DANY...LA FAMiGLIA SCHIFOSA E'NELLE TUE MANI!

interessante, questi sono dei maestri qui un povero disgraziato paga il 50% di tasse la apple appena il 9.8% :clap:
Fisco e grandi imprese

Apple «pensa differente». Tasse escluse


Campione di vendite, di capitalizzazione (la società Usa di maggior valore), di profitti. Ma anche di contabilità «creativa»: pionieri nell'uso di una tecnica taglia-tasse soprannominata «Double Irish with a Dutch Sandwich». Insomma, una società che «pensa differente» ma non sulle tasse. Ammirata per la genialità delle sue soluzioni tecnologiche, la Apple è meno nota per l'abilità con la quale riesce, legalmente, a pagare pochissimi tributi.
La società fondata da Steve Jobs l'anno scorso ha versato appena 3,3 miliardi di dollari di tributi su 34,2 di profitti: appena il 9,8 per cento. I numeri di questo slalom attraverso agevolazioni ed elusioni - fatto di tappe nei «paradisi fiscali» europei, dall'Irlanda all'Olanda (patrie del sandwich appena citato), ma anche del ricorso ai regimi fiscali agevolati offerti, negli Usa, da Stati come Nevada e Delaware - sono stati pubblicati ieri dal New York Times. Cifre che impressionano, ma che segnalano un problema più ampio: quello dell'elusione generalizzata delle grandi imprese americane e dell'iniquità di un sistema fiscale che negli Stati Uniti premia in misura sproporzionata i ricchi per la loro (a volte presunta, a volte reale) capacità di produrre quantità aggiuntive di reddito e posti di lavoro.
Dal 2006, ad esempio, Apple trasferisce gran parte della sua liquidità e la reinveste attraverso una sussidiaria, la Braeburn Capital, basata a Reno, in Nevada: Stato nel quale la «corporate tax» è zero. Avesse investito dove ha sede, a Cupertino, la Apple avrebbe pagato la tassa californiana che è dell'8,84 per cento.
«Così fan tutti ed è legale» si difende la Apple, che sostiene anche che le sue attività complessive nel primo semestre 2012 porteranno a vari Stati dell'Unione e al governo federale entrate complessive pari a circa 5 miliardi di dollari (conto che non viene dettagliato e che comprende anche le imposte sul reddito pagate dai dipendenti e quelle degli azionisti sui «capital gain». Sul fatto che il vizio sia comune, Apple ha ragione: in Nevada, oltre a quella della società fondata da Jobs, ci sono le sussidiarie di Microsoft, Cisco, Harley-Davidson e decine di altri grandi gruppi. Centinaia di altre società trasferiscono i loro «asset» in Delaware, l'altro paradiso delle agevolazioni fiscali. Quando la Roma Calcio passò agli americani, il primo veicolo usato dai compratori, nell'atto siglato proprio un anno fa, fu la DiBenedetto-AS Roma LLC, una società con sede in Delaware.
Anche in Europa e in Italia molti grandi gruppi utilizzato società olandesi e lussemburghesi per ridurre i loro oneri fiscali, ma il fenomeno riguarda solo alcune attività e ha dimensioni molto più ridotte. In Italia a evadere o eludere sono soprattutto le attività minori. Negli Usa è il contrario: i piccoli pagano (da qui la protesta fiscale cavalcata dai conservatori), mentre i grandi riescono ad beffare l'IRS, il Fisco Usa, trasferendo molti profitti nelle loro filiali «off shore».
Il fenomeno si è di molto dilatato negli ultimi anni con la diffusione delle «tech company» perché l'economia digitale è anche un'economia immateriale che proprio per questo riesce più facilmente a sottrarsi a vincoli territoriali. Wal-Mart, che gestisce catene di supermercati ed è, quindi, più ancorata al territorio, paga un po' di più, il 24 per cento (5,9 miliardi di dollari di tasse su 24,4 di fatturato). Tempo fa fecero scalpore i dati sull'elusione di Google realizzata attraverso il «paradiso» Irlanda.
Insomma, progressisti e «obamiani» in politica, quando si parla di tasse i geni della Silicon Valley si scoprono improvvisamente grandi fan del capitalismo vecchia maniera, dell'iperliberismo che piace ai conservatori: anni fa Steve Jobs rischiò addirittura la galera per la disinvoltura con la quale Apple aggirò con «bonus» assai anomali le tasse sul reddito dei suoi dirigenti. Oggi a presiedere Google c'è un Eric Schmidt che è stato anche consigliere di Obama e suo collaboratore nella transizione, dopo l'elezione del 2008. Quando, in un'intervista, gli chiesi delle acrobazie fiscali assai poco democratiche della sua società, non usò giri di parole: «Se non usassi tutte le opzioni legali di cui dispongo per ridurre il carico fiscale dell'azienda, gli azionisti mi farebbero a pezzi».
Chi oggi si chiede come la Apple possa continuare ad accumulare utili immensi e assai poco tassati mentre a fianco alla sua sede scuole, piscine e palestre frequentate dai figli dei dipendenti vanno in rovina perché le entrate comunali e dello Stato continuano a calare, è meglio che non si illuda: l'impresa fa del bene producendo ricchezza, ma in un quadro di regole precise.
Di generosità sociale volontaria se ne vede poca, prevalgono semmai gli istinti rapaci. Obama ha le sue colpe, ma ha anche in programma da tempo interventi per chiudere le voragini dell'elusione fiscali. Bloccati da un muro contro muro elettorale cominciato poco dopo il suo insediamento e trasformatosi da tempo in paralisi.
 
Tutto prodotto italiano ehehehehehe .......Global HeadquarterSUnited Solar Ovonic LLC3800 Lapeer RoadAuburn Hills, MI 48326USATel: +1.248.293.0440Fax: +1. 248.364.5678Toll Free (USA): +1.800.528.0617European HeadquarterSTour Albert 1er65, avenue de Colmar92507 Rueil-Malmaison CedexFranceTel: +33.1.74.70.46.24Fax: +33.1.41.39.00.22 .........Founded in July 1984, CHINT Group Corporation is composed of seven specialized companies. Its sales network expands from over 2,000 domestic sales centers to over 40 overseas distributors. Moreover, its product line covers Low-voltage electrical products, power transmission & distribution products, instruments & meters, electric products for building & construction, industry automation products and solar energy products, all of which are popular in more than 70 countries around the world. CHINT is the Top10 among Chinese private-owned enterprises 500. And ¡°CHINT¡± brand is recognized as ¡°Top Chinese Brand¡±.
 
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e' chiaro che parlare di futuro e' un azzardo...ma quello che e' successo da noi da dicembre a marzo sul listino , dimostra che c'era un sentore generale in relazione alla crescita

sara' stato per Monti, per gli spread..oppure per l'anticipo di 6 mesi della borsa...ma cosi' e' andato

ora, le cose sono cambiate, la percezione e' negativa..e si e' scesi....ma di 3300 punti capso..non bruscolini...

Unicredito a questi prezzi e' da considerarsi mezza fallita..

vorrei ricordare che su 5600 "produzioni madri" dell'economia mondiale in ben 1560 siamo primi..in 3800 siamo dentro i primi 5 posti...

smettiamola di sputare sull'Italia..e pensiamo tutti cosa fare per uscire da questo empasse
 
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ma quante volte qui ci siamo detti che il primo punto per la crescita , per creare almeno 500.000 posti di lavoro reali e' certificare il Made In Italy ??
 
dove volete vadano Spagna, Italia, Grecia, Portogallo?
non producono nulla.

i materiali edili, i pavimenti, i teli vinilici, i rivestimenti, tutto made in Germania, Francia o Inghilterra.

qui si commercia, si vende si compra, oppure la PA.
senza produzione ci si ridimensiona.

la Lumezzane delle fonderie, delle valvole, dell'acciaio degli anni 90, dei Montini, Gnutti, Ghidini, and company ... non esistono piu' da un decennio.

A Lumezzane ci sono sale da videopoker, spacciatori ed extracomunitari.

Resiste la Beretta che sta pian piano dislocando in Brasile la produzione.
I lucchini resistono, ma anche loro stanno dislocando.

i pezzi migliori sono stati venduti e dislocati.

qui è rimasta la politica, i comuni e la gente che non lavora piu'.

in un paese da 11.000.000 di abitanti come la Grecia avete visto che effetti????
pensate su di un paese come il nostro da 65.000.000 di abitanti....

o si torna a produrre o possono lancire missile con banconote da 500 euro tutti i giorni che non si va da nessuna parte,

la crisi non si combatet consumando...
 
Se tu mi promuovi il fotovoltaico, che di per se e' una cosa giusta e per farlo, incentivi chi lo mette con premi energia che alla fine creano una rendita effettiva del 11% sul capitale investito...se fai cio', qui arrivano a fiotti..

e cosi' e' stato..non solo privati, ma fondi ed investitori esteri sono arrivati ...di corsa.

poi qualcuno ha cominciato a fare i conti : da 5 a 8 miliardi annui ci costa il fotovoltaico..e le imprerse italiane che producono i pannelli, sono solo il 20% del mercato..

1° chi paga l'energia verde..??...pantalone..

2° dove sono andati i denari degli investimenti?..all'estero..

grandisssimi pirla...
 
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ma quante volte qui ci siamo detti che il primo punto per la crescita , per creare almeno 500.000 posti di lavoro reali e' certificare il Made In Italy ??

:up: ma non lo fanno.
ci hanno venduti e svenduti.
chi ci governa fa quello che gli dice l'Europa e l'America.

infatti alto tradimento alla nazione (stato)
se non ricordo male è ancora punibile con la pena di morte in Italia.

parole parole e parole....

inoltre Roby, la situazione è talmente brutta che anche se dovessero mettersi di impegno tutti e con costanza non ce la farebbero piu'

come dice il maestro, ormai è tardi...:rolleyes:
 
Rob la situazione è degradata al punto che nessuno è disposto a fare un passo indietro.Chi è disponibile a togliersi un vantaggio ? Un priviliegio ? Tutti svicolano e guardano al privilegio del vicino. Perchè a me ? Prima a lui....ed andiamo avanti così....o meglio torniamo indietro. Se un negozio mi vende una felpa a 1200 euro è perchè qualcuno può comprarsela. Poi se quella felpa ha un prezzo di acquisto di 300 euro, pensi che qualche negoziante sia disposto a venderla a 600 ?
 
Rob la situazione è degradata al punto che nessuno è disposto a fare un passo indietro.Chi è disponibile a togliersi un vantaggio ? Un priviliegio ? Tutti svicolano e guardano al privilegio del vicino. Perchè a me ? Prima a lui....ed andiamo avanti così....o meglio torniamo indietro. Se un negozio mi vende una felpa a 1200 euro è perchè qualcuno può comprarsela. Poi se quella felpa ha un prezzo di acquisto di 300 euro, pensi che qualche negoziante sia disposto a venderla a 600 ?
:up::up::up:

concordo in pieno.

questo concetto lo allargherei anche su scala mondiale, in termini di consumo e inquinamento.
 
ma quante volte qui ci siamo detti che il primo punto per la crescita , per creare almeno 500.000 posti di lavoro reali e' certificare il Made In Italy ??

Ma se ti dico che c'è gente ( e penso proprio tu lo sappia) che acquista in China e poi certifica il prodotto come Made in Italy ? Dove sono i controlli ? Un semplice calcolo, capacità produttiva e venduto.....e voilà, risolto il problema. Troppo semplice, troppo.
 

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