News, Dati, Eventi finanziari debito pubblico ......moneta.....e nonna abelarda

Aldo Moro fece emettere 450 miliardi in biglietti di stato da 500 lire​

Nel 1861 si ebbe l'unità d'Italia il cui scopo principale era di mixare (consolidare) il debito delle regioni-stato poiché il regno dei Savoia era indebitato venti volte tutte le altre regioni italiane messe assieme, e la prima legge unitaria fu appunto l'istituzione del GRAN LIBRO DEL DEBITO PUBBLICO (1) Il debito italiano nasce da lì e venne bloccato solo durante il fascismo quando lo stato si riappropriò - almeno in parte - della sovranità monetaria: nel 1944 l'Italia chiuse il bilancio con 23 miliardi di lire d'attivo. Ma ricominciò ben presto con le AM-LIre che gli "alleati dei banchieri" imposero fossero contabilizzate come debito di stato. Questo è il grande tabù segreto. Era un piano delle Brigate Rothschild che si ritrova oggi nel disegno europeo in cui - ad esempio Grillo - si propone l'emissione di Eurobond (2), di nuovo per consolidare il debito dei paesi membri. Non vi stupite quindi se Mandraghi si sogna di notte un "nuovissimo" GRAN LIBRO DEL DEBITO PUBBLICO EUROPEO. Qualcosa di finanziariamente simile è successo negli Stati Uniti quando hanno mixato i derivati dai mutui buoni e cattivi (subprime) per consolidare il tutto - ed il risultato lo stiamo ancora pagando a nostre spese (3).

Note:

1) Wikipedia: "Per quello che riguarda il Regno d'Italia,il Gran Libro del Debito pubblico venne istituito dalla legge n° 94 del 10 luglio 1861 ("Legge colla quale è istituito il Gran Libro del Debito pubblico del Regno d'Italia"). Ad essa fece seguito, poche settimane dopo, la legge n° 174 del 4 agosto 1861 ("Legge d'unificazione dei Debiti pubblici d'Italia"), con la quale venivano iscritti nel "Gran Libro" i Debiti pubblici dei vari Stati preunitari.

Questi provvedimenti, voluti dal conte Pietro Bastogi, costituirono i primi provvedimenti tendenti ad unificare le finanze del neonato Stato italiano.
Il debito ammontava a circa 2374 milioni così ripartiti:
<LI style="MARGIN-BOTTOM: 0.1em">Stati sardi: 1292 milioni <LI style="MARGIN-BOTTOM: 0.1em">Lombardia: 152 milioni <LI style="MARGIN-BOTTOM: 0.1em">Parma: 12 milioni <LI style="MARGIN-BOTTOM: 0.1em">Modena: 18 milioni <LI style="MARGIN-BOTTOM: 0.1em">Romagna: 19 milioni <LI style="MARGIN-BOTTOM: 0.1em">Marche: 5 milioni <LI style="MARGIN-BOTTOM: 0.1em">Umbria: 7 milioni <LI style="MARGIN-BOTTOM: 0.1em">Toscana: 139 milioni <LI style="MARGIN-BOTTOM: 0.1em">Napoli: 522 milioni Sicilia: 209 milioni
Questi debiti vennero convertiti per lo più in rendita consolidata al 5%. fonte rendita monetaria e democrazia
 
Crimea libera e ritirata a stelle e strisce
marzo 17, 2014 Lascia un commento

Alessandro Lattanzio, 17/3/2014
Durante la votazione per la risoluzione sulla Crimea presentata dagli USA al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, cui la Russia ha ovviamente messo il suo veto, Samantha Power, l’ambasciatrice degli USA alle Nazioni Unite, in preda a una crisi di nervi, aggrediva Vitalij Churkin, l’ambasciatore della Federazione Russa presso le Nazioni Unite. Ricordando con tono sarcastico il comportamento della ‘signora’, Churkin commentava: “Poteva andare in tour mondiale con le Pussy Riot, prima a San Pietro a Roma e a La Mecca, per poi terminare con un concerto davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme“. Infatti Samantha Power aveva invitato due ex-membri delle Pussy Riot a pranzo a New York, prima del concerto organizzato in loro onore da Amnesty International.
Il 97% degli elettori nel referendum in Crimea ha risposto ‘sì’ al quesito “La Crimea dichiara l’indipendenza, in conformità con la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite del 22 luglio 2010, che dice che la dichiarazione unilaterale d’indipendenza di una parte del Paese non viola le norme internazionali, con questa decisione“. La maggior parte dei crimeani, votando a favore del quesito, fa sì che la Crimea avvii il processo d’adesione della repubblica autonoma alla Federazione Russa. L’affluenza complessiva dei votanti è stata dell’81,37% e circa il 40% dei tatari s’è recato ai seggi elettorali. Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che i cittadini della penisola hanno avuto la possibilità di esprimere liberamente la propria volontà e di esercitare il diritto all’autodeterminazione, “La sua effettuazione è pienamente conforme alle norme del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, prendendo in considerazione il precedente del Kosovo, tra le altre cose“. La prossima settimana, la Crimea presenterà ufficialmente il rublo come seconda moneta ufficiale con la Grivna ucraina, e la doppia moneta sarà in vigore per circa sei mesi. Nel complesso l’integrazione della Repubblica nella Russia richiederà un anno.
Lee Jay Walker dice a Tokyo Modern Times: “I mass media e i vertici politici di USA, Francia, Polonia, Svezia, Regno Unito e altre nazioni, stanno cercando di far capire che il diritto si deve applicare e le frontiere devono essere protette. Strano perché le grandi potenze occidentali s’introdussero subito negli affari interni della Jugoslavia riconoscendo nuove nazioni etniche. Naturalmente, questo doppio standard è tipico delle grandi potenze occidentali e questo vale anche quando ignorarono il diritto internazionale sostenendo la riduzione della Serbia sottraendole il Kosovo. Allo stesso modo, Cipro del Nord esiste grazie alle forze armate della Turchia che occupano questa zona ed espandono gli insediamenti turchi. Anche l’ex Cecoslovacchia ha accettato di separarsi creando così la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Nel frattempo, nel Nagorno-Karabakh dell’Azerbaijan la comunità armena vuole unirsi all’Armenia, giustamente. Pertanto, la creazione di nuovi Stati nazionali, il cambiamento dei confini nazionali e l’aspetto militare di determinati conflitti sono una realtà evidente. In questo contesto, la crisi in Crimea non è l’unica in Europa degli ultimi tempi, oltre questo caso contrario all’agenda occidentale. Il mondo è in attesa dell’esito del voto in Crimea e di come la Federazione russa risponderà al risultato. Se la maggioranza dei cittadini sostiene l’adesione della Crimea alla Federazione russa, allora Mosca assai difficilmente ignorerà la volontà della Crimea. Dopo tutto, con l’inasprirsi dei sentimenti nell’Ucraina afflitta da nazionalismo, enorme debito e svolta verso occidente, diventando un nuovo caso disperato, ignorare le masse in Crimea potrebbe essere la soluzione peggiore. Anzi, sarebbe più sensato mettere un coperchio sugli eventi accettando la volontà del popolo di Crimea e cercando di risolvere le divisioni politiche, etniche e religiose che minacciano di polverizzare l’Ucraina“.
Putin, rispondendo a una telefonata di Obama, ha richiamato l’attenzione degli USA “sull’incapacità o mancanza di volontà di Kiev di tenere a freno i gruppi ultranazionalisti e radicali che destabilizzano la situazione e terrorizzano i cittadini, compresi la popolazione russofona e i nostri connazionali”. Ha anche discusso la possibilità di inviare una missione di monitoraggio dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione (OSCE) in tutte le regioni dell’Ucraina. E difatti il governo golpista a Kiev dichiarava “E’ necessario stanziare fondi per le guardie e le truppe interne, per mobilitarle, e per l’effettivo adeguamento delle truppe. La richiesta prevede una spesa di 680 milioni di dollari. Anzi, dobbiamo stanziare fondi per la Difesa per 10 volte quanto previsto nella finanziaria“. Nel frattempo, i media ucraini riportavano che la “Guardia Nazionale” aveva chiuso i confini con la Federazione Russa, per via delle tensioni a Kharkov e Lugansk. Infatti, gli abitanti di Donetsk e Lugansk hanno impedito il trasferimento di mezzi militari ucraini verso la frontiera con la Russia. “Abbiamo ipotizzato che il gruppo militare si stesse avvicinando al confine. Ed essendo per la pace e contrari a che la nostra terra veda un massacro fratricida, senza usare la forza e a viso scoperto, senza mezzi di difesa… a mani nude, abbiamo detto ai militari di tornare indietro; devo dire che avendo macchine agricole pesanti e che loro dovevano attraversare la nostra città, non so cosa sarebbe successo, ci sarebbe stata un’escalation della tensione che avrebbe causato il panico totale”, aveva detto un attivista della milizia popolare.
La Russia schierava, intanto, un aereo d’allerta precoce Beriev A-50 in Bielorussia, nell’ambito dell’esercitazione della Difesa aerea bielorusso-russa, “Il 15 marzo, unità aeree e della difesa aerea che partecipano alle manovre hanno avviato le loro missioni nella difesa aerea seguendo il calendario previsto. Per rafforzare la componente del sistema regionale della Difesa aerea congiunta che partecipa alle manovre, un aereo di allerta precoce (AWACS) russo A-50 è stato rischierato nella base aerea di Baranovici. Le caratteristiche tecniche dell’A-50 permettono di incrementare significativamente la ricognizione radar, dirigere i caccia bielorussi e russi sugli obiettivi, e controllare le unità della difesa aerea“.
Nella telefonata tra il segretario di Stato USA Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov, avuta il 16 marzo, Kerry accettava la richiesta russa per la federalizzazione dell’Ucraina, in cui gli Stati federali avranno una forte autonomia nei confronti del governo centrale, “Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il segretario di Stato statunitense John Kerry concordano nel cercare una soluzione alla crisi in Ucraina sostenendo le riforme costituzionali, afferma il ministero degli Esteri russo, che non entra nei dettagli sulle riforme se non per dire che dovrebbero avere “una forma generalmente accettabile tenendo conto degli interessi di tutte le regioni dell’Ucraina… Sergej Lavrov e John Kerry hanno deciso di continuare a lavorare per trovare una risoluzione sull’Ucraina attraverso la rapida introduzione della riforma costituzionale con il sostegno della comunità internazionale”, ha comunicato il ministero”. Lavrov ha anche esortato Washington ad usare la sua influenza su Kiev per far cessare le illegalità contro la popolazione russofona dell’Ucraina. Lo stesso Kerry descrive il processo per la nuova costituzione ucraina: il russo sarà nuovamente lingua ufficiale in Ucraina, le regioni avranno un’elevata autonomia, non ci saranno interferenze negli affari ecclesiastici e l’Ucraina rimarrà politicamente e militarmente neutrale. Qualsiasi decisione della Crimea sarà accettata. Il tutto garantito dal “gruppo di sostegno dell’Ucraina“, composto da Stati Uniti, Unione europea e Russia, consolidato da una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In una successiva telefonata al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, Kerry ha invitato Mosca “a sostenere pienamente gli sforzi ucraini nell’indirizzo della condivisione del potere e del decentramento attraverso una riforma costituzionale, ampiamente inclusiva e a tutela dei diritti delle minoranze“. Washington sembra aver fallito nel sottrarre l’Ucraina alla Russia e ad integrarla nella NATO e nell’UE mentre Mosca si riprende la Crimea, dove il 97% degli elettori ha deciso di aderire alla Federazione Russa, sventando il piano degli Stati Uniti di cacciare i russi da Sebastopoli ed escluderli dal Medio Oriente. Infatti, l’uso della forza militare da parte dell’occidente sarebbe impossibile, ha impiegato mesi contro l’impreparato e mal equipaggiato esercito della Jamahiriya Libica, e ha fallito in Iraq, Afghanistan e Siria. La guerra contro la Russia sarebbe un disastro. Sapendo di essere incapace di affrontare una qualsiasi significativa minaccia militare, la NATO tenta la carta delle sanzioni economiche, ma l’applicazione delle “sanzioni” contro la Russia avrà il solo effetto di liquidare gli interessi russi ancora legati all’occidente, portando la Russia a cercare altri partner economici. La Russia poi avviando il dumping del dollaro USA, ne potrebbe aggravare la già precaria posizione da cui dipende interamente la stabilità degli Stati Uniti, e una nazione come la Russia ha la capacità di controllare l’occidente grazie a solide politica estera e strategia economica. L’ordine multipolare che promuove attrae molti alleati, come l’avversione all’ingerenza globale occidentale e il sostegno alla legittimità nazionale, soprattutto nelle situazioni estreme ai suoi confini, che ne minacciano la sicurezza nazionale. Russia, Cina e altre nazioni in crescita oramai denunciano ed isolano l’usurato modello unipolare dell’egemonia economica e geopolitica globale atlantista. “Mentre la Russia può contrastare geopoliticamente, militarmente ed economicamente l’occidente con numerose mosse, la NATO continua a perseguire questa incursione mal concepita ai confini della Russia, che potrebbe infliggergli un colpo tremendo. Come si è visto in Libia e in Siria, ogni mossa dell’occidente volta all’egemonia globale, gli costa in termini di credibilità e legittimità. Pochi possono vedere il segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry senza notarne l’oscena ipocrisia verso la Russia o le palesi provocazioni occidentali che hanno innescato tale confronto”. Pochi nel mondo, ma tanti in Italia, soprattutto nei mass media e nel governo. “La continua spinta occidentale in Ucraina, se avrà successo anche parziale, costerà altra legittimità divenendo per l’occidente ancor più difficile agire in futuro. Nel frattempo, l’occidente si sovraestende con le sue varie azioni geopolitiche, come i nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, divenendo sempre più vulnerabile all’inevitabile risposta che finalmente fermerà e invertirà definitivamente la sua azione globale. Per coloro che vi hanno investito, sarebbe il momento opportuno di mollare”.
Dopo l’astensione sul voto per la risoluzione delle Nazioni Unite con cui gli USA hanno cercato di definire il referendum in Crimea invalido, la Cina dichiarava che non avrebbe appoggiato alcun ‘percorso conflittuale’ sulla crisi. “Non possiamo accettare l’assunto di base: dichiarare illegale il previsto referendum del 16 marzo con cui i residenti della Repubblica di Crimea dovranno decidere sul loro futuro“, aveva affermato Vitalij Churkin, ambasciatore russo all’ONU, “La filosofia della proposta va contro uno i principi base del diritto internazionale, il principio della parità dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite“. Pechino a sua volta ha detto che la “votazione sul progetto di risoluzione del Consiglio di sicurezza in questo frangente si tradurrà solo in un confronto complicando ulteriormente la situazione, che non è conforme agli interessi comuni del popolo ucraino e della comunità internazionale“, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Qin Gang. La Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU, aveva posto il veto alla risoluzione del Consiglio che dichiarava il referendum sullo status della Crimea “senza alcuna validità“, esortando nazioni ed organizzazioni internazionali a non riconoscerlo. “La Cina non è d’accordo con una mossa volta al confronto“, chiedendo a tutte le parti di “astenersi da qualsiasi azione che possa aggravare ulteriormente la situazione“.
Secondo Bloomberg i funzionari governativi e gli uomini d’affari russi si sono già preparati alle sanzioni. Nel caso che riserve valutarie e attivi bancari russi vengano congelati, la Russia probabilmente risponderà con un enorme dumping delle riserve e obbligazioni in dollari. Per rappresaglia la Russia potrebbe decidere di accettare solo lingotti d’oro per i pagamenti di gas, petrolio e altre materie prime. Ciò porterebbe probabilmente a una brusca svalutazione del dollaro e un aumento dei prezzi dell’oro. Infatti, nessun Paese sarà immune dalla guerra valutaria globale. La Russia come la Cina accumulano riserve auree da diversi anni. Il sistema dei petrodollari si basa solo su una cosa: la fiducia, che se dovesse svanire crollerebbe tutto il sistema. È il tallone d’Achille degli Stati Uniti e la Russia può colpirlo. Infatti, i mercati finanziari sono in allerta per la crisi Ucraina, fin dalle speculazioni secondo cui il Cremlino aveva iniziato a vendere quantità enormi di titoli del Tesoro USA. Oltre 100 miliardi di dollari hanno lasciato gli Stati Uniti la settimana scorsa, una massa almeno tre volte superiore alla media, pari all’80% delle obbligazioni del Tesoro USA detenute dalla Russia, suscitando il timore che Mosca si prepari alle sanzioni occidentali. La banca centrale russa sarebbe dietro tale azione e Aleksej Miller, dirigente di Gazprom, e Igor Sechin, direttore di Rosneft, sono probabilmente nel mirino delle sanzioni minacciate contro la Russia. L’allarme era scattato dopo che la FED aveva riferito che i buoni del Tesoro erano scesi di 105 miliardi di dollari nella settimana terminata del 5-12 marzo, passando da 2,96 a 2,85 triliardi.
In Russia, inoltre, le prime quattro banche commerciali degli Stati Uniti, Citigroup, Bank of America Corp, JPMorgan Chase e Wells Fargo, hanno circa 24 miliardi di dollari di esposizione. Poco rispetto all’esposizione delle banche europee. “L’Europa è in una posizione difficile in quanto la sua economia è interconnessa con quella russa“, afferma l’azienda di consulenza Petromatrix. La Russia ottiene oltre la metà dei suoi ricavi economici dalle esportazioni energetiche, e fornisce all’Europa un quarto del petrolio e un terzo del gas che utilizza. La Russia è anche il maggiore esportatore di metalli e uno importante di grano. Ed il Paese è anche il quinto mercato per consumatori del mondo: lo scorso anno ha importato quasi 350 miliardi di dollari di beni di consumo, cibo, medicine e macchinari; metà solo dall’Unione europea. Il 10 marzo, King World News, blog finanziario, intervistava William Kaye, manager di hedge fund della Pacific Group Ltd. di Hong Kong: William Kaye “Ora vi sono segnalazioni dall’Ucraina secondo cui l’oro ucraino è stato trasferito in aereo, alle 2:00, dall’aeroporto Borispil di Kiev, e portato a New York, presumibilmente alla FED di New York…” Si tratta di 33 tonnellate d’oro, circa 1,5-2 miliardi di dollari, un buon acconto sui 5 miliardi di dollari che Victoria Nuland vantava gli Stati Uniti avessero speso per destabilizzare l’Ucraina e imporre un governo fantoccio. Eric King: “Quando gli Stati Uniti abbatterono Saddam Hussein in Iraq e Muammar Gheddafi in Libia, hanno sempre trovato l’oro alla fine dell’arcobaleno, di cui poi si appropriavano“. Kaye: “Esatto. Gli Stati Uniti hanno messo al potere un ex-banchiere in Ucraina, grande amico dell’occidente. Ha lavorato alla banca centrale. Questa sarebbe stata la sua prima decisione importante, inviando l’oro dell’Ucraina negli Stati Uniti”. Si ricordi che la FED di New York non ha potuto restituire le 300 tonnellate di oro tedesco depositate negli Stati Uniti e che la Germania ha voluto indietro. Dopo un anno, la FED di New York ha inviato solo 5 tonnellate d’oro. Quindi la FED non ha nemmeno 5 tonnellate di oro nei suoi depositi. La Bundesbank ha perfino ammesso che l’oro inviato dalla FED è stato fuso e analizzato perché non si trattava dei lingotti originali. Così l’Ucraina probabilmente non rivedrà mai più il suo oro
 
LANNUTTI: SCONTRO IN ATTO ALLA PROCURA DI MILANO



COMUNICATO STAMPA
GIUSTIZIA: NELLO SCONTRO IN ATTO ALLA PROCURA DI MILANO CON IL PROCURATORE CAPO BRUTI LIBERATI,ADUSBEF STA DALLA PARTE DI ROBLEDO.


Nello scontro alla Procura di Milano, dove il vicecapo Alfredo Robledo ha deciso di denunciare al Consiglio Superiore della Magistratura il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, per una serie di comportamenti reputati non più episodici, che secondo Robledo avrebbero comportato il turbamento della normale conduzione della Procura, arrivando infine a svuotare il team dedicato al contrasto della corruzione, con l’assegnazione metodica di fascicoli in violazione della regola di specializzazione, Adusbef sta dalla parte di Robledo.
Già il 5 febbraio 2013, in occasione delle improprie esternazioni del Procuratore Capo della Repubblica di Milano, Bruti Liberati in merito a magistrati di altre Procure, colpevoli di indagare i potentati economici come le Agenzie di rating, Adusbef aveva spedito alla Procura Generale di Cassazione ed al CSM una denuncia chiedendo di intervenire:
“Sono apparse altresì incomprensibili le esternazioni di autorevoli esponenti della magistratura che hanno messo in dubbio – d’accordo con certa stampa embedded adusa a pubblicare le veline di Bankitalia ed ABI – la legittimazione e la legittimità dell’operato della Procura di Trani, autrice in questi anni di mirabili indagini su carte di credito, agenzie di rating, e la manipolazione dell’EURIBOR: basti pensare che gli atti delle indagini denigrate o irrise in patria da autorevoli Toghe della magistratura associata, sono oggetto di attento esame da parte del dipartimento della Giustizia americana, che ha chiesto ed ottenuto i fascicoli e le intercettazioni inerenti i procedimenti sulle Agenzie di rating, poi utilizzati per l’azione risarcitoria da 5 miliardi di dollari contro “Standars & Poor’s” da parte dell’amministrazione Obama”. Un passaggio della denuncia
vicecapo «denuncia» al Csm il capo. E nella gestione di due segrete nuove inchieste di tangenti, che si starebbero danneggiando a vicenda a causa della violazione dei criteri organizzativi di specializzazione tra i pool di pm, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo indica l'ultimo dei «non più episodici comportamenti» con i quali, a suo avviso, il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati «ha turbato e turba la regolarità e la normale conduzione dell'ufficio».
Non è tollerabile che i processi più delicati contro i potentati economici, come il caso dell'intercettazione di Vito Gamberale il 14 luglio 2011 sull'asta Sea-Comune di Milano, che i pm fiorentini Turco e Mione inviarono per competenza a Milano il 25 ottobre 2011 perché pareva captare un tentativo di far disegnare il bando su misura per il fondo F2i di Gamberale, fossero assegnati con l’apparente finalità di insabbiarli.
Quello che invece ora Robledo aggiunge al Csm è che, sebbene il 9 dicembre Bruti lo avesse chiamato per anticipargli che gli avrebbe girato il fascicolo (anche perché l'asta da cui potevano dipendere i conti del Comune di Milano del sindaco Pisapia si teneva di lì a poco, il 16 dicembre), egli ricevette il fascicolo solo a distanza di tre mesi, il 16 marzo 2012, dopo che l' Espresso online e i quotidiani avevano scritto del fascicolo desaparecido. E Robledo afferma che, quando ne chiese la ragione, Bruti il 23 marzo gli avrebbe risposto di averlo «dimenticato in cassaforte».


Elio Lannutti (Adusbef)
Roma, 17.3.2014




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mo
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marzo 18, 2014 Lascia un commento

Finian Cunningham Strategic Culture Foundation 18/03/2014
I pianificatori geostrategici statunitensi amano le analogie con gli scacchi, come articolato soprattutto dall’ex-consigliere per la Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski. Sulla scia del voto clamoroso per l’unificazione della Crimea con la Russia del fine settimana, si può dire che questa mossa dell’elettorato di Crimea dichiara “scacco” alle macchinazioni di Washington in Ucraina…
La lettura delle reazioni dei funzionari di Washington e dei loro alleati in Europa, indica che il gioco non doveva finire in questo modo. Quando Stati Uniti ed Unione europea hanno iniziato a destabilizzare l’Ucraina alla fine di novembre, le cose sembravano seguire il piano. Una campagna concertata d’interferenza politica delle capitali occidentali, massiccia distorsione mediatica occidentale e sponsorizzazione occulta delle violenze nella capitale, Kiev, imposero una pressione insostenibile sul governo del Presidente Viktor Janukovich. Con il terrorismo occulto filo-occidentale, causando 100 morti tra manifestanti e polizia, così come centinaia di feriti, e l’anarchia che travolgeva edifici governativi, le autorità elette capitolarono il 22 febbraio. Un regime non eletto è salito al potere a Kiev, guidato dal sedicente primo ministro Arsenij Jatsenjuk, attuando rapidamente il cambio di regime di Washington e dei suoi alleati europei. Patti finanziari, commerciali e militari sono già in fase di elaborazione con Washington, Bruxelles e NATO. Fin qui, tutto bene, sembrava, dal punto di vista occidentale. Il premio geopolitico finale del cambio di regime in Ucraina, come stabilito da Brzezinski e altri pianificatori statunitensi, è ridurre la vitale sfera d’influenza della Russia. Con questo calcolo, trascinando l’Ucraina nell’orbita occidentale/NATO s’indebolirebbe la Russia politicamente, economicamente e militarmente. Tale tattica è già riuscita con l’annessione occidentale degli Stati baltici, oltre a Polonia, Romania, Bulgaria, parte dei Balcani e Georgia sul fianco meridionale della Russia. Ma l’Ucraina rappresenta un salto di qualità verso l’accerchiamento della Russia. Consentirebbe l’avvicinamento delle installazioni missilistiche statunitensi alle frontiere della Russia, rendendo un primo colpo statunitense una gravissima minaccia su Mosca. Un regime filo-occidentale in Ucraina significherebbe anche la fine della presenza navale russa a Sebastopoli, sul Mar Nero, a sua volta pregiudicando gli interessi energetici russi nella regione del Caspio e nel lucroso mercato europeo. Ma poi è arrivata la contromossa a sorpresa. La Russia ha incrementato la sua garanzia militare sulla penisola della Crimea, nel meridione dell’Ucraina, a pochi giorni dal colpo di Stato filo-occidentale a Kiev. Questo ha dato lo spazio politico alla repubblica autonoma per affermare la propria fedeltà filo-russa senza intimidazioni dalla giunta di Kiev e dei suoi paramilitari fascisti. Dato il limitato accesso ucraino alla Crimea via terraferma, le difese russe hanno isolato la penisola dall’intrusione delle truppe d’assalto neo-naziste che aveva insediato il regime a Kiev e che da allora continuano a minacciare le altre città dell’est dell’Ucraina. Diverse persone sono state uccise negli scontri nelle città di Donetz e Kharkov, dove i quadri neo-nazisti di Svoboda hanno attaccato le manifestazioni filo-russe. Vi sono anche segnalazioni di mercenari occidentali operanti nelle città orientali mentre, ironia della sorte, Kiev e i suoi mandanti occidentali accusano Mosca di schierare agenti provocatori e di sovrintendere alle elezioni in Crimea sotto minaccia armata.
La Crimea s’è risparmiata la violenza di piazza degli infiltrati occidentali vista nel resto dell’Ucraina. Il 6 marzo, il parlamento di Crimea ha votato la dichiarazione d’indipendenza dall’Ucraina e l’unificazione con la Federazione russa. L’elettorato ha successivamente approvato tale dichiarazione con una schiacciante maggioranza di quasi il 97 per cento, su una partecipazione dell’83 per cento del totale di 1,5 milioni di elettori. “Torniamo a casa, la Crimea va in Russia”, ha detto il primo ministro della repubblica Sergej Aksjonov quando i risultati della votazione sono stati confermati. Mosca ha accolto con favore il voto dell’autodeterminazione della Crimea e i legislatori russi ora elaborano la legislazione e altre contingenze formali per l’unificazione. Richiederà un anno completare la transizione. Il referendum della Crimea sembrerebbe ineccepibile dal punto di vista giuridico. E’ stato condotto in modo pienamente costituzionale, con il parlamento che prendeva tutte le misure necessarie per convocare il voto. Più di 130 osservatori internazionali provenienti da 23 Paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Belgio e Austria hanno confermato che la procedura di votazione era conforme agli standard riconosciuti. Com’era prevedibile, Washington e i suoi alleati europei e della NATO hanno reagito con indignazione, accusando il referendum d’“illegalità” e “violazione della sovranità dell’Ucraina”.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto all’omologo russo Vladimir Putin che “Washington non riconoscerà mai la secessione della Crimea dall’Ucraina”. E il capo statunitense ha ribadito che la Russia dovrà affrontare “costi aggiuntivi” per l’“annessione” della Crimea. Putin ha risposto che il processo è legale. I ministri europei si sono riuniti a Bruxelles per redigere le sanzioni punitive verso alti funzionari russi. Il capo della politica estera dell’UE Catherine Ashton s’è riferita maliziosamente al “cosiddetto referendum” e l’ha respinto come “illegale secondo il diritto internazionale”. Da ricca, “Lady Ashton” non ha mai affrontato un’elezione in vita sua e deve la carriera politica a decisioni segrete basate su privilegio e clientelismo. La pretesa di Ashton sull’illegittimità è stata ripresa dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e dal capo della Commissione europea Jose Manuel Barroso. Significativamente, nonostante le loro pomposità e affermazioni spregiative, nessuno dei capi occidentali o dei servili media mainstream hanno avanzato alcun argomento giuridico a sostegno della loro tesi secondo cui il popolo di Crimea ha agito in modo illegale o incostituzionale. La posizione ufficiale occidentale sembra affidarsi esclusivamente sulla forza della retorica ampollosa e nient’altro. Forse, tali politicanti dalle alte cariche, in segreto sanno che se partecipassero a discussioni reali basate su principi giuridici e standard oggettivi le loro argomentazioni cadrebbero rapidamente, dato il loro sostegno ai golpisti neonazisti andati al governo a Kiev saccheggiando con omicidi e intimidazioni. Se i mandanti occidentali del colpo di Stato fascista non saranno attenti, le loro vacue chiacchiere su costituzionalità e giusto processo potrebbero smascherarne il coinvolgimento criminale nel cambio di regime. Per ora il popolo della Crimea ha inferto un duro colpo alla macchinazioni occidentali in Ucraina, con un netto “scacco”.
Tuttavia, il gioco non è ancora finito. Il regime reazionario di Kiev vuole una “guardia nazionale” di 60000 membri, che incorpori i paramilitari di fazione destra. I ministri della sicurezza neo-nazisti Andrej Parubij e Dmitrij Jarosh vogliono attaccare militarmente la Crimea e la popolazione filo-russa nell’oriente dell’Ucraina. Jarosh ha anche avvertito che le truppe d’assalto di Pravy Sektor faranno saltare in aria i gasdotti russi che attraversano l’Ucraina per l’Europa. Vi sono molte teste calde tra i politici statunitensi che vogliono armare i fascisti a Kiev. Il senatore John McCain, insieme ad una delegazione di altri bellicosi parlamentari statunitensi in visita a Kiev questa settimana, ha parlato apertamente di armare la giunta. “La Russia è un distributore di benzina gigante mascherato da Paese”, ha detto McCain, assaporando l’occasione per attaccare Mosca. Mentre il referendum della Crimea si celebrava nella capitale Simferopol e in altre città, il ministro degli Esteri a Kiev, il nominato Andrej Deshitsja era in riunione a Bruxelles con i capi della NATO per discutere di “cooperazione militare”. Deshitsja annunciava provocatoriamente: “L’Ucraina si riserva il diritto di utilizzare tutte le misure necessarie per fermare l’invasione militare della Russia”.
Washington e i suoi alleati europei, insieme al loro regime fantoccio a Kiev, sono evidentemente travolti dalla loro propaganda ipocrita sulla possibilità che l’escalation del conflitto con la Russia sia molto probabile, anche se non ci sono assolutamente motivi plausibili per tale aggressione. L’inasprimento del conflitto porterà a un’ulteriore polarizzazione delle popolazioni filo-russe in Ucraina orientale, che probabilmente intensificano la richiesta della secessione da Kiev, seguendo la Crimea. Evocando il pericolo assai reale di una guerra civile in Ucraina che sicuramente metterebbe fine all’incantesimo dei piani di cambio di regime occidentali. Lo scenario peggiore sarebbe che tale conflitto dilagasse in una guerra totale tra Stati Uniti ed alleati della NATO, e la Russia, con le truppe d’assalto di Kiev che operano sul terreno come in Libia e Siria. Ma la realtà è fondamentale nell’impedire l’esito catastrofico, con la mortale dipendenza dell’Europa da petrolio e gas russi. Oltre un terzo del petrolio e del gas dell’Unione europea è fornito dalla Russia. La dipendenza della Germania, potenza economica dell’Unione europea, dal combustibile russo arriva al 40 per cento.
I capi europei giocano così in modo spericolato e illusorio, inimicandosi la Russia sui suoi legittimi interessi nazionali in Ucraina. Washington potrebbe vociare per maggiori sanzioni e “costi” da imporre alla Russia. Ma quando il gioco si farà duro, sarà l’Europa a pagare con il crollo della sua economia e del suo ordine sociale, quando le forniture energetiche russe saranno tagliate come inevitabile contromossa. “Ciò è fondamentalmente una versione agli idrocarburi della distruzione reciproca assicurata”, come il capo per la ricerca energetica londinese di Citigroup descrive la situazione tra crescenti tensioni.
Quindi, se il risultato del referendum della Crimea è lo “scacco”, la prossima mossa russa darà scacco matto.
La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
 

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