Gli asini non volano se non nelle nostre menti...

Fino a ieri il sistema ha inseguito la crescita del Pil per diffondere consumi e sostenere l’industria. Oggi sappiamo che in Europa non è più così: gli stessi politici che continuano a predicare “crescita”, in realtà hanno promosso una deliberata, drammatica inversione di rotta. Non “dobbiamo” più crescere, perché a farlo saranno soltanto le élite, che hanno realizzato un colossale trasferimento di ricchezza, dall’industria alla finanza, dal lavoro alla rendita speculativa. Matematico: la crescita del benessere diffuso comporta maggiore consapevolezza culturale, quindi l’acquisizione di diritti “scomodi”, che il sistema politico – sempre più centralistico e sempre meno democratico – non è più disposto a tollerare. E quindi: precariato, disoccupazione, tagli al welfare, erosione del risparmio, super-tassazione, eclissi delle pensioni, privatizzazione dei servizi vitali. Da anni stiamo “decrescendo” in modo vertiginoso, proprio grazie ai politici che, a parole, si dichiarano favorevoli alla “crescita”. Che peraltro, come sappiamo, minaccia di far esplodere il pianeta: sovrapproduzione di merci superflue, boom demografico, progressiva penuria di risorse.Il blackout della politica, ormai colonizzata dall’oligarchia tecno-finanziaria che manipola l’immaginario collettivo attraverso il ferreo controllo dei media, non ha impedito il diffondersi di esperienze individuali di resistenza libertaria. Messe assieme, fanno rete. Specie se vengono spiegate, mostrate, raccontate. Come accade nel documentario “Presi per il Pil”, realizzato da Stefano Cavallotto col giornalista Andrea Bertaglio, su soggetto elaborato da Lorenzo Fioramonti, economista dell’università sudafricana di Pretoria. Tema: come vivere «senza più essere schiavi dei soldi», peraltro sempre meno abbondanti. Lo spiegano Marta e Giorgio, che hanno deciso di trasferirsi coi figli in valle Maira, sulle montagne di Cuneo, allevando capre e producendo formaggi. E poi Roberto, che si è «dimesso da avvocato» lasciando Cagliari per il natio borgo selvaggio, dove – insieme alla famiglia – ha imparato ad auto-prodursi «tutto quello che gli serve per vivere». Non mancano le comunità organizzate: come quella degli abitanti di Pescomaggiore, alle porte dell’Aquila, che – con l’aiuto volontari italiani e stranieri – costruiscono un eco-villaggio modello, seguendo i metodi della bioedilizia.«Storie sorprendenti ed emblematiche», che aiutano a capire «il desiderio di liberarsi dal dogma del Pil», per immaginare «un mondo più giusto, iniziando dalle nostre vite». Quelle incrociate dal documentario sono «persone che hanno scelto di vivere senza più inseguire il mito della crescita infinita imposto dal sistema», liberandosi dell’ideologia dominante. Il narratore è lo stesso Bertaglio, autore di saggi sulla decrescita (l’ultimo si intitola “Generazione decrescente”, edizioni L’Età dell’Acquario). Tutto nasce quando Andrea, incuriosito dal progetto energetico “Coltiviamo il sole”, decide di partecipare a una riunione dell’associazione che l’ha ideato. Lì incontra Giorgio, interessato all’installazione di un impianto fotovoltaico per la propria stalla. Da quel momento, Andrea inizia «un viaggio fisico e soprattutto interiore» tra questi «pionieri della decrescita», nel loro caso sicuramente “felice”. Morale: specie in un momento di crisi devastante, sorprende la facilità con cui è possibile dribblare il disastro, rimboccandosi le maniche. Purché si abbiano le idee chiare: massima sobrietà, minime esigenze, autosufficienza alimentare. A quel punto, può anche crollare il Pil: lo sostituisce una nuova economia di prossimità, fondata sullo scambio alla pari.Non mancano voci eterodosse, a spiegare perché tutto questo accade, e accadrà sempre di più: da Enrico Giovannini, già a capo dell’Istat e poi ministro del governo Letta, favorevole a «elaborare indicatori di benessere alternativi al Pil», fino a battitori liberi (e famosi) come l’inglese Rob Hopkins, fondatore del movimento delle “Transition Towns”, e il francese Serge Latouche, padre del moderno pensiero decrescista, insieme all’italiano Maurizio Pallante. Parlano docenti universitari come Mario Pianta, tra i promotori della campagna “Sbilanciamoci!”, attivisti e scrittori come Giulio Marcon, già coordinatore del Servizio Civile Internazionale, e autrici come Helena Norberg-Hodge, studiosa dell’impatto dell’economia globale sulle culture e sull’agricoltura a livello mondiale. La Hodge, fondatrice dell’Isec (International Society for Ecology and Culture) è anche produttrice e co-regista del documentario “L’economia della felicità”. Ed è esattamente di questo – economia e felicità – che parla l’ex avvocato Roberto, 45 anni, “scappato” dal capoluogo sardo per farsi coltivatore, nella casa della sua infanzia: «Paradossalmente – dice – oggi ho molti meno problemi economici dei colleghi che mi sono lasciato alle spalle, rimasti schiavi di mutui, finanziamenti e orari di lavoro ormai insostenibili».Stessa musica in Abruzzo, tra i ragazzi di Pescomaggiore, molti dei quali rimasti senza casa dopo il terremoto del 2009. La soluzione si chiama Eva, eco-villaggio interamente auto-costruito, col materiale meno consueto e più ecologico: la paglia. «La manodopera ce la mettiamo noi, riscoprendo la comunità». Un’esperienza umana che cambierà per sempre la loro vita: «Famiglie che si ritrovano, padri e figli che lavorano insieme con un obiettivo comune». Parole come sostenibilità e benessere diventano all’improvviso realtà. «I giovani di Pescomaggiore, molti dei quali precari che hanno trovato una dimensione sociale e lavorativa proprio in questo eco-villaggio, si aiutano nel lavoro, mangiano e parlano insieme, organizzano le proprie giornate in un clima di cooperazione e convivialità», racconta Andrea, che traccia anche un parallelo con l’esperienza – stavolta metropolitana – dei ragazzi del circolo torinese Mdf, il Movimento per la Decrescita Felice: «Si impegnano a vivere una città come Torino quasi come se fosse un paese, a cominciare dai trasporti – la bicicletta in primis – promuovendo uno stile di vita ecologico, basato sul consumo critico». Orti urbani, per esempio, da impiantare anche nelle scuole e attraverso progetti speciali, alcuni dei quali in collaborazione con associazioni come Slow Food».Il documentario, montato da Roberto Allegro e sorretto da musiche originali degli Yo-Yo Mundi, si arrampica anche sulle Alpi, scovando i silenzi incontaminati del Puy, dove pascolano le capre bianche di Marta e Giorgio, marito e moglie, «due tra le persone più lucide che si possa avere la fortuna di incontrare nel corso di un’intera vita», garantisce Andrea. «Vivono e lavorano con i loro cinque figli e pochi buoni amici nel comune di San Damiano Macra, dove sono arrivati da Torino nel 1995». Lei è medico e lavora part-time in zona. Lui, laureato in filosofia e originario della vicina valle Po, per lavoro traduceva libri per case editrici. Nel 1999, la grande scommessa: recuperare un’intera borgata abbandonata per poi avviare un’azienda di capre da latte, che col tempo è diventata anche agriturismo. «Nonostante si possa pensare il contrario, Marta e Giorgio non sono degli “alternativi”», spiega Andrea. «Hanno solo capito prima di altri che per vivere sereni non c’era bisogno di puntare sui soldi». I loro figli – tutti musicisti – ora crescono in un paradiso verde, e tra le vecchie case di pietra è tornata la vita. E’ una strana impresa, super-sostenibile: niente mangimi industriali, farmaci o gasolio. E funziona benissimo: «E’ uno schiaffo a chiunque si rassegni a dire che non è possibile, che oggi il mondo non ti permette di fare certe scelte».(Il documentario: “Presi per il Pil”, Italia 2014, 65 minuti. E’ possibile promuovere la proiezione del film, una produzione low-budget di Settembre Film, e acquistare il filmato in formato dvd, al prezzo di 10 euro, mediante il sito del progetto).
Fino a ieri il sistema ha inseguito la crescita del Pil per diffondere consumi e sostenere l’industria. Oggi sappiamo che in Europa non è più così: gli stessi politici che continuano a predicare “crescita”, in realtà hanno promosso una deliberata, drammatica inversione di rotta. Non “dobbiamo” più crescere, perché a farlo saranno soltanto le élite, che hanno realizzato un colossale trasferimento di ricchezza, dall’industria alla finanza, dal lavoro alla rendita speculativa. Matematico: la crescita del benessere diffuso comporta maggiore consapevolezza culturale, quindi l’acquisizione di diritti “scomodi”, che il sistema politico – sempre più centralistico e sempre meno democratico – non è più disposto a tollerare. E quindi: precariato, disoccupazione, tagli al welfare, erosione del risparmio, super-tassazione, eclissi delle pensioni, privatizzazione dei servizi vitali. Da anni stiamo “decrescendo” in modo vertiginoso, proprio grazie ai politici che, a parole, si dichiarano favorevoli alla “crescita”. Che peraltro, come sappiamo, minaccia di far esplodere il pianeta: sovrapproduzione di merci superflue, boom demografico, progressiva penuria di risorse.

Il blackout della politica, ormai colonizzata dall’oligarchia tecno-finanziaria che manipola l’immaginario collettivo attraverso il ferreo controllo dei media, non ha impedito il diffondersi di esperienze individuali di resistenza libertaria. Messe assieme, fanno rete. Specie se vengono spiegate, mostrate, raccontate. Come accade nel documentario “Presi per il Pil”, realizzato da Stefano Cavallotto col giornalista Andrea Bertaglio, su soggetto elaborato da Lorenzo Fioramonti, economista dell’università sudafricana di Pretoria. Tema: come vivere «senza più essere schiavi dei soldi», peraltro sempre meno abbondanti. Lo spiegano Marta e Giorgio, che hanno deciso di trasferirsi coi figli in valle Maira, sulle montagne di Cuneo, allevando capre e producendo formaggi. E poi Roberto, che si è «dimesso da avvocato» lasciando Cagliari per il natio borgo selvaggio, dove – insieme alla famiglia – ha imparato ad auto-prodursi «tutto quello che gli serve per vivere». Non mancano le comunità organizzate: come quella degli abitanti di Pescomaggiore, alle porte dell’Aquila, che – con l’aiuto di volontari italiani e stranieri – costruiscono un eco-villaggio modello, seguendo i metodi della bioedilizia.

«Storie sorprendenti ed emblematiche», che aiutano a capire «il desiderio di liberarsi dal dogma del Pil», per immaginare «un mondo più giusto, iniziando dalle nostre vite». Quelle incrociate dal documentario sono «persone che hanno scelto di vivere senza più inseguire il mito della crescita infinita imposto dal sistema», liberandosi dell’ideologia dominante. Il narratore è lo stesso Bertaglio, autore di saggi sulla decrescita (l’ultimo si intitola “Generazione decrescente”, edizioni L’Età dell’Acquario). Tutto nasce quando Andrea, incuriosito dal progetto energetico “Coltiviamo il sole”, decide di partecipare a una riunione dell’associazione che l’ha ideato. Lì incontra Giorgio, interessato all’installazione di un impianto fotovoltaico per la propria stalla. Da quel momento, Andrea inizia «un viaggio fisico e soprattutto interiore» tra questi «pionieri della decrescita», nel loro caso sicuramente “felice”. Morale: specie in un momento di crisi devastante, sorprende la facilità con cui è possibile dribblare il disastro, rimboccandosi le maniche. Purché si abbiano le idee chiare: massima sobrietà, minime esigenze, autosufficienza alimentare. A quel punto, può anche crollare il Pil: lo sostituisce una nuova economia di prossimità, fondata sullo scambio alla pari.

Non mancano voci eterodosse, a spiegare perché tutto questo accade, e accadrà sempre di più: da Enrico Giovannini, già a capo dell’Istat e poi ministro del governo Letta, favorevole a «elaborare indicatori di benessere alternativi al Pil», fino a battitori liberi (e famosi) come l’inglese Rob Hopkins, fondatore del movimento delle “Transition Towns”, e il francese Serge Latouche, padre del moderno pensiero decrescista, insieme all’italiano Maurizio Pallante. Parlano docenti universitari come Mario Pianta, tra i promotori della campagna “Sbilanciamoci!”, attivisti e scrittori come Giulio Marcon, già coordinatore del Servizio Civile Internazionale, e autrici come Helena Norberg-Hodge, studiosa dell’impatto dell’economia globale sulle culture e sull’agricoltura a livello mondiale. La Hodge, fondatrice dell’Isec (International Society for Ecology and Culture) è anche produttrice e co-regista del documentario “L’economia della felicità”. Ed è esattamente di questo – economia e felicità – che parla l’ex avvocato Roberto, 45 anni, “scappato” dal capoluogo sardo per farsi coltivatore, nella casa della sua infanzia: «Paradossalmente – dice – oggi ho molti meno problemi economici dei colleghi che mi sono lasciato alle spalle, rimasti schiavi di mutui, finanziamenti e orari di lavoro ormai insostenibili».

Stessa musica in Abruzzo, tra i ragazzi di Pescomaggiore, molti dei quali rimasti senza casa dopo il terremoto del 2009. La soluzione si chiama Eva, eco-villaggio interamente auto-costruito, col materiale meno consueto e più ecologico: la paglia. «La manodopera ce la mettiamo noi, riscoprendo la comunità». Un’esperienza umana che cambierà per sempre la loro vita: «Famiglie che si ritrovano, padri e figli che lavorano insieme con un obiettivo comune». Parole come sostenibilità e benessere diventano all’improvviso realtà. «I giovani di Pescomaggiore, molti dei quali precari che hanno trovato una dimensione sociale e lavorativa proprio in questo eco-villaggio, si aiutano nel lavoro, mangiano e parlano insieme, organizzano le proprie giornate in un clima di cooperazione e convivialità», racconta Andrea, che traccia anche un parallelo con l’esperienza – stavolta metropolitana – dei ragazzi del circolo torinese Mdf, il Movimento per la Decrescita Felice: «Si impegnano a vivere una città come Torino quasi come se fosse un paese, a cominciare dai trasporti – la bicicletta in primis – promuovendo uno stile di vita ecologico, basato sul consumo critico». Orti urbani, per esempio, da impiantare anche nelle scuole e attraverso progetti speciali, alcuni dei quali in collaborazione con associazioni come Slow Food».

Il documentario, montato da Roberto Allegro e sorretto da musiche originali degli Yo-Yo Mundi, si arrampica anche sulle Alpi, scovando i silenzi incontaminati del Puy, dove pascolano le capre bianche di Marta e Giorgio, marito e moglie, «due tra le persone più lucide che si possa avere la fortuna di incontrare nel corso di un’intera vita», garantisce Andrea. «Vivono e lavorano con i loro cinque figli e pochi buoni amici nel comune di San Damiano Macra, dove sono arrivati da Torino nel 1995». Lei è medico e lavora part-time in zona. Lui, laureato in filosofia e originario della vicina valle Po, per lavoro traduceva libri per case editrici. Nel 1999, la grande scommessa: recuperare un’intera borgata abbandonata per poi avviare un’azienda di capre da latte, che col tempo è diventata anche agriturismo. «Nonostante si possa pensare il contrario, Marta e Giorgio non sono degli “alternativi”», spiega Andrea. «Hanno solo capito prima di altri che per vivere sereni non c’era bisogno di puntare sui soldi». I loro figli – tutti musicisti – ora crescono in un paradiso verde, e tra le vecchie case di pietra è tornata la vita. E’ una strana impresa, super-sostenibile: niente mangimi industriali, farmaci o gasolio. E funziona benissimo: «E’ uno schiaffo a chiunque si rassegni a dire che non è possibile, che oggi il mondo non ti permette di fare certe scelte».


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Presi per il Pil? Noi no: storie di italiani che non ci stanno | LIBRE


Bell'articolo ma...

Questi signori stan facendo di necessità virtù.
E se fossero richiamati all'ordine, alla ricchezza o quantomeno al benessere spensieratodai soldi del monopoli e dagli specchietti per le allodole, che farebbero?


Questi signori hanno chiesto il permesso ai potenti prima di rendersi "diciamo quasi indipendenti"?


Quanti di noi stanno pensando a un sistema diverso, alla FRUGALITA'. All'indipendenza.
Ma quanti sarebbero disposti a rimettersi a correre e leccar culi pur di avere altro benessere. Altri soldi.


Facile dire: "la carne, il pesce e il dolce non mi piacciono" quando non si possono avere.
Ma se ce li fanno ri-assaporare e ci dicono che d'ora in poi per un po' non mancheranno dalle nostre tavole...
Ciao ciao Frugalità.
Scommettiamo?!

Da tempo combatto tra l'avere e il rinunciare.
So cosa vuol dire.
So che se hai la possibilità di indossare un Rolex è difficile mettere l'orologio da 5€.
Magari come molti fanno ora non indossi il Rolex per paura o per far presa sugli allocchi. (Vedi alcuni politici).

È dura avere, potere, ma nello stesso tempo rinunciare.
Rinunciare se non si hanno possibilità è troppo facile.
Per cambiare davvero bisogna non rincorrere le chimere che presto, secondo me, torneranno a farci intravedere.

Quando dalla bassa e faticosa terra siam scappati tutti per far la bella vita, cosa che in vari paesi emergenti sta succedendo ora, li, che si rincorreva? La FRUGALITA'?!

Ora sai che sforzo andare a coltivare per mangiare.
Bisogna pur sopravvivere *****!


E poi... ecco la prova del nove.
Quando hai studiato da avvocato a cosa pensavi?
Alla FRUGALITA' ?!
O alla giustizia che è uguale per tutti. Hahaha


Sapete quando vivremo davvero in modo FRUGALE?

Quando non ci saranno altre possibilità e quindi ci verrà imposto dai soliti noti causa forza maggiore.

Dite che è arrivato il momento?

Io no.

Perseguire tutti la FRUGALITA' vorrebbe dire obbligare i fighetti abituati bene a vivere anche loro in modo FRUGALE.
POVERO. ESSENZIALE.

Hahahahaha, voglio proprio vederli.

E voglio vedere anche noi a vivere senza tutto quello a cui c'hanno abituato e assuefatto.


Siamo una manica di fighetti smidollati e solo i soldi del monopoli ci possono salvare.


Siamo patetici, ammettiamolo!


Ma ecco la nota positiva che nei miei pensieri non manca mai.
Tutto è relativo e di conseguenza ininfluente.
Basta pensare ai problemi che molti di noi hanno come sarebbero stati vissuti cento anni fa.
Pensare a come tutto è legato a un contesto, influenzabile e manovrabile dagli eventi e dalle persone. Dagli interessi del momento. Per capire che viviamo di pippe mentali.


E perché no, anche reali. :D


Pentitevi pippaiuoli.
E se uno di voi non è un ipocrita come me si faccia avanti e lo dimostri che mi prostrerò ai suoi piedi. :bow:


Attendiamo i soldi del monopoli che è meglio e prima o poi arrivano.
Soldo falso chiama soldo vero e ci spippettiamo e trastulliamo ancora per un po' tra una estate troppo calda e una troppo fredda e piovosa.
Tanto un domani agli extraterrestri non fotterà nulla del clima che fa da noi esattamente come a noi non fotte un caizer del loro ora.
Tutto è relativo e ininfluente per questo me ne vado in ferie sereno.

Sono sereno. Non è di moda dire così?

Tutto si sistemerà alla maniera umana.


BYE BYE

Imbonitore, non è che tu devi scappare, la devi solo smettere. Perché non ci dici veramente chi sei e chi rappresenti?
 
Imbonitore, non è che tu devi scappare, la devi solo smettere. Perché non ci dici veramente chi sei e chi rappresenti?

Volevo chiederlo io a te, ma poi con la pazienza e il buon umore che mi contraddistingue ti rispondo volentieri.

Io rappresento quelli come te, I PISCIALETTO. Ma di strada e un po' meno, piscialetto, di te.

Appropinquati :D


Si scherza eh
 

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Vado sempre blaterando di metterci poco in borsa, perché secondo te?

Perché la bazzico da anni e pur essendomi ripreso quei due spicci che mi ha rubato i primi anni, ho capito che ad arricchirsi erano sempre i soliti.

Ho capito, ancora, che le carte erano non truccate, ma di più.

E quindi goliardia a parte, ho capito molte altre cose a essa collegate e correlate...


E' una brutta storia, ma è tutto relativo e quindi, avendo molto tempo a disposizione, eccomi qua.


E visto che qualcuno legge le mie capzate io le scrivo aggratis.


Come una moltitudine di teste di minkia le scrivono pure pagati. :wall: :wall: :wall:


Dovresti baciarmi invece scassi la minkia. Chi sei marrano? :lol:
 
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Però poi, preparatevi, perché se la borsa un mese o l'altro inizierà a salire come non avevate immaginato allora vorrà dire che il mondo gira come io dico e non come molti lo vedono. :D


Io ho tempo.


Settimane, mesi... poi vedremo ... Se il mondo fosse meglio di come lo vedo io LA BORSA ANDREBBE A ZERO.


I politici direbbero la verità.


Gli ospedali non sarebbero pieni di gente dagli zero anni ai 100 con tumori di ogni tipo e varietà


Nelle prigioni non ci sarebbero quasi solo pesci piccoli.


Nel Pil non si conteggerebbero droghe, nero e malaffare.


Il mondo siamo noi e quindi le borse non possono andare a ZERO.:D


La luce deve tornare. Finta magari, ma deve illuminarci.
 
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E non saranno queste quattro oscillazioni di me.rd.a a impaurirmi perché l'unica strada percorribile è AVANTI.


Per tutte le altre ci va coraggio vero.



Ebbravo, riesci a rispondermi con qualcosa di sensato o usi le tue solite frasette da smidollato?



Più si scende e tergiversano ora e più si salirà dopo, scommettiamo?


Se non succederà così, sarà stato inutile fare tante operazioni, quindi fatene poche che ingrassano solo i soliti personaggi.
 
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Ftsemib d.

...ma secondo voi dovrei mettermi in condizioni di aver paura di esseri simili? :mmmm:

Questi giocano con noi come il gatto con il topo... al limite mi diverto a osservarli incredulo di quante ne combinano.

Dai su, siamo seri.
 

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E non saranno queste quattro oscillazioni di me.rd.a a impaurirmi perché l'unica strada percorribile è AVANTI.


Per tutte le altre ci va coraggio vero.



Ebbravo, riesci a rispondermi con qualcosa di sensato o usi le tue solite frasette da smidollato?



Più si scende e tergiversano ora e più si salirà dopo, scommettiamo?


Se non succederà così, sarà stato inutile fare tante operazioni, quindi fatene poche che ingrassano solo i soliti personaggi.

Sarò piscialetto giusto perché ci metto i dindi (50% del "capitale"), a proposito tu metti quelli del monopoli ? Tutti sti copia incolla di banali ovvietà e poi ci metti 4 bucce di lenticchie?!? Ma pensi davvero che qui ci siano tutte stesso verginelle ad ascoltarti? ? E comunque io non offendo nessuno come hai fatto tu con me. .. Mr banale
 
Dici più si scende ora ecc. Si può andare a 5000 e tornare a 15000 e avremmo quello che prevedi tu e sti kazzi. ... Mr banale
 
Qui tu e dall altra parte Mr Ernesto ,vi siete divisi i "compitini"? Il finto ignorante ed il super tecnico. ...Il gatto e la volpe... in un mondo onesto qualcuno indagherebbe...cieli blu
 

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