FATEMI SANTA SENZA INDAGARE TROPPO (1 Viewer)

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"Il presidente del Consiglio Conte ha mentito agli italiani sul concorso con il quale nel 2002 è diventato professore ordinario di diritto privato all’Università di Caserta Luigi Vanvitelli?

Il professor Guido Alpa, già mentore e amico di Giuseppe Conte, era incompatibile nel ruolo di commissario d’esame di Giuseppe Conte?".
 

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"Conte dice che non si fece pagare nemmeno un euro, ma nel progetto di parcella ci sono le presenze in udienza".

Un progetto di parcella su carta intestata e firmata sia da Conte sia da Alpa, da 26.830,15 euro su un unico conto corrente.

"Oggi pubblichiamo un nuovo documento esclusivo, ovvero la seconda parte di quel progetto di parcella,
clamoroso per il suo contenuto perché smentisce la ricostruzione dei fatti data dal premier dopo il nostro servizio della scorsa settimana".

Già, perché nella seconda pagina di quella parcella fumante spuntano le voci relative alle prestazioni svolte
in occasione delle udienze al palazzo di giustizia e alle quali, appunto, partecipò solamente Giuseppe Conte.
 

Val

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Questo governo non doveva nascere, eppure su spinta opportunistica di Renzi e Grillo è nato lo stesso.

Complice il Capo dello Stato che ha favorito l’impresa
.

Non sono congetture le nostre, anche perché sull’argomento abbiamo scritto un libro ben documentato (Ladri di democrazia), a cui solo Sgarbi ieri ha avuto il coraggio di fare un cenno.

M5S e Pd, che sono andati insieme al governo per di scongiurare elezioni anticipate ed evitare di consegnare il Paese a Salvini,
hanno sempre giustificato la loro alleanza innaturale con due scuse: disinnescare l’aumento dell’Iva e ridare centralità al Parlamento.

Su quest’ultimo punto assisteremo nei prossimi giorni ad una vera e propria esautorazione delle Camere, altro che centralità.

Per la prima volta nella storia parlamentare del nostro Paese la legge di bilancio arriverà in Parlamento dopo il 10 dicembre, e più precisamente il 12 al Senato.

Non era mai successo.

Di solito – quantomeno nell’esperienza degli ultimi decenni – l’approdo avviene a novembre.

Solo l’anno scorso, a causa di una strenua trattativa con Bruxelles arrivò il 5 dicembre.

Quest’anno addirittura il 12.

Le conseguenze sono evidenti.

Normalmente una legge di bilancio, nella prassi parlamentare, viene approvata nel medesimo testo da entrambi i rami del Parlamento in non meno di tre passaggi:
la camera in cui approda per prima discute, emenda e approva, così il testo passa all’altra camera,
che a sua volta apporta modifiche al testo in modo che l’approvazione definitiva avvenga da parte della prima camera dove il testo fa ritorno,
dopo che lo stesso è stato discusso ed emendato almeno due volte.

Quest’anno non sarà così.

La discussione, ed eventuali modifiche, avverranno solo al Senato.

Un bel maxiemendamento del governo sul quale Conte porrà la questione fiducia e il Parlamento non potrà svolgere il suo ruolo.

La Camera dei deputati si limiterà ad approvare, senza alcuna possibilità di apportare modifiche, il testo proveniente da Palazzo Madama

. Il motivo è semplice.

Le leggi di bilancio seguono l’iter parlamentare “normale” prescritto dall’ultimo comma dell’art. 72 della Costituzione,
quindi il testo, prima di approdare in aula, deve essere discusso, emendato e approvato dalle commissioni bilancio di entrambe le Camere.

Ovvio che, giungendo il testo il 12 dicembre a Palazzo Madama, non c’è tempo per una terza lettura.

La legge finanziaria deve essere approvata entro il 31 dicembre altrimenti si rischia l’esercizio provvisorio.

L’anno scorso il Pd protestò con veemenza per il contingentamento dei tempi che la maggioranza giallo-verde impose
al testo della legge di bilancio, che comunque passò negli ultimi giorni dell’anno dopo tre letture
.

I Dem fecero pure ricorso alla Corte costituzionale, che lo dichiarò inammissibile evidenziando tuttavia che in questo modo “la costituzionalità è a rischio”.

Mattarella, dal canto suo, promulgò la legge, ma nel discorso di fine anno ammonì le Camere affinché una cosa di quel tipo non si ripetesse mai più.


Quest’anno è addirittura peggio.

Pochi giorni fa la maggioranza giallo-rossa era entrata in crisi a causa dei veti incrociati sulla finanziaria tra Renzi, 5Stelle e Pd.
Renzi aveva addirittura paventato la possibilità di una crisi di governo.

Poi Conte è salito al Quirinale (per fare cosa non si è ancora capito) e improvvisamente la quadra sulla manovra è stata trovata,
come questa estate, dopo una telefonata al Quirinale di cui nessuno vuole parlare.

Forse è sempre la semplice moral suasion, forse qualcos’altro. Non si sa.

E il Pd, che fa finta di difendere la Costituzione
, quest’anno non presenterà nessun ricorso alla Consulta.

I Dem sono fatti così, “a Costituzione alternata”.

Tanto i “fascisti” sono sempre gli altri…
 

Val

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Spiace dirlo. Ma. Il nulla. Vuoto cosmico.

Il tanto atteso discorso del Presidente della commissione Von Der Leyen è stato appena fatto, ma potevamo risparmiarci tutti quella mezz’oretta che è durato.

Chi si aspettava un discorso serio, con dei punti concreti, delle misure effettive, è rimasto completamente e totalmente deluso, perchè non ha sentito, letteralmente nulla.

Alcuni punti del discorso, fondati su Aria Fritta ed Acqua Calda:

  1. . Il cambiamento climatico è al centro del programma europeo. Bello grazie….

  2. Saranno definiti 50 passi sino al 2050 per combattere il cambiamento climatico, lotta che durerà più di una generazione. Del resto nel Lungo Periodo saremo tutti morti (cit.);

  3. Lo scorso Venerdì 44 investitori hanno chiesto la legge sul cambiamento climatico, per poter prendere decisioni di lungo termine.
  4. Cosi sapete che qualcuno, sicuramente, ci guadagnerà;

  5. Entro l’estate sarà presentato un piano per la riduzione delle emissioni con un piano studio di impatto realistico. Sarà tutto pronto entro la COP26 della prossima estate.
  6. Intanto per ora, vi diciamo il beneamato nulla;
  7. Bisogna premiare le aziende che rispettano l’aziende con sistema di adattamento al CO2 alle frontiere (dazi all’import) per non penalizzare chi produce in Europa, ponendo quindi delle tariffe per chi non è verde. Questo porterà ad un aumento consistente dei prezzi al consumo, che verrà pagato da chi? Dai poveri, che perderanno capacità di acquisto. Più poveri, più felici, secondo la Commissione ovviamente;
  8. Green New Deal è una nuova strategia di crescita che “Non punta al consumo”, che “Restituisce piuttosto che prendere”, per creare nuove aziende, partendo da questo green new deal. Si passa dal carbone e dall’acciaio, ad una visione in cui si cerca di risistemare la produzione con il rispetto dell’ambiente.
  9. Non puntare al consumo significa anche nascondere tutte le misurazioni di carattere economico che sinora guidano l’economia mondiale. Il famoso Y=C+G+I va a quel paese. Si passa a valori di carattere qualitativo per cui domani, si potrà parafrasare Orwell dicendo che “Oggi hanno aumentato la razione di cioccolato a 20 grammi, ma la settimana scorsa era di 30 grammi”. Tanto si potrà dire, letteralmente, di tutto;
  10. Meccanismo per una transizione giusta che coinciderà fondi pubblici e privati, la BEI farà 100 miliardi di investimenti in 7 anni.
  11. Quindi sono 14 miliardi all’anno, su in PIL dell’Unione di 15000 miliardi e conti della Corte dei Conti europea che parla di 1150 miliardi necessari all’anno. Il beneamato NULLA per finanziare il NIENTE;
  12. Opportunità nel campo dell’agricoltura, con una nuova opportunità agricola. Protezione biodiversità. Neutrali, come Commissione , dal 2030. Non più export agricolo, quindi ….
  13. che faranno gli agricoltori, e cosa mangeranno quelli che ora si nutrono di cibi europei? Un bel piano Malthusiano;
  14. Appoggio della cittadinanza attiva e delle iniziative che partono dalla base, dalle scuole.
  15. Blah Blah Blah noioso
  16. Alcuni dicono che i costi sono troppo alti. 5 miliardi costi alluvioni, 10 miliardi costi siccità, Renderemo i costi di transazione sostenibili.
  17. Quindi più danze della pioggia per tutti? Oppure gli agricoltori non potranno più lamentarsi della pioggia o del sole? Perchè questi sono i risultati; , giusto, fatto per l’Europa dall’Europa.
Dagli interventi poi di molti gruppi si capisce quella che sarà la prospettiva del Green New Deal:

  • più tasse;
  • più povertà diffusa;
  • niente soldi o ben pochi;
  • tante parole al vento;
  • nulla di effettivamente pratico;
  • una pura cortina di fumo.
 

Val

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Le banche tedesche sono sempre al centro degli scandali di evasione fiscale in Germania.

Mentre in Italia si dà la caccia al panettiere che non emette lo scontrino o all’idraulico che non dichiara 100 euro,
in Germania nel centro del mirino sono i complessi sistemi di esterovestizione della proprietà delle azioni.

Solo che, come riporta SZ, si è giunti addirittura ad inventarsi la proprietà di azioni all’estero pur di poter detrarre utili dalle proprie dichiarazioni dei redditi.

Lo schema era, ed è, piuttosto semplice.

In Germania le tasse sui capital gain effettuate da operatori esteri sul mercato tedesco vengono rimborsate
in modo automatico dalle banche, perché non competono all’area di tassazione tedesca.

Molti titoli tedeschi non sono però posseduti fisicamente per queste transazioni, ma attraverso certificati rappresentativi del titolo,
American Depository Receipt, o ADR, un po’ come le ricevute di deposito del nostro Monte Titoli.

Gli studi legali Allen & Overy e Walther Graf hanno scoperto che almeno in sei casi , all’interno della Deutsche Bank,
sono stati denunciati capital gain su scambio azioni attraverso gli ADR per titoli azionari tedeschi neppure esistenti.

Praticamente si sono inventati titoli e ADR, hanno dichiarato di averli scambiati con cospicui utili,
hanno ottenuto il rimborso delle imposte teoricamente pagate sullo scambio stesso attraverso DB,
ma alla base non esisteva la compravendita iniziale.

Sinora i casi scoperti coprono la cifra di 1,5 milioni di euro e sono avvenuti dal 2010 al 2012, in DB.

La cifra sembra piccola, soprattutto se confrontata con i casi Cum-Ex che arrivavano ad un valore complessivo di 50 miliardi,
ma bisogna ricordare che si tratta di pochi casi risultati da controlli quasi casuali ed a campione.

Una superficiale disamina dell’anno 2014 ha portato alla scoperta di 85 casi per oltre 12 milioni di euro frodati al fisco.

A noi viene il sospetto che l’operazione non fosse possibile senza una serie di appoggi interni,
perché se i rimborsi complessivi richiesti alla Banca fossero risultati superiori a quando la banca, nel suo insieme,
poteva richiedere al fisco sarebbe scattato un campanello di allarme.

Al contrario qualcuno probabilmente sapeva che una parte dei rimborsi fiscali per capital gain non veniva riscossa ed ha pensato bene di approfittarne.

La magistratura tedesca ha affermato che indagherà tutte le persone coinvolte in questo genere di traffici.

Nel frattempo, in Italia, si fanno tante chiacchiere per andare a caccia dei poveracci che evadono per sopravvivivere.

L’evasione vera è altrove.
 

Val

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Non c’è nulla da scandalizzarsi se i biglietti per la prima della “Tosca” alla Scala di Milano costavano dai 2500 euro della platea ai 700 del loggione.

È fin troppo giusto e normale che chiunque voglia partecipare ad un evento super-esclusivo come quello verificatosi nel Tempio dell’Opera il 7 dicembre
paghi il prezzo imposto dalla legge della domanda e dell’offerta. Non importa se a motivare questa partecipazione sia stata la passione per Puccini
o la voglia di dare mostra di sé di fronte al presidente della Repubblica, alla telecamere della Rai o ai massimi rappresentanti del cosiddetto bel mondo.

E neppure importa se il biglietto sia stato pagato di tasca propria o fatto pagare dalla azienda e società di appartenenza sotto la voce “rappresentanza”.

Alla rappresentazione della “Tosca” c’erano i vip dei vip. E chi ha avuto voglia e soldi per andarci ha fatto bene a farlo.

Un motivo, magari non di scandalo ma almeno di riflessione, però, viene posto dalla platea dei ricchi da 2500 euro a biglietto;
una platea che con il suo lungo applauso a Sergio Mattarella non ha voluto manifestare solo rispetto e considerazione per il simbolo delle istituzioni repubblicane,
ma anche la propria adesione alla cultura dominante rappresentata dall’attuale capo dello Stato.

Questa platea formata dalla parte più abbiente e colta del cosiddetto ceto medio riflessivo, che vota a sinistra e si considera la parte migliore e moralmente superiore del Paese,
è quella che attraverso i suoi media politicamente corretti non perde occasione per denunciare l’aumento crescente delle diseguaglianze sociali nel Paese
e per chiedere che lo Stato intervenga per ridurre le distanze tra ricchi e poveri e realizzare una società più egualitaria e più giusta.

Certo, non c’è contraddizione tra predicare bene e spendere 2500 euro per un posto all’Opera.
Ma il sospetto che la contraddizione ci sia scatta quando poi si deve registrare che poi è proprio questa parte più abbiente
ed esclusiva del ceto medio riflessivo che da un lato chiede l’eguaglianza per mettersi a posto la coscienza
e dall’altro si esibisce nel trionfo della diseguaglianza e della propria condizione di casta privilegiata e super-elitaria.

“Tosca”, dunque, è stato un pretesto. Alla Scala è andata in scena l’ipocrisia politicamente corretta!
 

Val

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Il Censis, si sa, ci fotografa da oltre sessant’anni e, a cominciare dal suo archivio,
sarebbe interessante una verifica fra la rispondenza della cosiddetta futura memoria con la realtà o verità.

Il fatto è che il Censis si differenzia dai soliti – oggi diremmo troppi sondaggi – non soltanto perché ha come oggetto-soggetto il Paese
e non un partito o maggioranza, ma soprattutto perché la sua ricerca fissa la situazione economica e sociale
fondandosi sui principi di una sociologia scientifica ripudiando quindi ideologie e partiti.

Ciò che ha fatto sensazione in questa puntata del Censis è stata quella metà circa degli intervistati che afferma:
“Ci vuole un uomo forte al comando”, esemplificando, alcuni, con Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan.

Ovviamente, il richiamo dell’uomo solo al comando non poteva non sollecitare ricordi e previsioni in collegamento con la nostra storia
giacché un tipo alla Benito Mussolini rientra in pieno in una narrazione ad hoc, tenendo del resto presente che la sua è stata una detenzione del potere lunga almeno un ventennio, un record.

Non così dicasi – e lo conferma il rapporto del Censis 2019 – della situazione italiana nella quale,
se per uomo forte si intendesse uomo che dura al potere, vale la pena ricordare che dal 2008 ad oggi di uomini poco forti ne abbiamo avuti ben 7.

Ed è abbastanza logico attribuire all’aggettivo “forte” una interpretazione meno “spettacolare” e più “normale”, nel senso dell’uomo che è capace di decidere, di fare, di dare una svolta.

Ma non pare – allo stato delle cose politiche s’intende – che sia così facile trovarne uno, se è vero come è vero
che la tendenza di non pochi partiti che contano è quella di ipotizzare un sistema elettorale basato sul proporzionale
e quindi in sé abbastanza instabile quando, al contrario, la trasformazione del nostro sistema politico da parlamentare a presidenziale
spalancherebbe le porte al modello dell’uomo indicato dalla metà degli intervistati dal Censis.

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In realtà, questa esigenza va inquadrata nel contesto delle risultanze della ricerca del Censis nel senso e nella misura
con le quali riflettono una società a dir poco complessa in cui lo stato d’animo degli italiani oscilla fra il pessimismo e l’incertezza,
sullo sfondo di un grande cambiamento sociale che tocca tutti i Paesi occidentali, traducendosi in ansia, paura e, soprattutto, sfiducia: nel futuro, nella politica, in sé e negli altri.

È stato osservato che “dell’ansia è una prova evidente l’aumento del 23 per cento negli ultimi tre anni dell’assunzione di ansiolitici e sedativi,
per non dire dell’uso di stupefacenti in grande crescita. La stessa denatalità che sta producendo l’invecchiamento del Paese,
rientra in questo quadro preoccupante di incertezze e di sfiducia giacché per fare dei figli ci vogliono bensì dei soldi, ma nessuno li fa se manca una speranza”.

Dobbiamo pur sottolineare che la sfiducia nella politica coincide con quella nella democrazia, e che la stessa democrazia liberale
rivela a sua volta i rischi di una crisi sol che si pensi che c’è una forza politica oggi al governo e ieri strombazzante i suoi proclami innovativi
come la sostituzione della democrazia parlamentare (indiretta), ovvero l’unica forma sensata e possibile,
in democrazia diretta con l’ausilio determinante della loro piattaforma Rousseau nel trionfo della demagogia populista dell’uno vale uno.

Ed è così inevitabile che solo il 19 per cento degli italiani parli di politica e che l’80 per cento circa non abbia fiducia nei partiti, che della politica sono gli strumenti.

O meglio, erano. Ed ora assurti su un trono di carta fra l’indifferenza e il disinteresse generali subendo, inevitabilmente,
una fatale metamorfosi, una vera e propria trasformazione: da idoli di una volta a casta di oggi.
 

Val

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Succederà. Purtroppo succederà. E le conseguenze le pagheremo tutti noi.
Quando il centro destra sarà al governo. Succederà.

La domanda è semplice e banale: se il MES è così innocuo perché è rimasto così riservato?
Perché le modalità di pubblicizzazione sono state simili a quelle dei vituperato TPP e di altri trattati poi respinti?

Se è inutile perché è così temuto ed è necessario che diventi un trattato supernazionale?

Perché, evidentemente, non è così innocuo.

Parole al vento, il governo fantoccio ci ha già svenduto per l'ennesima volta.
Voglio proprio vedere dove li trovano 100 mld, dalle rape il sangue non si può cavare.
Il popolo italiano non ha altro da dare, sarà interessante quando ci chiederanno i soldi
mentre noi andremo sempre più a fondo per il debito crescente. Dare agli altri per affamare noi italiani.
 

Val

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Nel programma elettorale per le elezioni politiche del 2018, al capitolo che riguarda gli Esteri,
il M5S
aveva inserito la liquidazione del Meccanismo Europeo di Stabilità.
Senza troppi giri di parole, i pentastellati si impegnavano col proprio elettorato di smantellare il Mes.



Non ve la faccio lunga.
Caduto il governo Conte I, che a giugno si era già accordato con Bruxelles per un via libera dell’Italia alla riforma del Mes
voluta dall’asse franco-tedesco (addirittura contro il contenuto di una risoluzione parlamentare dell’allora maggioranza gialloverde),
oggi il Conte II ha incassato il via libera delle Camere che sostanzialmente avalla il pasticcio fatto dal Presidente del Consiglio in estate
e, nei fatti, gli dà quasi carta bianca. Con voto favorevole espresso, appunto, anche dal MoVimento 5 Stelle (291 sì alla Camera e 164 al Senato).

Un doppio tradimento.
Il primo ad opera di Giuseppe Conte, che a giugno va a Bruxelles e dà l’ok del nostro Paese alla riforma del Mes contro la volontà del Parlamento,
e non torna neppure alle Camere per riferire ai sensi dell’art. 5 della legge n. 234/2012;
il secondo tradimento quello del M5S, che si rimangia le sue decennali battaglie contro il Mes,
rinnega il proprio programma elettorale e vota una risoluzione parlamentare che, pur se inserita in una “logica di pacchetto” come si suol dire in questo periodo,
sostanzialmente dà il via libera al Mes voluto da Francia e Germania, che ora potranno mettere in sicurezza le proprie banche coi soldi (anche) dei risparmiatori italiani.

Tutta questa storia mi ha fatto venire in mente il quinto cerchio dell’Inferno dantesco, dove si trova l’Antenora,
luogo in cui Dante Alighieri pone i traditori della Patria. Un tradimento come quello di Bocca degli Abati nella battaglia di Montaperti.
Dante incespica in una nuca immersa nel ghiaccio e non si sottrae, una volta riconosciuto, ad inveire contro quel traditore:

«Omai», diss’io, «non vo’ che più favelle, / malvagio traditor; ch’a la tua onta / io porterò di te vere novelle».

Siamo nel XXXII° Canto dell’Inferno.

 

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