è fatta: capitalia+unicredito

a Natale Unicredit fu condannata 2 volte dal tribunale di torino per i derivati truffa rifilati ai clienti

ora condannata per Antocismo


e la cosa peggiore....
è che l'accquisizione di banca d'austria è stata dichiarata nulla dal tribunale....
 
http://www.investireoggi.it/economi...lioni-esposizione-a-subprime-usa-p549733.html
Unicredit riduce a 170 milioni esposizione a subprime Usa

Unicredito riduce a 170 milioni esposizione a subprime Usa

Il gruppo Unicredit ha ridotto l'esposizione iniziale ai mutui subprime Usa, pari a 246 milioni di euro nel terzo trimestre, a 170 milioni nel corso del quarto trimestre. È quanto emerge dalle slides della presentazione del gruppo alla conferenza Ubs sui servizi finanziari italiani. Nei monoline l'esposizione è «limitata nel contesto delle attività complessive del gruppo».


Nei conduit, il 50% dell'esposizione è rappresentata da Bavaria Trr, in scadenza entro fine febbraio senza perdite di credito. Gli altri conduit non avranno un impatto significativo sul Core Tier 1.

Nei monoline, c'è un'esposizione diretta circa 20 milioni sui vari player, oltre a un'esposizione indiretta «ben diversificata».

Definite «trascurabili» le posizioni (18 milioni) sui bond strutturati garantiti da mutui prime o subprime Usa. Il portafoglio di credito strutturato - precisa d'altro canto la documentazione - è stato «negativamente influenzato dalle deboli condizioni del quarto trimestre».

Sui prestiti a leva, infine, è stata realizzata «una costante riduzione» del portafoglio, calato a 4,7 miliardi nel quarto trimestre da 5 miliardi nel terzo.
Le principali esposizioni «restano con controparti forti».
 
dopo le due condanne a Torini sulla vendita di prodotti derivati ad imprenditori "costretti"

oggi arriva un'altra tegola
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Derivati-bugie-e-videotape/1985327&ref=hpsp
Derivati bugie e videotape
di Paolo Biondani
Contratti fantasma. Date false. Speculazioni a rischio. Così un imprenditore registra di nascosto gli incontri con Unicredit. E oggi chiede 280 milioni di danni



Derivati, bugie e videotape.
Un industriale strangolato dai derivati ha video-registrato di nascosto i suoi incontri con i funzionari di Unicredit che gli hanno fatto firmare quei contratti finanziari ad altissimo rischio.

"Mi hanno rovinato. Ho dovuto chiudere l'azienda e licenziare tutti i miei 430 operai", denuncia Francesco Saverio Parisi, titolare di Divania, una fabbrica di divani che prima del 2003 era una delle prime industrie esportatrici della Puglia, con 65 milioni di euro di fatturato.

"Ci ho messo un anno a capire come i banchieri hanno distrutto la mia impresa.
Ora li ho denunciati, per truffa e usura, e li ho citati a giudizio davanti al tribunale civile. Come tutte le vittime dei derivati, posso sembrare Davide che sfida Golia. Ma invece della fionda ho la telecamera".
La causa civile è tanto pesante che il colosso del credito ha dovuto avvisare tutti i risparmiatori: "Divania ha chiesto la condanna di Unicredit al pagamento di 276 milioni di euro più gli interessi", spiega la banca nel prospetto informativo della fusione con Capitalia. Unicredit avverte di "non avere effettuato, per ora, alcun accantonamento", perché la citazione è "recente" e comunque "sproporzionata": la perdita netta per Divania, secondo la banca, non supera i 20 milioni. E gli altri danni sono tutti da provare.

Toccherà ai giudici misurare torti e ragioni. Ma di certo prima d'ora non si era mai visto un cliente che cerca di incastrare la banca con due video, per documentare 'in diretta' i veri rapporti di forza sulla spinosa questione dei derivati. Cioè quelle 'scommesse' finanziarie per cui la Consob ha appena inflitto clamorose multe a tutto il vertice di Unicredit.

Cos'era Divania, lo testimonia il sindacato.
"Era una delle più belle realtà industriali del Sud", dichiara Lorenzo Gullì, dirigente dei tessili Cisl, "non abbiamo mai avuto problemi di lavoro nero né di evasione fiscale o contributiva.
Fino al 2002 era un'azienda forte, che esportava soprattutto negli Usa. La crisi è stata imprevista e improvvisa. L'unica nostra contestazione a Parisi era che pagava troppo gli operai". Scusi? "Sì, era un po' paternalista: versava gratifiche senza contrattarle con noi".

Oggi i 40 mila metri quadrati dello stabilimento sono una desolata distesa di macchinari spenti, cumuli di pellame, camion sgonfi, muletti impolverati, computer scollegati e capannoni deserti. Fino al 2002 il fatturato cresceva a ritmi da primato: più 37 per cento. Le cause della crisi le stabilirà il processo. Di certo la bolla dei derivati, che ora fa tremare le economie di tutto il mondo, qui è scoppiata già nel 2003. E dalle oltre mille pagine di atti della causa civile si può ricavare un nocciolo duro di ricostruzione dei fatti che nessuno contesta.

Parisi, un imprenditore che si è fatto da sé, ha avuto Unicredit come banca di riferimento fin dagli anni '80. Nel 2000 i dirigenti di Bari lo hanno convinto a lanciarsi nei derivati: contratti complicatissimi, che in teoria sono un'assicurazione contro i rischi di cambio del dollaro. In pratica sono una scommessa che ha per controparte la stessa banca: ogni euro perduto dal cliente finisce a Unicredit, con provvigioni e commissioni. "Io non avevo nessun rischio di cambio", protesta ora Parisi, "perché proprio Unicredit mi anticipava, il giorno stesso dell'emissione, il 100 per cento delle mie fatture con gli Stati Uniti. Un dirigente della banca, però, mi confidò che le filiali avevano ricevuto l'ordine di 'fare budget con i derivati' e che mi conveniva accettare per non compromettere i normali fidi. I funzionari dicevano che non correvo rischi, perché loro avrebbero azzerato ogni perdita con nuovi contratti".

Dopo i primi anticipi (up-front) a Divania, le scadenze annuali si chiudono con buchi crescenti. La banca li tappa con altri up-front, che però corrispondono a nuovi contratti sempre più rovinosi.
In cinque anni Divania punta sui derivati l'incredibile cifra lorda di 219 milioni di euro: il quadruplo del suo fatturato massimo
Il giro di scommesse regge finché è pareggiato dagli utili industriali.
Nel 2003, alle prime difficoltà di mercato ("Crollo del dollaro, concorrenza sottocosto cinese, una partita difettosa di pellami"), i debiti finanziari schiacciano l'impresa. Unicredit segnala le perdite e tutte le altre banche tagliano i fidi. L'imprenditore chiede copia di tutti i contratti, ma Unicredit ne trasmette solo una parte. Il 10 marzo 2004 Parisi, esasperato, nasconde una telecamera in un raccoglitore, lo sistema sulla mensola del suo ufficio e riprende di nascosto la riunione, durata un'ora, con il direttore della filiale Unicredit e il suo tecnico di derivati.

Stando ai contratti, è l'imprenditore che dovrebbe ordinare alla banca cosa, come e quando comprare. Anzi, Unicredit gli ha fatto firmare un'autocertificazione che lo identifica come "operatore qualificato", insomma un mago dei derivati. Il video tuttavia mostra che Parisi non ne capisce nulla: "Io, queste operazioni, non so di che cavolo parliamo... Io ho firmato, per carità, però almeno posso capire? (...) Io potevo sapere che tu mi dai 1.300.000 e per cinque anni devo pagare?". Neppure il direttore sa spiegargli i derivati: "Scusami, Saverio... ti ho fatto firmare una cosa che non era del mio settore...". Stando al video, il cliente viene invitato a "regolarizzare", cioè a "firmare dopo", speculazioni già concluse dalla banca.

Parisi protesta: "Ora mi ritrovo tutta una serie di operazioni che l'ok chi l'ha dato? Io non ho mai dato nessun ok". Anche la responsabile della contabilità di Divania, Anna Armenise, è furibonda: "Ci sono contratti che noi non abbiamo proprio... Li ho chiesti un sacco di volte... A me non è mai capitato di dover registrare a posteriori delle cose che non conosco". Replica del tecnico: "Le facciamo per postergare le operazioni in perdita". Parisi teme "un'altra mazzata di morte a fine anno" e insiste: "Non sarebbe stato opportuno che qualcuno mi avvisava?". Direttore: "Ho già chiesto scusa".

Nel 2004 i debiti strozzano Divania. Il fatturato crolla a 8 milioni. Per evitare il fallimento, Parisi invoca una convenzione-transazione, garantita da ipoteche milionarie, che la banca gli concede solo nel giugno 2005. Sarà un caso, ma negli stessi giorni si chiudeva l'ispezione segreta di Banca d'Italia su Unicredit. Nel 2007 la Consob accuserà la banca di aver piazzato derivati "geneticamente privi della funzione dichiarata di copertura dei rischi" danneggiando ben 12.700 imprese. "Ma io l'ho saputo da 'L'espresso'", dice Parisi, "le autorità di controllo non ci dissero nulla".

Il capitolo finale è da romanzo giallo. Nel maggio 2006 l'avvocato Giuseppe Tucci, che assiste Divania, chiede a Unicredit la documentazione completa. I contratti vengono depositati in novembre. Ma si rivelano "manipolati". Le "alterazioni documentali" riguardano addirittura i "contratti normativi": gli accordi-quadro che regolano le singole catene di derivati. Tra Unicredit e Divania si contano 206 operazioni in derivati che si appoggiano su otto contratti normativi. Ebbene, il primo porta il timbro del "9 giugno 1998", eppure richiama un "regolamento Consob del primo luglio '98", cioè di 21 giorni dopo. O l'ha scritto Nostradamus, o la data è falsa.

Il secondo del '98, oltre al regolamento futuro, attribuisce a Divania l'indirizzo (via dei Gladioli 19) e i telefoni che la società avrà solo due anni dopo. Altri cinque contratti normativi non sono mai stati depositati da Unicredit, secondo Divania perché "non sono mai esistititi", visto che la banca non sostiene di averli smarriti (e tantomeno distrutti). L'unico contratto esistente e con data vera è del 10 luglio 2003, ma è quello del video. Secondo il professor Tucci, a questo punto Unicredit va punita per tutto il valore lordo dei derivati (219 milioni e 61 di interessi): la banca infatti avrebbe perso il diritto di sottrarre i dollari accreditati a Divania per quelle "scommesse", giuridicamente "indebite" appunto perché fondate su "contratti falsi, inesistenti o distrutti"

La difesa di Unicredit, elaborata dall'avvocato Paolo Dalmartello, "non nega il fatto" dei contratti-fantasma, ma solo "le conclusioni di Divania": "Risulta per tabulas", conferma infatti l'avvocato, che la banca ha commesso "deprecabili imprecisioni" e "reiterate disattenzioni", in particolare sulle date del '98 aggiunte "con ogni probabilità nel 2001". "Poiché il diavolo fa le pentole ma non i coperchi", scrive sempre Unicredit, "per sistemare le prime incongruenze documentali" la banca "ha posto in essere ancora più deprecabili imprecisioni", su cui "sono in corso approfondimenti". Ma questo non cambia nulla: il cliente ha "tollerato tale prassi", accettando l'esecuzione dei derivati "imprecisi". E anche "la mancata corrispondenza al vero" dell'autocertificazione di Parisi come mago della finanza "è un falso problema": se il cliente si dichiara "operatore qualificato", questo è "necessario e sufficiente" a esonerare la banca. A conti fatti, secondo Unicredit, Divania può lamentare solo una perdita netta di 15 milioni. Ma Parisi ha firmato la famosa transazione. Per cui ha perso il diritto di contestare i derivati. Anzi è lui a dover pagare altri 4,5 milioni.

Sul caso indaga anche la Procura di Bari. L'inchiesta del pm Isabella Ginefra è iscritta al modello 21: significa che ci sono già i primi indagati. In questi giorni la Finanza ha acquisito un secondo video, girato da Parisi nel 2006 con una microcamera nascosta nella giacca. Questo spiega l'immagine tremolante, che immortala un funzionario di Unicredit mentre confida all'imprenditore quale sarebbero i veri ordini sui derivati, diramati dai "capi" della banca alle reti periferiche, in barba ai proclami scritti. Domanda Parisi: "Ti ricordi quando mi dicesti che se non fai i derivati ti tolgono l'affidamento?". Risposta del funzionario: "E va bè, ma... se tu vai a leggere le comunicazioni che noi abbiamo sempre memorizzate sui nostri capi... La compliance, l'attenzione al cliente, la trasparenza, l'etica, la professionalità... 'Sto cazzo! Allora tu lo scrivi e stai a posto... E poi dici alla rete di fare ben altro".
(08 febbraio 2008)
 
PER TONTOLINA

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Hedge funds show UniCredit some Kazakh-style activism

It’s not every day that Kazakhstan’s banks (generally viewed dimly by the credit rating agencies) are the subject of a foreign financial punch-up; nor does Kazakhstan see much western-style hedge fund activism. But it is getting action on both fronts - in spades - as a rollicking brawl escalates between foreign investors over ATF, the Kazakh bank.
It emerged at the weekend that QVT Financial, the US hedge fund, has been joined by Artradis, one of Singapore’s biggest hedge funds, in its fight to force Italy’s UniCredit to pay more for its takeover of ATF, which it agreed to purchase last June for at least $2.2bn.
QVT has accused Italy’s UniCredit of abusing minority investors’ rights over its attempt to buy preference shares in ATF, a deal that represented the first big investment in central Asia by a major western financial services group.
The support of Artradis, a $4bn hedge fund which typically steers clear of activism, bolsters QVT’s position in the first attempt by hedge funds to bring western-style hedge fund activism to Kazakhstan, notes the FT. Between them the two funds have 12.3 per cent of ATF preference shares.
Martin Diggle, chief investment officer of the $100m Artradis Russian Opportunities Fund, said preferred shareholders had been “materially disadvantaged” by the UniCredit tender offer, which values the shares at just over half the common stock.
UniCredit, unsurprisingly, rejected the hedge funds’ claims and said it was doing “everything necessary” to achieve a speedy resolution to court actions launched by QVT. The Italian group also said the price offered for the preference shares is higher than the market price of the shares at the time of the launch of its mandatory tender offer, and claimed was in “full compliance with Kazakh laws”, says the FT.
QVT has already begun two lawsuits in Kazakhstan in an effort to force UniCredit to raise its offer and has obtained a temporary block on the tender offer. It is also trying to stop the appointment of a director who was formerly head of UniCredit’s Romanian subsidiary, claiming he is not independent.
However, UniCredit said the director’s appointment was in compliance with Kazakh regulations. It has hit back in court by trying to have the shares held by QVT frozen.
The dispute is the latest to hit UniCredit. It recently lost a court case brought by minority shareholders over its €15bn ($22bn) purchase of Germany’s HVB in 2005.
Perhaps though the last word on this - for now - should go to Redexile, a blog whose author has strong views on Kazakh banks and describes himself as an “Englishman in Moscow, whose life is a slalom between the attitudes, aspirations and realities of modern Russia and the prejudices and politics of the West”.
“You have to admire plucky little hedge fund, QVT, for sticking to its guns and demanding that ATF and Unicredit play fair: good luck to them,” Redexile wrote in late December. “Unicredit seems to attract controversy when it buys these rinky-dink banks. In truth I wonder whether the real lesson we all should be learning here is that - contrary to abundant western-market opinion - Kakakhstan is actually as hopelessly inadequate, for real commercial rule of law, as the other ’stans.”
 
gipa69 ha scritto:
Hedge funds show UniCredit some Kazakh-style activism

It’s not every day that Kazakhstan’s banks (generally viewed dimly by the credit rating agencies) are the subject of a foreign financial punch-up; nor does Kazakhstan see much western-style hedge fund activism. But it is getting action on both fronts - in spades - as a rollicking brawl escalates between foreign investors over ATF, the Kazakh bank.
It emerged at the weekend that QVT Financial, the US hedge fund, has been joined by Artradis, one of Singapore’s biggest hedge funds, in its fight to force Italy’s UniCredit to pay more for its takeover of ATF, which it agreed to purchase last June for at least $2.2bn.
QVT has accused Italy’s UniCredit of abusing minority investors’ rights over its attempt to buy preference shares in ATF, a deal that represented the first big investment in central Asia by a major western financial services group.
The support of Artradis, a $4bn hedge fund which typically steers clear of activism, bolsters QVT’s position in the first attempt by hedge funds to bring western-style hedge fund activism to Kazakhstan, notes the FT. Between them the two funds have 12.3 per cent of ATF preference shares.
Martin Diggle, chief investment officer of the $100m Artradis Russian Opportunities Fund, said preferred shareholders had been “materially disadvantaged” by the UniCredit tender offer, which values the shares at just over half the common stock.
UniCredit, unsurprisingly, rejected the hedge funds’ claims and said it was doing “everything necessary” to achieve a speedy resolution to court actions launched by QVT. The Italian group also said the price offered for the preference shares is higher than the market price of the shares at the time of the launch of its mandatory tender offer, and claimed was in “full compliance with Kazakh laws”, says the FT.
QVT has already begun two lawsuits in Kazakhstan in an effort to force UniCredit to raise its offer and has obtained a temporary block on the tender offer. It is also trying to stop the appointment of a director who was formerly head of UniCredit’s Romanian subsidiary, claiming he is not independent.
However, UniCredit said the director’s appointment was in compliance with Kazakh regulations. It has hit back in court by trying to have the shares held by QVT frozen.
The dispute is the latest to hit UniCredit. It recently lost a court case brought by minority shareholders over its €15bn ($22bn) purchase of Germany’s HVB in 2005.
Perhaps though the last word on this - for now - should go to Redexile, a blog whose author has strong views on Kazakh banks and describes himself as an “Englishman in Moscow, whose life is a slalom between the attitudes, aspirations and realities of modern Russia and the prejudices and politics of the West”.
“You have to admire plucky little hedge fund, QVT, for sticking to its guns and demanding that ATF and Unicredit play fair: good luck to them,” Redexile wrote in late December. “Unicredit seems to attract controversy when it buys these rinky-dink banks. In truth I wonder whether the real lesson we all should be learning here is that - contrary to abundant western-market opinion - Kakakhstan is actually as hopelessly inadequate, for real commercial rule of law, as the other ’stans.”
ho usato il traduttore automaticoperchè non conosco l'ostrogoto

Esposizione UniCredit dei fondi monetari di barriera un certo activism di Kazakh-stile

Non è ogni giorno che la banca del Kazakhstan (osservata generalmente fioco dalle agenzie di stima del credito da accordare) sia l'argomento di punzone-in su finanziario straniero; né Kazakhstan vede molto activism del fondo monetario di barriera di occidentale-stile. Ma sta ottenendo l'azione su entrambe le parti anteriori - in forcelle - come un brawl rollicking intensifica fra gli investitori stranieri sopra ATF, la banca del kazakh. È emerso alla fine settimana che QVT finanziario, il fondo monetario di barriera degli Stati Uniti, si è unito da Artradis, uno dei fondi monetari di barriera più grandi de Singapore, nella relativa lotta a UniCredit dell'Italia della forza per pagare più il relativo cambio di gestione di ATF, che ha accosentito per comprare giugno scorso per a meno $2.2bn. QVT ha accusato UniCredit dell'Italia di abusare i diritti degli investitori di minoranza sopra il relativo tentativo di comprare le parti di preferenza in ATF, un affare che ha rappresentato il primo investimento grande in Asia centrale da un gruppo di servizi finanziari occidentale importante. Il supporto di Artradis, un fondo monetario di barriera di $4bn che dirige tipicamente chiaramente di activism, posizione del QVT dei sostegnhi nel primo tentativo dai fondi monetari di barriera di portare activism a Kazakhstan, note del fondo monetario di barriera di occidentale-stile il FT. Fra loro i due fondi monetari hanno 12.3 per cento delle parti di preferenza di ATF. Martin Diggle, ufficiale principale di investimento del fondo monetario russo di occasioni di $100m Artradis, azionisti preferiti ad esempio "era stato danneggiato materialmente" tramite l'offerta tenera di UniCredit, che stima le parti a poco più della metà dei titoli ordinari. UniCredit, unsurprisingly, ha rifiutato i reclami dei fondi monetari di barriera e detto esso stava facendo "tutto necessario" per realizzare una risoluzione veloce alle azioni legali lanciate da QVT. Il gruppo italiano inoltre ha detto che il prezzo offerto per le parti di preferenza è superiore al prezzo di mercato delle parti ai tempi del lancio della relativa offerta tenera obbligatoria e sostenuto era "nella conformità completa alle leggi del kazakh", ad esempio il FT. QVT già ha cominciato due cause in Kazakhstan in uno sforzo forzare UniCredit per sollevare la relativa offerta ed ha ottenuto un blocco provvisorio sull'offerta tenera. Inoltre sta provando ad arrestare la nomina di un direttore che era precedentemente capo della filiale rumena del UniCredit, sostenente lui non è indipendente. Tuttavia, UniCredit ha detto che l'appuntamento del direttore era conformemente alle regolazioni del kazakh. Ha colpito indietro in tribunale provando a fare congelare le parti giudicate da QVT. La disputa è il più ritardato per colpire UniCredit. Recentemente ha perso una cassa di corte portata dagli azionisti di minoranza sopra il relativo acquisto di?15bn ($22bn) di HVB della Germania in 2005. Forse benchè l'ultima parola su questo - per ora - dovrebbe andare a Redexile, un blog di cui l'autore ha viste forti sulla banca del kazakh e descrive egli stesso come "inglese a Mosca, di cui la vita è uno slalom fra gli atteggiamenti, aspirazioni e le realtà della Russia moderna ed i pregiudizi e politica dell'ovest". "dovete ammirare il fondo monetario di barriera piccolo plucky, QVT, per attaccare alle relative pistole e richiedere che ATF ed Unicredit giocano la fiera: la buona fortuna a loro, "Redexile ha scritto verso la fine di dicembre. "Unicredit sembra attrarre la polemica quando compra questa banca del rinky-dink. Nella verità mi domando se la lezione che reale tutti dovremmo imparare qui è che - contrario all'opinione abbondante del occidentale-mercato - Kakakhstan è realmente come disperatamente inadeguato, per la norma di legge commerciale reale, come gli altri 'stans."
 
anche l'Ansa...alle ore 20:07 pubblica
della serie:"meglio tardi ke banzai"

UNICREDIT: HEDGE FUND ALL'ATTACCO SU ACQUISTO IN KAZAKHSTAN
di ANSA
-
(ANSA) - MILANO, 18 FEB - Hedge Fund all'attacco di Unicredit in Kazakhstan. Il fondo di Singapore Artradis e quello statunitense Qvt hanno infatti dato inizio a una battaglia legale contro il gruppo guidato da Alessandro Profumo, contestando una violazione dei diritti delle minoranze azionarie nell'acquisizione della banca kazaka Atf nel novembre 2007 e chiedendo il rialzo del prezzo loro offerto.
"Crediamo che l'offerta di Unicredit alle minoranze di Atf sottovaluti significativamente la partecipazione di Artradis e degli altri azionisti" ha dichiarato in una e-mail, Martin Diggle, capo degli investimenti di Artradis Russian Opportunities Fund, secondo quanto riportato dall'agenzia Bloomberg.
Artradis ha così dichiarato che sottoscriverà il ricorso depositato la scorsa settimana da Qvt per contestare il prezzo offerto da Unicredit.
I due fondi sostengono di disporre congiuntamente del 12,3% delle azioni privilegiate di Atf e di circa il 30% del capitale totale della banca.
Il gruppo guidato da Profumo aveva offerto 47,3 dollari per ogni titolo privilegiato di Atf contro gli 84,8 dollari riservati ai titolari di azioni ordinarie. Valori che, secondo Qvt, sottostimano il valore del suo investimento.
Unicredit, attraverso al controllata Bank Austria, aveva pagato, nello scorso novembre, 2,12 miliardi di dollari per l'acquisto della quota di maggioranza in Atf e aveva lanciato un'offerta per rilevare le quote di minoranza fissando tre prezzi differenti per le tre tipologie di azioni in cui è suddiviso il capitale di Atf.
Artradis, di cui Artradis Russian Opportunities Fund è uno dei bracci operativi, è un fondo di Singapore che gestisce asset sui mercati asiatici per 3,3 miliardi di dollari. Qvt è un hedge fund americano con 11 miliardi di dollari di asset in gestione.(ANSA).
 
ma Unicredit ha un altro grande problema in Italia

ha venuto in modo spudorato ed eticamentye riprovevole a tutti gli incapaci di comprendere
i prodotti derivati CDS

ieri la trasmissione di rai3- REPORT ha ben messo in evidenza
che questi sono oprazioni speculative (VERE SCOMMESSE- gioco d'azzardo insomma) che esulano dalla gestione sana di un comune di una provincia e di una regione

Alcuni Comuni avevano nominato Unicredito-BNL-MPS come consulente
perchè i sindaci non capisco una mazza di stè robe
e esulano dai campiti di amministratori

in teroia tutti questi contratti capestro sono un esempio di come una banca NON deve fare
perchè le banche devono pensare prima di tutto all'interesse del cliente
tanto più se sono stati nominati consulenti.


segnalo l'articolo
http://ilpunto-borsainvestimenti.blogspot.com/2008/04/ieri-sera-mi-sono-divertito.html
 

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