Il punto sulla guerra in Ucraina
[IMG alt="UKRAINE - MARCH 6, 2022: Servicemen of the People's Militia of the Donetsk People's Republic and military hardware in the Ukrainian village of Bugas recently taken under control by the Donetsk People's Republic troops. Tension began to escalate in Donbass on 17 February, with the Donetsk People's Republic and the Lugansk People's Republic reporting the most intense shellfire in months. Early on 24 February, Russia's President Putin announced his decision to launch a special military operation in response to requests from the leaders of the Donetsk People's Republic and the Lugansk People's Republic. Taisiya Vorontsova/TASS
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(aggiornato alle ore 23,59)
Mentre rirendono oggi i colloqui in Bielorussia tra le delegazioni russa e ucraina e i ministri degli Esteri dei due belligeranti, Sergei Lavrov e Dmytro Kuleba, si incontreranno questa settimana vicino alla città costiera turca di Antalya (come ha dichiarato oggi il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu) sui fronti ucraini continuano i combattimenti.
Mosca ha ribadito che le operazioni militari in Ucraina continueranno fino al conseguimento degli obiettivi stabiliti ma il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha negato che la Russia stia per annettersi Donetsk e il Lugansk chiedendo solo che le due repubbliche separatiste vengano riconosciute come Stati indipendenti dall’Ucraina.
“Non siamo noi a portare via il Lugansk e il Donetsk all’Ucraina”, ha affermato Peskov, “il Donetsk e il Lugansk non vogliono essere parte dell’Ucraina ma ciò non significa che debbano per questo essere distrutti. Per il resto l’Ucraina è uno Stato indipendente che vivrà come vuole ma in condizioni di neutralità”. Peskov ha affermato che le condizioni chieste dalla Russia per porre fine alla guerra sono state già comunicate all’Ucraina durante il primo round di negoziati. “Speriamo che vada tutto bene e che reagiranno in modo appropriato”, ha concluso.
Il capo di Stato maggiore della Difesa britannico, generale Tony Radakin, sostiene che le forze russe siano state decimate nelle prime due settimane di guerra e dubita che Mosca riuscirà a conquistare l’Ucraina.
Radakin ritiene che il presidente russo Vladimir Putin potrebbe “aumentare la violenza” per rispondere alla resistenza in corso in Ucraina e ha anche preso le distanze dalle affermazioni della ministra degli Esteri, Liz Truss, che aveva sostenuto la possibilità di mandare i cittadini britannici a combattere al fronte per aiutare gli ucraini. Sarebbe “illegale e inutile”, ha affermato.
Il consigliere della presidenza di Kiev, Oleksiy Arestovich. Ha invece affermato che le forze russe hanno intensificato i bombardamenti notturni delle città ucraine nel centro, nel nord e nel sud del Paese.
La carenza di fonti neutrali sul terreno rende difficile la verifica delle notizie fornite dai belligeranti. I corridoi umanitari autorizzati dai russi intorno a molte città assediate sembra abbiano permesso di evacuare molti civili consentendo ai russi una recrudescenza degli attacchi d’artiglieria sugli obiettivi urbani.
Il 7 marzo l’Ucraina ha denunciato un pesante bombardamento missilistico sull’aeroporto di Vinnytsia, 200 chilometri a ovest del fiume Dnepr nell’Ucraina centrale. Un attacco che conferma la volontà di Mosca di rendere inutilizzabili tutti gli aeroporti ucraini in grado di accogliere i velivoli da combattimento avversari.
Grazie anche alla lunga colonna logistica di 64 chilometri entrata in Ucraina la scorsa settimana e rilevata dai satelliti statunitensi, i russi sembrano puntare nel settore nord a completare l’avanzata in alcuni settori chiave intorno alla capitale ucraina, forse anche con l’obiettivo di gestire da una posizione di maggiore forza le trattative.
La situazione nei sobborghi della capitale di Bucha, Hostomel e Irpin è “catastrofica”, ha precisato all’emittente locale Belsat TV il consigliere della presidenza ucraina, Oleksiy Arestovich.
Intorno a Kiev le truppe russe avanzano da nord e da est ma i paracadutisti hanno conseguito fin dal primo giorno di guerra il controllo dell’aeroporto di Gostomel, 40 chilometri a nord-ovest della capitale.
La conquista dell’aeroporto è strategica perché impedisce l’afflusso rapido di rinforzi o armi (anche dall’estero) in aiuto alla guarnigione di Kiev. Nonostante i bombardamenti sui check point ucraini di accesso alla periferia della città resta difficile credere che i russi vogliano espugnare la città casa per casa così come non è detto che la lunga colonna in arrivo da est abbia il compito di trasportare rinforzi per l’attacco alla capitale.
Più a sud-est, nel settore di Donetsk e Lugansk, province ucraine che Mosca ha riconosciuto come repubbliche, la situazione militare è molto tesa e gli ucraini sono ancora in grado non solo di opporre resistenza ma anche di colpire i territori controllati dalle milizie filo-russe. Qui l’obiettivo di Mosca sembra essere quello di allargare il controllo a tutti i territori che rientrano nei confini amministrativi delle due regioni, oggi in parte ancora in mano agli ucraini.
Mariupol, la cui conquista permetterebbe ai russi di costituire una solida continuità geografica tra il Donbass e la Crimea, resta il fronte più caldo nel sud est dell’Ucraina dove sono schierati, come nel Donbass, i migliori reparti ucraini: più motivati, meglio addestrati e armati (dai consiglieri e istruttori americani, canadesi, polacchi, britannici e baltici), veterani di 8 anni di guerra.
A Mariupol parte delle difese sono affidate al Reggimento Azov che si ispira alle SS ucraine che affiancarono i nazisti durante la seconda guerra mondiale ed è stato addestrato dai consiglieri militari statunitensi.