


  • Israele, il G8 plaude alla commissione d'inchiesta israeliana sull'attacco alla Freedom Flotilla.

"Oste, com'e' il vino?" (cit).

Hic!


  • Nord corea, testuale dalla dichiarazione finale, a proposito dell'attacco alla corvetta sudcoreana (affondata con un missile tedesco nel bel mezzo di una esercitazione occidentale davanti alle coste nordoreane) : "questo incidente rappresenta una sfida per la pace e la sicurezza e la regione e non solo. Esprimiamo la nostra profonda simpatia e il nostro cordoglio alle vittime"

Cordoglio e "simpatia". Simpatia? Oh bella. A chi hanno affidato la traduzione della dichiarazione finale? Con il dovuto rispetto, l'avranno affidata ad uno stagista cinese che ha imparato l'inglese da un pastore afghano.

Cane, s'intende.

Bau.


  • Infine, la zona di guerra dell'AfPak: il G8 "accoglie con favore e incoraggia le misure che il Pakistan sta attuando per snidare gli estremisti violenti, soprattutto nelle sue aree di confine con l'Afghanistan", ovvero lasciarsi bombardare parte del proprio territorio indipendente e sovrano da forze straniere.

Boom.

Fico.


G20, dichiarazione finale

Certo, in 20 valeva la pena di fare un bel torneo di briscola chiamata.

Invece hanno preferito dedicarsi a scombinare ulteriormente il mondo facendo pompose dichiarazioni.


  • CRESCITA: la ripresa deve essere "vigorosa" e resta la principale priorità. Impegno concertato a sostenerla ma con "misure differenziate e concepite sulla base delle peculiarità nazionali". Per la crescita servono "finanze sane" con percorsi di aggiustamento dei conti "attentamente calibrati" per non pesare su ripresa.

Ehi, guarda, una botte piena e una moglie ubriaca.


  • ALLARME OCCUPAZIONE: ci sono paesi con livelli "inaccettabili" e "l'impatto sociale della crisi è ancora ampiamente sentito". Si "riconosce l'importanza di ottenere una forte crescita dei posti di lavoro e di fornire protezione sociale ai nostri cittadini, soprattutto ai più vulnerabili".

Un milione di posti di lavoro!



  • RIDUZIONE DEFICIT: "impegno a favore di piani fiscali che, come minimo, dimezzeranno i disavanzi entro il 2013 e stabilizzeranno o ridurranno il rapporto debito pubblico-Pil entro il 2016". Le economie con gravi problemi fiscali dovranno altresì accelerare il ritmo del consolidamento. Con piani "credibili, chiari, commisurati alle circostanze nazionali" e basati su interventi che "favoriscano la crescita".

Ehm.

No, davvero, chi riesce a trattenere le risate?

Ok, ok, stiamo seri.

CI sarebbero ancora un paio di cose che a questo punto riassumiamo così:

"Blah, bla blah meno azzardo morale, bla bla blah vigoroso quadro normativo he he he potenziamento infrastrutture mecati finanziari, uaz uaz, ,rafforzamento strumenti, blah blah risoluzione della crisi, uaz uaz, blah banche a rischio sistemico, mpffffhihihi no protezionismo per 4 anni hahaha cambi flessibili paesi emergenti puah blah cacchi vostri tanto il potere è ancora nostro blah blah "


Infine, molta enfasi era stata posta all'avvio del G8/G20 sulla possibilità di una tassa globale sulle banche / transazioni finanziarie. E infatti c'e' stata totale discordanza e tutto resterà come ora, in particolare, dalla dichiarazione ufficiale: "Blaaaaaah blah, he he fregat tutt pur stavolt, he he hehehe"

Il G20 almeno si è degnato di dire qualcosa riguardo alle trivellazioni in acque profonde: "balh blah più sicurezza per tutti blah ambiente puah".

Intanto il golfo va a rotoli e la marea nera ha iniziato ad avvelenare la corrente del golfo. Che, per chi non lo sapesse, è quella corrente calda che arriva fino in Europa e rende caldo il nostro continente.

Già.

Forse era meglio se facevano il torneo di scopa d'assi.

Più spuma per tutti.

Saluti felici

Felice Capretta

ps: a 200 km da Toronto il G8 ha evitato gli scontri che invece ci sono stati come sempre al G20. In pratica, il popolo non vi vuole. Andate a casa. Ora.
 

Allegati

ecco un argomento che trovo sempre interessante :) ... tu no?
se anche tu convieni sugli sproloqui e le perdite di tempo di questo thread puoi assentarti tranquillamente, vale anche per Geller ovvio, io sopravviverei lo stesso e in caso di totale assenza di interlocutori avrei il buon gusto di assentarmi anch'io, non temere

a parte che c`é stato in lungo periodo che ci hai scritto solo tu, qui
:rolleyes::rolleyes:

e che molti son tornati in tua assenza:rolleyes:

quello che faro`io , é certo
 
The Third Depression

By PAUL KRUGMAN

http://www.nytimes.com/adx/bin/adx_...goto=http://www.foxsearchlight.com/conviction
Recessions are common; depressions are rare. As far as I can tell, there were only two eras in economic history that were widely described as “depressions” at the time: the years of deflation and instability that followed the Panic of 1873 and the years of mass unemployment that followed the financial crisis of 1929-31.

Fred R. Conrad/The New York Times

Paul Krugman
Neither the Long Depression of the 19th century nor the Great Depression of the 20th was an era of nonstop decline — on the contrary, both included periods when the economy grew. But these episodes of improvement were never enough to undo the damage from the initial slump, and were followed by relapses.
We are now, I fear, in the early stages of a third depression. It will probably look more like the Long Depression than the much more severe Great Depression. But the cost — to the world economy and, above all, to the millions of lives blighted by the absence of jobs — will nonetheless be immense.
And this third depression will be primarily a failure of policy. Around the world — most recently at last weekend’s deeply discouraging G-20 meeting — governments are obsessing about inflation when the real threat is deflation, preaching the need for belt-tightening when the real problem is inadequate spending.
In 2008 and 2009, it seemed as if we might have learned from history. Unlike their predecessors, who raised interest rates in the face of financial crisis, the current leaders of the Federal Reserve and the European Central Bank slashed rates and moved to support credit markets. Unlike governments of the past, which tried to balance budgets in the face of a plunging economy, today’s governments allowed deficits to rise. And better policies helped the world avoid complete collapse: the recession brought on by the financial crisis arguably ended last summer.
But future historians will tell us that this wasn’t the end of the third depression, just as the business upturn that began in 1933 wasn’t the end of the Great Depression. After all, unemployment — especially long-term unemployment — remains at levels that would have been considered catastrophic not long ago, and shows no sign of coming down rapidly. And both the United States and Europe are well on their way toward Japan-style deflationary traps.
In the face of this grim picture, you might have expected policy makers to realize that they haven’t yet done enough to promote recovery. But no: over the last few months there has been a stunning resurgence of hard-money and balanced-budget orthodoxy.
As far as rhetoric is concerned, the revival of the old-time religion is most evident in Europe, where officials seem to be getting their talking points from the collected speeches of Herbert Hoover, up to and including the claim that raising taxes and cutting spending will actually expand the economy, by improving business confidence. As a practical matter, however, America isn’t doing much better. The Fed seems aware of the deflationary risks — but what it proposes to do about these risks is, well, nothing. The Obama administration understands the dangers of premature fiscal austerity — but because Republicans and conservative Democrats in Congress won’t authorize additional aid to state governments, that austerity is coming anyway, in the form of budget cuts at the state and local levels.
Why the wrong turn in policy? The hard-liners often invoke the troubles facing Greece and other nations around the edges of Europe to justify their actions. And it’s true that bond investors have turned on governments with intractable deficits. But there is no evidence that short-run fiscal austerity in the face of a depressed economy reassures investors. On the contrary: Greece has agreed to harsh austerity, only to find its risk spreads growing ever wider; Ireland has imposed savage cuts in public spending, only to be treated by the markets as a worse risk than Spain, which has been far more reluctant to take the hard-liners’ medicine.
It’s almost as if the financial markets understand what policy makers seemingly don’t: that while long-term fiscal responsibility is important, slashing spending in the midst of a depression, which deepens that depression and paves the way for deflation, is actually self-defeating.
So I don’t think this is really about Greece, or indeed about any realistic appreciation of the tradeoffs between deficits and jobs. It is, instead, the victory of an orthodoxy that has little to do with rational analysis, whose main tenet is that imposing suffering on other people is how you show leadership in tough times.
And who will pay the price for this triumph of orthodoxy? The answer is, tens of millions of unemployed workers, many of whom will go jobless for years, and some of whom will never work again.
 

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