Provo a ragionare, chi ha materie prime richieste a qualcuno riuscirà sempre a venderle, chi non le ha è alla mercè del mercato , se c'è abbondanza non ci sono problemi ma se di un certo bene c'è penuria e scarti un fornitore che ha il miglior prezzo e disponibilità poi ne risente tutta l'economia, verrano favoriti quelli che trovano una certa risorsa di qualità ai prezzi più bassi, diventerà un vantaggio competitivo.
I cinesi sono sempre i più furbi di tutti perchè saranno quelli che beneficeranno di più da questa situazione, insieme agli indiani e ai pakistani.
C'è il rischio di mettersi out da soli senza rendersene conto.
Poi sono ottimista sul fatto che senza gas russo l'Italia va avanti lo stesso ma a che prezzo?
In realtà la storia dice l'opposto. Le economie che si basano sull'esportazione di commodity (Africa, America Latina, la stessa Russia), sia energetiche sia di altro tipo, sono tipicamente meno sviluppate delle economie industriali.
E' vero che a volte nel brevissimo termine la domanda è inelastica e/o soffre di strozzature varie, ma se c'è una cosa che il capitalismo è bravo a fare è a ottimizzare gli investimenti.
Anche se guardiamo al più grosso tentativo di usare una commodity energetica per motivi politici, cioè l'embargo petrolifero degli anni 70 a seguito della guerra dello Yom-Kippur, l'effetto immediato è stato disastroso per i paesi consumatori, ma nel medio termine chi ha sofferto di più sono stati i paesi produttori. A metà degli anni 80 il petrolio valeva pochi dollari al barile dagli oltre 100 dollari del picco raggiunto. E molti stati (e principalmente gli USA) si erano resi indipendenti dall'OPEC. Infatti più nessuno ha utilizzato in maniera significativa l'embargo su una commodity come strumento politico.
La mia sensazione è che la stessa cosa succederà adesso con il gas russo. Ci sarà da soffrire nel breve, ma nel giro di 5 anni la Russia sarà un fornitore marginale dell'Europa Occidentale. A quel punto buona fortuna a venderlo alla Cina che lo comprerà al suo prezzo. Che non sarà sicuramente quello che pagano oggi i paesi della UE.
Paradossalmente la situazione attuale è frutto di un mix di populismo nelle scelte politiche (no trivelle, no nucleare, ecc...), soprattutto in Italia ma anche in Germania, e dell'ottimizzazione economica tipica del capitalismo (il gas russo è il più economico). Se si fosse fatta vera geopolitica non saremmo così dipendenti dalla Russia.
L'Italia è messa meno peggio di come potrebbe essere grazie al lavoro dell'ENI che ha sviluppato fonti alternative (Algeria, Libia, ecc..) anche se anti-economiche nel breve. Se si fossero fatte scelte meno populiste (ad esempio si fosse fatto costruire il rigassificatore di Brindisi da parte di British Gas o non si fosse abbandonata la produzione nazionale) oggi potremmo essere quasi in grado di fare a meno dei russi.