€/CHF operatività senza AT

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infatti....

secondo il suo Presidente Thomas Jordan, la
BNS è intervenuta sul mercato delle divise. In precedenza
l'EUR / CHF è stato sotto pressione per un breve periodo, ma
ora viene scambiato di nuovo sopra 1.04. Gli acquisti della
BNS dovrebbero essere stati piuttosto esigui. Ulteriori interventi
sono previsti nel caso di un nuovo peggioramento della
situazione in Grecia. Nel frattempo, gli indicatori congiunturali
svizzeri continuano ad essere disomogenei. Mentre il PMI
per la prima volta da parecchi mesi ha superato i 50 punti, il
barometro congiunturale KOF ha registrato una correzione.
Quando l'incertezza sulla Grecia sarà rimossa, l'EUR / CHF
dovrebbe gradualmente recuperare in considerazione della
ripresa congiunturale nell'Eurozona. Prevediamo quindi
sempre un solido andamento congiunturale della Svizzera
nel resto dell'anno.
 
...........................
la Banca nazionale svizzera è intervenuta con
molta probabilità nuovamente sul mercato delle divise; questa
volta con un corso dell'euro di 1.04, relativamente elevato rispetto
a precedenti interventi. Per i mercati diventa pertanto
sempre più difficile prevedere a partire da quale corso la BNS
acquisterà euro. Questa imprevedibilità aumenta a sua volta
l'effetto degli acquisti di divise. Durante il presunto intervento
recente, l'EUR/CHF è aumentato nell'arco di ore da 1.04 a oltre
1,05
 
1,03

...........................
b. w.


Focus: Franco poco variato nonostante la
Cina e la Grecia
Durante l'inasprimento della crisi del debito in Grecia, il franco
veniva scambiato in una stretta fascia di negoziazione rispetto
all'euro. Quando verso il fine settimana del referendum del 5
luglio una Grexit era diventata più probabile l'EUR/CHF non è
sceso sotto 1.0350. Ma anche dopo il compromesso con i capi
di stato e di governo dell'Eurozona e la prospettiva di un 3°
pacchetto di aiuti, l'EUR/CHF non è riuscito a consolidarsi sopra
1.05.
Il tasso negativo e gli interventi sono efficaci
Che il CHF anche con un'incombente uscita della Grecia
dall'Eurozona non sia aumentato maggiormente, è tra l'altro
il risultato degli interventi della Banca nazionale sul mercato
delle divise. Il Presidente della BNS, Thomas Jordan, ha confermato
che la BNS è intervenuta. I depositi a vista delle banche
presso la Banca nazionale forniscono un'indicazione
sull'entità degli interventi. Dalla metà di dicembre
2014 alla metà di febbraio 2015, questi depositi erano
aumentati di circa CHF 70 miliardi e soprattutto prima della
sospensione del limite minimo dell’euro hanno registrato un
fortissimo aumento. Successivamente, il franco sembrava in
grado di attestarsi attorno a 1.05 senza interventi della BNS.
Fino a quando a giugno la necessità di interventi è di nuovo
aumentata con un notevole incremento dei depositi a vista.
Che la pressione rialzista sul franco non sia diventata ancora
maggiore può essere in parte attribuita al tasso negativo. Ma
anche la perseguita imprevedibilità del livello degli interventi
dovrebbe aver avuto un effetto favorevole rispetto a un corso
minimo fisso

Uno sguardo alle altre valute mostra che nonostante l'incertezza
sulla Cina e sulla Grecia, il franco non ha dovuto fungere
da solo da porto sicuro. Con l'aumento dello stato di allerta
sui mercati non viene ritenuto attraente solo il franco, ma anche
le valute forti globali, quali il dollaro statunitense, lo yen
giapponese o la sterlina britannica. Nelle ultime settimane, il
dollaro si è rivalutato da 91 a 95 centesimi circa.
Prevista lieve distensione sul fronte valutario
Nelle prossime settimane prevediamo sempre una forte volatilità
sui mercati finanziari. Tuttavia, né in Cina né in Grecia
10% rispetto all'anno precedente. Per il commercio estero,
tuttavia, una solida congiuntura globale e una distensione sul
fronte valutario rimangono determinanti.

prevediamo un'escalation che generi una fuga verso i porti
sicuri. Qualora, tuttavia, ciò avvenisse, la BNS farebbe in modo
che l'EUR/CHF si stabilizzi probabilmente attorno a 1.03. Inoltre,
i dati congiunturali negli Stati Uniti e nell'Eurozona rimangono
robusti, il che potrebbe determinare un leggero aumento
dei tassi sui mercati dei capitali. Le valute a tassi bassi,
come il CHF, diventano meno attraenti in questo contesto.
La prossima settimana sono in programma i dati delle esportazioni
svizzere per giugno. Il forte franco ha notevolmente
penalizzato le esportazioni nominali . Le esportazioni
reali, al netto dei prezzi, dovrebbero essere diminuite in
misura minore. Ciò significa che gli esportatori hanno dovuto
vendere i prodotti a prezzi inferiori all'estero. Dove per la produzione
vengono acquistate prestazioni anticipate dall'estero,
ciò può in parte essere compensato mediante importazioni
più convenienti. Infatti i prezzi all'importazione sono calati del
10% rispetto all'anno precedente. Per il commercio estero,
tuttavia, una solida congiuntura globale e una distensione sul
fronte valutario rimangono determinanti.
 
........................

Focus: riserve valutarie BNS nella bufera dei
mercati
Quando venerdì prossimo la Banca nazionale svizzera (BNS)
presenterà il conto economico per il 2° trimestre, gli effetti
del forte aumento del bilancio diventeranno di nuovo chiaramente
visibili. La perdita trimestrale da noi prevista ammonta
a circa CHF 15 miliardi. Nel frattempo, gli investimenti
in divise e l'oro hanno un controvalore di circa CHF 555
miliardi e quindi la perdita trimestrale corrisponde a un'oscillazione
di valutazione inferiore al 3%. Sui mercati finanziari
nello scenario degli investimenti attualmente difficile questo
non è un'anomalia.
Focus sui rischi valutari e di modifica dei tassi d'interesse
Per quanto riguarda i rischi del bilancio della BNS, spesso
viene citata l'elevata consistenza titoli in EUR. Effettivamente
la Banca nazionale detiene riserve in euro di circa CHF 220
miliardi. Una svalutazione di EUR/CHF dello 0.45% genera
sul bilancio già una perdita contabile di CHF 1 miliardo (ved.
grafico). Ma anche le riserve in USD sono notevoli, per cui un
indebolimento del dollaro pari allo 0.6% costerebbe un miliardo
di valore contabile. Nel T2 l'USD rispetto al CHF è
diminuito addirittura di quasi il 4% e contribuisce quindi in
misura notevole al pessimo risultato.
Meno in primo piano rispetto alle valute, ma almeno altrettanto
determinante per il successo dell'investimento è la
gestione dei rischi di modifica dei tassi d'interesse. Con l'obiettivo
di garantire a lungo termine almeno la conservazione
del valore, il portafoglio della BNS è investito principalmente
in obbligazioni di elevata qualità del credito. Di conseguenza,
già una perdita di corso media per le obbligazioni
dello 0.2% determina una perdita di CHF 1 miliardo per il
portafoglio complessivo. Negli ultimi anni, gli investimenti
obbligazionari si erano dimostrati un sicuro contributo al
rendimento con tassi in continuo calo. Con tassi vicini allo
zero sale ora però anche il rischio di perdite di corso. La
Banca nazionale contrasta questo rischio con una durata
delle obbligazioni relativamente breve. La duration media
ammonta a 4 anni. Pertanto, nel T2 è stata evitata una perdita
ancora maggiore. Infatti, in questo periodo sono aumentati
soprattutto i tassi del mercato dei capitali a lunga
scadenza, mentre la curva dei tassi all'estremità breve è
rimasta ben ancorata. I titoli di stato tedeschi, presenti nel
portafoglio della BNS con una ponderazione elevata, hanno
perso nel T2 il 5% circa con una durata di 10 anni, mentre i
titoli a 4 anni solo lo 0.5% circa.
Oro e azioni: importanti e volatili
Per muovere di un miliardo il portafoglio della BNS, i corsi
azionari e il prezzo dell'oro devono cambiare rispettivamente
dell'1.1% e del 2.6%. Nel periodo in rassegna, l'oro in CHF è
diminuito addirittura di quasi il 5% e ha penalizzato il risultato
con quasi CHF 2 miliardi. Per contro, le azioni a livello
globale hanno avuto un andamento disomogeneo. La diversificazione
globale ha conferito un po' di stabilità al portafoglio
azionario.
Abituarsi alle oscillazioni
Le forti oscillazioni in termini assoluti del risultato della BNS
diventano normali con questi volumi d'investimento. Dalla
fine del periodo in rassegna relativo al T2, le riserve in questi
due mesi scarsi dovrebbero già essere aumentate di circa
CHF 9 miliardi. Al momento attuale è di aiuto l'USD, che
dalla fine di giugno è aumentato di quasi il 2%, e con la
citata sensibilità del portafoglio contribuisce alle riserve con
utili contabili pari a oltre CHF 4 miliardi. Ma il 2% può essere
un'oscillazione giornaliera per i corsi delle divise. All'attuale
corso del dollaro, anche le ulteriori perdite in oro sarebbero
più che compensate. Un chilo d'oro costa ancora quasi CHF
34'000, rispetto a CHF 35'260 alla fine di giugno. Di recente
le riserve valutarie sono state invece aiutate dal fatto che
l'aumento dei tassi ha fatto una pausa. Questa dovrebbe
però essere solo di natura provvisoria, dato l'andamento
congiunturale globale sempre solido, l'inversione di tendenza
dell'inflazione e un aumento dei tassi della Banca centrale
statunitense nel corso dell'anno. Quindi, oltre agli andamenti
valutari sarà proprio la gestione dei rischi di modifica dei
tassi d'interesse il fattore propulsivo determinante delle riserve
valutarie svizzere nei prossimi mesi

m
 
.....................
Nei prossimi giorni, il calendario dei dati svizzero è molto
pieno. L'indice dei responsabili degli acquisti è particolarmente
nel focus, dopo che a luglio il barometro KOF è aumentato
rapidamente di 10 punti, arrivando a un valore di
99.8, vicino alla media pluriennale. L'indice dei responsabili
degli acquisti svizzero ha mostrato già poco dopo l'eliminazione
del corso minimo dell'euro una leggera tendenza rialzista,
ma la soglia di espansione di 50 punti non è stata più
superata dopo lo shock del franco. Il portafoglio ordini e le
componenti della produzione hanno comunque già recuperato.
La componente occupazionale ha avuto invece un andamento
deludente, ma ora sembra stabilizzarsi. L'indice dei
responsabili degli acquisti per luglio, che prevediamo di
poco sopra i 50 punti, e il barometro KOF mostrano che l'economia
svizzera verso la metà dell'anno dovrebbe trovarsi
di nuovo su un percorso di crescita.
Non solo il sondaggio nel settore industriale indica la tesa
situazione del mercato del lavoro, anche i dati SECO evidenziano
la difficile situazione e dovrebbero confermarla la
prossima settimana per luglio. Non da ultimo a causa del
forte franco, il tasso di disoccupazione destagionalizzato già
nel secondo trimestre era aumentato dal 3.2% al 3.3%. Prevediamo
che nel terzo trimestre, probabilmente già a luglio,
questo tasso aumenterà al 3.4%.
I prezzi svizzeri al consumo rimangono in calo. Come accade
sempre a luglio, i saldi hanno fatto scendere il livello dei
prezzi. Il calo del prezzo del petrolio si fa invece notare solo
marginalmente nei prezzi della benzina e dell'olio combustibile.
Pertanto, rispetto a giugno prevediamo un calo dell'inflazione
dello 0.4%, il che per il rincaro annuale significa un
valore invariato del -1.0%.
Nonostante i solidi dati congiunturali dagli Stati Uniti e
valore invariato del -1.0%.
Nonostante i solidi dati congiunturali dagli Stati Uniti e
dall'Europa, la tendenza rialzista dei rendimenti del mercato
dei capitali si è interrotta, poiché le aspettative inflazionistiche
rimangono contenute in seguito al calo dei prezzi delle
materie prime. Inoltre, durante la stagione delle comunicazioni
e con la persistente incertezza sui mercati cinesi, i mercati
azionari si mostrano volatili, il che aumenta la domanda
di obbligazioni sicure. Soprattutto l'andamento del mercato
cinese dovrebbe rimanere ancora al centro dell'attenzione e
rimanere un focolaio d'incertezza a causa di possibili effetti
sull'economia reale


m
 
..............................

In Svizzera, l'indice dei responsabili degli acquisti pubblicato
all'inizio della settimana dopo la forte ripresa del barometro
congiunturale KOF è stato deludente. È diminuito da 50.0 a
48.7 – spinto da una valutazione nettamente più debole del
portafoglio ordini. Non si delinea pertanto alcuna rapida ripresa
della dinamica industriale svizzera. Anche l'indice trimestrale
della fiducia dei consumatori del SECO è nettamente
peggiorato. Nonostante una situazione finanziaria
sempre buona, le aspettative delle famiglie sull'andamento
congiunturale e sulla sicurezza del posto di lavoro sono peggiorate.
A differenza dei licenziamenti nell'industria manifatturiera,
l'occupazione nel settore dei servizi aumenta però
ulteriormente. Ciò impedisce un aumento maggiore del
tasso di disoccupazione, che a luglio, destagionalizzato, è
rimasto invariato al 3.3% - rispetto al 3.2% raggiunto prima
dell'eliminazione della soglia minima del tasso di cambio.
Anche il settore turistico, colpito dal forte franco, è riuscito
a registrare un buon andamento nel primo semestre 2015.
Nel confronto annuale, con - 0.6% il calo dei pernottamenti
è stato contenuto. La forte flessione del numero di visitatori
dei paesi vicini europei è stata stabilizzata grazie a maggiori
turisti nazionali e asiatici.
 
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Il positivo sviluppo del mercato dal compromesso
provvisorio con la Grecia ha fatto salire l'EUR/CHF.
La spinta dovrebbe però diminuire a breve termine.
Anche per l'EUR/USD vediamo poco movimento.
La crisi della Grecia, l'allentamento quantitativo da parte
della BCE e gli altri fattori d'incertezza hanno mantenuto
basso l'EUR/CHF negli ultimi mesi. La Banca nazionale svizzera
è intervenuta ripetutamente fino a luglio sul mercato
delle divise con importi limitati. Da metà luglio il franco si
è tuttavia indebolito sensibilmente fino a oltre 1.08, probabilmente
senza ulteriore supporto da parte della Banca
centrale. La crisi del debito greca rimane però irrisolta e
l'incertezza politica in Grecia elevata. Anche per questo
motivo a breve termine non prevediamo alcuna persistente
tendenza rialzista per l'EUR/CHF. Sul periodo di un
anno, tuttavia, il franco dovrebbe diminuire ulteriormente
verso 1.14, in seguito a una ripresa sostenibile negli altri
paesi dell'Eurozona.
EUR/USD dominato dalle aspettative sui tassi
Per l'EUR/USD in estate non si scorge invece alcuna chiara
tendenza. Di recente, soprattutto le oscillazioni delle
aspettative sui tassi di riferimento per la Fed hanno determinato
il corso. A breve termine, ulteriori turbolenze relative
alla Grecia e i forti dati congiunturali statunitensi potrebbero
mettere ancora sotto pressione l'euro. Indipendentemente
dal fatto che un primo aumento dei tassi della
Fed avvenga una o due riunioni prima o dopo, a nostro
parere attualmente non esiste però alcun motivo per la
Fed di deviare dai suoi piani di una normalizzazione dei
tassi complessivamente lenta. Le prospettive inflazionistiche
rimangono molto moderate, favorite dal ribasso dei
prezzi delle materie prime. Di conseguenza non vediamo
alcun grande fattore propulsivo per un'ulteriore divergenza
delle aspettative sui tassi a medio termine per gli
Stati Uniti e per l'Eurozona. Sul periodo di 3 mesi prevediamo
quindi una tendenza laterale per l'EUR/USD. E se
con un consolidamento della congiuntura dell'Eurozona si
intravede una fine programmata degli acquisti di obbligazioni
da parte della BCE, sul periodo di un anno vediamo
addirittura di nuovo un po' di potenziale rialzista per l'euro
rispetto all'USD. L'USD/CHF rimarrebbe in questo caso in
un orizzonte di 12 mesi senza grande movimento leggermente
sotto la parità.
Yen debole, ma non più debole
La ripresa dell'economia giapponese procede ordinatamente.
Tuttavia, la dinamica, e di conseguenza anche le
aspettative inflazionistiche, rimangono sempre indietro rispetto
agli obiettivi della politica. Di conseguenza, la politica
monetaria rimarrà ultraespansiva e il programma di
acquisti della Bank of Japan sarà forse addirittura ulteriormente
esteso. Ciò ha indebolito di nuovo lo yen e fatto
salire l'USD/JPY verso 125. Senza un annuncio di ulteriori
misure inaspettatamente drastiche di allentamento, nel
frattempo il potenziale ribassista dovrebbe però essere
ampiamente esaurito
 
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La prossima settimana, con la pubblicazione dei dati sul PIL
svizzero per il T2 2015 si saprà se la Svizzera è entrata in una
recessione tecnica. Per definizione questo accadrebbe in caso
di produzione economica negativa per due trimestri consecutivi.
Nel primo trimestre, il prodotto interno lordo svizzero è
sceso dello 0.2% rispetto all'ultimo trimestre 2014. I dati attuali
fanno tuttavia pensare che non si è verificato un ulteriore
indebolimento nella dinamica congiunturale svizzera, anche
se il forte franco rappresenta una grande sfida per ampi settori
dell'economia. Un pilastro affidabile della crescita economica
è il consumo privato, che da quattro anni non ha più
fornito alcun risultato trimestrale negativo. Perfino negli anni
della crisi finanziaria il consumo è riuscito ad affermarsi. Infatti,
le spese per le abitazioni o la salute mostrano una tendenza
positiva indipendentemente dalla congiuntura. Ma anche
i dati attuali dei settori più sensibili alla congiuntura, quali
le vendite di vetture, mostrano che la forza del franco viene
sfruttata dai consumatori anche per spese supplementari. Un
ruolo decisivo per il risultato complessivo spetta anche al contributo
del commercio estero. Il primo trimestre ha già confermato
l'ostacolo valutario per le esportazioni. Anche nel T2
le esportazioni reali dovrebbero essere ancora diminuite leggermente.
Per le importazioni prevediamo tuttavia un calo
maggiore, il che determina però un positivo contributo alla
crescita del commercio estero. Anche per gli investimenti per
impianti e attrezzature, le temute sfide dovrebbero portare a
un leggero calo e non a un crollo. Per gli investimenti edilizi
continuiamo a prevedere un elevato livello dell'attività, ma
nessun'altra accelerazione. Pertanto, nel complesso dopo il
lieve calo nel primo trimestre la creazione di valore dell'eco
nomia svizzera dovrebbe aver registrato un andamento stabile
e dovrebbe riportare la crescita allo 0.9% rispetto all'anno
precedente, dopo l'1.1% nel T1. A nostro parere, il fatto che
la recessione è stata quindi probabilmente evitata è meno importante
rispetto alla conferma che l'economia svizzera gestisce
lo shock del franco con un rallentamento e non subisce
alcn crollo


m
 
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L'economia svizzera ha un andamento lento, ma leggermente
più dinamico di quanto la maggior parte degli osservatori del
mercato aveva previsto. Nel secondo trimestre 2015, la produzione
svizzera è aumentata dello 0.2% rispetto al trimestre
precedente, per cui è stata evitata una recessione tecnica. Il
consumo privato ha registrato un andamento sempre robusto,
mentre gli investimenti per impianti e attrezzature hanno
registrato un aumento sorprendentemente forte. Il commercio
estero ha confermato il quadro che era già stato segnalato
dalla statistica doganale: le importazioni sono diminuite più
delle esportazioni, il che ha determinato complessivamente un
positivo contributo del commercio estero. Il crollo della crescita
nel primo semestre è stato quindi evitato e le prospettive
per il resto dell'anno indicano una leggera accelerazione congiunturale.

L'occupazione aumenta ulteriormente
Sul mercato del lavoro svizzero si delinea certo un leggero aumento
del tasso di disoccupazione, ma nonostante gli ostacoli
congiunturali vengono creati posti di lavoro. Questo si è verificato
anche nel T2, quando rispetto al trimestre precedente
sono stati creati 14'000 nuovi posti di lavoro. I modelli noti
dei trimestri precedenti sono stati confermati senza che le tendenze
accelerassero. Nel settore industriale si è verificato in
termini netti un leggero calo dell'occupazione. La maggior
parte del calo dell'occupazione nell'industria proviene dai produttori
di metallo e attrezzature elettriche nonché dai costruttori
di macchinari. Senza dubbio, la forza del franco lascia qui
le sue tracce. 15'000 posti di lavoro sono stati invece creati
tra marzo e giugno dai fornitori di servizi, di cui oltre la metà
nei settori istruzione, sanità e servizi sociali. Quanto all'economia
globale, l'andamento dell'occupazione fa supporre che il
raffreddamento nell'industria possa essere compensato dal
settore dei servizi. La costante creazione di posti di lavoro, che
vengono occupati anche dall'immigrazione, fa pensare che
soprattutto le componenti come il consumo privato o l'attività
edilizia forniscano sempre un importante contributo alla crescita
economica.
Congiuntura globale come fattore di rischio
Con un debole indice dei responsabili degli acquisti cinese e
la svalutazione dello yuan sono sorti dubbi sulla dinamica della
crescita economica cinese. La Cina è diventata un importante
acquirente delle esportazioni svizzere. Nel 2014, con CHF 9
miliardi le esportazioni verso la Cina hanno rappresentato oltre
il 4% di tutte le esportazioni di merci. Sarà tuttavia decisivo
vedere come il previsto indebolimento della Cina penalizzerà
la congiuntura dei paesi industrializzati. Infatti, per le esportazioni
svizzere l'Eurozona è per esempio dieci volte più importante
della Cina. Il positivo andamento nell'Eurozona negli ultimi
trimestri ha potuto compensare in parte l'effetto del
franco. Anche nel secondo trimestre, con lo 0.3% l'economia
dell'Eurozona è cresciuta di nuovo in modo robusto rispetto
al trimestre precedente. Un calo della dinamica di crescita
nell'Eurozona colpirebbe duramente la Svizzera.
Prospettive di crescita intatte
Dopo un debole primo semestre, nel secondo semestre l'economia
svizzera dovrebbe però registrare di nuovo un andamento
un po' più dinamico. Il contesto globale dovrebbe essere
sufficiente per una leggera espansione. Per l'economia
della Cina prevediamo un indebolimento controllato, che non
dovrebbe penalizzare troppo la congiuntura globale.
Inoltre, la situazione valutaria è leggermente migliorata. Nel
secondo trimestre, l'EUR/CHF è stato scambiato in media
sotto 1.05. Di recente però il CHF si è indebolito e a metà
agosto ha addirittura sfiorato la soglia di 1.10. A causa delle
ridotte aspettative di aumenti dei tassi negli Stati Uniti, l'USD
viene scambiato di nuovo a un livello un po' più basso, ma
con CHF 0.95 per dollaro è circa il 4% superiore al valore
dell'anno precedente.
L'indice svizzero dei responsabili degli acquisti mostra inoltre
che lo shock del franco nel primo semestre non ha potuto minare
la stima delle imprese sull'andamento degli affari e che
attualmente la situazione si presenta migliore rispetto all'inizio
dell'anno. Una crescita annua del PIL dell'1.0%
è ancora a portata di mano per il 2015
 
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In agosto, l'inflazione svizzera è scesa a -1.4% rispetto
all'anno precedente. Si tratta del tasso d'inflazione più basso
dal 1959. Oltre al forte franco, il fattore propulsivo di questo
andamento è il ribasso sui mercati delle materie prime. Nel
corso dell'anno, le quotazioni per i prodotti petroliferi, i metalli
industriali e anche la maggior parte delle materie prime
agricole sono ancora notevolmente diminuite. Il raffreddamento
della congiuntura cinese ha svolto un ruolo determinante.
Mentre il calo dei prezzi favorisce i consumatori svizzeri
e i consumatori in altri paesi importatori di materie prime,
questo calo ha un notevole effetto negativo sulla dinamica di
crescita in numerosi paesi esportatori di materie prime. Circa
due terzi di tutti i paesi emergenti e in via di sviluppo ha una
percentuale di materie prime sulle esportazioni complessive di
merci superiore al 50%.
 

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