OUT! Economia e pensieri fuori sacco.
La Russia sta vincendo la sua guerra. Parola di Wolfgang Munchau. E un po’ anche nostra
(#FD) Autocitarsi non è elegante. Lo so. Ed infatti non lo sono. E quindi mi autocito. Riporto di seguito fra virgolette quanto ho avuto modo di scrivere sul mensile il Timone nel numero di marzo 2022. All’indomani dell’invasione della Russia in Ucraina.
“Con un Pil pro capite di dodicimila dollari mal contati la Russia viene dopo anche a Panama e Venezuela. Certo, dodicimila dollari a San Pietroburgo sono una cosa ben diversa che a New York. Ma anche rifacendo i conti per considerare il potere di acquisto la Russia viene dopo Cipro, Porto Rico e Grecia. Non produce smartphone, fichissime auto elettriche o microchip di ultima generazione. L’economia russa è praticamente niente in confronto con quella di America e Cina. Quest’ultima ha un reddito che supera quello russo di cinque volte. Nei primi anni 90 Mosca e Pechino praticamente si equivalevano. Ciononostante, la Russia piegherà le economie dei giganti. L’armata rossa ha invaso l’Ucraina e da allora i suoi incassi per la vendita di gas sono più che triplicati arrivando a 700 milioni di dollari al giorno. Tempo un anno e a questi prezzi Mosca avrà ricostituito le riserve valutarie confiscategli con le sanzioni. L’Europa finge di avere un piano B per fare a meno di Putin quale fornitore di quasi il 50% dei 400 miliardi di metri cubi di gas che consuma ogni anno. Se Europa e Usa pensano poi di rimpiazzare il petrolio russo con quello di altri produttori semplicemente andranno a sbattersi contro un iceberg. Capacità estrattiva inutilizzata ad oggi non ce n’è. Parola di Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Con un’alzata di ingegno possiamo riattivare le centrali a carbone. Cestineremo l’irrealizzabile follia della transizione verde mandando al manicomio i radical chic. Ma indovinate da dove arrivano i tre quarti del carbone consumati dall’Italia nel 2021? Ovviamente dalla Russia! Questa è anche il granaio del mondo. Produce ogni anno oltre 75 milioni di tonnellate di frumento. Cina e India oltre 270. Ma con queste devono sfamarsi 2,8 miliardi di persone mentre in Russia risiedono “appena” 140 milioni di abitanti. E non abbiamo parlato ancora di ordigni nucleari. Dall’internet, all’”internet delle cose” e quindi alle cose. La Russia è molto più potente di quanto sembri.”
Ebbene oggi ad oltre due anni e mezzo di distanza dall’invasione a che punto siamo? Intanto nel 2022, grazie all’esplosione dei prezzi dell’energia la Russia ha registrato un surplus con l’estero pari a quasi 240 miliardi di dollari. Praticamente quasi cinque volte al valore medio di 54 miliardi registrato nel periodo 2013-2020. Nel triennio 2021-2023 (perché è dal 2021 che sono iniziate le forti tensioni sul prezzo del gas) la Russia ha cumulato un surplus con l’estero complessivo di circa 411 miliardi. Un valore quasi pari al surplus complessivo degli otto anni precedenti: 432 miliardi. Oltre ai dati del FMI, oggi scopriamo con piacere di avere sulla stessa lunghezza d’onda niente meno che Wolfgang Munchau nella sua prestigiosa rubrica settimanale sul web. Secondo Munchau i commenti dei mass media occidentali in questi due anni, molti dei quali preconizzavano che le riserve di valuta estera di Mosca sarebbero finite in pochi mesi, sono un vero e proprio monumento alla proverbiale attitudine di molti autorevoli commentatori che spesso confondono speranze ed aspettative. La Russia cresce più di tutte le economie del G7. Si è riconvertita ad un’economia di guerra spendendo per la difesa il 6% del suo PIL. Le economie dell’Ue non arrivano al 2%. “Non hanno finito i soldi” chiosa Munchau ma semplicemente la “volontà di riconvertirsi”. La guerra per l’economia russa funziona come dei veri e propri “steroidi”. Non è affatto isolata perché ha stretto legami soprattutto con la Cina e questo dovrebbe preoccuparci. La rotta artica è il loro matrimonio. Le economie europee sono alle prese di nuovo con l’austerità e l’Austria rischia addirittura di rimanere senza gas dal momento che questo gli arriva dal gasdotto che passa dall’Ucraina. E tutto lascia presagire che i contratti in scadenza l’anno prossimo non saranno rinnovati. Grosso problema per Vienna che non ha sbocchi sul mare dove far arrivare via nave il GNL. Infine, secondo Munchau il prossimo anno i ricavi per la Russia derivanti da fonti fossili (petrolio escluso) aumenteranno di conseguenza del 73%. La Germania per prima, scrive Munchau, sta disperatamente cercando una via d’uscita per la pace. Mala tempora currunt per tutti noi. Vediamo che succede qualora vincesse Trump.