.......a lugano...autunno.....
Focus: non è necessario che la BNS intervenga
La conclusione della stima sulla situazione in merito alla politica
monetaria della BNS del prossimo giovedì sarà il seguente:
i tassi sui depositi a vista presso la Banca nazionale
resteranno a -0.75% e anche le franchigie rimarranno invariate.
Non prevediamo quindi alcuna modifica della politica
dei tassi negativi.
Se sia necessario ridurre ulteriormente i tassi negativi dipende,
secondo le recenti affermazioni del Presidente della
BNS, Thomas Jordan, da sviluppi internazionali. Oltre alla
maggiore incertezza a causa dell'interminabile poker del
debito greco e dell'imminente primo intervento sui tassi
della Fed americana, deve essere considerato concretamente
anche il contesto internazionale dei tassi sul mercato
dei capitali. Infatti un fattore decisivo per l'attrattiva del
franco in quanto valuta rifugio è la differenza dei tassi con
gli USA e con l'Eurozona. Sulla scia dell'annuncio, e anche
dopo l'avvio del programma ampliato di acquisti di obbligazioni
della BCE, i tassi a lungo termine nell'Eurozona
hanno inaspettatamente subito un ulteriore forte calo. E la
differenza dei tassi si è notevolmente ridotta fino alla metà
di aprile. Dato che i rendimenti per i titoli svizzeri a lunga
scadenza già prima si attestavano vicini alla soglia dello
zero, un calo come quello delle obbligazioni dell'Eurozona
non è stato più possibile. Negli anni precedenti all'inizio
della crisi del debito dell'euro, lo spread negativo rispetto
ai titoli di stato tedeschi era ancora in media di 1.3 punti
percentuali. Fino al momento della sospensione del corso
minimo, questo era sceso tuttavia a soli 0.2 punti percentuali
scarsi. Non si è trattato di uno sviluppo
che ha reso il franco meno interessante come valuta di investimento.
Anzi, proprio il contrario.
Lo spread tra i tassi è nuovamente aumentato
Differenza dei tassi rispetto alle obbligazioni decennali della
Confederazione, in punti percentuali
Fonte: Bloomberg, Raiffeisen Research
L'inversione dell'eccessivo calo dei rendimenti dei titoli di
stato dell'Eurozona da fine aprile ha tuttavia ulteriormente
ampliato in modo netto lo spread tra i tassi. Questo, conseguentemente,
ha ridotto la pressione sul franco svizzero,
rendendo superfluo qualsiasi ulteriore intervento da parte
della BNS.
La Banca nazionale continua tuttavia a considerare il franco
come chiaramente sopravvalutato rispetto all'euro e prevede
un ulteriore deprezzamento del franco nel corso
dell'anno. Anche noi, sul periodo di un anno, ci aspettiamo
un aumento di EUR/CHF a 1.14. La maggiore differenza tra
i tassi dovrebbe nuovamente attirare gli investitori svizzeri
di capitali a investire maggiormente in valute straniere.
Questo vale soprattutto in caso di una soluzione (provvisoria)
per la Grecia e in presenza di una maggiore sicurezza
sulla prosecuzione della normalizzazione dei tassi della Fed.
Le elevate eccedenze delle partite correnti della Svizzera negli
ultimi anni non sono state praticamente investite in altre
valute, mentre soprattutto aziende, assicurazioni e casse
pensioni sono state più prudenti su questo fronte. Lo dimostrano
i dati della Banca nazionale sulle consistenze dei depositi
presso le banche in Svizzera. Ultimamente
si riferisce tuttavia di nuovo in misura crescente di
piani di ristrutturazione degli investitori istituzionali svizzeri.
Se in presenza di differenze dei tassi costantemente elevate
su ampia scala si dovessero registrare nuovamente maggiori
investimenti di capitale esteri, questo significherà anche
un crescente vento a favore per EUR/CHF. A supporto
di questa tendenza la BNS dovrebbe mantenere il tasso negativo
al livello attuale fino a nuovo ordine.
Gli investitori svizzeri, dalla crisi finanziaria, evitano
parzialmente gli investimenti in valuta estera