FATEMI SANTA SENZA INDAGARE TROPPO (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
E' la verità. Accettiamo tutto e di tutto e non ci prendiamo la briga di capire.
Sarà che (vi) vogliono così. Ignoranti.

Fra le tante cose spassose che accadono nel nostro spassoso Paese dei Balocchi ce n’è una davvero spassosissima.

Secondo un sondaggio condotto dall’istituto di ricerca statistica Demopolis per la trasmissione “Otto e mezzo” de La7
a proposito delle feroci polemiche sul “Fondo salva Stati”,
solo il 9% degli italiani ha compreso esattamente in che cosa consista il “Mes”, meccanismo europeo di stabilità. Il 9%. Tutto vero.


Ma se è così - ed è così - allora non si capisce più niente.

Qui non è che ci sia bisogno tanto dell’uomo forte, quanto e soprattutto di un’ambulanza.
 

Val

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Il sindaco di New York e magnate dei Media BLOOMBERG era sceso in campo e con la figura
ed il suo denaro, sperando di cambiare il corso di una campagna elettorale fortemente piegata a favore di Trump,
con i “Nani” democratici impegnati a combatterli fra di loro.

Peccato che non stia andando come tutti si aspettavano.

Bloomberg ha effettivamente investito una cifra enorme, ed attualmente spende più di tutti gli altri candidati repubblicani e democratici messi assieme,
come si può facilmente dedurre da questo grafico.



Una cifra impressionante, un grande investimento che però non sta dando i suoi frutti.

Una ricerca della Monmouth University ha scoperto che il doppio dei votanti dà un giudizio negativo di Bloomberg
rispetto a quello positivo, con una percentuale di 54% a 26%.

Una notevole sorpresa che colloca il sindaco di New York semplicemente nella media dei candidati democratici, in una posizione di mezzo rispetto agli altri.

Ora in teoria comunque BLOOMBERG batterebbe Trump 48 a 42%,
ma questo voto puramente teorico non è quello migliore fra i democratici,
con Biden che, almeno teoricamente potrebbe fare molto meglio.

Vero comunque è che anche gli altri candidati democratici riescono ad ottenere più voti sfavorevoli che favorevoli,
con Biden che raccoglie il 50% di sfavorevoli ed il ed il 43% di favorevoli, e Sanders ha 41% di favorevoli ed il 54% di sfavorevoli,
ma sono personaggi che hanno speso una piccola frazione rispetto a Bloomberg.

Il sindaco di New York evidentemente non riesce a mandare un segnale politico forte,
anche per la sua natura di Repubblicano passato ai dem all’ultimo minuto, solo in odio a Trump.
 

Val

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In Ticino entrerà in vigore un salario minimo orario compreso tra 19.75 e 20.25 franchi.

Con 45 voti a favore, 30 contrari e un astenuto, il Gran Consiglio ha approvato la nuova legge sul salario minimo
che concretizza il "sì" popolare all'iniziativa dei Verdi "Salviamo il lavoro in Ticino" approvata ormai quattro anni or sono.

Molte le proposte di emendamento respinte dalla maggioranza del Parlamento nel corso di un acceso dibattito.
Il salario minimo entrerà in vigore a tappe progressive da qui al 2024.

Il PLRT: «La proposta accettata mette a rischio salari e posti di lavoro dei ticinesi» -
In una presa di posizione, il Partito liberale-radicale ticinese mette in guardia sulla norma approvata dal Gran Consiglio,
che «mette a rischio salari e posti di lavoro dei ticinesi»: «Bocciando l’emendamento presentato dal Gruppo PLR,
il Parlamento si è legato le mani, privandosi di fatto della possibilità di intervenire subito se si dovessero manifestare effetti negativi,
come ad esempio il livellamento dei salari dei residenti verso il basso», si legge in un comunicato del partito.

Il PLRT chiedeva un'introduzione a tappe con l'obbligo, per lo Stato, di effettuare verifiche sugli eventuali effetti sul mercato del lavoro
prima di approvare il passaggio a soglie più alte.
Quella finale, di 20.50 franchi, sarebbe stata raggiunta, se del caso, nel 2026 e sarebbe stata leggermente più alta di quella approvata dal Gran Consiglio.
 

Val

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Giusto perchè si sappia, corrisponde a circa 18 euro l'ora.

Ecco perchè i Ticinesi sono incazzati come iene.
Perchè gli Italiani vanno a lavorare in Ticino.....ed accettano salari più bassi........
 

Val

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Il senatore ha spiegato chiaramente che il passaggio è stata una decisione difficile da prendere, ma necessaria.

"Il punto - ha confidato - è che il mio dissenso non nasce da un mio cambiamento di opinioni,
bensì dalla determinazione dei vertici del movimento di guidare il Paese con la granitica convinzione
di essere i depositari del vero e di poter assumere ogni decisione in totale solitudine".

Il senatore, quindi, riferisce che "gli effetti di questo modo di procedere sono così gravi ed evidenti (a chi vuol vedere)
da non dover neppure essere esposti. Basti l'esempio della gestione dell'ex Ilva per dar conto
dell’assenza di una programmazione nella gestione delle crisi…".

Grassi, in parole povere, sta dicendo che il MoVimento si è snaturato, non è più quello che gridava "onestà, onestà"
(anche perché sono i primi a non essere onesti. Vedi le continue giravolte sul Mes)
e a prendere le decisioni sono solo i "poteri forti", sempre gli stessi.
 

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Prepariamoci. Perchè sarà dura.
Li toglieranno di mezzo per via giudiziaria

00:00 Sì al Fondo salva-Stati ma con quattro grillini che hanno votato contro.
Assurdo Di Maio che richiama i magistrati contro i parlamentari che cambiano casacca o non votano a piacimento… suo.
Pazzesco! Basta leggere cose veniva scritto sul blog Cinque Stelle appena un anno fa, contro il salva-Stati.

04:30 Salvini indagato per abuso d’ufficio per l’utilizzo degli aerei di Stato.

05:00 Torna Nanni Delbecchi che invoca i magistrati per farmi tappare la bocca. Ossessionato da me.

06: 20 Greta Thunberg si prende la copertina del Time come “donna dell’anno”. Ma cosa conta? Non lo legge nessuno.

06:58 Il Foglio ci parla di come il capitalismo conviene…

07:50 E Mattia Feltri ci racconta le balle sulla differenziata a Roma. Il flop della Raggi.

08:25 Soltanto Il Fatto Quotidiano ha il coraggio di dire che è colpa dei Mittal se vanno in cassa integrazione gli operai Ilva.

10:49 Oggi si vota in Regno Unito e la loro uscita dall’Europa ci farà male.

12:07 Fioramonti aveva detto che si sarebbe dimesso se non avesse trovato 3 miliardi per la scuola. Non li ha trovati ma è sempre lì.
 

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Che pezzi di melone.


L'hanno fatta da padrone nelle ultime settimane, facendo litigare – e molto – la maggioranza giallorossa.
Plastic e Sugar tax sono due dei tanti nodi in manovra che il governo è stato chiamato a sciogliere per mettere a punto la Legge di Bilancio per il 2020.

E ora la Commissione Bilancio di Palazzo Madama ha approvato – dopo una maratona di 14 ore – alcuni dei principali emendamenti.

Emendamenti che di fatto portano così una rivisitazione dell'imposta sulla plastica, uno slittamento di quella sugli zuccheri,
un azzeramento (o quasi) del giro di vite sulle automobili aziendali, l'istituzione di un fondo di sei milioni per le vittime sul lavoro.
Tutte correzioni e limature che comporteranno un minor gettito fiscale per 175,3 milioni di euro.

Il voto in Aula, inizialmente in programma per la giornata di venerdì, potrebbe slittare a lunedì 16 dicembre.

Sono questi alcuni dei principali emendamenti approvati.

Nel testo del subemendamento, inoltre, è saltata la stretta sulle "finte" prime case ai fini del pagamento dell'Imu-Tasi.
Ciò significa che l’agevolazione continuerà ad essere esclusa solo per due immobili che siano nello stesso territorio comunale mentre resterà in tutti gli altri casi.

Sul fronte della Plastic tax, il prelievo sulla plastica monouso nell'ultima versione approvata in commissione Bilancio
cala a 0,45 centesimi al chilo ed include anche il tetrapack. Quindi, niente Sugar tax, che slitta al primo ottobre 2020 per tutte le bevande zuccherine.
Robin Tax? Aumento dell'Ires del 3,5% (dal 24 al 27,5%) per un triennio sugli utili delle concessionarie pubbliche di autostrade,
aeroporti, porti e ferrovie; gettito che andrà al miglioramento della rete infrastrutturale, come spiega l'Adnkronos.

È stato posticipato al primo gennaio 2022 la fine del mercato tutelato dell'energia, che doveva "scadere" già al primo luglio 2020.
A inizio 2022, dunque, sarà il Mise – in cooperazione con l'Autorità per l'Energia (Arera) – a definire con un apposito decreto,
previo parere delle commissioni parlamentari competenti,
"le modalità e i criteri di ingresso consapevole nel mercato dei clienti finali tenendo altresì conto della necessità di concorrenza, pluralità fornitori e di offerte nel libero mercato".
 

Val

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Non si placano le polemiche sul ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede,
dopo la gaffe di ieri durante la puntata di Porta a Porta: a chiederle nelle ultime ore non sono stati soltanto gli avversari politici del guardasigilli.

Ad avanzare la richiesta in tal senso è stato l’ordine degli avvocati di Palermo, uno dei più numerosi in termini di iscritti ed importanti a livello nazionale.

Come riporta Adnkronos, in una nota, gli avvocati del capoluogo siciliano hanno chiesto un passo indietro “immediato”
da parte di Alfonso Bonafede dopo quanto dichiarato nella popolare trasmissione condotta da Bruno Vespa.

Il riferimento, in particolare, è alla frase rilasciata dal ministro secondo cui

“quando il reato non si riesce a dimostrare il dolo e quindi diventa un reato colposo ha termini di prescrizione molto più bassi”.

Secondo l’ordine degli avvocati di Palermo, la gaffe è molto grave in quanto le dichiarazioni rilasciate dal ministro
“sono del tutto errate dal punto di vista tecnico-giuridico”. Ma gli avvocati palermitani, nel chiedere le dimissioni di Bonafede,
non hanno messo in risalto soltanto il problema relativo all’opportunità di un guardasigilli capace di scivolare in elementi basilari della conoscenza del diritto.

L’ordine degli avvocati di Palermo piuttosto ha puntato il dito sul fatto che la frase incriminata è stata pronunciata nel tentativo,
da parte del guardasigilli, di spiegare il senso politico e tecnico dell’annunciata riforma sulla prescrizione:

“Dichiarazioni del genere – si legge nella nota – ingenerano pericolosa confusione nell'opinione pubblica
e l'avvocatura nutre il fondato timore che le riforme delle regole processuali e sostanziali, in ambito civile e penale,
attualmente in discussione, siano basate sulla errata percezione e conoscenza degli istituti giuridici”.

La richiesta di dimissioni è stata inviata anche al consiglio nazionale forense, nonché al presidente del consiglio dei ministri, spiegando le ragioni sopra espresse.

Nella giornata odierna, la gaffe di Bonafede ha avuto risvolti politici non indifferenti, con buona parte delle opposizioni
che hanno puntato il dito sullo “scivolone” tecnico del ministro: “Un pessimo esempio per tanti giovani studenti
che proprio oggi stanno sostenendo la terza prova dell'esame di avvocato. Se qualcuno di questi ragazzi
scrivesse una simile stupidaggine verrebbe giustamente bocciato.
Mentre Bonafede è addirittura ministro,
rappresentante di una realtà triste, inefficace, dannosa che noi auspichiamo termini quanto prima”.

“Il ministro della Giustizia “Malafede” ci ricorda ogni volta che parla il suo passato nelle balere di Mazara del Vallo con il nome d’arte di “Alfonsino Dj”.
 

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È stato l’ex premier Renzi ad annunciare stamattina l’arrivo del deputato Davide Bendinelli,
ex coordinatore regionale di Forza Italia in Veneto:

“L’apporto di Bendinelli sarà interessante, per le sue idee e la sua lunga esperienza da amministratore locale,
per strutturare Italia Viva in Veneto, che è la chiave per il futuro”, ha assicurato un Renzi sorridente e soddisfatto.

Con l’addio di Bendinelli, attuale sindaco di Garda, Fi perde un altro pezzo e tornano a circolare le voci
sull’opa renziana in corso nei confronti del partito di Silvio Berlusconi.

Bendinelli aveva ormai compromesso la sua situazione presentandosi alla Leopolda 2019.

A mettere la parola fine all’esperienza azzurra ci pensò Berlusconi, durante una passeggiata elettorale a Spoleto per il voto in Umbria,
quando all’Adnkronos confidò: “Bendinelli non doveva farlo, non doveva andare alla Leopolda, visto che Renzi in questo momento
sta cercando di portare via da Forza Italia parlamentari verso Iv”.

Qualche settimana dopo le parole del Cav, con una nota ufficiale, Fi licenziò Bendinelli da coordinatore regionale e lo sostituì con Michele Zuin.
 

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Ahahahahahahah

“L’energia nucleare è pulita, senza alcuna emissione. Non so perché molti Paesi hanno un problema con questo”.

Parte con questa dichiarazione del premier ceco Andrej Babis, il Consiglio europeo durante il quale i leader Ue dovrebbero trovare un accordo

L’obiettivo è evidentemente arduo.

Perché anche la Francia, come ribadito dal presidente Emmanuel Macron al suo arrivo a Bruxelles,
punta a inserire il nucleare tra i settori “verdi”.

Non solo: Repubblica ceca, Polonia, Ungheria e diversi altri Paesi dell’Est dipendono ancora fortemente dal carbone
e sono contrari a fissare obiettivi troppo ambiziosi sulle emissioni.

A meno che, è ovvio, Bruxelles non sia pronta a coprire i costi della transizione.
 

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