gli Alieni sono Verdi puzzolenti e rapiscono?

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
certo


gli usa c'entran sempre
uhm questa volta è il turno dei tedeschi
metto qui
qanche se vedo numerose scie... ;)


Home - Angeli in Astronave: GERMANIA: AEREI INTERCETTORI INSEGUONO UFO,CHE SCOMPARE MISTERIOSAMENTE




mercoledì 7 dicembre 2011

GERMANIA: AEREI INTERCETTORI INSEGUONO UFO,CHE SCOMPARE MISTERIOSAMENTE


Un video che ha davvero dell’incredibile sta facendo il giro del mondo in questi giorni. Si tratta di un video registrato in Germania il 20/11/2011 e caricato su you tube lo stesso giorno dall’utente “Hibernate2012″ . Non si conosce la località esatta nella quale siano state effettuate le riprese, le quali hanno comunque catturato l’attenzione di molti appassionati e ricercatori.
I nostri amici e collaboratori Alessandro e Cosimo (www.cosmogenesis.it) hanno redatto questo articolo interessante, che tratta di una sospetta intercettazione di un UFO da parte di due caccia militari.
Nel filmato in questione notiamo dapprima tre caccia intercettori poi circoscritti a due velivoli all’inseguimento di un oggetto volante non identificato visibile davanti ad essi. Da quello che possiamo vedere, l’ufo di conformazione sferica e luminosa procede costantemente sulla sua traiettoria a velocità elevata, costringendo i caccia intercettori ad utilizzare i dispositivi dei post bruciatori per mantenere lo stesso andamento.
interceptufo.jpg

formazione04.jpg

Come si può notare dal video abbiamo una classica formazione aerea militare denominata "Fluid Two" dove due aerei si trovano alla stessa quota ed allineati uno di fianco all'altro pronti per l'intercettazione. La distanza tra i due velivoli varia in genere dai 4.000 ft ai 6.000 ft.
GUARDA IL VIDEO
Il testimone oculare successivamente si sofferma sul particolare delle scie di condensa emesse dai velivoli, per poi ritornare con un inquadratura a tutto campo dell’inseguimento aereo in atto.Proprio in questo preciso frangente notiamo alcuni particolari interessanti:
1 – Il primo caccia (quello a sinistra) ha spento i post bruciatori; come si può notare dall’ultima immagine di riferimento l’ufo effettua un cambiamento di rotta spostandosi verso destra e mettendo “fuorigioco” il primo aereo che non può sfruttare maggiormente la sua velocità per intercettarlo.
2- l’ufo adesso non è più davanti agli stessi aerei ma è a ridosso (a fianco) del jet a destra del nostro schermo, una frazione di secondo prima di dileguarsi e scomparire misteriosamente lasciando “solo” l’aereo all’inseguimento che effettua una virata a destra perdendo completamente di vista l’oggetto volante non identificato.

interceptufo2.jpg

L'ufo rallenta e si "affianca" al caccia intercettore una frazione di secondo prima di scomparire
Three interceptors pursue a UFO 2011 HD
 
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bel romanzo

bello anche e moooooolto chiaro, l'ufo


che si vede benissimo, sorride
 
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SEGRETI DI $TATI
di Marco Saba
(inedito, 2003)
Indice
11. Il gladiatore sardo Antonino Arconte
12. Ustica a Los Angeles e a Milano
13. Il carabiniere Valerio Mattioli
14. La strage di Bologna
15. Franz, il dentista di Praga (alias Pierfrancesco Cancedda)
16. Bin Laden denuncia l'O.C.O. per diffamazione
17. Il commissario svizzero Fausto Cattaneo
18. Il prigioniero politico italiano Francesco Pazienza
19. Il clown-attivista Jacopo Fo
10. EIS, BSE e terrorismo in Francia
11. Il contadino Raul Gardini
12. L'ammiraglio italiano Falco Accame
13. Quel patto coi nazisti per l'atomica
14. L'agente americano Gene "Chip" Tatum
15. L'agente inglese Richard Tomlinson
16. L'agente israeliano Jonathan Pollard
17. Un documento sull'uranio impoverito
Conclusione e suggerimenti
Capitolo I - Antonino Arconte, il Gladiatore cancellato
"...in quei sei mesi del 1980, quando in Italia successe il finimondo... io avevo contatti solo con i sorci del carcere di piazza
Manno ad Oristano. "Madronas", in sardo, grandi come conigli, che entravano nelle celle seminterrate d'isolamento. Entravano la notte,
attraverso il buco del gabinetto alla turca, a fianco al lavandino.
L'unico modo per fermarle era tapparlo infilandoci una bottiglia piena d'acqua. Non riuscivano a spostarla!"
Antonino Arconte, "L'ultima missione - G-71 e la verità negata", 2001.
USA, 1994, 28 Dicembre. Il presidente Clinton ha declassificato e resi pubblici 43 milioni di documenti raccolti dalla CIA. Tra questi il
settimanale l'Espresso ne ha rintracciati alcuni inerenti alla struttura Gladio. Da essi emerge che Gladio esisteva già molto prima
della sua data ufficiale di nascita nel 1956, che il Gladio fu scelto come simbolo perchè il nucleo iniziale era costituito da una
formazione clandestina di ex appartenenti alla X MAS della Repubblica fascista di Salò. La CIA aveva inoltre raccolto una descrizione
dettagliatissima della struttura della X MAS e i nomi dei suoi appartenenti comandati da Junio Valerio Borghese, dato che intendeva
utilizzarli in funzione anticomunista. Infatti tutti gli appartenenti alla X MAS su cui gli americani riuscirono a mettere le mani furono
"arrestati" ed inviati immediatamente dopo la fine della guerra in un campo di addestramento in USA.
La struttura clandestina degli appartenenti alla X MAS nei documenti viene già chiamata "Stay Behind", prima ancora che tale struttura venisse estesa a tutti i paesi europei sotto controllo USA.
Per introdurre la storia di Arconte, riproduco un articolo recente che evidenzia il problema sempre più pressante del cannibalismo
giornalistico. In breve: un giornalista si interessa alle ricerche di qualcun altro, si appropria delle fonti, ci scrive sopra un articolo e
nemmeno tiene di conto chi aveva aperto il vaso di Pandora. Sarà per distrazione? Ma ecco l'introduzione del caso Arconte:
TIBEREIDE - Rivista socio-culturale LO SCOOP CHE NON C'E'; da "Liberazione" a "Famiglia Cristiana" di Maria Lina VECA,17/05/2002
http://www.tibereide.it/articoli_dettaglio.asp?articolo_id=250&articolo_categoria=1

Antonino Arconte, 47 anni, nome in codice G-71: fu arruolato personalmente dal Generale Miceli nel SID e fece parte di quella
Gladio militare chiamata "Gladio delle Centurie". Alcuni esplosivi documenti in possesso di G71, relativi al sequestro Moro, furono
"portati alla luce" da un ricercatore dell'Istituto Europeo di Milano, Marco Saba,
poi comunicati all'ex presidente della Commissione Difesa, Falco Accame, che impiegò quasi un anno ad accertarne la veridicità e l'affidabilità, prima di renderli pubblici, attraverso la stampa. E
qui viene il bello, perché furono diversi i giornalisti che, in rapida successione, si occuparono dei "segreti" del "gladiatore":
Piero Mannironi su "La Nuova Sardegna", a novembre del 2000, che titolava "Caso Moro, i carabinieri interrogano Arconte"; poi Stefano Mannucci, de "Il Tempo" con "Gladio, le carte sparite nei giorni di Moro" nel marzo 2001, che riportava anche un intervento di Accame su "Il vero segreto: missioni armate oltre confine dei nostri agenti".
Poi , a fine 2001, le interviste di Marco Gregoretti su G.Q., due servizi su "Le guerre segrete". E a gennaio 2002, "Rinascita" pubblicò , con
grande risalto, una lunga intervista di quattro pagine con Nino Arconte, dove venivano toccati i molti segreti di cui il "gladiatore"
è depositario, segreti che tracciano un filo rosso che collega terrorismo internazionale, fondamentalismi, guerre, un filo rosso che
unisce anche molte morti misteriose
. Arconte ci fornì risposte a grandi interrogativi irrisolti della storia di questi ultimi venti
anni, ed alcune rivelazioni tratte dal dossier che lui stesso aveva preparato e consegnato nel 1998 alla C.I.A e al F.B.I. nonché
l'anticipazione del contenuto del suo libro "L'ultima missione", ora pubblicato negli Stati Uniti.
Nello stesso mese una versione ridotta dell'intervista ad Arconte, sempre a firma di Maria Lina Veca, comparve in rete sul nostro sito Tibereide, con l'aggiunta delle osservazioni di Falco Accame sulla riforma dei servizi segreti, e con una ampia anticipazione del libro di Arconte , "L'ultima missione".
Ciò premesso, in questi ultimi giorni, molti giornali si sono improvvisamente accorti dell'esistenza di Arconte, scatenandosi in una
serie di articoli sul caso Moro - e fin qui tutto bene. Quello che va meno bene, è che questi "cacciatori" di scoop dell'ultim'ora ,
viaggiano, evidentemente, dentro la macchina del tempo. Infatti, siamo a maggio 2002, dunque settimane e mesi dopo l'uscita dei primi titoli
che riguardavano la "Gladio segreta" di Arconte - titoli e rivelazioni di Marco Saba, Mannironi, Mannucci, Gregoretti, Veca - senza
considerare che tutto questo è uscito fuori solo per la volontà caparbia di Accame di ricercare la verità. Ma "Liberazione", uscendo
il 9 e 10 maggio 2002, con il titolo "Moro, i dubbi di Andreotti", parla di proprie "rivelazioni", in seguito alle quali si sarebbe mosso
il Senatore Andreotti. Non solo, "Liberazione" annuncia anche, con un pizzico di trionfalismo di troppo, che il fatto di essersi occupata
del "presunto gladiatore " ha rotto "il vero e proprio muro di gomma della carta stampata"! Per essere un muro di gomma, doveva essere
molto morbido, perché, come abbiamo visto, eravamo già stati in parecchi ad attraversarlo. Ma non finisce qui: il 16 maggio è in
edicola "Famiglia Cristiana" con "Lo strano caso di G 71", un dossier di "grandi rivelazioni", non tanto "grandi" in verità, perché le
domande e le risposte sono assai simili a quelle dell'intervista pubblicata da "Rinascita" e da Tibereide nel gennaio di quest'anno.

Solo per rinfrescare la memoria a questi "cacciatori" di scoop , riportiamo alcune righe della nostra intervista a Nino Arconte,
tuttora leggibile in rete:
"Nino Arconte, che cosa è stata e cosa ha rappresentato la Gladio delle Centurie?
"La Gladio delle Centurie non era niente di più che una delle 32 branche in cui era stato suddiviso il Servizio Informazioni Difesa
(SID) - per volontà del nostro legittimo Governo - per ciò che mi è dato di sapere- dal 1970. Un corpo di volontari, super addestrati e
con compiti istituzionali, agli ordini del Governo Italiano.
Come lo stesso Generale Vito Miceli, sotto giuramento, in un aula di Tribunale, testimoniava il 14 Dicembre 1977, durante un udienza del
processo per il presunto Golpe Borghese.
"Lei afferma che, già prima del rapimento Moro, circolavano delle voci
su questa vicenda , e che si cercavano notizie in Medioriente...ci può
dire qualcosa di più preciso in merito?"
"Non ne so molto di più - ma è indubbio che gli ordini che fui inviato a portare in Medioriente, ed in particolare a Beiruth, riguardavano
quell'atto terroristico. Seppi del sequestro e della strage di Via Fani, attraverso un fonogramma di Roma-radio (all'epoca non c'erano i
telefonini) durante la navigazione verso Alexandria d'Egitto, già partito da Beiruth, dove avevo consegnato a G-219 (G-219 era il codice
con il quale, su quei documenti veniva indicato l'allora capitano Mario Ferraro, suicidatosi nell'estate del 95, impiccandosi alla
maniglia del suo bagno...non era un nano, mi superava di vari
centimetri, cioè era un uomo di 1,90 mt., ed aveva appena deciso di
unirsi ad altri in una denuncia pubblica... almeno così ci aveva detto.
.."

E riportiamo alcune parole di Accame, citate nel nostro articolo: "In un documento (numero di repertorio 122627) autenticato dal notaio
Pietro Angozzi, di Oristano, si legge che il 2 marzo 1978 - e cioè 14 giorni prima del rapimento dell'On. Moro e dell'uccisione della sua
scorta -
la X Divisione "S.B." (Stay Behind) del Ministero della Marina, inviava l'agente G71 appartenente alla Gladio "Stay Behind"
(partito da La Spezia il 6 marzo sulla motonave Jumbo M) a Beiruth, per consegnare documenti all'agente G 219, ivi dislocato, dipendente
dal capocentro, Colonnello Stefano Giovannone, affinché prendesse contatti con i movimenti di liberazione nel vicino Oriente, perché
questi intervenissero sulle Brigate Rosse, ai fini della liberazione di Moro
".

Qui sorgevano spontanee alcune domande: "Perché la X
Divisione non avvertì l'On. Moro e le forze dell'ordine il 2 marzo? Si
poteva evitare la prigionia di Moro e la morte dei suoi agenti di
scorta?"


Questo, tanto per aiutare la memoria di molti potenziali "Premi Pulitzer", erano le domande che ci ponevamo già nel gennaio del 2002.
Maria Lina è una giornalista straordinaria, nipote di un Comandante Generale della Guardia di Finanza, con la quale mi riprometto da tempo
un viaggio nei teatri delle guerre "umanitarie" - Kosovo, Afganistan - ma che per un motivo od un altro viene sempre rimandato. Per non
lasciare il lettore con la curiosità in merito al documento a distruzione immediata su Moro, pubblicato sopra.
Per dovere di cronaca,"terzo grado e più" indica che si possono usare mezzi estremi, fino al decesso dell'obiettivo.


Mentre mi occupavo della vicenda Arconte, stavo costruendo un sito Internet dove archiviare il materiale che mi interessava conservare e
divulgare. Una specie di enciclopedia che raggiunse la dimensione di 110 MB. Paragonabile ad 11.000 pagine. Una sezione del sito riguardava
Gladio ed i servizi. Ad un certo punto venni messo in contatto con Francesco Gironda, il portavoce ufficiale dei 622 gladiatori che erano
emersi a seguito dello scandalo del 1991. Poiché con Arconte la corrispondenza - che col tempo è diventata una solida amicizia -
continua tutt'ora, via via egli mi narrava dei suoi colleghi gladiatori. La cosa curiosa è che questi NON erano compresi nella
lista dei 622 allora diffusa dagli organi d'informazione.
Per questo nel 1997 ero diffidente, sennonché la riprova l'ebbi col tempo - il tempo rende giustizia - infatti altri gladiatori "cancellati" ebbero la fine più strana: "suicidati", scomparsi nel nulla, colpiti da pallottole vaganti in Somalia, etc. Via via il quadro mi divenne più
chiaro:
si trattava di un corpo di guerra non-ortodossa che veniva impiegato per azioni di supporto alla politica estera americana -
mentre ai suoi membri si parlava di "patriottismo", di guerra al comunismo.
Ricordo, in merito alla mia interpretazione, una lunga polemica con lo stesso Nino che nei momenti clou mi vedeva come una
specie di agente del KGB - posso capire la sua irritazione.
Nino venne reclutato, come altri, a 16 anni: un'età in cui è facile riempirsi la testa di ideali ed avere una visione deformata della realtà. Molti
agenti dell'est avranno seguito un iter simile. La mia idea oggi, a seguito delle prove raccolte, è che la guerra fredda non sia stato
altro che un "gioco" di spartizione di aree di influenza tra gli USA e l'URSS al fine di non ammettere altri "giocatori" nella conquista del
dominio globale. Per capirne le basi teoretiche, occorre leggere: "A two-person cooperative game", John Nash, Rand Corporation, 31 agosto
1950 - reperibile sul sito di Nash, in Internet. Il problema è - e resta - che tutto è permesso pur di vincere. Le vittime del gioco -
spesso intere popolazioni spodestate della loro sovranità - vengono completamente ignorate. Oggi il gioco si fa duro poiché, essendo
rimasto un solo contendente, le cose che prima si facevano nell'ombra - Stay Behind - oggi avvengono alla luce del sole.

I perdenti dunque sono i non-americani, all'apparenza. Ma non solo: lo stesso popolo americano è all'oscuro dei mezzi con cui viene portata avanti la politica estera del suo governo.
Rimane dunque come strumento d'indagine, per capire chi sono i mandanti, chiedersi:
chi ci guadagna? Cui prodest?


Ma veniamo a Nino: al di là di quali fossero le sue missioni, ricordiamoci che era un militare che obbediva agli ordini dei suoi superiori, resta il fatto che un bel giorno del 1986,tornando al quartier generale di Roma, in via XX settembre n.8, non trova più niente. Sparito l'ufficio, sparite le persone che lo occupavano. Dopo tanti anni di servizio, l'agente Arconte rimane improvvisamente solo: senza una spiegazione, un congedo od un pensionamento.
Usato e gettato. Negli anni a venire, da Roma arriveranno solo dei killer a contratto per cercare di eliminarlo, nella sua splendida Sardegna, come fosse un testimone scomodo e non un uomo che, alla nostra Patria, aveva dato tutto, comprese le sue
giovanili illusioni e speranze.
Per questo gli dedico un capitolo, mentre la sua storia completa, di 650 pagine e cento documenti
allegati, la potrete trovare in parte nel suo sito "The Real Story of Gladio".

Ma torniamo un attimo a Gironda: lo conobbi in un periodo in cui facevo ricerca con una serba geniale, Dana, che mi disse subito
che aveva scoperto che Francesco Gironda era un generale. Lei si era collegata in qualche modo con fonti della BND, il servizio segreto
tedesco, e l'informazione non dava adito a dubbi. Incontrai Gironda nella bouvette di un Grande Albergo di Milano e, davanti a due
aperitivi, cominciammo ad "annusarci". Lui era molto scettico sulla storia di Arconte ed io cercavo di capire perché quella storia gli
fosse completamente oscura.
Dopo vari incontri ho deciso che probabilmente non ne era a conoscenza perché certe strutture della NATO, o adiacenti alla NATO o contigue, come avrebbe detto il giudice Giovanni Falcone, alla NATO, usano strutture a compartimenti stagni, così come fanno le cellule terroristiche o le forze non-convenzionali annidate nei reparti delle varie "Protezioni Civili".
Tant'è che Nino,
molti dei colleghi che conosceva solo col nome in codice, li riconobbe attraverso le foto dei necrologi pubblicati sui giornali. E', ad
esempio, il caso di Mario Ferraro, "suicidato" il 16 luglio 1995, di cui sopra nell'articolo della Veca. Ma anche di Gardini e di tanti
altri. Il caso sollevato da Arconte ha generato due interrogazioni parlamentari, una del senatore Andreotti e l'altra del senatore
Malabarba, a tutt'oggi (25 aprile 2003) senza risposta. Riportiamo quella di Malabarba:
SENATO - INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02291
Primo Firmatario MALABARBA (MISTO) - Data Presentaziona: 04/06/2002
(Seduta n.0181)
Stato iter: * ITER IN CORSO * Ministro delegato : PRES. CONSIGLIO
Destinatari: PRESIDENZA CONSIGLIO
Materia: - Classificazione con termini TESEO --ASSOCIAZIONI SEGRETE.
ATTENTATI.
MINISTERI. MARINA MILITARE. SERVIZI DI SICUREZZA.
- Indicizzazione : geopolitica e sigle -- OPERAZIONE GLADIO. MINISTERO
DELLA DIFESA.
 
l'articolo, come al solito

é fumoso ...lascia pensare che arconte sia stato ucciso, ma é ancora vivo... boh
 
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Testo:
Al Presidente del Consiglio dei ministri. Per conoscere, in relazione
a quanto emerso circa la cosiddetta "Gladio delle centurie" o Gladio
militare e alle indicazioni circa l'esistenza di un preavviso nel
rapimento dell'on.le Moro, di cui si è occupata una componente di Stay
Behind finora non conosciuta: quali comunicazioni risultino esservi
state circa la eventualità di un rapimento e di un imprigionamento
dell'on.le Moro e circa l'incarico alla Gladio di prendere contatti
con movimenti guerriglieri del Medio Oriente
(che avevano fornito armi
alle Brigate Rosse) per un loro intervento a favore della liberazione
dell'on.le Moro, intervento che in effetti, sia pur tardivamente, vi è
stato; se le informazioni di cui sopra siano state comunicate o meno
al Ministero dell'interno e agli organi di sicurezza, nonché alla
magistratura, al fine di prevenire per quanto possibile l'effettuarsi
della strage di via Fani, dove trovarono la morte 5 agenti della
scorta
; se risulti che la gestione di tali informazioni avvenisse
attraverso la Direzione del personale della Marina Militare (Maripers)
in collegamento con il Comando Subacquei Incursori (Comsubin) di La
Spezia; quale ruolo svolgesse la 10 Divisione Stay Behind di Maripers
nel gestire le operazioni all'estero della Gladio militare che, fra
l'altro, aveva punti di appoggio in numerosissimi paesi esteri tramite
persone facenti capo alla stessa direzione di Maripers; quale ruolo
svolgesse il comando Subacquei Incursori (Comsubin) di La Spezia nella
mobilitazione e addestramento del personale della Gladio militare
tenendo anche presente che personale di Comsubin ha operato, tra
l'altro, a Maripers proprio alla 10 Divisione come ad esempio il
capitano di fregata Giuseppe Rasenti; quale ente di Commissariato
provvedesse al compenso di tutto il personale operante all'estero e
con quali fondi visto che si trattava di operazioni clandestine e di
compiti non previsti dall'ordinamento militare italiano; chi abbia
affidato al personale militare italiano compiti di guerriglia
implicanti operazioni armate all'estero al di fuori della conoscenza
dei Capi di Stato che, in base all'art. 87 della Costituzione, hanno
il comando delle Forze Armate; se i Ministri della difesa, visto che
questa Gladio operava agli ordini del Ministro della difesa, siano
stati informati della esistenza di questa Gladio oppure se le
operazioni fossero condotte al di fuori della conoscenza dei Ministri
della difesa; se vi fossero ruoli congiunti tra Ministero della difesa
e servizi segreti militari dipendenti non direttamente dalla Difesa ma
dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, in base alla legge
801/77, legge che, tra l'altro, implica che i servizi segreti compiano
esclusivamente operazioni di intelligence e non operazioni armate
(da affidarsi eventualmente ai corpi speciali delle Forze Armate e della
Polizia), anche perché figurano ordini a firma congiunta del capo
della 10 Divisione, Remo Malusardi, e del capo del SISMI Fulvio
Martini; chi abbia ordinato operazioni con "ordini a distruzione
immediata", ordini non previsti dall'ordinamento militare e che
rendono responsabile il solo esecutore scaricando di ogni
responsabilità chi ha impartito gli ordini stessi; in che consistesse
il servizio S.I.M.M., Servizio informazioni della Marina Militare,
fino ad oggi non conosciuto e che appare come un doppione del SIOS
Marina; quali verifiche siano state eseguite daqli organi competenti
tenendo conto del fatto che l'esistenza di questa Gladio militare è
stata segnalata dall'ex parlamentare Falco Accame fin dal 28 marzo
2000 al Presidente del Consiglio, on.le Amato, al Presidente prò
tempore della Commissione Stragi sen. Pellegrino, al Presidente del
COPACO prò tempore on.le Frattini, e che anche la magistratura
militare è stata messa al corrente della Gladio militare e infine che
la magistratura ordinaria ha provveduto fin dal novembre 2000 ad
interrogare due appartenenti a tale Gladio. (4-02291)


Oltre a questa interrogazione, ve ne fu una analoga, ma più breve de
Senatore Andreotti.

Eccone la risposta:
Ministero della Difesa - Risposta alla interrogazione a risposta
scritta del Senatore Andreotti del 9 maggio 2002:
Il Servizio per le informazioni e la Sicurezza Militare nel confermare
che non disponeva di alcuna notizia preventiva circa il sequestro
dell'Onorevole Moro, ha verificato il contenuto del libro "L'Ultima
Missione", pubblicato su un sito Internet statunitense da Antonino
Arconte. Nel libro è effettivamente riportato che, in merito alla
vicenda Moro, i Servizi italiani ed americani sarebbero venuti a
conoscenza del rapimento prima che lo stesso avesse luogo
. Per
avvalorare questa tesi, l'autore presenta un "documento a distruzione
immediata" che lo avrebbe autorizzato, in data 2 marzo 1978, "...ad
ottenere informazioni di 3° grado e più, se utili alla condotta di
operazioni di ricerca di contatto con gruppi del terrorismo M.O. (NdA:
mediorientale) al fine di ottenere collaborazioni ed informazioni
utili alla liberazione dell'On. Aldo Moro...". Su questo ed altri
documenti pertinenti il citato libro, sono stati richiesti
approfondimenti a tutte le Amministrazioni /undici)
interessate o che
potevano comunque essere in possesso di notizie utili a chiarire la
vicenda (NdA: quali sono queste magnifiche undici?). Queste hanno
giudicato i documenti "visibilmente modificati" e/o "palesemente
falsi". Inoltre, i risultati delle ulteriori verifiche e degli
accertamenti interni effettuati, hanno confermato l'infondatezza di
quanto asserito dall'Arconte.
Dai riscontri, infatti, è emerso che non
può esservi alcun collegamento tre il personaggio (G219),
asseritamente incontrato in Libano dallo stesso Arconte, e quello che
egli indica quale Ten. Col. Mario Ferraro, (nel SISMI solo dal 1980 e
deceduto nel 1995)
. All'epoca del sequestro, infatti, il Ferraro non
apparteneva al SISMI e, soprattutto, la descrizione resa delle
caratteristiche antropometriche diverge totalmente da quella
riferibile allo stesso Ferraro.
I Servizi statunitensi, da parte loro,
hanno formalmente smentito di aver intrattenuto qualsiasi tipo di
rapporto con l'Arconte, asserendo, peraltro, che egli è sconosciuto
anche all'FBI ed all'US Immigration and Naturalization Service. La
circostanza costituisce un ulteriore, significativo indicatore della
inattendibilità dell'affermazione dell'Arconte che, nel suo libro, fra
l'altro, afferma che la veridicità di alcuni dei documenti annessi
alla pubblicazione era stata riscontrata proprio dai Servizi
statunitensi. Trova, dunque, piena conferma quanto già rappresentato
nella relazione che il SISMI predispose sulla base degli specifici
quesiti posti dalla "Commissione parlamentare di inchiesta sulla
strage di Via Fani e sul sequestro e l'assassinio di Aldo Moro" ed in
cui si afferma che "...nel periodo antecedente alla strage di Via Fani
non risulta che il SISMI abbia mai raccolto elementi che potessero far
in qualche modo prevedere l'insorgere della vicenda Moro, sia sotto il
profilo dell'acquisizione di informazioni su possibili e dirette
azioni terroristiche, sia dal punto di vista dell'esistenza di
semplici minacce ed avvertimenti nei confronti del Parlamentare".
Firmato: Il Ministro della Difesa, Antonio Martino.


Amen.
Ma rimane un problema scottante: la perizia di Maria Gabella,
commissionata da Famiglia Cristiana, Liberazione e TG3 - Primo Piano,
dice:" Non è un documento recente ma ha almeno oltre i tre anni, tre
anni e mezzo; non è un manufatto dozzinale; anche se per ipotesi fosse
un falso, è opera di persone esperte". E poi ancora: "La carta -
appunto - è un modello di non facile imitazione". E' infatti di una
qualità particolare, una pasta composta da metalli pregiati, proprio
con funzioni identificative. E la dottoressa Gabella se ne intende: a
lei vennero affidate, dalla Procura di Roma, le analisi sulla
documentazione firmata BR rinvenuta nel 1978 in alcuni covi dei
"brigatisti". Attualmente la Dott.ssa Gabella è una dei periti di
riferimento del tribunale di Torino.
 
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Capitolo II - Ustica a Los Angeles e a Milano
Mentre mi occupavo del caso "Nino", alla fine del 1998, cominciai a fare ricerche attraverso Internet su episodi oscuri che da sempre avevano destato la mia curiosità.
Il caso Ustica non poteva mancare all'appello.
Fu nel dicembre del 1999 che conobbi fortuitamente Udo Gümpel, un giornalista tedesco che aveva appena finito un libro uscito in Germania sul caso di Roberto Calvi - il presidente del Banco Ambrosiano che venne "suicidato" a Londra all'inizio degli anni '80. [Il lettore interessato potrà trovare informazioni interessanti su Calvi nel libro "Révélation$", edizioni "Les Arènes", Parigi 2001. Tradussi questo libro in italiano, a seguito di un contratto con la casa editrice di Roma "Edizioni Interculturali". La versione italiana non è stata pubblicata perché la casa editrice, inspiegabilmente,
rescisse unilateralmente il contratto nel settembre 2003.]
Ero andato da Udo in merito alla questione dell'uranio impoverito. Infatti dagli USA, da una ONG, avevo ricevuto tre video del Pentagono destinati ad addestrare le truppe americane in caso di uso di proiettili
all'uranio. Erano video del Pentagono, realizzati nel 1995,
di cui le
truppe italiane non avevano mai preso visione. Per la verità, non
vennero nemmeno fatti visionare al personale USA perché erano troppo
espliciti sui rischi derivanti dall'uso di questi proiettili, già
condannati in due risoluzioni dell'ONU assieme ad altre armi disumane.

Mentre Udo aveva messo la cassetta nel videoregistratore, ne approfittammo per fare quattro chiacchiere a proposito di varie vicende. Mi parlò del suo libro appena scritto dicendomi che secondo lui, Flavio Carboni non aveva eliminato Calvi ma ne aveva (enigmaticamente) spogliato il cadavere. Al momento non feci particolare attenzione alla cosa e gli chiesi cosa pensava a proposito di Ustica. Fu categorico: furono due aerei Mirage a tirarlo giù!
Furono i francesi... [anche il dott.Corrado malanga lo ha denunciato]
L' affermazione non mi stupì poiché sapevo che inizialmente venne incaricata una società francese, la IFREMER, del recupero dei resti del DC-9. Era una società legata ai servizi francesi per cui l'idea di Udo era plausibile. La cassetta era finita.
Udo mi promise che si sarebbe interessato sulla questione dell'uranio ma perdemmo presto i contatti. Nei giorni che seguirono, cominciai come al solito a "viaggiare" su Internet alla ricerca di tutto quello che potevo trovare su Ustica: dalle informazioni ufficiali alle leggende metropolitane. Alla fine, dopo alcuni mesi, decisi di scrivere una lettera, via posta elettronica, indirizzata tra l'altro alla Senatrice Bonfietti dei DS, sorella di una delle vittime e presidente dell'associazione dei familiari delle vittime di Ustica:
Date: Tue Aug 8 09:01:46 2000
Subject: USTICA: da Los Angeles conferma resp. Francia
Att.ne
Falco Accame
Sen. Bonfietti
On. Manca
On. Di Pietro
On. Calzavara
Oggetto: Ustica, responsabilità della Francia
Egregi Onorevoli e Senatori,

In merito alla questione Ustica, vi è un fatto non considerato sino ad
oggi in merito alla sparizione/presunta morte dell'investigatore
aeronautico Jeremy Crocker che conferma la tesi ufficiosa che furono
aerei francesi a tirar giù il Dc-9.

Jeremy Crocker è sparito il 9 dicembre 1996, cinque giorni dopo aver
parlato ad una radio locale di "pezzi di aereo francese" tirati su
assieme ai resti del DC-9 ITAVIA..
.

Questo conferma quanto segue: Udo
Gumpel, giornalista investigativo della televisione tedesca, mi disse nel dicembre 1998 che il DC-9 venne tirato giù da 2 Mirage francesi. Questi due fatti, assieme al fatto che del recupero dell'aereo venne incaricata la società IFREMER, con sede in Corsica e strettamente legata ai servizi francesi, portano direttamente alle responsabilità francesi dell'abbattimento dell'aereo, piaccia o no. E, per quanto ne so, al fatto che non venne data pubblicità sul ritrovamento di pezzi di aereo francese.


Vi allego la traduzione del testo dell'intervista radiofonica a Jeremy
Crocker poco prima della sua scomparsa. Inoltre anche l'annuncio su
internet del Dipartimento di Polizia di Los Angeles relativo a Jeremy
Crocker. Noterete che sul testo della Polizia si parla della data:
12/09/97, ovvero esattmente un anno dopo l'effettiva scomparsa. Questo
perché il regolamento prevede di lasciar passare un anno prima di
attestare che una persona è scomparsa.
A disposizione per eventuali ulteriori informazioni, cordialmente saluto.
Marco Saba
Osservatorio Etico Ambientale



Allegato: Traduzione di parte dell'intervista durante il Peter Ford
Show a Radio KIEV a Los Angeles il 4 dicembre 1996:

...
Jeremy Crocker: Ci chiediamo perché i governi non facciano giuste
indagini e penso che possiamo aiutare a chiarire questo se guardiamo
alcuni fatti della storia. Uno di cui abbiamo parlato è accaduto nel
1980 quando un aereo italiano che stava andando a Palermo in Sicilia è
caduto e ci furono 81 vittime. Al tempo vi furono ipotesi su di una
bomba, poi poco dopo su un missile dalla Libia che l'avrebbe colpito.
Ed è così. C'era una organizzazione dei sopravvissuti delle vittime ed
ho parlato con qualcuno che ne è al corrente. HO ANCHE PARLATO CON
QUALCHE VISITATORE ITALIANO (NDR: enfasi nostra). Ed infine nel 1995
l'agenzia France Press che scrive di avvenimenti in tutto il mondo, ha
pubblicato una storia intrigante che potrete ritrovare negli archivi:
cioè che tra le varie cose su cui indagavano i giudici italiani sulla
corruzione c'era anche il crash inspiegato di Ustica. Poi ancora, un
anno dopo il The Guardian inglese è venuto fuori con una storia di
carte segrete scoperte da parte di uno della Internal Security, che è
un nome carino con cui loro chiamano l'organismo corrispondente
dell'FBI, documenti che potrete trovare negli archivi, nella quale si
dice che l'Italia assieme ad altri membri NATO aveva cercato di
uccidere Gheddafy che dalla Libia stava andando da qualche parte. Ma
quando andarono all'attacco scoprirono che Gheddafy era scortato da
MIG e nella battaglia che seguì SI SONO TIRATI GIU' DEI LORO AEREI e
sfortunatamente hanno beccato un aereo che stava passando che era il
DC-9.
Peter Ford: Parli del crash italiano.
JC: Ho qualche aneddoto da raccontare. Lei parlava di Palm Spring, ho
passato qualche tempo alla libreria che funziona come centro
visitatori, verso la fine della settimana, ed ho sentito delle voci
con accento italiano e ho fatto domande. Un giovane uomo (NDR: dei
nostri servizi?) ha detto: sì, quando è stato tirato su l'aereo c'era
assieme UN PEZZO DI JET FRANCESE (NDR: enfasi nostra).
PF: (chiede ancora dell'incidente e chiede se era coinvolto un aereo
P-3 americano)
JC: Bè, il P-3 vien fuori con l'incidente della TWA (800) e questo è
interessante. Ma in ogni modo cerchiamo di capire gli italiani.
Gheddafy era molto impopolare. Molti dei nostri ascoltatori
ricorderanno le file per la benzina nel 1979 a causa del secondo shok
petrolifero, organizzato da Gheddafy. Così se avrebbe funzionato,
avrebbero rimosso Gheddafy che irritava la NATO, e sarebbero stati
popolari anche se non avrebbero ammesso mai di essere stati loro. Ma
quando il piano fallì e cadde un aereo civile, si trovarono nelle
difficoltà. E l'articolo continua dicendo che cosa fecero in
proposito, che fu di insabbiare come ancora stanno facendo. (etc.
etc.)
A seguito di questa lettera, cui risposero Accame e Calzavara, scoprii
che all'epoca del disastro vi era un paese dotato di qualche decina di
Mirage e che operava nel teatro del Mediterraneo: Israele.
Cominciai a
pensare che, nell'ipotesi di una guerra aerea, forse anche uno di
questi Mirage avrebbe potuto essere rimasto abbattuto. Se così fosse,
come fare, nell'ipotesi di un ritrovamento dei resti di questo Mirage
israeliano, a riconoscerlo da un Mirage francese?
Ci sono almeno due
possibilità: quando gli israeliani comprarono i mirages francesi ne
modificarono il profilo alare e sostituirono il motore originale
dell'aereo con un motore americano. Dunque, se i resti dell'ipotetico
aereo presentano queste modifiche, il caso sarebbe risolto. Ma questa
pista non verrà mai seguita, nonostante i riscontri nei tracciati
radar del perito Macidull.
Parentesi: a proposito del volo TWA 800, occorre dire che venne
effettivamente abbattuto da un missile
, come diceva Crocker. Il
missile venne sparato da un sommergibile comprato in URRS dall'Iran.
Il sommergibile aveva una ciurma di mercenari russi. A bordo del volo
TWA c'erano 60 francesi inclusi 8 agenti dei servizi francesi.
Il loro
caposquadra rifiutò di essere imbarcato e prese il volo successivo.

Dopo aver finito di scrivere questo capitolo, mi è capitato tra le mani "Quarto livello", di Carlo Palermo, Editori Riuniti 2002. A pag.119 si legge: "...nei misteri infiniti che circondano la stessa strage di Ustica, non vi ebbe qualche parte la base americana di Birgi?" A pag. 291 e 292 si legge: "Dietro i fatti relativi alla strage di Ustica del 1980 potrebbe formularsi una inquietante ipotesi che ricollegherebbe tale episodio con la liberazione "apparentemente ingiustificata" di Abu Abbas avvenuta a Sigonella nel 1985. In particolare potrebbero porsi alcuni quesiti che si possono così
riassumere:
 
Capitolo II - Ustica a Los Angeles e a Milano
Mentre mi occupavo del caso "Nino", alla fine del 1998, cominciai a fare ricerche attraverso Internet su episodi oscuri che da sempre avevano destato la mia curiosità. Per la verità, non
vennero nemmeno fatti visionare al personale USA perché erano troppo
espliciti sui rischi derivanti dall'uso di questi proiettili, già
condannati in due risoluzioni dell'ONU assieme ad altre armi disumane.

Mentre Udo aveva messo la cassetta nel videoregistratore, ne approfittammo per fare quattro chiacchiere a proposito di varie vicende. Mi parlò del suo libro appena scritto dicendomi che secondo lui, Flavio Carboni non aveva eliminato Calvi ma ne aveva (enigmaticamente) spogliato il cadavere. Al momento non feci particolare attenzione alla cosa e gli chiesi cosa pensava a proposito di Ustica. Fu categorico: furono due aerei Mirage a tirarlo giù!
Furono i francesi... [anche il dott.Corrado malanga lo ha denunciato]
L
...
:

alla faccia delle scoperte di malanga:lol::lol:

bastava che leggesse wikipedia...

Le dichiarazioni di Cossiga: apertura di una nuova inchiesta [modifica]

A ventotto anni dalla strage, la procura di Roma ha deciso di riaprire una nuova inchiesta a seguito delle dichiarazioni rilasciate nel febbraio 2007 da Francesco Cossiga. L'ex presidente della Repubblica, presidente del Consiglio all'epoca della strage, ha dichiarato che ad abbattere il DC9 sarebbe stato un missile «a risonanza e non a impatto», lanciato da un velivolo dell'Aéronavale decollato dalla portaerei Clemenceau, e che furono i servizi segreti italiani ad informare lui e l'allora ministro dell'Interno Giuliano Amato dell'accaduto.[72].
Il generale dell'Aeronautica Vincenzo Manca, ex senatore e vicepresidente della commissione bicamerale d'inchiesta sulle stragi, ha dichiarato che «non esiste un missile che scoppia a risonanza: i missili si differenziano per il sistema di guida con cui agganciano l'obiettivo, non per il tipo di scoppio». L'affermazione del generale Manca è però incompleta, in quanto i missili aria-aria possono avere differenti tipologie di testata.
Nel 2002, nella sua deposizione alle autorità inquirenti, lo stesso Cossiga aveva invece dichiarato che, ai tempi della Strage, non aveva nessun elemento per non credere che si fosse trattato di un cedimento strutturale e che, nell'arco di 22 anni, aveva sempre saputo che al DC-9, fosse occorso un normale incidente aereo.[73]
Successivamente infine, il 24 maggio 2010, lo stesso ex Presidente emerito della Repubblica Italiana dichiarò sui maggiori quotidiani che, per non essere visto dall'aereo libico con Gheddafi, un aereo francese era sotto quello italiano: partì un missile «per sbaglio, volendo colpire l'aereo del presidente libico».[74]
Benché restino ignote le motivazioni che hanno portato Francesco Cossiga a tali radicali cambiamenti di opinione, le ultime dichiarazioni hanno sortito l'effetto di invitare la Procura della Repubblica, attraverso i procuratori Amelio e Monteleone, ad aprire una nuova inchiesta sulla strage di Ustica, ancora in pieno svolgimento. Benché coperta da segreto istruttorio, indiscrezioni riportano che l'inchiesta starebbe attualmente vertendo sulle rogatorie inviate a Stati Uniti, Francia e altri alleati della NATO, alle quali non è mai stata data, fino ad oggi, alcuna risposta[75].
Il giudizio del presidente della Repubblica Napolitano [modifica]
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

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