FATEMI SANTA SENZA INDAGARE TROPPO

Cos'altro dire dei 5s? In pochi anni sono risultati più trasformisti loro di tutti gli altri partiti messi assieme.
Da no euro a si euro
Da no ue a si ue
Da no mes a si mes
Da no alleanze a si alleanze
Da no tav a si tav
Da no doppio mandato a si doppio mandato
Da mai col pd a si col pd
Da parlarci di Bibbiano a è stata una storia gonfiata
Da stop trivelle a si trivelle
Da apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno a essere diventati il tonno in scatola.
Devo continuare???
Fossi in loro mi vergognerei a girare per strada.
 
Un emendamento alla manovra finanziaria presentato da Francesco Verducci del Partito Democratico e Vasco Errani di Leu
prevede uno stanziamento di quattrocentomila euro per celebrare il centenario del Partito Comunista Italiano.

E poiché Pd e Leu fanno parte della maggioranza di governo e questa maggioranza non si può rompere per una vicenda che vale appena quattrocentomila euro,
c’è da credere che l’emendamento verrà approvato e la somma stanziata.

Ma chi gestirà questi soldi?
Il compito spetterà ai presentatori del provvedimento autonominatosi eredi diretti del partito fondato a Livorno nel 1921
o alla Fondazione che detiene il patrimonio immobiliare del vecchio Pci valutato svariati milioni di euro
e realizzato nel corso dei decenni con i contributi provenienti dall’allora Urss,
dalle percentuali dei commerci tra Italia ed Unione Sovietica
e dall’incameramento della gran parte delle vecchie sedi fasciste avvenuto nell’immediato dopoguerra?

Il mistero è fitto.
Così come sono fitte le modalità delle celebrazioni del centenario.

Si rievocherà il “biennio rosso” con tanto di occupazione (ovviamente simbolica delle fabbriche rimaste)?
Si organizzeranno viaggi della memoria sulla Piazza Rossa ed alla Lubianka?
Si esalterà l’infinita guerra civile che ha segnato la storia del nostro Paese dall’inizio del secolo scorso ad oggi
e che viene costantemente riproposta quando la sinistra si trova in difficoltà nel fronteggiare i suoi avversari?

In proposito, nessuno sa nulla.

Tranne in Rai e nei media politicamente corretti che a queste celebrazioni del Pci sono già attrezzati. Le fanno abitualmente tutti i giorni!
 
Prima neve in città.
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Poveri, poveri stupidi, che pena che fate. Ma pensate ai problemi seri.
Alle persone che non hanno lavoro. A quelle che lo perderanno grazie a certi giudici che chiudono gli altoforni.
Pensate a chi ruba al prossimo con le false pensioni di invalidità. Pensate a chi non arriva alla fine del mese.
.....certo, scrivere "pensate" è fuori luogo per questi interdetti.

Il terzino dell'Inter Cristiano Biraghi è finito nel mirino dei social da alcuni giorni per alcuni simboli presenti sui suoi parastinchi
inquadrati durante Inter-Barcellona mentre il difensore si massaggiava la gamba dolorante, in seguito ad uno scontro di gioco.
L'elmo da legionario e la scritta "Vae Victis"
, guai ai vinti, hanno irritato molti tifosi.

Dopo la smentita dell'Inter, che ha negato qualsiasi riferimento al fascismo,
è arrivata anche la dichiarazione dell'agente del giocatore Mario Giuffredi,
che a Tuttomercatoweb ha voluto chiudere il caso:

"Ci tengo a fare una premessa: Biraghi gioca a calcio fin da piccolo ed è professionista ormai da diversi anni e sul suo conto non si è mai sentito nulla né nessuna voce in particolare".

"Fa male che la sola fantasia di alcuni giornalisti possa alimentare un pensiero totalmente sbagliato sulla persona e l’uomo Cristiano Biraghi.
Una fantasia che ha portato alcuni giornalisti a pensare che i simboli presenti sui parastinchi, che lui indossa, siano legati al fascismo".

"Spiego brevemente il significato dei simboli sui parastinchi:

è presente una scritta 'Vae Victis' ovvero guai ai vinti e l’elmo del legionario.
Si tratta del film 'Trecento'
e di un riferimento agli spartani sulla battaglia delle Termopili.
Quindi altra epoca della storia rispetto a quella tirata in ballo".

"Quest’oggi si è letto anche qualcuno che facesse riferimento all’altro parastinchi
su cui è presente una scritta “Sara Victoria” non è altro che i nomi della moglie e della figlia. Spero che questa storia finisca qui”.
 
Personalmente non me ne frega nulla di facebook e di casa pound.
Importante è togliere un "potere distorsivo della libertà" a chi non ne ha il diritto di esercitarlo.

Il Tribunale Civile di Roma ha accolto il ricorso presentato dall’associazione in seguito alla disattivazione della pagina ufficiale
avvenuta il 9 settembre scorso e ha ordinato a Facebook "l’immediata riattivazione della pagina dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound”,
si legge nella sentenza a firma del giudice Stefania Garrisi, nella quale si parla di “accoglimento totale” del ricorso presentato da CasaPound.



Il Tribunale di Roma ha inoltre fissato la penale di 800 euro per ogni giorno di violazione dell’ordine impartito,
successivo alla conoscenza legale dello stesso, condannando Facebook alla rifusione delle spese di giudizio, liquidate in 15.000 euro.
 
Anche Fausto Bertinotti esprime la necessità di tornare alle urne.
Si è detto stufo dell'attuale politica: "La vedo malissimo anche per la sinistra italiana. E purtroppo mi sono ormai quasi adattato a questa condizione, che tuttavia mi pare terribile".

Nonostante questa visione pessimistica, è convinto che andare al voto sarebbe la soluzione migliore
: "Così si potrebbe rompere la coazione governista che sta uccidendo il centrosinistra italiano".

All'inizio dell'esperienza giallorossa era scettico, e ora il suo punto di vista non è cambiato:
"Quello che hanno fatto in questi mesi, purtroppo, mi ha confermato in tutti miei peggiori timori".

A suo giudizio non vi sono segnali di ripresa neanche dopo la finanziaria: "Assolutamente no. Meglio votare al più presto che incancrenirsi in questa condizione".

Tuttavia ci sarebbe da fare i conti con una certa vittoria del centrodestra e soprattutto della Lega di Matteo Salvini:

"Io vedo in questa stagione un nuovo, orribile protagonismo della destra, sospeso in equilibrio tra populismo e reazione".
E ha giudicato "vecchie e perdenti" le opposizioni: "Dentro le acque di questa crisi il salvinismo naviga, prospera, cresce.
Dentro la prigione del governismo la sinistra istituzionale si corrode e muore".

E non sono mancate frecciatine nei confronti del Movimento 5 Stelle e del Partito democratico,
che più volte hanno esplicitato l'importanza della lotta al rigore:
"A parole. Ma poi propongono politiche di governo che in nome della stabilità e della compatibilità hanno eletto il debito e il rigore a sovrani assoluti del sistema. È stato così anche per questa manovra".

Nell'intervista rilasciata a La Verità, l'ex segretario di Rifondazione ha espresso un giudizio anche nei confronti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte
: "Non è questione di gradimento personale. Nel linguaggio classico questa politica si chiama 'trasformismo'.
Lui o un altro non cambierebbe nulla. È la forza del processo che conta".

Inoltre ha fatto un paragone tra il Pd di Matteo Renzi e quello di Nicola Zingaretti: "Dentro il recinto della politica che oggi esiste non esiste nessuna salvezza".

Bertinotti ha poi analizzato il momento che sta attraversando la sinistra italiana:
"Se non guadagna consenso negli strati più poveri, non può risorgere. Non ha nessuna speranza nel Palazzo".

Secondo il suo parere l'onda di Salvini non può essere contrastata nelle istituzioni:
"Siccome la scelta è di sposare queste istituzioni e queste forme di governo, una parte importante di elettori che ha pulsioni di sinistra,
o non le esprime o preferisce il populismo della destra".

Infine ha concluso osservando:
"Quando si arriva al conflitto tra l' alto e il basso, tra il popolo e le élite, questo popolo di sinistra preferisce tutto pur di non far vincere le élite. La sinistra politica non si regge fuori dalle istituzioni".
 
Il premier Conte fa un nuovo regalo agli alleati del Pd, di fatto costringendo gli italiani a saldare un debito pregresso dei democratici che ammonta a 81,6 milioni di euro.

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La presidenza del Consiglio dei ministri non ha infatti proposto appello contro le tre sentenze del tribunale di Roma
che la condannano a pagare alle banche creditrici i debiti di Unità spa, assunti anni fa dal partito dei Democratici di Sinistra
che allora aveva nelle sue file moltissimi dei dirigenti e parlamentari che oggi sono nel Pd.


Appello invece promosso dagli attuali dirigenti dei Ds i cui rappresentanti (che non sono quelli di allora)
a breve protesteranno per la questione di fronte a Palazzo Chigi.

In un altro giudizio ancora in corso, l'onorevole Piero Fassino e l'ex senatore Ugo Sposetti, entrambi nel Pd,
continuano a sostenere di essere ancora il segretario e il tesoriere dei Ds, scontrandosi di fatto con gli attuali vertici.

Una questione che dovrebbe mettere in imbarazzo anche al segretario del Pd Nicola Zingaretti.

I crediti sono quelli vantati da alcune banche nei confronti del partito dei Democratici di Sinistra,per :

13.097.893,25 euro (Intesa),
22.123.363,63 euro (UniCredit e Carisbo),
14.086.943,36 euro (BNL) e
23.459.238,43 euro (Efibanca spa).

Crediti garantiti dalla presidenza del Consiglio dei ministri e che sarebbero dovuti agli istituti bancari in forza dell'«atto aggiuntivo a contratto di finanziamento», rogato per atto pubblico il 3 agosto 2000.

L'obbligo della presidenza del Consiglio dei ministri si fonda sul preteso diritto delle banche di escutere la «garanzia primaria e solidale» prestata dallo Stato.

Le banche nel 2014 chiesero al tribunale di Roma l'emissione dei relativi decreti ingiuntivi a carico della presidenza del Consiglio,
oltre interessi di mora nella misura convenzionale, a decorrere dall'11 ottobre 2011 fino al momento del pagamento,
nonché le spese e i compensi del procedimento, sostenendo che l'amministrazione fosse obbligata alla restituzione degli importi a titolo di garanzia.

Gli istituti di credito hanno chiarito che i «crediti residui» ingiunti sono il rimanente derivante dalla somma «ristrutturata» e «accollata» dai suddetti «partiti»,
dedotte le somme nel frattempo incassate e derivanti dai ratei di finanziamento pubblico ai partiti spettanti allo stesso partito dei Ds.

L'escussione della garanzia dello Stato è stata quindi determinata dall'inadempimento dei Ds
in ordine al puntuale pagamento delle rate dovute alle banche che, visto l'inadempimento del debitore principale,
si sono avvalse del «diritto di ritenere insoluti i finanziamenti erogati».

La presidenza del Consiglio ha proposto opposizione sul presupposto che il partito dei Ds non è affatto incapiente
in quanto possiede migliaia di immobili, fittiziamente intestati con atti di donazione a decine di fondazioni sparse per l'Italia.


Gli immobili dati in garanzia su richiesta, allora, della presidenza del Consiglio, corrispondono in molti casi alle sedi del Pd.

Il giudice di Roma ha affermato che il comportamento dei Ds rivela «condotte elusive (e forse fraudolente)»
e che «delineano un quadro di particolare responsabilità del debitore principale» ovvero il partito dei Democratici di Sinistra.


In particolare, dalla relazione tecnica del tribunale è emerso che l'elenco di immobili consegnato dai Ds alla presidenza del Consiglio,
all'atto del trasferimento della garanzia, coincideva esattamente con quello dei beni ceduti dall'Unità alla società Beta immobiliare e non ai Ds.


In conclusione, la garanzia è stata illegittimamente trasferita sulla base di informazioni false fornite alla presidenza del Consiglio dai dirigenti dell'epoca del partito.

Secondo il tribunale di Roma spetta alla presidenza del Consiglio far dichiarare nulli tutti gli atti di donazione in favore delle fondazioni.

Conte lo farà o pagherà e basta?

Nel frattempo, nel tentativo di poter recuperare il patrimonio del partito e per pagare le banche,
le sentenze sono state impugnate dal nuovo tesoriere del partito dei Democratici di sinistra Carlo D'Aprile.
 
Consiglio di visionare i programmi televisivi di Alpha. Molto, molto più istruttivi.

Invitate da Piero Chiambretti perché prototipo delle donne moderne con un seguito da capogiro,
Taylor e Giada sono state sommerse di complimenti da parte di alcune delle opinioniste.

Francesca Barra, infatti, ha difeso la libertà con cui la influencer si mostra, senza congetture o filtri:
“Tralasciando i pregiudizi che si possono avere, Taylor è una donna di una bellezza imbarazzante che ha la libertà, l’indipendenza e la testa. Se ci fosse stato un uomo, non gli avremmo detto nulla”.

Ma, se la giornalista ha avuto solo parole positive nei confronti della influencer e della sorella Giada,
di parere diametralmente contrario è stata Antonella Elia.

“Ragazze, io non vorrei essere una vecchia bacchettona, ma in questo caso mi sento di esserlo.
Secondo me, la vostra immagine non ha nulla a che fare con l’amore, mancate completamente
di quello che dovrebbe essere il vero messaggio che date ai vostri coetanei. Una bellezza così sfrontata è diseducativa!”.

Il parere della Elia, benchè abbia suscitato la disapprovazione di alcune colleghe, è stato accolto con un fragoroso applauso del pubblico presente in studio.

“Di vedere il vostro c..o e le vostre tette, non me ne frega un cavolo! Se ci fosse lì un uomo bello e tatuato gli direi la stessa cosa”.

E, se Taylor Mega ha tentato di farle comprendere che i tempi si sono evoluti e che “siamo nel 2019”,
la Elia ha continuato a ribadire le sue tesi in modo ancora più colorito.

“Non vuol dire che siamo tutte mign...e! E con questo non vi sto dando delle mign...e”, ha precisato la “ministra” di Rete 4,
tacciata dalla influencer di aver dato una opinione eccessivamente “populista”.

Solo quando Taylor, però, ha compreso le reali parole di Antonella Elia che aveva accusato lei e la sorella di apparire come delle “poco di buono”, la Mega ha sbottato:
“Hai detto veramente così? Questo è il chiaro esempio di una donna con pensieri misogini!
Sei una donna e dovresti stare dalla parte delle donne! Io combatto la violenza di genere ed è colpa tua se in Italia c’è questo problema!”.

Ma la Elia non si è fatta zittire dalla influencer e ha replicato con fervore:
“Stai attenta che il tema della violenza contro le donne è molto delicato! Tu sei pazza! Vai messa in collegio e rieducata!”.

A placare gli animi ci ha pensato, con difficoltà, Piero Chiambretti:
“La libertà di parola ci sta, la parolaccia no! Per favore, non siamo dalla d’Urso, mi state rovinando la trasmissione”.
 

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