EUROPA nazista

L’UE è profondamente dannosa, è un mostro anti-democratico. Voglio impedire che diventi ancora più grosso, che continui a respirare, che continui ad afferrare tutto tra le sue grinfie e che continui ad estendere i suoi tentacoli in tutte le aree della legislazione
linck:
vocidallestero.blogspot.it/2014/06/der-spiegel-intervista-marine-le-pen.html?spref=fb
 
- Sappiamo che segue molto da vicino la crisi attuale in Ucraina. Qual è il suo giudizio complessivo sull’azione dell’UE? E quale dovrebbe essere su scala europea la strategia migliore da adottare per uscire dal tragico impasse attuale?

L’azione dell’Unione Europea è stata alquanto nefasta. Ha messo difatti l’Ucraina davanti ad una scelta impossibile, quella tra l’Europa e la Russia. Ma, vista la complessità e la fragilità di questo paese, era proprio quello che bisognava evitare. Poi, i dirigenti dell’UE hanno chiuso un occhio sul movimento popolare di piazza Maidan, il quale, iniziato come una protesta contro la corruzione del regime, ha cominciato a deviare sin dal dicembre 2013 quando è stato egemonizzato da alcuni partiti di estrema destra. Per finire, l’UE ha sostenuto implicitamente il colpo si stato che ha spodestato il Presidente Yanukovich proprio quando era stato firmato un accordo tra l’opposizione ed il governo per indire nuove elezioni. Accordo spazzato via dal colpo di stato.

La crisi attuale dello stato ucraino è nota, in particolare i referendum di autodeterminazione che hanno avuto luogo nell’est del paese che hanno prodotto una vera e propria guerra civile. Il governo di Kiev usa i suoi aerei ed elicotteri contro gli insorti, si tratta dello stesso livello di violenza che era stato il pretesto per un intervento in Libia e che aveva suscitato l’emozione della comunità internazionale in Siria. L’UE dovrebbe fare una fortissima pressione sulle autorità di Kiev affinché proclamino un cessate il fuoco e aprano immediatamente delle trattative incondizionate con gli insorti. E’ inoltre chiaro come siano necessarie nuove elezioni per la costituzione di un’Assemblea costituente, che sarà l’unica a poter determinare la natura ed il grado di federalizzazione del paese. A quel punto tutte le parti esterne, tanto l’UE quanto la Russia, si devono impegnare a rispettare l’indipendenza e la neutralità dell’Ucraina.
Intervista di AD a Sapir: "Nuova fase di eurocrisi già da settembre"Scenarieconomici.it
 
Le nomine di M Schultz e JC Junker sono ottima cosa.




Giuseppe Sandro Mela.
2014-07-02.
http://www.senzanubi.it/home/nomine-m-schultz-jc-junker-ottima/


Ho passato un giorno a consolare gli afflitti e consigliare i dubbiosi.
Le nomine di M Schultz e JC Junker a Presidente del Parlamento Europeo e della Commissione, rispettivamente, sono un enorme punto a favore di chi vorrebbe cambiare gli attuali assetti politici europei.


Ragioniamo.

Primo esempio. Quando Napoleone venne a sapere che il comando dell’armata occidentale austriaca era stato affidato al generale Mack von Leiberich, fece sturare le sue migliori bottiglie di champagne. Pareva quasi che lo avesse proposto lui. Nella battaglia di Ulm Mack riuscì a perdere 72,000 uomini senza quasi che i francesi avessero dovuto sparare un colpo.
Secondo esempio. Quando il Maresciallo Žukov fu informato tramite la spia “Betty” che la battaglia di Kursk sarebbe stata diretta da Hitler in prima persona fece gran festa e corse subito da Stalin a sottoporgli il piano che avrebbe sfruttato appieno le debolezze caratteriali e psicologiche di Hitler.

* * * * *
Questi due esempi dimostrano che se conta un buon capo, ancor di più conta avere un nemico imbecille.
L’Europa sta iniziando a vedere notevoli sommovimenti nella concezione, finalità e criteri di gestione dell’Unione e dei singoli stati. Come tutti i movimenti di ampio respiro essi sono iniziati in modo quasi impercettibile, per aumentare via via di vigore, a chiazza di leopardo.
Scopi e criteri di gestione dell’Unione e degli organi propagati, specie la Bce, sono visti da una larga percentuale di europei con occhi sempre più critici.
Questo fenomeno è diventato quantizzabile con le elezioni europee ultime scorse, ove questa componente revisionista è riuscita a conquistare un buon numero di seggi.
Tuttavia ciò non è sufficiente.



I poteri del parlamento Europeo sono molto limitati.

Il potere reale è nelle mani dell’apparato burocratico, del Presidente e dei membri della Commissione, che sono nominati ed eseguono ciò che vogliono i legali capi degli stati membri.
Quindi, la vera forza dei revisionisti potrà essere dispiegata solo dopo che saranno riusciti a conquistare la maggioranza nelle rispettive nazioni.
In particolare, tra due anni la Le Pen in Francia e Farage nel Regno Unito potrebbero diventare Presidente e Primo Ministro, rispettivamente. E Francia e Regno Unito sono due pilastri dell’Unione, almeno fino a tanto che vi rimarranno.

* * * * *
M Schultz e JC Junker sono tutt’altro che imbecilli, ma hanno ambedue la caratteristica di essere ideologicamente degli statalisti convinti: credono quasi con fervore di fede allo stato che tutto minuziosamente governa attraverso la burocrazia.
Sono ideologizzati a tal punto che i loro discorsi ed i loro comportamenti assomigliano a quelli delle persone che soggiacciono ad idee dominanti coercitive. Ogni loro agire è dettato da quanto prescriverebbe la loro ideologia, senza riguardo alcuno per la realtà.
Se è evidente che molto difficilmente sapranno gestire le istanze emergenti e le mutate realtà, ancor meno sapranno gestire una Francia ed un Regno Unito avversi nelle persone dei loro legali rappresentanti.
Cercheranno di curare i mali dell’Unione Europea continuando a propinarle quei rimedi che la hanno portata al disastro. Totalmente scollati dal reale ed incapaci di recepirlo.
Questi comportamenti daranno buon gioco alla Le Pen ed a Farage nella conquista del potere interno.
Da quel momento l’equilibrio sarà definitivamente rotto e l’Europa si appresterà a cambiar volto.
Sarebbe stato drammatico per la Le Pen e per Farage se al posto di Schultz e di Junker ci fossero personaggi del calibro di De Gaulle, Churchill, Metternich, oppure Le Clerc du Tremblay.
 
STRAORDINARIO ARTICOLO DI PRITCHARD PER IL TELEGRAPH: ''RENZI HA FALLITO E JUNCKER E' LA CONDANNA A MORTE DELL'ITALIA''

venerdì 4 luglio 2014
STRAORDINARIO ARTICOLO DI PRITCHARD PER IL TELEGRAPH: ''RENZI HA FALLITO E JUNCKER E' LA CONDANNA A MORTE DELL'ITALIA'' - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it
Telegraph: Juncker per la Gran Bretagna è fastidioso, ma per Francia e Italia è letale


Sul Telegraph Ambrose Evans-Pritchard commenta l’elezione del Presidente Juncker: il metodo con cui è stato imposto vìola i Trattati e rende evidente la necessità per la Gran Bretagna, ma ancor più per la Francia e l'Italia, di uscire dalla UE e salvare la propria sovranità (e non morire di deflazione da debito)
Voci dall'estero: Telegraph: Juncker per la Gran Bretagna è fastidioso, ma per Francia e Italia è letale
 
L’Ue: L’esercito contro chi sciopera

stiamo arrivando al capolinea







INFORMAZIONE LIBERA con Pietro Reina
L’Ue: guerra alle porte? L’esercito contro chi sciopera
Gli esperti dei think-tank stanno chiedendo all’Unione Europea che si prepari a combattere scioperi e proteste sociali con la forza militare. A causa dell’ aggravarsi delle disuguaglianze provocate dall’economia globalizzata e dai crescenti conflitti militari all’interno delle frontiere della Ue, questo tipo di manifestazioni inevitabilmente dovranno aumentare.
Lo conferma uno studio dell’Istituto per la Sicurezza dell’Unione Europea: gli autori, senza mezzi termini, affermano che di fronte a questi sviluppi l’esercito dovrà essere utilizzato sempre più per compiti di polizia, in modo da poter proteggere i ricchi dalla collera dei poveri, riferisce Denis Krassnin. La ricerca, “Prospettive per la difesa europea 2020”, pubblicata già nel 2008, cioè un anno dopo il quasi-collasso del sistema finanziario globale, rende chiaro (fin dal titolo) che gli accademici e i politici sono perfettamente consapevoli delle possibili implicazioni “rivoluzionarie” della crisi. Ecco perché «stanno lavorando sui diversi scenari sociali che potranno essere utilizzati per opporsi alle prossime prevedibili reazioni della vasta maggioranza della popolazione».


«Nel quadro coordinato delle politiche di sicurezza – si legge – si stanno fondendo le responsabilità delle forze di polizia con quelle delle forze armate, Catherine Ashtone si stanno creando delle capacità comuni per affrontare le proteste sociali».

La radio tedesca “Deutschlandfunk” ha appena parlato di questo studio, precisando che ufficialmente questo “progetto” dovrebbe riguardare solo interventi in paesi al di fuori della Ue.

«Ma ai sensi dell’articolo 222 del Trattato di Lisbona, esiste una base giuridica, creata appositamente per il dispiegamento di unità militari e paramilitari all’interno di Stati membri della Ue, in crisi».

Il trattato, spiega Krassnin in un post ripreso da “Come Don Chisciotte”, è stato scritto da un gruppo di docenti universitari ed esperti nel settore della sicurezza europea, per la difesa e la politica estera. Nella prefazione, redatta dal “ministro degli esteri” dell’Ue, Catherine Ashton – sono definiti quali saranno i parametri a lungo termine che seguirà la politica di sicurezza dell’Unione Europea.
Il contributo più ampio, dal titolo “L’Unione Europea e l’ambiente di sicurezza globalizzato”, riassume l’indirizzo del progetto: Tomas Ries, direttore dell’Istituto Svedese per gli Affari Internazionali, indica che la Ue dovrebbe sempre «combattere i problemi sociali con mezzi militari». Durante la guerra fredda, racconta Krassnin, il professor Ries svolgeva mansioni di esperto di organizzazione per le forze armate del nord Europa.

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica,
quando la Russia è diventata democratica e l'occidente nazista, ha rivolto le sue attenzioni allo studio della politica di sicurezza globale.
Secondo Ries, la principale minaccia per la “sicurezza” europea si annida nella violenza di un prevedibile «conflitto provocato dalle disuguaglianze tra le classi socio-economiche che esistono nella società globale». Conflitti frutto di «asimmetriche tensioni verticali nel villaggio globale». In parole povere, conclude Krassnin, il principale Tomas Ries “problema per la sicurezza” nell’economia mondiale globalizzata è la lotta di classe.
Per illustrare queste “tensioni verticali asimmetriche”, Ries ha rappresentato le disuguaglianze sociali in un grafico. Nella parte superiore ci sono le multinazionali, il “Fortune Global 1000”, o le mille aziende che incassano la maggior parte del fatturato del mondo. Ha calcolato che, tutte insieme, queste multinazionali rappresentino in percentuale lo 0,001% della popolazione, cioè appena 7 milioni di persone. E ha evidenziato che tra loro e la grande massa della popolazione mondiale, quasi 7 miliardi di individui, esiste una distanza enorme, incolmabile. «Visivamente – aggiunge Krassnin, sempre citando Ries – appare evidente che saranno inevitabili conflitti sociali, economici e politici che scaturiranno da questa disuguaglianza». La ricetta di Ries? Semplice: il tecnocrate svedese «raccomanda di mettere la Ue “in simbiosi” con le multinazionali». Il potere di queste aziende «è in costante crescita nei settori della tecnologia e dell’economia», ma ormai «stanno acquisendo una forte influenza anche in altre aree». Dettaglio fondamentale: «Queste multinazionali hanno bisogno dello Stato e lo Stato ha bisogno di loro».
Con la crisi finanziaria, osserva Krassnin, gli Stati hanno già fatto la loro parte per entrare “in simbiosi” coi super-poteri, facendo «pagare alla popolazione i debiti delle banche» e quindi peggiorando ulteriormente le condizioni di quella che un tempo si sarebbe chiamata “classe operaia”. «Come conseguenza di questi attacchi contro i fondamentali diritti sociali», aggiunge Krassnin, secondo Ries si svilupperanno inevitabilmente dei conflitti sociali che colpiranno importanti aree delle infrastrutture. Esempi: «Uno sciopero dei netturbini a Napoli, in Italia, uno sciopero dei vigili del fuoco a Liverpool, in Inghilterra, e dei controllori del traffico aereo negli Stati Uniti». In tutte queste situazioni, «l’esercito è già stato utilizzato per mantenere in funzione le infrastrutture». Anche se questo non era in realtà un lavoro di competenza dei militari, Ries avverte che nei prossimi anni l’esercito dovrebbe essere utilizzato a livello nazionale con sempre maggiore frequenza: il «lavoro di polizia» che dovranno svolgere le truppe sarà necessario sempre più frequentemente a causa di queste tensioni, si legge nel testo.
«Dal momento in cui queste righe sono state scritte, i soldati sono già stati schierati contro i lavoratori in sciopero in Spagna e in Grecia ed è stata dichiarata la legge marziale per costringerli a tornare di nuovo al lavoro». Questo è “inevitabile”, perché «i ricchi dovevano essere protetti dai poveri», sostiene il professore. Dal momento che «la percentuale della popolazione povera e frustrata dovrà continuare ad essere molto elevata, le tensioni tra questo mondo e il mondo dei ricchi è destinata ad aumentare, con tutte le prevedibili relative conseguenze». E visto che «difficilmente entro il 2020 saremo in grado di superare il gap che causa questo problema», cioè i «difetti funzionali della società», ecco che «dovremo proteggere maggiormente la nostra incolumità». Chiaro? «Quando scrive “difetti funzionali”, Ries intende le conseguenze sociali del sistema di profitto globale, come anche le guerre Grecia, polizia antisommossache servono per garantire la funzionalità del sistema». Per Krassnin, «queste sono solo due delle componenti fondamentali del sistema capitalistico, che obbligano un numero sempre maggiore di persone alla povertà o a dover scappare dal proprio paese e diventare dei rifugiati».
Proteggere i ricchi dai poveri? Ries la descrive come «una strategia contro i perdenti del sistema». Benché ammetta che sul piano morale tutto questo sia «estremamente discutibile», secondo Ries non ci sarà nessun’altra via d’uscita «se non saremo capaci di superare le origini di questo problema». La visione del professore è quella dell’élite, «disposta a tutto pur di difendere i propri privilegi e le ricchezze contro l’opposizione del resto della popolazione», annota Krassnin. E attenzione: «Ries non propone solo un regime militare europeo per reprimere gli scioperi, ma anche un rafforzamento massiccio dei singoli Stati membri dell’Ue», in vista di una guerra. «Entro il 2020, al più tardi, la Ue dovrà espandere significativamente le proprie capacità militari», per affrontare «combattimenti ad alta intensità». La pace tra le grandi potenze, infatti, «dipende interamente dal funzionamento dell’economia mondiale: se il sistema dovesse rompersi, anche il tranquillo ordine politico andrebbe distrutto».

Questo è dunque lo scenario a cui si prepara l’Unione Europea. Un ottimo modello operativo? Il golpe in Ucraina contro Mosca, che ha consegnato «poteri forti ai politici». Ulteriori sviluppi? Uno su tutti: «La guerra, all’estero e in patria».
L?Ue: guerra alle porte? L?esercito contro chi sciopera | LIBRE
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto