Gli oncologi si farebbero la chemio?

azz che sfiga

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Marco Travaglio: “Così hanno truffato Di Bella” – Le Aziende Farmaceutiche hanno NASCOSTO Questo!
A quindici anni dalla fine della sperimentazione il Metodo Di Bella sta tornando a far parlare.

Migliaia di pazienti si stanno rivolgendo a Giuseppe Di Bella, che sta portando avanti la terapia inventata dal padre Luigi, per essere curati. Ci sono, inoltre, migliaia di casi di guarigione e i tribunali di diverse città hanno imposto alle ASL locali di rimborsare le cure ad alcuni malati.
La sperimentazione di questa terapia alternativa era stata bocciata a fine anni ’90,
ma da un’indagine del PM Raffaele Guariniello era emerso che c’erano stati gravi errori nella sperimentazione.
È significativo un articolo di Marco Travaglio pubblicato su Repubblica nel settembre del 2000, in cui il giornalista raccontava i lati oscuri della vicenda.

Lo riportiamo di seguito:

“La sperimentazione della cura Di Bella sarebbe viziata da gravi irregolarità. Peggio: alcuni dei 386 malati di cancro che provarono la “multiterapia” (Mdb) del medico modenese sarebbero stati usati come cavie, trattati con farmaci “guasti e imperfetti”, non si sa con quali effetti sulla salute. E l’ Istituto superiore di Sanità, pur sapendolo, non avrebbe avvertito 50 dei 51 ospedali d’ Italia che sperimentavano i protocolli. Sono queste le conclusioni della lunga e minuziosa indagine aperta due anni fa dal procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, in seguito ad alcune denunce, sulla sperimentazione nei 4 “centri di riferimento” di Torino (Molinette, San Giovanni antica sede, Mauriziano e Sant’ Anna) e nei 4 della provincia (gli ospedali di Chivasso, Orbassano, Chieri e Cirè).
Un’ indagine che non entra nel merito dell’ efficacia o meno della cura, ma si limita ad analizzare la regolarità della sperimentazione.

Quattro gli accusati, tutti dirigenti dell’ Istituto superiore di sanità (Iss): Roberto Raschetti e Donato Greco, coordinatori della sperimentazione del 1998, Stefania Spila Alegiani, responsabile dei preparati galenici, ed Elena Ciranni, che curava i rapporti con i vari centri clinici. Grave l’ ipotesi di reato: “somministrazione di medicinali guasti o imperfetti” (punibile, secondo l’ articolo 443 del codice penale, con la reclusione fino a 3 anni). Il direttore Giuseppe Benagiano, a suo tempo indagato, è stato poi archiviato. Nessuna responsabilità per l’ ex ministro della Sanità Rosi Bindi, sentita come testimone in gran segreto, a Roma, all’ inizio dell’ anno.

I 4 indagati hanno ricevuto l’ “avviso di chiusura indagini”. Una sorta di preannuncio di rinvio a giudizio, che poi però non è arrivato: grazie alla legge Carotti, i difensori hanno chiesto e ottenuto dal Pg della Cassazione Nino Abbate il trasferimento dell’ inchiesta a Firenze. Con la curiosa motivazione che i farmaci “incriminati” li produce l’ Istituto farmacologico militare fiorentino. Inutile l’ opposizione di Guariniello il quale, sentenze della Cassazione alla mano, ha ribattuto che il 443 non punisce la produzione o la detenzione, ma la somministrazione di farmaci guasti (avvenuta, appunto, a Torino).

Spetterà dunque alla Procura di Firenze – che l’ anno scorso aveva già archiviato un’ altra inchiesta sui protocolli Di Bella – trarre le conclusioni: rinviare a giudizio o chiedere l’ archiviazione. Tutto dipenderà dall’ interpretazione delle irregolarità emerse a Torino: errori in buona fede o condotte dolose? Per Guariniello, la prova del dolo sarebbe in una lettera inviata nel ‘ 98 a un ospedale romano, che chiedeva lumi sulla conservazione e la composizione delle “soluzioni ai retinoidi” previste per i protocolli 1 e 9. Nella lettera i dirigenti dell’ Iss precisavano che quelle sostanze hanno una “validità” di soli 3 mesi, dopo di che “scadono” e vanno buttate. Peccato che la stessa direttiva non sia stata diramata agli altri 50 ospedali che sperimentavano la cura. E che infatti continuarono, ignari di tutto, a somministrare quelle soluzioni ampiamente scadute (addirittura vecchie di 4, 5, 9 mesi) e “deteriorate”.

Non solo: un gravissimo errore tecnico avrebbe dimezzato il quantitativo di un componente, un principio attivo, fondamentale per l’ efficacia di quelle soluzioni: l’ “axeroftolo palmitato”. In pratica, per i due protocolli, quella sperimentata non era la multiterapia Di Bella, ma una “variazione sul tema” non dichiarata. Così com’ era emerso nel ‘ 98 per altri due protocolli, frettolosamente ritirati dopo che Guariniello vi aveva scoperto alcune sostanze mancanti e alcune altre (come il tamoxifene del professor Umberto Veronesi) aggiunte da una mano misteriosa. Ma quel capitolo è ancora aperto. A Torino.”

http://adessobasta.org/2017/01/16/marco-travaglio-cosi-truffato-bella/
 
Etilene per sterilizzare biberon: centinaia di migliaia i bimbi italiani a rischio

anche report sta settimana ne ha parlato

L’etilene è un gas cosiddetto biocida. Uccide cioè qualsiasi microrganismo che possa contaminare il materiale che si vuole sterilizzare. L’Oms ha stabilito un rapporto diretto tra l’ossido di etilene e la leucemia. Nonché con tumori a vari organi: cervello, stomaco e pancreas. Secondo Marco Manservigi, intervistato da Report, la sostanza provoca mutazioni genetiche in quanto agisce a livello del DNA. Si possono avere danni legati all’apparato riproduttivo, che vanno a influire sulla fertilità, sullo sviluppo delle gravidanze. Danni che, peraltro, possono essere anche trasmessi ereditariamente.



I raggi beta o fasci di elettroni sterilizzano allo stesso modo dell’etilene. C’è però una “sottile” differenza: non lasciano residui cancerogeni su biberon e tettarelle. Il Ministero ignora forse che esistono delle tecniche alternative e sicure per la sterilizzazione? O forse preferisce spendere 28 centesimi piuttosto che 50 per ogni tettarella (questa è la differenza di prezzo tra uso di etilene e raggi beta)?. Le aziende che meriterebbero di vincere gli appalti dunque non risultano concorrenziali: si preferisce un risparmio di 22 centesimi a discapito della salute di 500mila bambini.

Ora non le buttano perche' costa buttarle....ma sopratutto sentite bene....il ministero ha consigliato di usarlo solo sui bambini malati e prematuri!!!...hitler aveva avviato una procedura simile (anche per i tedeschi malati)






Gli ospedali italiani disinfettano i biberon con etilene CANCEROGENO (per risparmiare 22 centesimi)

Report Biberon a tutto gas
 
Ultima modifica:
su report, la termoablazione(in teoria sarebbe una quasi novita'), aghi cinesi che si spezzano,informatore farmaceutico che ride di un paziente morto,pressapochismo......in che mani siamo!!
 
su repubblica ancora un articolo sulla cannabis...riporto solo un pezzo


Cannabis e mieloma multiplo. Se l’uso della cannabis per alleviare le sofferenze dei pazienti è ormai una realtà, molto meno conosciuto è il campo della ricerca nel ridurre la crescita, o indurre la morte, delle cellule tumorali. Ma gli studi in corso sono tanti. "Nel nostro laboratorio" spiega Massimo Nabissi, ricercatore e docente della Scuola del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell'Università di Camerino "studiamo dal 2008 il ruolo anti-tumorale dei cannabinoidi, intesi come singole molecole estratte dalla pianta di Cannabis come il Delta-9-tetraidrocannabinolo (D9-THC) e Cannabidiolo (CBD), sia nel glioblastoma che nel mieloma multiplo". Il progetto Cannabinodi e Mieloma è nato da una collaborazione con il reparto di Ematologia degli Ospedali Riuniti di Ancona ed i risultati sono stati pubblicati su “International Journal of Cancer”. "In questo lavoro, siamo andati a valutare l’effetto del CBD sia da solo sia in combinazione con un farmaco utilizzato nella terapia del mieloma multiplo (il Bortezomib). I dati hanno dimostrato un ruolo anti-proliferativo del CBD e un’azione sinergica della combinazione CBD più Bortezomib. Nel lavoro successivo abbiamo testato la combinazione THC/CBD in combinazione con un nuovo farmaco (Carfilzomib) utilizzato nel mieloma multiplo e i dati hanno dimostrato che la combinazione è più efficace dei singoli farmaci ed inoltre la combinazione era in grado di ridurre la migrazione (processo di metastasi) delle cellule tumorali. Questi dati in vitro che abbiamo ottenuto, sono stati presi ad esempio, da una Biotech Israeliana, per la richiesta di avvio del primo studio in vivo, in pazienti affetti da mieloma multiplo".

Cannabis e tumore al cervello. Se per il mieloma multiplo la sperimentazione sui pazienti sta per cominciare, per altri tipi di tumori la ricerca è già molto avanti. "I primi lavori in cellule di glioblastoma umano hanno dimostrato che l’uso di Cannabidiolo in combinazione con chemioterapici specifici per la terapia di questo tumore, permetteva di ridurre la crescita di queste cellule e che la combinazione di CBD con Temozolomide (TMZ) o Carmustina (CMT), aumentava gli effetti del chemioterapico (effetto sinergico). Inoltre abbiamo evidenziato che il CBD non aveva effetto tossico nelle cellule cerebrali normali" prosegue Nabissi. In particolare, lo studio clinico di fase 2 ha dimostrato che i pazienti con glioblastoma trattati con THC/CBD hanno un 83% di sopravvivenza ad un anno rispetto al 53% dei pazienti trattati con placebo (solo Temozolomide). "Questi risultati suggeriscono che la combinazione THC/CBD e temozolomide produce miglioramenti nella sopravvivenza rispetto al chemioterapico da solo. Questo è un ottimo segnale della potenziale efficacia di questa combinazione terapeutica" conclude Nabissi.

La cannabis può aiutare nella cura dei tumori?
 

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