€/CHF operatività senza AT

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Non è nostra intenzione predire la fine del mercato rialzista per i titoli di Stato di alta qualità a lunga scadenza, che sono finora sostenuti dalla flessione dell’inflazione, dall’incessante ricerca di sicurezza e dalle massicce misure di liquidità delle banche centrali. Tuttavia siamo del parere che gli attuali rendimenti offerti dai titoli della Confederazione svizzera (“Eidgenossen”) o dai titoli sovrani tedeschi (“Bund”), non offrano più un ragionevole rapporto rischio-rendimento – a meno che gli investitori in “Bund” non si aspettino di essere ripagati in (nuovi) marchi tedeschi dopo un eventuale collasso dell’Unione monetaria europea. Di conseguenza abbiamo ridotto a zero la nostra esposizione in titoli di Stato svizzeri e tedeschi e abbiamo mantenuto gli US Treasury come la nostra esposizione preferita nella duration di alta qualità. Per contro abbiamo aumentato la nostra esposizione in strategie alternative liquide destinate a generare rendimenti assoluti non correlati ad azioni e obbligazioni. Mentre manteniamo una discreta esposizione nei mercati azionari e obbligazionari sullo sfondo di un ambiente mondiale ancora favorevole, notiamo che i premi al rischio offerti in questi segmenti sono in calo, complice l’iperattività delle banche centrali. Ciò ci induce a cercare investimenti alternativi.
 
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Questo si ripeterà anche venerdì, quando la Segreteria di
Stato dell'economia presenterà i dati per il PIL svizzero
del primo trimestre. Ovviamente anche noi siamo curiosi
di conoscere il risultato dell'economia svizzera nei primi
tre mesi dell'anno in corso. Poiché con l'abbandono del
vincolo del tasso di cambio del franco con l'euro l'incertezza
qui da noi è aumentata e siamo in trepidante attesa
di scoprire, nero su bianco, quali siano state le ripercussioni
del 15 gennaio sulla nostra economia. Ma, venerdì
ne sapremo veramente di più? Io ritengono di no e fin da
adesso consiglio di non mettere i numeri sulla bilancia.
Il poco che riusciremo a scoprire venerdì, è quale esperto
ha emesso la stima migliore per la crescita economica nel
primo trimestre 2015. La misura delle divergenze di opinione
risulta dal sondaggio eseguito da Bloomberg tra 16
ricercatori, che si occupano più o meno approfonditamente
dell'economia svizzera. La stima più bassa si attesta
su un tasso di crescita trimestrale di -0.8%, la più alta
dello 0.3%. La fascia di oscillazione delle opinioni degli
esperti si estende conseguentemente da una caduta
molto profonda in recessione fino a una crescita moderata.
Si tratta di risultati molto contradditori. Nonostante
basi identiche, i 16 esperti giungono a opinioni parzialmente
molto diverse e solo pochi, forse uno solo, venerdì
finirà con l'aver ragione. E anche questo è solo un breve
momento di gloria per l'analista, perché già dopo tre
mesi saranno imminenti revisioni dei dati, che potranno
capovolgere completamente il quadro. Non sarebbe la
prima volta che in un calcolo consuntivo si registra un
cambio del segno che precede il dato. Del resto, tra tre
mesi, questo non interesserà più nessuno. Inoltre, le
revisioni delle stime sono sempre molto più vicine alla
realtà rispetto alle prime stime. Ma sono le prime stime
che interessano, proprio quelle che venerdì saranno presenti
nei titoli principali di tutti i giornali, e che in modo
«quick and dirty» porteranno a errori di interpretazione.

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La produzione svizzera, con il -0.2%, nel T1 ha registrato una
lieve flessione rispetto al trimestre precedente. Comparato
con l'anno precedente, vi è stato un incremento dell'1.1%.
Meno sorprendenti sono state le esportazioni di beni, che
dopo la rivalutazione del franco sono notevolmente calate.
Contrariamente alle indicazioni del commercio al dettaglio, i
consumi privati, sostenuti dalle spese per salute e immobili,
sono invece aumentati in modo netto. Gli investimenti per impianti
e attrezzature sono nuovamente aumentati e gli investimenti
edilizi, dopo un debole trimestre precedente, hanno
registrato di nuovo una leggera ripresa.
 
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Focus: Nubi sul mercato del lavoro svizzero
Il prossimo martedì la Segreteria di Stato dell'economia
pubblicherà i dati sulla disoccupazione per il mese di maggio.
Sono due gli aspetti per cui i dati del mercato del lavoro
si trovano al centro dell'attenzione: da un lato si attendono
nuove indicazioni sulla modalità con cui il franco
forte si ripercuote sull'economica e quindi sull'occupazione.
Dall'altro negli scorsi mesi l'immigrazione non è calata,
nonostante la maggiore debolezza dell'economia.
Atteso un calo dell'occupazione industriale
Il franco forte pone grandi problemi a molte imprese orientate
alle esportazioni. I dati del PIL svizzero nel primo trimestre
2015 indicano che l'industria manifatturiera ha
perso lo slancio dei trimestri precedenti. E la creazione di
valore nel settore alberghiero è crollata quasi del 4% rispetto
al trimestre precedente. Le sfide economiche penalizzano
i posti di lavoro, soprattutto nell'industria, e le prospettive
restano cupe. Un indicatore affidabile in questo
senso è il sondaggio dei responsabili degli acquisti in riferimento
all'andamento dell'occupazione. Nell'attuale indice
di maggio il 6% degli intervistati ha espresso un dato
sull'occupazione più elevato rispetto al mese precedente,
mentre quasi un quarto ha segnalato un'occupazione ancora
in calo. Il risultante livello dell'indice, di 40.7 punti,
certo non è basso come negli anni della crisi 2008/9,
quando poi era sceso fino a quasi 30 punti, ma si trova
comunque chiaramente al di sotto della media pluriennale.
In passato questo era un segnale affidabile per prevedere
un aumento della quota di disoccupati nei mesi successivi
(vedi grafico).
Anche il Barometro dell'occupazione dell'Ufficiofederale di
statistica conferma una dinamica in calo sul mercato del
lavoro. L'indicatore sulle prospettive di occupazione nel T1
2015 ha evidenziava una lieve diminuzione. Inoltre il numero
dei posti vacanti registra una costante riduzione, del 6%
rispetto al trimestre dell'anno precedente.
La domanda di lavoro resta pertanto contenuta. Già nel
2014 erano stati creati solo circa 32'000 nuovi posti equivalenti
all'occupazione a tempo pieno, rispetto al 2012 il
numero dei nuovi posti si è così dimezzato. Nel 2014 è
stato registrato un aumento di appena il 4% di nuovi posti
nel settore edile e nell'industria. Nell'industria manifatturiera
solo il settore farmaceutico ha registrato un sostanziale
aumento di posti. Nella maggior dei casi vengono creati
posti nel settore dei servizi.
Nessun freno dell'immigrazione
Mentre, sul fronte del lavoro, la dinamica della domanda
registra una notevole riduzione, l'offerta aumenta a causa
della costante immigrazione. La tendenza si è confermata
anche nel primo trimestre 2015. A un incremento della
popolazione straniera con residenza fissa pari a 39'102
persone è corrisposto un deflusso di 16'892 persone. Per
quasi la metà dei trasferimenti il motivo di immigrazione è
rappresentato dall'attività lavorativa, il 10% si trasferisce in
Svizzera per ragioni di studio e il 30% per ricongiungimento
familiare. Nello scorso trimestre l'immigrazione nel mercato
del lavoro svizzero è avvenuta quasi per l'80% nel
settore dei servizi, dove le prospettive di occupazione sono
ancora più positive. Resta ancora da vedere se il previsto
rallentamento della domanda di lavoro determinerà un
calo dell'immigrazione di ugual misura.
In maggio miglioramento solo grazie a fattori stagionali
In aprile il tasso di disoccupazione svizzera era nuovamente
aumentato dal 3.2% al 3.3% per la prima volta da quasi
due anni. Per maggio, per il momento, non prevediamo un
ulteriore aumento del tasso di disoccupazione destagionalizzato.
Il leggero peggioramento, da noi previsto, sul mercato
del lavoro a causa del vento congiunturale contrario e
dell'immigrazione dovrebbe realizzarsi gradualmente nel
corso dei prossimi mesi. Entro la fine anno prevediamo che
il tasso di disoccupazione aumenterà al 3.5%.
Per maggio tuttavia gli effetti stagionali determineranno
persino una minore quantità di iscrizioni alla disoccupazione.
Solo nel settore edile e in quello alberghiero prevediamo
che si siano registrate come disoccupati circa 2'000
persone in meno. Nel corso dell'anno i modelli stagionali
tuttavia si compensano e sul mercato del lavoro dovrebbe
imporsi una tendenza negativa.
L'indice dei responsabili degli acquisti segnale un
peggioramento sul mercato del lavoro
 
.......a lugano...autunno.....

Focus: non è necessario che la BNS intervenga
La conclusione della stima sulla situazione in merito alla politica
monetaria della BNS del prossimo giovedì sarà il seguente:
i tassi sui depositi a vista presso la Banca nazionale
resteranno a -0.75% e anche le franchigie rimarranno invariate.
Non prevediamo quindi alcuna modifica della politica
dei tassi negativi.
Se sia necessario ridurre ulteriormente i tassi negativi dipende,
secondo le recenti affermazioni del Presidente della
BNS, Thomas Jordan, da sviluppi internazionali. Oltre alla
maggiore incertezza a causa dell'interminabile poker del
debito greco e dell'imminente primo intervento sui tassi
della Fed americana, deve essere considerato concretamente
anche il contesto internazionale dei tassi sul mercato
dei capitali. Infatti un fattore decisivo per l'attrattiva del
franco in quanto valuta rifugio è la differenza dei tassi con
gli USA e con l'Eurozona. Sulla scia dell'annuncio, e anche
dopo l'avvio del programma ampliato di acquisti di obbligazioni
della BCE, i tassi a lungo termine nell'Eurozona
hanno inaspettatamente subito un ulteriore forte calo. E la
differenza dei tassi si è notevolmente ridotta fino alla metà
di aprile. Dato che i rendimenti per i titoli svizzeri a lunga
scadenza già prima si attestavano vicini alla soglia dello
zero, un calo come quello delle obbligazioni dell'Eurozona
non è stato più possibile. Negli anni precedenti all'inizio
della crisi del debito dell'euro, lo spread negativo rispetto
ai titoli di stato tedeschi era ancora in media di 1.3 punti
percentuali. Fino al momento della sospensione del corso
minimo, questo era sceso tuttavia a soli 0.2 punti percentuali
scarsi. Non si è trattato di uno sviluppo
che ha reso il franco meno interessante come valuta di investimento.
Anzi, proprio il contrario.
Lo spread tra i tassi è nuovamente aumentato
Differenza dei tassi rispetto alle obbligazioni decennali della
Confederazione, in punti percentuali
Fonte: Bloomberg, Raiffeisen Research
L'inversione dell'eccessivo calo dei rendimenti dei titoli di
stato dell'Eurozona da fine aprile ha tuttavia ulteriormente
ampliato in modo netto lo spread tra i tassi. Questo, conseguentemente,
ha ridotto la pressione sul franco svizzero,
rendendo superfluo qualsiasi ulteriore intervento da parte
della BNS.
La Banca nazionale continua tuttavia a considerare il franco
come chiaramente sopravvalutato rispetto all'euro e prevede
un ulteriore deprezzamento del franco nel corso
dell'anno. Anche noi, sul periodo di un anno, ci aspettiamo
un aumento di EUR/CHF a 1.14. La maggiore differenza tra
i tassi dovrebbe nuovamente attirare gli investitori svizzeri
di capitali a investire maggiormente in valute straniere.
Questo vale soprattutto in caso di una soluzione (provvisoria)
per la Grecia e in presenza di una maggiore sicurezza
sulla prosecuzione della normalizzazione dei tassi della Fed.
Le elevate eccedenze delle partite correnti della Svizzera negli
ultimi anni non sono state praticamente investite in altre
valute, mentre soprattutto aziende, assicurazioni e casse
pensioni sono state più prudenti su questo fronte. Lo dimostrano
i dati della Banca nazionale sulle consistenze dei depositi
presso le banche in Svizzera. Ultimamente
si riferisce tuttavia di nuovo in misura crescente di
piani di ristrutturazione degli investitori istituzionali svizzeri.
Se in presenza di differenze dei tassi costantemente elevate
su ampia scala si dovessero registrare nuovamente maggiori
investimenti di capitale esteri, questo significherà anche
un crescente vento a favore per EUR/CHF. A supporto
di questa tendenza la BNS dovrebbe mantenere il tasso negativo
al livello attuale fino a nuovo ordine.
Gli investitori svizzeri, dalla crisi finanziaria, evitano
parzialmente gli investimenti in valuta estera
 
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Trappola valutaria del franco
Per chi investe in CHF non sono state solo le ultime quattro
settimane un gioco a somma zero, ma l'intero 2015. Mentre sui mercati azionari europei, calcolati in
euro, si può parlare almeno di prese di beneficio, il rendimento
calcolato in franchi è in rosso a causa dello shock
valutario. Grazie alla successiva forte ripresa dello SMI, su
base annua almeno per chi ha investito in azioni svizzere e
in franchi non risulta alcuna perdita. Questi svantaggi dovuti
a fattori valutari dovrebbero gradualmente finire. Prevediamo
infatti che la ripresa congiunturale in Europa fornirà
nuovo slancio all'euro, non solo rispetto al dollaro, ma
anche rispetto al franco svizzero.
Franco previsto di nuovo un po' più debole
All'attuale tasso di cambio, il franco svizzero è notevolmente
sopravvalutato rispetto all'euro in base a ogni metodo
di calcolo. L'interminabile rinvio dell'ultima resa dei
conti con la Grecia, che ora potrebbe terminare alla fine di
giugno, dovrebbe tuttavia ritardare ancora l'indebolimento
da noi previsto del franco. Fino a quel punto l'incertezza
dovrebbe dominare e tenere in scacco i mercati.
Un motivo in più per restare a guardare per il momento.
 
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La BCE continua invece a mantenere il suo programma di
acquisti di obbligazioni. Le aspettative inflazionistiche si
sono nettamente allontanate dai loro minimi. Tuttavia, per
poter constatare una duratura ripresa della tendenza dei
prezzi, secondo la BCE sarebbe necessario un «lungo periodo».
Con la politica monetaria sempre ultraespansiva
nell'Eurozona, anche la BNS manterrà per il momento la
sua politica dei tassi negativi.
 
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Rispetto alla Fed, la valutazione della situazione e la decisione
sui tassi della Banca nazionale svizzera ha lasciato aperto
meno margine per interpretazioni. La BNS è soddisfatta
dell'effetto della politica monetaria. Tale politica si basa
attualmente su possibili interventi sul mercato delle divise e
su tassi negativi. In effetti, attualmente queste misure sembrano
essere efficaci. Nonostante una forte volatilità sui
mercati finanziari, rispetto al CHF l'EUR si è mantenuto nettamente
sopra la parità. I dati settimanali dei depositi a vista
presso la BNS mostrano che ciò è stato possibile senza – o
con scarsissimi – interventi. Ma anche la BNS constata di
essersi «spinta molto avanti» con le sue misure nel confronto
internazionale. In questo contesto, un'ulteriore riduzione dei
tassi non è probabile. L'entità dei tassi negativi è già notevole.
Attualmente ne sono interessati averi di CHF 155 miliardi,
il che con un tasso di -0.75% all'anno rappresenta quasi CHF
1.2 miliardi. La BNS definisce soddisfacente l'andamento sul
mercato immobiliare. Gli squilibri non si sarebbero ulteriormente
inaspriti. Condividiamo il parere che il mercato per
immobili a uso abitativo si sia leggermente normalizzato.
 

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