L'agenzia cinese Dagong rompe il monopolio dei rating e subito abbassa i voti a Usa e Giappone
di Antonia Bordignon
12 luglio 2010
A dettare legge in tema di rischio paese, assegnando il voto ai titoli pubblici dei vari Stati erano finora solo in tre:
Moody's, Standard&Poor's e Fitch. Ma da oggi le tre grandi agenzie angloamericane dovranno fare i conti anche con la Cina. Gli analisti dell'agenzia
Dagong Global Credit Rating sono infatti scesi in campo e, per la prima volta, hanno presentato il rapporto 2010 sul debito sovrano di 50 paesi. Gli analisti di Pechino hanno decretato che, alla luce dei crescenti deficit pubblici, i rating di Stati Uniti, Regno Unito e Giappone sono inferiori a quelli della Cina e della Germania.
Il rating che Dagong assegna al debito debito cinese in valuta locale è, infatti, «AA+» con outlook stabile ed è più alto di quello assegnato dalle occidentali Moody, S&P e Fitch (rispettivamente «A1», «A+» e «Aa-»). Tra i 50 paesi analizzati (sono 20 quelli europei) , solo Germania, Canada e Olanda hanno lo stesso voto, mentre sono inferiori Giappone, Regno Unito, Corea, Francia («AA-» per tutti), così come gli Stati Uniti («AA») il cui rating è equiparato a quello delll'Arabia Saudita. La tripla A viene riconosciuta solo a Norvegia, Australia, Danimarca, Lussemburgo, Svizzera, Singapore, Nuova Zelanda. Per quanto riguarda l'Italia, il rating è nettamente inferiore («A-») ed è lo stesso di Spagna, Portogallo, Belgio, Brasile,Cile, Sudafrica, Malaysia, Estonia, Russia, Polonia, Israele. Al debito cinese in valuta estera viene assegnata la tripla A, alla luce del rilevante livellodelle riserve che ammontano a 2.450 miliardi di dollari.
E' la prima volta che una agenzia non occidentale si cimenta sul terreno del rischio sovrano e le differenze rispetto alle valutazioni di Moody's, Standard&Poor's e Fitch sono abbastanza significative. Dagong assegna valutazioni diverse a ben 27 paesi su 50, e i suoi criteri premiano soprattutto i paesi emergenti con sistema politico stabile ed economia in crescita, mentre penalizzano i paesi sviluppati, con l'economia in ripresa ma con un pesante indebitamento.
L'attuale sistema dei rating internazionali è irrazionale e non riflette, secondo l'agenzia cinese, l'effettiva capacità di rimborso di un paese, «come dimostrano la crisi finanziaria gobale e il caso della Grecia». Questa discesa in campo dei cinesi era stata in qualche modo anticipata dal presidente
Hu Jintao al vertice del G20 di Toronto. In quell'occasione Jinto aveva sottolinato la necessità di «sviluppare un metodo obiettivo, corretto, ragionevole e uniforme, con un sistema di rating standard in grado di riflettere esattamente la situazione economica di un paese e i livelli di rischio".
(Il Sole 24 Ore)