Prima di arrivare a Roma per la giunta, in mattinata Squinzi, parlando all’assemblea degli industriali di Como, aveva rilanciato la necessità di trovare 10 miliardi per il cuneo fiscale. Ammettendo di non farsi illusioni: «Letta non ha fatto cifre», ha raccontato ieri riferendosi all’incontro di martedì «ma per il momento non mi ha lasciato molte speranze. Mi ha detto che non ci sono risorse e che è disponibilissimo a suggerimenti e proposte».
Di indicazioni da Confindustria ne sono arrivate, sia con il documento di gennaio, sia nelle priorità individuate con i sindacati.
«Trovare il 2-3% dei costi da tagliare penso sia una cosa fattibile, e il 2-3% su 850 miliardi vuol dire 20-25 miliardi». Tagliare il cuneo per 10 miliardi per Confindustria è assolutamente prioritario: «È la base per aprire qualsiasi altro discorso».
Più efficienza e più servizi, con meno costi a carico degli associati. È questo l’obiettivo cui punta il progetto di riforma approvato ieri dalla giunta. Una governance snellita a livello centrale; una struttura dimagrita, grazie a un meccanismo premiale che possa favorire le aggregazioni, evitando di proposito ogni forma di imposizione dall’alto. E poi un nuovo disegno del modello confindustriale, che mantiene la duplice natura del rapporto associativo, territoriale e settoriale, in un quadro ordinato di prerogative e competenze.
Tra i punti cardine, al numero uno c’è una riscrittura del Codice Etico e verrà istituito un apposito organismo, il Consiglio di indirizzo etico e dei valori associativi, indipendente, con funzione di continua verifica e aggiornamento dei valori etici dell’associazione.
Inoltre, il rafforzamento dell’identità: cioè coniugare il modello inclusivo che ha caratterizzato la recente evoluzione di Confindustria, per una sempre più ampia capacità di rappresentanza, con un forte recupero di identità e quindi di rigore del perimetro associativo, in particolare introducendo maggioranze particolarmente qualificate negli organi direttivi in ogni caso di delibera sull’adesione di nuovi settori a Confindustria. Viene elaborata una
riclassificazione dei soci, specie per le associazioni di territorio,
valorizzando il manifatturiero con soci effettivi, con pieni diritti e doveri (imprese manifatturiere e di servizi appartenenti a settori che hanno un’associazione nazionale aderente a Confindustria); s
oci ordinari di territorio, con pieni doveri e diritti limitati (per esempio banche e grande distribuzione); soci aggregati (godranno dei servizi a fronte del pagamento di un contributo predefinito).
La capillarità e la vicinanza alle imprese, dice il testo, non verranno meno anzi saranno valorizzate attraverso una nuova articolazione territoriale o settoriale all’interno dei nuovi soggetti aggregati, che continueranno a svolgere un ruolo di rappresentanza prossima alle imprese e ai territori.
(NB si sopprime , pare, la sezione per il Mezzogiorno)
Le risorse che saranno liberate
aumenteranno la gamma e la qualità dei servizi offerti, e si
potranno tradurre, dice il testo, in una d
iminuzione o riequilibrio degli oneri contributivi a carico degli associati.
Porre al centro di Confindustria una vision rinnovata, valori, etica e legalità
pezzo del sole24, oggi
stranamente, niente m
inzione del -30% dei costi
esplicita m
inzione del miglioramento dell'output
e 'diminuzione o ( oppure) riequilibrio degli oneri '