CRISI UCRAINA-GUERRA.POLITICA ETICA MORALE CONSIDERAZIONI RANDOM

Da zafferano.news di Ruggeri

In guerra non c'è il pareggio, sarebbero gradite umanità e buon senso​

Condividi:
CondividiFacebookXLinkedInWhatsApp


“Dobbiamo vincere perché non abbiamo altra scelta” è la frase che Benjamin Netanyahu usa da dopo il 7 Ottobre 2023. Questo mantra negli ultimi duemila anni è stato ripetuto da un’infinità di leader. A proposito di frasi mantra, recentemente ho apprezzato la risposta che il generale israeliano Herzl Halevi, capo staff dell’esercito, ha dato ai diplomatici americani che protestavano per le troppe vittime civili a Gaza: “Tutto quello che facciamo lo abbiamo appreso nelle vostre accademie militari”.
Lo stesso Halevi ricorda quando, giovane allievo in una prestigiosissima accademia militare americana, aveva chiesto al generale-docente: “Quante vittime civili ritenete giustificate nella caccia al nuovo capo di Al Queda, Al Zarqawi?” Fu liquidato con un secco: “Non capisco la domanda”. Per carità di patria, immagino abbia evitato di citare, a fronte dei 2.408 americani massacrati a Pearl Harbour dai giapponesi, quanti milioni di giapponesi furono uccisi, atomiche di Hiroshima e Nagasaki comprese.
Molto meno diretta, più elegante, ma altrettanto chiara la proposta del “Piano della Vittoria” di Volodymiyr Zelens’kyj che già nel titolo contiene sia l’obiettivo sia la decisione. Stante che l’Ucraina è stata invasa dai russi, questo non poteva essere un piano di pace, infatti lo chiama “Piano della Vittoria” (in guerra si vince o si perde, non c’è il pareggio). Però uno Stato senza le atomiche non può vincere contro uno dallo sterminato arsenale atomico, quindi deve cercare di coinvolgere nella guerra alleati (disponibili a farlo) che però siano anche potenze atomiche. Per l’Europa, in questo senso, contano solo Francia e UK. É il disegno che giustamente persegue Zelens’kyj. America, UK, Francia, accetteranno questa logica?
Mi pare invece che presso l’opinione pubblica italiana ci sia scarsa consapevolezza della potenziale gravità della situazione, oggi parlare, sia pure in termini teorici e prospettici, di guerra atomica è ancora considerata una boutade, e lo è nei due luoghi estremi della nostra società civile, i salotti delle ZTL e i tinelli delle case popolari di periferia. Non essendo l’Italia una potenza atomica, non essendoci il pericolo dell’art. 5 perché l’Ucraina non fa parte della Nato, protetti come siamo dall’art. 11 della Costituzione, dalla presenza del Vaticano e dalla ferma posizione di Papa Bergoglio, ci sentiamo semplicemente fuori dai giochi, quindi dal pericolo atomico.
Come vecchio “scenarista di business” mi piacerebbe conoscere i diversi “Scenari del Pentagono” e relativa strategia nel caso in cui, messo con le spalle al muro, Vladimir Putin non avesse altra alternativa che suicidarsi nel bunker oppure mettere il dito sul pulsante rosso. Un aspetto di cui non mi risulta si sia mai parlato, pur essendo certo che il Pentagono e la CIA abbiano sviscerato chissà quanti Piano B della Russia. Provo a ipotizzarne uno: sparigliare le carte, spostando il problema altrove, come si fa spesso nel business. Per esempio, spostare la guerra nel quadrante mediorientale. Ripeto, piuttosto di suicidarsi nel bunker o premere il pulsante rosso, Putin potrebbe informare l’America della sua decisione di fornire un pacchetto di atomiche all’Ayatollah Ali Khamenei, of course per la sua difesa antisionista.
Comunque vada, che tristezza! Siamo all’inizio del terzo millennio, quattrocento anni dopo la speranzosa Pace di Westfalia, e oltre otto miliardi di persone, a est come a ovest, al sud come al nord, sono governati da élite speculari nelle loro miserabili incapacità di farli uscire dallo schema perverso e ignobile della guerra, che ormai è dimostrato: nulla risolve ma tutto distrugge.
 
Sempre da zafferano.news (abbonatevi che è gratis) Roberto Dolci dall’Ameriva

Fino alla fine, ci siamo quasi​

Condividi:
CondividiFacebookXLinkedInWhatsApp


Nel numero 206 di Zafferano, 62 settimane fa, scrivevo: “Il conflitto ucraino è importantissimo per Biden, che vuole mostrare al mondo di poter cacciare gli invasori russi dall’Ucraina grazie agli oltre 600 sistemi d’arma disponibili, missili come se piovesse, e poveri cristi macellati ma ben contenti di essere eroi della liberazione...
Fino ad ora la sua è una vittoria piena: ha bloccato i flussi di gas e petrolio russi, e quello di merci cinesi su treno, isolando l’Europa dei suoi fedeli alleati, che ora comprano il gas americano a quattro volte il prezzo precedente. Ma deve chiudere la partita: o sloggiare Putin dal Cremlino, o mandar via gli invasori, meglio ancora entrambe.”
Dopo più di un anno Putin è ancora in sofferenza: i soldati che continuano a scappare dal fronte, i maschi che fuggono all’estero per non esser reclutati in una guerra fratricida che non vogliono. Allo stesso tempo Cina, India ed altri paesi che pur lo aiutano, non possono approvare escalation nucleare o stragi efferate. Ma lui non ha fretta, non gli interessa andare “fino alla fine” come dice Zelenski, può aspettare.
Ancora oggi a molti sfugge che a Putin basta uno stato cuscinetto, una landa desolata dove nessuno gli venga vicino. Visto che non ha remore a mandare al macello così tanti dei suoi ragazzi, pensiamo forse ne avrà nel continuare a sparare su chiunque si avvicina ai suoi confini? Sarebbe brutto aver sacrificato condizionatori, pensioni, industria europea e futuro dei nostri ragazzi per poi perdere contro di lui, che ci ha promesso tutto con ampio anticipo.
Ci siamo quasi: Biden, Harris e compagnia della lobby della difesa sono nel panico. Zelenski è venuto a batter cassa, gli abbiamo dato otto miliardi con un’improbabile medaglia alla libertà gentilmente pagata dai produttori di missili, ma il suo piano è senza speranza, e si avvicina il momento di scendere a miti consigli. Il problema è che Trump fin dall’inizio della campagna elettorale ha fatto della strategia negoziale il suo cavallo di battaglia: quando ci dice che ogni soluzione negoziata è sempre meglio della guerra, che stiamo sprecando i nostri soldi, che i Democratici ci stanno portando ad una sconfitta, guadagna voti a palate.
Sempre su queste pagine avevo pronosticato che a dir queste cose, a mettersi contro il Deep State e le lobby di difesa e finanza, Trump rischiava un attentato: ad oggi ne ha scampati due, ed è meglio si voti ai Santi se vuole entrare alla Casa Bianca. Harris non potrebbe deflettere l’onta della sconfitta, se sotto le elezioni Putin fosse ancora al Cremlino e l’Ucraina ancora invasa. Ha ripetuto a pappagallo i proclami del capo, ma quel “fino alla fine” sta tornando indietro come il classico boomerang sulla capoccia.
Intanto, alla chetichella come compete ai giornalai servi del potere, il Washington Post continua a correggere il tiro su quelle notizie mainstream che andavano tanto bene per convincerci che la Russia è il male assoluto. Oggi finalmente apprendiamo che l’attentato al Nord Stream era conosciuto e pianificato, che l’invasione del territorio russo è stata una strategia fallimentare, che occorre pensare a lasciare del territorio in mano a Putin. Ci arrivano oggi, dopo aver insultato a colpi di “putinista” tutti quelli che banalmente ragionano con la propria zucca.
Ci siamo quasi: ancora qualche attentato, qualche migliaio di tonnellate di bombe da qui alle elezioni (incluso Bibi), giusto per far fuori il magazzino delle aziende della difesa e chiudere in bellezza il loro bilancio, e mettere il prossimo burattino alla Casa Bianca. The show must go on.
 
Ottimismo o reali spiragli di una possibile pace?

...ancora la scorsa settimana si parlava solo di integrita' territoriale.Da ieri il mantra cambia,dopo 3 anni quasi di guerra,quella che solo per bocca dell'occidente doveva terminare in 15 gg,quando contestualmente i Russi invece dicevano che sarebbero andati avanti anche 15,20,30 anni.. se ne escono dicendo che, nel caso di cessione di territori ,l'Ukraina subito dentro la Nato.Dopo milioni di morti e,danni non calcolabili....
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto