SEGRETI DI $TATI
di Marco Saba
(inedito, 2003)
Indice
11. Il gladiatore sardo Antonino Arconte
12. Ustica a Los Angeles e a Milano
13. Il carabiniere Valerio Mattioli
14. La strage di Bologna
15. Franz, il dentista di Praga (alias Pierfrancesco Cancedda)
16. Bin Laden denuncia l'O.C.O. per diffamazione
17. Il commissario svizzero Fausto Cattaneo
18. Il prigioniero politico italiano Francesco Pazienza
19. Il clown-attivista Jacopo Fo
10. EIS, BSE e terrorismo in Francia
11. Il contadino Raul Gardini
12. L'ammiraglio italiano Falco Accame
13. Quel patto coi nazisti per l'atomica
14. L'agente americano Gene "Chip" Tatum
15. L'agente inglese Richard Tomlinson
16. L'agente israeliano Jonathan Pollard
17. Un documento sull'uranio impoverito
Conclusione e suggerimenti
Capitolo I - Antonino Arconte, il Gladiatore cancellato
"...in quei sei mesi del 1980, quando in Italia successe il finimondo... io avevo contatti solo con i sorci del carcere di piazza
Manno ad Oristano. "Madronas", in sardo, grandi come conigli, che entravano nelle celle seminterrate d'isolamento. Entravano la notte,
attraverso il buco del gabinetto alla turca, a fianco al lavandino.
L'unico modo per fermarle era tapparlo infilandoci una bottiglia piena d'acqua. Non riuscivano a spostarla!"
Antonino Arconte, "L'ultima missione - G-71 e la verità negata", 2001.
USA, 1994, 28 Dicembre. Il presidente Clinton ha declassificato e resi pubblici 43 milioni di documenti
raccolti dalla CIA. Tra questi il
settimanale l'Espresso ne ha rintracciati alcuni inerenti a
lla struttura Gladio. Da essi emerge che Gladio esisteva già molto prima
della sua data ufficiale di nascita nel 1956, che il Gladio fu scelto come simbolo perchè il nucleo iniziale era costituito da una
formazione clandestina di ex appartenenti
alla X MAS della Repubblica fascista di Salò. La CIA aveva inoltre raccolto una descrizione
dettagliatissima della struttura della X MAS e i nomi dei suoi appartenenti comandati da Junio Valerio Borghese, dato che intendeva
utilizzarli in funzione anticomunista. Infatti tutti gli appartenenti alla X MAS su cui gli americani riuscirono a mettere le mani furono
"arrestati" ed inviati immediatamente dopo la fine della guerra in un campo di addestramento in USA.
La struttura clandestina degli appartenenti alla X MAS nei documenti viene già chiamata "Stay Behind", prima ancora che tale struttura venisse estesa a tutti i paesi europei sotto controllo USA.
Per introdurre la storia di Arconte, riproduco un articolo recente che evidenzia il problema sempre più pressante del cannibalismo
giornalistico. In breve: un giornalista si interessa alle ricerche di qualcun altro, si appropria delle fonti, ci scrive sopra un articolo e
nemmeno tiene di conto chi aveva aperto il vaso di Pandora. Sarà per distrazione? Ma ecco l'introduzione del caso Arconte:
TIBEREIDE - Rivista socio-culturale LO SCOOP CHE NON C'E'; da "Liberazione" a "Famiglia Cristiana" di Maria Lina VECA,17/05/2002
http://www.tibereide.it/articoli_dettaglio.asp?articolo_id=250&articolo_categoria=1
Antonino Arconte, 47 anni, nome in codice G-71: fu arruolato personalmente dal Generale Miceli nel SID e fece parte di quella
Gladio militare chiamata "Gladio delle Centurie". Alcuni esplosivi documenti in possesso di G71,
relativi al sequestro Moro, furono
"portati alla luce" da un ricercatore dell'Istituto Europeo di Milano, Marco Saba, poi comunicati all'ex presidente della Commissione Difesa, Falco Accame, che impiegò quasi un anno ad accertarne la veridicità e l'affidabilità, prima di renderli pubblici, attraverso la stampa. E
qui viene il bello, perché furono diversi i giornalisti che, in rapida successione, si occuparono dei "segreti" del "gladiatore":
Piero Mannironi su "La Nuova Sardegna", a novembre del 2000, che titolava "Caso Moro, i carabinieri interrogano Arconte"; poi Stefano Mannucci, de "Il Tempo" con "Gladio, le carte sparite nei giorni di Moro" nel marzo 2001, che riportava anche un intervento di Accame s
u "Il vero segreto: missioni armate oltre confine dei nostri agenti".
Poi , a fine 2001, le interviste di Marco Gregoretti su G.Q., due servizi su
"Le guerre segrete". E a gennaio 2002, "Rinascita" pubblicò , con
grande risalto, una lunga intervista di quattro pagine con Nino Arconte, dove venivano toccati i molti segreti di cui il "gladiatore"
è depositario,
segreti che tracciano un filo rosso che collega terrorismo internazionale, fondamentalismi, guerre, un filo rosso che
unisce anche molte morti misteriose. Arconte ci fornì risposte a grandi interrogativi irrisolti della storia di questi ultimi venti
anni, ed alcune rivelazioni tratte dal dossier che lui stesso aveva preparato e consegnato nel 1998
alla C.I.A e al F.B.I. nonché
l'anticipazione del contenuto del suo libro "L'ultima missione", ora pubblicato negli Stati Uniti.
Nello stesso mese una versione ridotta dell'intervista ad Arconte, sempre a firma di Maria Lina Veca, comparve in rete sul nostro sito Tibereide, con l'aggiunta delle osservazioni di Falco Accame sulla riforma dei servizi segreti, e con una ampia anticipazione del libro di Arconte , "L'ultima missione".
Ciò premesso, in questi ultimi giorni, molti giornali si sono improvvisamente accorti dell'esistenza di Arconte, scatenandosi in una
serie di articoli sul caso Moro - e fin qui tutto bene. Quello che va meno bene, è che questi "cacciatori" di scoop dell'ultim'ora ,
viaggiano, evidentemente, dentro la macchina del tempo. Infatti, siamo a maggio 2002, dunque settimane e mesi dopo l'uscita dei primi titoli
che riguardavano la "Gladio segreta" di Arconte - titoli e rivelazioni di Marco Saba, Mannironi, Mannucci, Gregoretti, Veca - senza
considerare che tutto questo è uscito fuori solo per la volontà caparbia di Accame di ricercare la verità. Ma "Liberazione", uscendo
il 9 e 10 maggio 2002, con il titolo
"Moro, i dubbi di Andreotti", parla di proprie "rivelazioni", in seguito alle quali si sarebbe mosso
il Senatore Andreotti. Non solo, "Liberazione" annuncia anche, con un pizzico di trionfalismo di troppo, che il fatto di essersi occupata
del "presunto gladiatore " ha rotto "il vero e proprio muro di gomma della carta stampata"! Per essere un muro di gomma, doveva essere
molto morbido, perché, come abbiamo visto, eravamo già stati in parecchi ad attraversarlo. Ma non finisce qui: il 16 maggio è in
edicola "Famiglia Cristiana" con "Lo strano caso di G 71", un dossier di "grandi rivelazioni", non tanto "grandi" in verità, perché le
domande e le risposte sono assai simili a quelle dell'intervista pubblicata da "Rinascita" e da Tibereide nel gennaio di quest'anno.
Solo per rinfrescare la memoria a questi "cacciatori" di scoop , riportiamo alcune righe della nostra intervista a Nino Arconte,
tuttora leggibile in rete:
"Nino Arconte, che cosa è stata e cosa ha rappresentato la
Gladio delle Centurie?
"La Gladio delle Centurie non era niente di più che
una delle 32 branche in cui era stato suddiviso il Servizio Informazioni Difesa
(SID) - per volontà del nostro legittimo Governo - per ciò che mi è dato di sapere- dal 1970. Un corpo di volontari, super addestrati e
con compiti istituzionali, agli ordini del Governo Italiano.
Come lo stesso Generale Vito Miceli, sotto giuramento, in un aula di Tribunale, testimoniava il 14 Dicembre 1977, durante un udienza del
processo per il presunto Golpe Borghese.
"Lei afferma che, già prima del rapimento Moro, circolavano delle voci
su questa vicenda , e che si cercavano notizie in Medioriente...ci può
dire qualcosa di più preciso in merito?"
"Non ne so molto di più - ma è indubbio che gli ordini che fui inviato a portare in Medioriente, ed in particolare a Beiruth, riguardavano
quell'atto terroristico. Seppi del sequestro e della strage di Via Fani, attraverso un fonogramma di Roma-radio (all'epoca non c'erano i
telefonini) durante la navigazione verso Alexandria d'Egitto, già partito da Beiruth, dove avevo consegnato a G-219 (G-219 era il codice
con il quale, su quei documenti veniva indicato l'allora
capitano Mario Ferraro, suicidatosi nell'estate del 95, impiccandosi alla
maniglia del suo bagno...non era un nano, mi superava di vari centimetri, cioè era un uomo di 1,90 mt., ed aveva appena deciso di
unirsi ad altri in una denuncia pubblica... almeno così ci aveva detto..."
E riportiamo alcune parole di Accame, citate nel nostro articolo: "In un documento (numero di repertorio 122627) autenticato dal notaio
Pietro Angozzi, di Oristano, si legge che il 2 marzo 1978 -
e cioè 14 giorni prima del rapimento dell'On. Moro e dell'uccisione della sua
scorta - la X Divisione "S.B." (Stay Behind) del Ministero della Marina, inviava l'agente G71 appartenente alla Gladio "Stay Behind"
(partito da La Spezia il 6 marzo sulla motonave Jumbo M) a Beiruth, per consegnare documenti all'agente G 219, ivi dislocato, dipendente
dal capocentro, Colonnello Stefano Giovannone,
affinché prendesse contatti con i movimenti di liberazione nel vicino Oriente, perché
questi intervenissero sulle Brigate Rosse, ai fini della liberazione di Moro".
Qui sorgevano spontanee alcune domande: "Perché la X
Divisione non avvertì l'On. Moro e le forze dell'ordine il 2 marzo? Si
poteva evitare la prigionia di Moro e la morte dei suoi agenti di
scorta?"
Questo, tanto per aiutare la memoria di molti potenziali "Premi Pulitzer", erano le domande che ci ponevamo già nel gennaio del 2002.
Maria Lina è una giornalista straordinaria, nipote di un Comandante Generale della Guardia di Finanza, con la quale mi riprometto da tempo
un viaggio nei teatri delle guerre "umanitarie" - Kosovo, Afganistan - ma che per un motivo od un altro viene sempre rimandato. Per non
lasciare il lettore con la curiosità in merito al documento a distruzione immediata su Moro, pubblicato sopra.
Per dovere di cronaca,"terzo grado e più" indica che si possono usare mezzi estremi, fino al decesso dell'obiettivo.
Mentre mi occupavo della vicenda Arconte, stavo costruendo un sito Internet dove archiviare il materiale che mi interessava conservare e
divulgare. Una specie di enciclopedia che raggiunse la dimensione di 110 MB. Paragonabile ad 11.000 pagine. Una sezione del sito riguardava
Gladio ed i servizi. Ad un certo punto venni messo in contatto con Francesco Gironda, il portavoce ufficiale dei 622 gladiatori che erano
emersi a seguito dello scandalo del 1991. Poiché con Arconte la corrispondenza - che col tempo è diventata una solida amicizia -
continua tutt'ora, via via egli mi narrava dei suoi colleghi gladiatori. La cosa curiosa è che questi NON erano compresi nella
lista dei 622 allora diffusa dagli organi d'informazione.
Per questo nel 1997 ero diffidente, sennonché la riprova l'ebbi col tempo - il tempo rende giustizia - i
nfatti altri gladiatori "cancellati" ebbero la fine più strana: "suicidati", scomparsi nel nulla, colpiti da pallottole vaganti in Somalia, etc. Via via il quadro mi divenne più
chiaro:
si trattava di un corpo di guerra non-ortodossa che veniva impiegato per azioni di supporto alla politica estera americana -
mentre ai suoi membri si parlava di "patriottismo", di guerra al comunismo.
Ricordo, in merito alla mia interpretazione, una lunga polemica con lo stesso Nino che nei momenti clou mi vedeva come una
specie di agente del KGB - posso capire la sua irritazione.
Nino venne reclutato, come altri, a 16 anni: un'età in cui è facile riempirsi la testa di ideali ed avere una visione deformata della realtà. Molti
agenti dell'est avranno seguito un iter simile. La mia idea oggi, a seguito delle prove raccolte, è che la guerra fredda non sia stato
altro che un "gioco" di spartizione di aree di influenza tra gli USA e l'URSS al fine di non ammettere altri "giocatori" nella conquista del
dominio globale. Per capirne le basi teoretiche, occorre leggere: "A two-person cooperative game", John Nash, Rand Corporation, 31 agosto
1950 - reperibile sul sito di Nash, in Internet. Il problema è - e resta - che tutto è permesso pur di vincere.
Le vittime del gioco -
spesso intere popolazioni spodestate della loro sovranità - vengono completamente ignorate. Oggi il gioco si fa duro poiché, essendo rimasto un solo contendente, le cose che prima si facevano nell'ombra - Stay Behind - oggi avvengono alla luce del sole.
I perdenti dunque sono i non-americani, all'apparenza. Ma non solo: lo stesso popolo americano è all'oscuro dei mezzi con cui viene portata avanti la politica estera del suo governo.
Rimane dunque come strumento d'indagine, per capire chi sono i mandanti, chiedersi:
chi ci guadagna? Cui prodest?
Ma veniamo a Nino: al di là di quali fossero le sue missioni, ricordiamoci che era un militare che obbediva agli ordini dei suoi superiori, resta il fatto che un bel giorno del 1986,tornando al quartier generale di Roma, in via XX settembre n.8, non trova più niente. Sparito l'ufficio, sparite le persone che lo occupavano. Dopo tanti anni di servizio, l'agente Arconte rimane improvvisamente solo: senza una spiegazione, un congedo od un pensionamento.
Usato e gettato. Negli anni a venire, da Roma
arriveranno solo dei killer a contratto per cercare di eliminarlo, nella sua splendida Sardegna, come fosse un testimone scomodo e non
un uomo che, alla nostra Patria, aveva dato tutto, comprese le sue
giovanili illusioni e speranze. Per questo gli dedico un capitolo, mentre la sua storia completa, di 650 pagine e cento documenti
allegati, la potrete trovare in parte nel suo sito "The Real Story of Gladio".
Ma torniamo un attimo a Gironda: lo conobbi in un periodo in cui facevo ricerca con una serba geniale, Dana, che mi disse subito
che aveva scoperto che
Francesco Gironda era un generale. Lei si era collegata in qualche modo con fonti della BND, il servizio segreto
tedesco, e l'informazione non dava adito a dubbi. Incontrai Gironda nella bouvette di un Grande Albergo di Milano e, davanti a due
aperitivi, cominciammo ad "annusarci". Lui era molto scettico sulla storia di Arconte ed io cercavo di capire perché quella storia gli
fosse completamente oscura.
Dopo vari incontri ho deciso che probabilmente non ne era a conoscenza perché certe strutture della NATO, o adiacenti alla NATO o contigue, come avrebbe detto il giudice Giovanni Falcone, alla NATO, usano strutture a compartimenti stagni, così come fanno le cellule terroristiche o le forze non-convenzionali annidate nei reparti delle varie "Protezioni Civili".
Tant'è che Nino,
molti dei colleghi che conosceva solo col nome in codice, li riconobbe attraverso le foto dei necrologi pubblicati sui giornali. E', ad
esempio, il caso di
Mario Ferraro, "suicidato" il 16 luglio 1995, di cui sopra nell'articolo della Veca. Ma anche di
Gardini e di tanti
altri. Il caso sollevato da Arconte ha generato due interrogazioni parlamentari, una del senatore Andreotti e l'altra del senatore
Malabarba, a tutt'oggi (25 aprile 2003) senza risposta. Riportiamo quella di Malabarba:
SENATO - INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02291
Primo Firmatario MALABARBA (MISTO) - Data Presentaziona: 04/06/2002
(Seduta n.0181)
Stato iter: * ITER IN CORSO * Ministro delegato : PRES. CONSIGLIO
Destinatari: PRESIDENZA CONSIGLIO
Materia: - Classificazione con termini TESEO --ASSOCIAZIONI SEGRETE.
ATTENTATI.
MINISTERI. MARINA MILITARE. SERVIZI DI SICUREZZA.
- Indicizzazione : geopolitica e sigle -- OPERAZIONE GLADIO. MINISTERO
DELLA DIFESA.