da corriere del ticino, oggi
pagina economia
..........
Euro sempre sotto pressione
Intanto i tassi sui titoli pubblici della Grecia continuano a salire
I mercati fuggono ancora dal rischio, premiando i titoli di Stato più solidi, come il bund tedesco e il treasury americano, il cui rendimento, sulla scadenza a due anni, è sceso ieri fino allo 0,6329%, minimo di quest'anno
L'euro è in netto calo contro dollaro, yen e sterlina, segnando i minimi di quasi due anni con­tro la valuta britannica mentre la crisi greca torna a colpire, con nuovi record del rischio default e la Borsa di Atene in picchiata.
La divisa unica ha toccato quota 1,3555 contro franco svizzero, ed è scambiata a 1,2290 dollari sul finale degli scambi europei dopo aver toccato 1,2262, contro una quotazione di 1,2311 dollari in chiusura ieri. Contro lo yen l'eu­ro passa di mano a 109,95 (con un minimo a 109,54) da 110,57 di mercoledì. A segnare una vera e propria volata contro la divisa unica, poi, è la sterlina: l'euro scende sotto gli 82 pence per la prima volta dal novembre 2008, con la divisa britannica che a Londra passa di mano a 81,97 pence per euro da 82,30 di ieri do­po aver raggiunto 81,81, livello massimo (per la sterlina) dal 12 novembre 2008. Intanto i dati del dipartimento del Commercio USA hanno mostrato che gli or­dini di beni durevoli, al netto dei trasporti, hanno segnato a mag­gio il primo rialzo in quattro me­si, mentre le richieste di sussidio di disoccupazione sono scese la scorsa settimana a 457.000 unità dalle precedenti 472.000. Le pre­visioni erano per un calo più con­tenuto a 463.000.
Da segnalare, poi, il rialzo dello yuan, la divisa cinese che da que­sta settimana è scambiata sul mercato in maniera flessibile sia pure all'interno del range presta­bilito ogni giorno dalla Banca po­polare cinese. Lo yuan ha chiuso a 6,7997 per dollaro contro 6,8124 di ieri, mantenendosi in rialzo an­che se non ha raggiunto il massi­mo di due giorni fa, quando ave­va sfiorato quota 6,79.
Se non bastasse la nuova flessio­ne dell'euro (che comunque re­sta al di sopra dei minimi segna­ti all'acme della crisi del debito europeo, quando era sceso sotto 1,19 dollari), il nervosismo dei mercati è evidente anche dal mercato obbligazionario e dai de­rivati sul credito sovrano. Sulla base dei contratti «credit-default swap» che permettono di assicu­rarsi dall'eventualità di un'insol­venza sul debito sovrano greco, il rischio default di Atene è a nuo­vi record: ieri i contratti hanno raggiunto per la prima volta i 970 punti base. I mercati ancora una volta fuggono dal rischio, pre­miando i titoli di Stato più solidi. Come il bund tedesco e il treasu­ry americano, il cui rendimento, sulla scadenza a due anni, è sce­so ieri fino allo 0,6329%, minimo di quest'anno, sulle attese di tas­si Fed inchiodati allo 0% ancora a lungo. Per contro torna a salire il premio di rendimento che i tito­li di Stato greci decennali devo­no pagare rispetto ai bund tede­schi, volato a 772 punti base dai 784 di ieri. Si tratta del livello più elevato dal 7 maggio scorso (al­lora la BCE avviò il suo program­ma di acquisto di titoli di Stato europeo), raggiunto sui timori di una ripresa debole nella UE, che renderebbe più difficile il compi­to di risanare le finanze pubbli­che dei Paesi più indebitati.
Intanto, dopo lo scoppio della bolla immobiliare, in Spagna con­tinua a calare drasticamente il nu­mero di nuove case in costruzio­ne: nel primo trimestre se ne so­no iniziate 31 mila, un numero lontano anni luce dalle circa 900 mila che venivano ultimate ogni anno durante il boom immobi­liare, riferisce l'edizione elettro­nica di El Mundo.
A pesare su questo settore è sicu­ramente lo stock di case inven­dute che si aggirerebbero tra le 700 mila stimate dal Ministero della Casa e il milione di cui par­lano fonti del mercato. In calo an­che i permessi di costruzione, che nel primo trimestre hanno supe­rato di poco i 20 mila, in calo del 32% sull'anno anteriore.
Sulla scia di tutti questi timori, ieri le borse europee hanno per­so di nuovo terreno e anche Wall Street a metà giornata era in ne­gativo di circa l'1%. Dopo le pri­me battute in territorio positivo, la Borsa svizzera è scesa al di sot­to della linea di demarcazione dove poi ha continuato a muo­versi per tutta la giornata per chiudere con l'indice dei valori guida SMI in perdita dello 0,96% a 6320,62 punti e quello com­plessivo SPI dell'1,03% a 5.565,75 punti. Male i bancari: Credit Suisse e Julius Bär perdono ol­tre il 3%, rispettivamente il 3,95% (a 42,55 franchi) e il 3,26% (a 32,89 franchi). UBS scende del 2,05% a 15,26 franchi. Per quan­to riguarda gli assicurativi il mag­gior calo è registrato da Swiss Re con una perdita del 2,28% a 46,75 franchi. Zurich scende dell'1,08% a 246,8.
Tra i pesi massimi difensivi solo Nestlé chiude in positivo, +0,38% a 52,65 franchi.