forse il più grande economista di sempre

Economia, è morto Milton Friedman


Il premio Nobel aveva 94 anni

SAN FRANCISCO - Il premio Nobel per l'economia Milton Friedman è morto oggi per complicazioni cardiache all'età di 94 anni nella sua casa alla periferia di San Francisco. Lo ha reso noto oggi un portavoce del Cato Institute di Washington, il think tank di Washington con cui Friedman aveva collaborato nel corso degli ultimi anni.

Friedman è stato uno degli economisti più importanti degli ultimi 50 anni. Il suo pensiero ed i suoi studi hanno influenzato molte teorie economiche, soprattutto in campo monetario. Aveva ricoperto la cattedra di professore emerito di economia presso l'università di Chicago dal 1946 al 1976. Proprio in quell'anno era stato insignito del premio Nobel.

Liberista convinto, è stato più volte definito l'anti-Keynes, per il suo rifiuto verso qualsiasi intervento dello Stato nell'economia e il suo sostegno convinto a favore del libero mercato e della politica del laissez-faire che tanta influenza hanno avuto sulle scelte di Margaret Thatcher in Gran Bretagna e di Ronald Reagan negli Usa, pur non avendo Friedman mai rivestito alcun incarico formale in nessun governo.

I maggiori contributi di Friedman alla teoria economica riguardano gli studi sulla teoria quantitativa della moneta, sulla teoria del consumo e sul ruolo e l'inefficacia della curva di Phillips nel lungo periodo. Autore di molti libri tra cui Capitalismo e Libertà del 1962, Liberi di Scegliere del 1990, scritto a quattro mani con la moglie Rose da cui fu tratta una serie televisiva, e Due Persone Fortunate, Friedman è stato anche un ottimo divulgatore.
 
non è il più grande.

impossibile fare una classifica di qs genere.

sicuramente il suo apporto all'economia è stato significativo davvero.

Notizia che ha i contorni dell'aneddoto:
pochi sanno (radio 24 stasera lo ha ricordato) che negli ultimi 20 anni è stato impegnatissimo nella lotta per la liberalizzazione delle droghe: era diventato il fronte su cui aveva concentrato maggiormente i suoi sforzi.


sapevatelo!

su rieducational channel.
:-o
 
sempre a controbattermi :down:

guarda che il suo apporto al liberismo e le politiche monetarie in primis è superiore anke al von hayek x influenza se volessimo fare un confronto tra le 2 barricate è da mettere alla pari con keynes

ti vabene così :-?
 
Joachim von Lamòttingen ha scritto:
sempre a controbattermi :down:

guarda che il suo apporto al liberismo e le politiche monetarie in primis è superiore anke al von hayek x influenza se volessimo fare un confronto tra le 2 barricate è da mettere alla pari con keynes

ti vabene così :-?

non era mia intenzione controbattere.
:)

solo che i confronti preferisco farli tra terzini o centravanti.
tra economisti è più complesso.

ci stai provando ed il gioco è anche interessante.
:)
 
ricpast ha scritto:
non è il più grande.

impossibile fare una classifica di qs genere.

sicuramente il suo apporto all'economia è stato significativo davvero.

Notizia che ha i contorni dell'aneddoto:
pochi sanno (radio 24 stasera lo ha ricordato) che negli ultimi 20 anni è stato impegnatissimo nella lotta per la liberalizzazione delle droghe: era diventato il fronte su cui aveva concentrato maggiormente i suoi sforzi.


sapevatelo!

su rieducational channel.
:-o

Intervista a Milton Friedman

Il principale argomento contro la legalizzazione è che incoraggerebbe la domanda di droga. Qual è la sua risposta?

La risposta si situa su due livelli. Anzitutto l'aumento della domanda. Laddove si producesse, riguarderebbe degli adulti che agiscono in piena libertà, le vittime volontarie, come li ho definiti. Io deploro questo genere di dipendenza e mi auguro che sia possibile aiutarli a sbarazzersene. Ma, per conto mio, io non metto sullo stesso piano il male che una persona responsabile dei suoi atti infligge a se stessa e il male che questa persona o altri infliggono a terzi.

Detto con altre parole, il primo livello di risposta è di essenza libertaria: lo Stato non ha alcun diritto (o dovere) di impedire a una persona adulta e responsabile di consumare droga, più di quanto questo Stato proibisca il funambolismo o le sigarette col pretesto che si tratta di piaceri dannosi.

(...) Il genere di metodi che mettiamo all'opera ci porta sempre più spesso ad azioni contrarie alle libertà fondamentali, per esempio la confisca dei beni prima della condanna, la violazione delle leggi sulla protezione del domicilio e le perquisizioni.

Il proibizionismo aveva portato un indebolimento del rispetto della legge, e la guerra alla droga porta alle stesse conseguenze. I principali beneficiari della depenalizzazione sarebbero le classi diseredate degli Stati Uniti, nella misura in cui sono loro ad essere oggi le principali vittime di questa guerra. Ci si rende pienamente conto del perché tanti giovani appartenenti a queste classi diseredate siano implicati nel traffico di stupefacenti? Perché le leggi penali sono meno severe per loro che per gli adulti. Essi servono da paravento ai trafficanti. (...)

Gli oppositori della legalizzazione fondano le loro obiezioni in primo luogo sul timore di un'esplosione della domanda. Lei non sottovaluta questa possibilità?

Non c'è dubbio che la legalizzazione, abbassando i prezzi, provocherebbe un aumento della domanda. Ma la domanda centrale è: in che proporzione? In questo campo le stime sono molto incerte. Quelle degli oppositori quanto le mie. L'Olanda, che ha legalizzato completamente l'uso della marijuana, ha visto, a quanto pare, ridursi la domanda anziché crescere, tra i minori di vent'anni. Dalla parte degli oppositori l'articolo più documentato che ho potuto leggere, quello del professor James Wilson nella rivista "Commentary", sostiene effettivamente che l'aumento della domanda sarà enorme. Ma questo non mi pare vada oltre delle semplici congetture. La posizione degli oppositori si limita, in effetti, ad accettare il danno evidente creato dal proibizionismo nel timore che la legalizzazione possa creare un danno ancora più grave. Se questo timore si fondasse su elementi solidi di applicazione potrebbe essere convincente. (...) L'incertezza su che effetto avrebbe la legalizzazione sulla domanda di droga resta quindi un punto interrogativo. Ma se si può prevedere con difficoltà il costo della legalizzazione, si conosce molto bene il costo enorme provocato dall'attuale fallimento della repressione. Non vedo come si possa giustificare quest'ultimo evocando il rischio di un altro costo, ipotetico.

Legalizzare la droga non significa autorizzare i produttori a guadagnare delle fortune fabbricando e vendendo un veleno?

Se giudichiamo dal numero di morti che provocano, l'alcool e il tabacco meritano la qualifica di veleni più della droga. Questa constatazione porta forse a considerare i produttori francesi di vino come dei criminali? Inoltre, non sembra che la marijuana abbia mai ammazzato nessuno. Anzi, è un medicamento molto efficace nel trattamento del glaucoma, per esempio, o per prevenire i contraccolpi delle sedute di chemioterapia. Però la proibizione della droga rende illegale qualsiasi utilizzazione della marijuana. Dove sta l'azione criminale in questo caso, dalla parte dei fornitori di marijuana o di quelli che ne proibiscono l'uso? (...)

I consumatori mettono in gioco anche terze persone. Quali sono, allora, gli effetti della legalizzazione?

Questo è anzitutto il caso dei bambini nati da chi prende il crack. La situazione è particolarmente tragica perché non si riesce a vedere una soluzione di sicura efficacia. Ma questa situazione è già quella che conosciamo oggi. In caso di legalizzazione possono esserci altri effetti sui terzi, nella misura in cui i consumatori faranno del proselitismo. Qui ci ritroviamo di fronte a un argomento molto conosciuto nel dibattito sulla libertà di espressione. "Il Capitale" di Karl Marx ha portato alla morte molta più gente di quanta ne possa mai uccidere la droga. Questa constatazione non significa che bisogna proibire la circolazione dell'opera.

Quanto all'altra forma di effetto sui terzi, essa comprende tutte le violenze commesse nei loro confronti, dai comportamenti in stato di ubriachezza fino al delitto per procurarsi il denaro per la droga, e queste azioni sono già colpite dalle leggi penali esistenti.

da "Le Figaro" del 19-20 maggio 1990
 

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