Germania estende stop vendite scoperto, Grecia privatizza
02/06/2010
Germania e Grecia corrono ai ripari seguendo due vie diverse. Il Governo del Cancelliere Angela Merkel ha dato oggi via libera alla bozza di legge che estende a tutte le azioni il veto sulle vendite allo scoperto della categoria naked. La proposta di legge, che attende ora il disco verde delle Camere alta e bassa, rafforza il provvedimento introdotto il mese scorso nell'intento di contrastare i flussi speculativi sui mercati finanziari accusati di aver innescato la crisi debitoria della zona euro.
Lo scorso 19 maggio la Bafin, la Consob tedesca, aveva infatti annunciato un divieto temporaneo sulle vendite allo scoperto sulle azioni di 10 gruppi bancari e assicurativi nonché sui credit-default swap (cds) che scommettono al ribasso sui titoli di Stato europei. In pratica, il divieto sulle vendite allo scoperto impedisce la cessione di titoli di cui non si possegga o non si sia preso a prestito l'asset sottostante, operazioni fatte scommettendo sul ribasso dei prezzi.
Altre proposte previste dall'odierno disegno di legge sono state rese più morbide. L'idea era infatti di impedire completamente le vendite allo scoperto sui derivati in euro, ma questa ha incontrato la dura opposizione in seno alla stessa coalizione di maggioranza.
Il ministero delle Finanze verrà comunque autorizzato a porre il veto sulle vendite di derivati in euro per decreto, al fine di "evitare o contrastare gravi ricadute negative sulla stabilità dei mercati finanziari o sulla fiducia nella capacità operativa di questi".
Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble (Cdu), ha difeso la decisione del Governo, sostenendo che durante la crisi queste vendite allo scoperto sono state utilizzate dagli investitori ''in modo non più controllabile''. Senza un rigido regolamento, ha osservato il ministro, i mercati tendono all'autodistruzione'': il Governo ''deve prendere sul serio le preoccupazioni'' della gente e ''deve prendere le contromisure''.
La mossa unilaterale di Berlino ha tuttavia suscitato a maggio ampio scontento tra i molti partner europei. Le autorità di sorveglianza di molti Paesi, Francia compresa, hanno dato a intendere che non seguiranno l'esempio tedesco ed è stato chiesto alla Commissione europea di formulare una proposta per evitare che ciascun Paese segua la propria strada.
All'ok della Germania allo stop delle vendite allo scoperto fa da contraltare la decisione di oggi del Governo greco di varare un maxi piano di privatizzazioni, in particolare nei settori dell'energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni. Per il ministro delle Finanze Giorgio Papaconstantinou l'obiettivo è migliorare le finanze ma anche salvaguardare le proprietà pubbliche attraverso un programma che mantiene una presenza dello Stato nei settori vitali.
Il piano, che dovrebbe consentire all'erario di incamerare complessivamente 3 miliardi di euro, prevede la vendita del 49% delle Ferrovie (Ose), del 39% delle Poste elleniche, del 23% della società delle acque di Salonicco e del 10% di quella di Atene. Saranno completamente privatizzati i casinò, ma sarà mantenuta la quota nella società di scommesse Opap.
Lo Stato manterrà anche il 51% nella società elettrica Ppc e il 20% nella compagnia di telecomunicazioni Ote. Nel quadro di misure per liberalizzare il mercato, saranno separate le imprese del gas Depa e Desfa, saranno dati in concessione alcuni aeroporti e sarà estesa la concessione di quello Venizelos di Atene, il principale del Paese.
"Il nostro obiettivo è di avere uno Stato che garantisce i servizi pubblici ma che allo stesso tempo dia un impulso al dinamismo dell'economia greca", ha dichiarato il ministro delle finanze, George Papaconstantinou. Come contropartita del piano di sostegno finanziario da 110 miliardi garantito dall'Ue e dal Fmi, la Grecia si è impegnata a mettere a punto entro fine anno un programma di privatizzazioni che grantisca ricavi per almeno 1 miliardo l'anno dal 2011 al 2013.
Francesca Gerosa
(Milanofinanza.it)