dalla schwizzera

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Frode: banchiere svizzero nei guai

L'uomo si trova in carcere in Portogallo per un raggiro da un miliardo
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LISBONA - Un banchiere svizzero è stato incriminato e posto in detenzione preventiva giovedì in Portogallo, in seguito a una vicenda di frode fiscale e riciclaggio di denaro. Secondo la stampa lusitana, il caso concerne un importo di un miliardo di euro.
Oltre allo svizzero, sospettato di essere il capo di una rete di trafficanti di denaro, sono stati arrestati e incriminati anche tre portoghesi. I quattro sono stati interrogati ieri per diverse ore. Al termine della giornata, un giudice ha disposto la carcerazione preventiva per tre di loro, riferisce oggi l'agenzia Lusa. Il quarto è stato rilasciato su cauzione.
Secondo il settimanale «Sol», la frode, organizzata dallo svizzero e da due suoi complici tramite una società di gestione patrimoniale di Ginevra, ammonta a quasi un miliardo di euro. Questo valore si riferisce inoltre al solo Portogallo. La società ginevrina non era raggiungibile oggi per una presa di posizione.
Nell'inchiesta è coinvolto un ex deputato del Partito socialdemocratico, Domingos Duarte Lima. Questi è sospettato dalla giustizia portoghese di essere coinvolto in una vicenda di frode ed è anche accusato in Brasile di essere implicato nell'uccisione di una portoghese nel 2009.
Sarebbe stato proprio Domingos Duarte Lima ad aver fornito agli inquirenti le informazioni che hanno permesso di smantellare il traffico di denaro gestito dal cittadino svizzero.
 
No al mega bordello a Riazzino
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Ti-Press (archivio)
LUGANO - Il governo ticinese ha detto no alla licenza edilizia chiesta da Ulisse Albertalli, il titolare del Bar Oceano di Pazzallo, per realizzare un albergo-postribolo a Riazzino. Tale progetto infatti non s'inserirebbe nella pianificazione industriale della zona.

Albertalli a questo punto si dice pronto a ricorrere al Tribunale amministrativo, contro la decisione del comune di Locarno di negare la licenza di costruzione di un mega bordello nella zona industriale nei pressi di Riazzino. Una struttura, quella che il titolare dell'Oceano vorrebbe realizzare, in grado di ospitare 75 ragazze.

Progetto, quello di Albertalli, che aveva trovato inizialmente un preavviso positivo all'insediamento da parte del Dipartimento del territorio, contro però la volontà del Municipio di Locarno.
 
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Le organizzazioni criminali italiane, e in particolare la ‘Ndrangheta, sono in cima alla lista delle preoccupazioni del governo elvetico. Secondo alcuni, però, la Svizzera è poco attrezzata per lottare contro le mafie.


«Il pericolo maggiore è costituito dalla ‘Ndrangheta». Nel comunicare a fine marzo 2012 le priorità della strategia di lotta alla criminalità per il periodo 2012-2015 il governo svizzero non poteva essere più chiaro. Anche se non sono stati registrati gravi fatti di sangue come quello accaduto a Duisburg nel 2007 (6 calabresi uccisi), le ‘Ndrine – le cosche – sono ormai bene impiantate anche nella Confederazione.

Per tutti gli addetti ai lavori, il campanello d’allarme tirato dal Consiglio federale non rappresenta una novità. Da anni, infatti, magistrati, poliziotti e qualche politico sottolineano che le organizzazioni mafiose italiane stanno rafforzando la loro presenza in Svizzera. Una vera e propria presenza fisica, che si è accentuata con la crescente pressione a cui sono confrontate le mafie in Italia e con la ‘conquista’ del nord, attestata dalla recente ondata d’arresti in Lombardia.

Numerose prove ed indizi

Prove e indizi di questa presenza non mancano. Nel maggio 2011, ad esempio, un pericoloso ‘ndranghetista, che viveva indisturbato a Frauenfeld, nel canton Turgovia, è stato arrestato a Genova. Appena un paio di mesi prima, al termine dell’operazione Crimine 2, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria aveva messo in evidenza l’internazionalità delle cosche calabresi, con propaggini importanti in Germania e anche in Svizzera, in particolare a Frauenfeld e a Zurigo. «In queste località – scriveva il giudice per le indagini preliminari – è stato replicato il modello strutturale della ‘Ndrangheta calabrese».

Le intercettazioni ritrascritte negli atti dell’indagine non lasciano spazio a dubbi. Ad esempio, in una conversazione dove si accenna a un sedicente ‘Ntoni dalla Svizzera’, che ha chiesto al capocosca Giuseppe Antonio Primerano, arrestato in Italia nel luglio 2010, di poter esercitare il proprio dominio anche in Germania oltre che nella Confederazione. Oppure quando Domenico Oppedisano – il capo dei capi arrestato anche lui nel luglio 2010 – parla di una «fideiussione di 20 milioni» da «scontare in una banca in Svizzera».
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Riciclaggio, traffici e investimenti

La Svizzera è particolarmente apprezzata dai mafiosi per la «forza della sua economia e della sua piazza finanziaria, nonché per le sue infrastrutture», indica il Ministero pubblico della Confederazione (MPC).

Una sorta di piattaforma logistica, dove ripulire denaro, utilizzando non solo gli istituti bancari e fiduciari, ma anche investendolo, ad esempio nel settore immobiliare, come denunciato recentemente durante la sesta conferenza sul riciclaggio (vedi articolo correlato).

Oppure un luogo dove impiantare traffici illeciti o cercare rifugio. Nel 2010, «molte persone appartenenti ad organizzazioni criminali italiane, tra cui la ‘Ndrangheta, sono state estradate nel loro paese d’origine, dove erano già state condannate a lunghe pene detentive», scrive nel suo rapporto annuale la Polizia federale. «Alcune di loro avevano compiuto reati anche in Svizzera, soprattutto trafficando stupefacenti. Altre invece avevano svolto per lunghi periodi un lavoro normale in Svizzera senza dare nell’occhio».

Meglio tardi che mai

Già 25 anni fa, il giudice Giovanni Falcone aveva avvertito i suoi omologhi svizzeri di fare attenzione, poiché dopo i soldi della mafia sarebbero arrivati anche i mafiosi. Non ci si è svegliati un po’ tardi? Il Ministero pubblico della Confederazione si limita ad osservare che è dal 1994, con l’introduzione nel codice penale del reato di partecipazione o sostegno a un’organizzazione criminale, che le azioni penali vengono coordinate a livello federale. E da ormai 10 anni la competenza della procedura è della Confederazione e quindi dell’MPC.

«Meglio tardi che mai», commenta dal canto suo Nicolas Giannakopoulos, fondatore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata di Ginevra. «Finalmente si è deciso di prendere il toro per le corna. Bisogna ora vedere come affrontare il problema. Più si tergiversa, più è difficile risalire una pista. Il solo mezzo sarebbe di collaborare in modo molto più stretto con gli italiani, poiché tutto parte dall’Italia e ritorna in Italia».

Mezzi sufficienti?

Un primo passo in questo senso è stata la nomina di un coordinatore per l’azione antimafia, il procuratore federale Pierluigi Pasi, basato a Lugano. «Disponiamo di mezzi sufficienti», indica l’MPC, sottolineando che la creazione di questa nuova funzione «è un esempio concreto» che mostra la volontà di ottimizzazione delle risorse e di coordinare le indagini con le autorità inquirenti italiane. Una collaborazione definita «eccellente» dal procuratore nazionale antimafia italiano Pietro Grasso in un’intervista alla Tribune de Genève.

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La difficoltà è soprattutto un’altra, sottolineano. Le inchieste, di per sé già molto complesse quando vi sono di mezzo organizzazioni estremamente impermeabili come la ‘Ndrangheta, sono rese ancora più difficili dalle restrizioni imposte per l’uso di certi metodi d’indagine. Come le intercettazioni telefoniche, i pedinamenti o la penetrazioni in sistemi informatici. Potere usare questi metodi solo dopo aver già raccolto prove serve a poco.
 
Votazione del 17 giugno 2012


Sottoporre al verdetto delle urne



  1. tutti i trattati internazionali importanti,
  2. rendere le reti di cure integrate il modello di base a carico dell'assicurazione malattie obbligatoria, i
  3. ntrodurre sgravi fiscali sul risparmio per acquistare un alloggio:






sono i tre temi sui cui l'elettorato svizzero è chiamato a votare il 17 giugno. Approfondimenti con gli argomenti di fautori e oppositori.
 
Prevista una uova centrale a gas

A Cornaux (Neuchâtel), il Groupe E ha inoltrato la domanda di costruzione n
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BERNA - Il produttore e distributore di elettricità friburghese Groupe E ha presentato oggi all'autorità comunale di Cornaux (NE) la domanda di costruzione per una nuova centrale a gas a ciclo combinato. Con una potenza installata di 420 megawatt (MW), l'impianto in progetto dovrebbe produrre annualmente tra le 2 e le 2,5 terawattore (TWh) di elettricità e tra i 50 e i 100 MW di calore. Il sito si trova in una zona industriale nei pressi della centrale a gas costruita negli anni sessanta. Ad annunciare l'inoltro della domanda di costruzione è un comunicato dell'azienda elettrica bernese BKW FMB Energie. Quest'ultima intende partecipare al progetto con quota che dovrebbe aggirarsi attorno al 20 percento.
 
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Fisco, videosorveglianza fuori legge

Lorenzo Quadri: il Consiglio federale chiarisca con Roma - Ristorni da bloccare
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LUGANO - L'apparente intenzione del Governo italiano di sostituire nei prossimi mesi i fiscovelox con impianti di videosorveglianza fissi lungo tutti i valichi di confine italo-svizzeri, deve avere, quale effetto immediato, una netta presa di posizione del Consiglio federale. Lo rimarca in una nota informativa il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri, che parla di violazione degli accordi di Schengen, e di un nuovo attacco alla "piazza" finanziaria ticinese. Il Consiglio federale, rimarca il parlamentare, dovrà fare chiarezza con Roma a partire dall'incontro italo-svizzero in agenda il 24 maggio. Prossimamente, Quadri rimarca che la Lega presenterà un atto parlamentare specifico al Nazionale per chiedere verifiche, mentre il Ticino è esortato a valutare nuovamente il blocco dei ristorni dei frontalieri - questa volta nella misura del cento per cento - a fine giugno.
 
Nel mirino i furbi del tax free

Fattura salata per chi tenta di eludere l'IVA in Svizzera
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LUGANO - Fanno acquisti oltre confine in regime tax free. Al momento dell'entrata in Svizzera però non dichiarano la merce, nell'intento di eludere l'IVA dell'8% ed incassare la totalità del beneficio dell'esenzione dall'IVA italiana del 21%. Ma il conto, maggiorato e accompagnato da una multa, può essere presentato dalle dogane anche mesi dopo. E nei confronti di chi ha eluso l'IVA viene aperta anche un'inchiesta penale doganale. Le sanzioni possono superare i 5.000 franchi. Le segnalazioni di casi di "furbi del tax free" sono in aumento. Nel primo trimestre ne sono pervenute un'ottantina alla Sezione antifrode del IV circondario. Sono stati recuperati 20 mila franchi. Circa il 30% dei tax free non è dichiarato.
 
Lo stand di tiro è ecologico

A Ponto Valentino un impianto che recupera i proiettili
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PONTO VALENTINO- Uno stand di tiro rispettoso dell'ambiente. Nell’anno del duecentesimo delle Milizie storiche napoleoniche e in vista degli importanti tiri commemorativi, lo stand di Ponto Valentino si presenta ora ristrutturato e dotato - tra i primi centri in Ticino - di un moderno sistema di recupero dei proiettili nell’impianto di tiro a 300 metri. Un intervento, questo, dettato dalle nuove disposizioni della Legge federale sulla protezione dell’ambiente: i proiettili di piombo (metallo pesante) non devono disperdersi nel terreno. La Società Tiratori del Lucomagno, che è tra le più longeve e attive della Valle e dell’Alto Ticino, ha provveduto nei mesi scorsi all’esecuzione degli interventi necessari, con la posa di speciali cassoni per la raccolta del piombo e della relativa protezione in gomma tra i bersagli allo scopo di bloccare i proiettili. Quest’ultimi non andranno quindi più ad intaccare l’ambiente ma potranno essere facilmente recuperati e riciclati. L’investimento si è aggirato attorno ai 40 mila franchi ed è stato sostenuto interamente dal Comune di Acquarossa come prevede la Legge federale sull’esercito e sull’amministrazione militare.
 
Acque del Ceresio sotto esame

Ritorna sulle rive italiane la "Goletta dei laghi" di Legambiente
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LUGANO - Torna la «Goletta dei Laghi» di Legambiente sulle acque lacuali condivise da Lombardia e Ticino a cui aveva già assegnato lo scorso anno la bandiera nera per la poca pulizia delle acque. Le imbarcazioni dell’associazione ambientalista italiana – come confermato dalla direzione di Milano – non mancheranno di solcare presto anche il Ceresio a Lavena-Ponte Tresa e Porto Ceresio, quest’ultimo salito nel mese di aprile agli onori delle cronache per uno straordinario sversamento di acque luride nel lago. Episodio che portò anche i deputati liberali radicali, Fabio Schnellmann e Roberto Badaracco, a chiedere al Consiglio di Stato di attivarsi.
 

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