Titoli di Stato area Euro GRECIA Operativo titoli di stato - Cap. 1

Stato
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Reuters - 11/11/2010 11:21:02
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ATENE, 11 novembre (Reuters) - Il tasso di disoccupazione in Grecia è salito al livello record del 12,2% in agosto, dal 9% registrato nellun anno prima.

Lo ha reso noto l'ufficio statistico greco (Elstat). I dati non sono destagionalizzati.

A luglio la disoccupazione era al 12%.

Il tasso di soccupazione nei 16 paesi della zona euro era pari al 10% in agosto.
 
Ue: Bce, proposte Van Rompuy non assicurano salto qualita'




ROMA (MF-DJ)--Le proposte avanzate dal presidente della Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, costituiscono un rafforzamento del presente quadro di sorveglianza macroeconomica e dei conti pubblici nell'Ue. Tuttavia, a giudizio del Consiglio direttivo della Bce, tali proposte non bastano ad assicurare quel salto di qualita' che esso chiede per la governance economica dell'Unione monetaria.

E' quanto si legge nel bollettino mensile della Bce di novembre dove si ricorda che alla riunione del 28 e 29 ottobre scorsi i capi di Stato o di governo dell'Unione europea hanno concordato la riforma della governance economica dell'Ue.
Il Consiglio direttivo, si legge nel bollettino, nutre timori sul fatto che nell'attuazione della sorveglianza delle finanze pubbliche non vi sia sufficiente automaticita', che la regola sulla riduzione del rapporto debito pubblico/Pil non sia precisata e che le sanzioni finanziarie non siano state espressamente confermate nella procedura di sorveglianza macroeconomica.

Il nuovo sistema di sorveglianza reciproca dovrebbe concentrarsi fermamente sui paesi dell'area dell'euro che soffrono di perdite durevoli di competitivita' e di elevati disavanzi di conto corrente.

Inoltre, si conclude nel documento, dovrebbe essere determinato da meccanismi di attivazione trasparenti ed efficaci. Sarebbe fondamentale che le valutazioni degli squilibri macroeconomici e le raccomandazioni in merito agli interventi correttivi siano divulgate ampiamente in tutte le fasi del processo di sorveglianza.
 
La possibilità che il meccanismo permanente di gestione delle crisi nell’Eurozona includa una procedura di ristrutturazione ha contribuito a destabilizzare i mercati dei titoli di stato. A parte la tempistica sfortunata con cui il tema è stato sollevato, il sostegno a favore di questa ipotesi è, giustamente, ancora scarso. Inoltre, è improbabile che un’eventuale crisi irlandese sia gestita con le nuove procedure....

- L’unico aspetto della riforma della governance economica europea non ancora definito si sta rivelando anche il più pericoloso. Il Consiglio Europeo del 29 ottobre si era impegnato ad affrontare il 16-17 dicembre la questione del meccanismo di gestione delle crisi, con l’idea di prendere la decisione finale sul tema. Il rapporto della Task Force su questo punto era stato vago: l’unico aspetto chiaro era la volontà di agganciarlo a una “forte condizionalità” in stile FMI, ma il ruolo dei creditori privati e il contributo del FMI erano identificati come problemi ancora da affrontare.

- Attualmente la Commissione Europea sta valutando le diverse opzioni, mentre il Presidente del Consiglio Europeo sta sondando le opinioni degli Stati membri. Per venire incontro ai problemi tedeschi di compatibilità con la Costituzione, il meccanismo sarà in parte recepito dal Trattato, che dovrà essere sottoposto a “limitati cambiamenti” da ratificare entro metà 2013. Alcune dichiarazioni di fonte tedesca farebbero pensare che la Germania stia spingendo per inserire nel meccanismo un processo di ristrutturazione per i paesi che, neppure assumendo sentieri ambiziosi di correzione fiscale, sono in grado di rimborsare i propri debiti. La possibilità che la ristrutturazione del debito diventi un’opzione esplicitamente prevista nel processo di gestione della crisi sembra ragionevole. Ma lo è davvero? Le circostanze delle crisi sono così diverse che conviene riservarsi una flessibilità che non sarebbe consentita da un pezzo di legislazione comunitaria, soprattutto se cristallizzato nel Trattato sull’Unione Europea. Altri problemi sono che l’accesso a una procedura di ristrutturazione potrebbe aumentare l’azzardo morale degli Stati in difficoltà e aumentare il rischio di attacchi speculativi nei periodi di tensione. Come ha detto Bini-Smaghi della BCE in un recente intervento, forse un’opzione più ragionevole sarebbe quella di attribuire ai crediti erogati nell’ambito del meccanismo di sostegno rispetto ai crediti vantati da altri operatori, condizione che non vale attualmente per eventuali finanziamenti erogati dallo EFSF. Ma anche se non si condividesse questa tesi, bisognerebbe riconoscere che, con l’Irlanda alle prese con una situazione fiscale problematica, questo è il momento meno opportuno per sollevare questioni che possono minare la fiducia degli investitori nella volontà dell’UE di sostenere gli Stati membri in difficoltà.

- Ma quale sarà l’ambito di applicazione del nuovo meccanismo, una volta definito e approvato? Innanzi tutto, il nuovo assetto non entrerebbe in vigore prima di metà 2013. Qualsiasi evento di crisi che dovesse manifestarsi nei prossimi 19-20 mesi sarà gestito con le procedure in vigore, e cioè con il ricorso allo EFSF. È bensì vero che quest’ultimo sarà liquidato il 30 giugno 2013 se nessuno Stato membro ne chiederà l’aiuto, ma nel caso del lancio di un programma di sostegno finanziario coordinato lo EFSF rimarrebbe attivo fino alla scadenze del programma stesso. Se la crisi irlandese degenerasse fino a richiedere una ristrutturazione del debito, probabilmente questo avverrebbe prima dell’entrata in vigore delle nuove norme e sarebbe perciò gestita dallo EFSF. Secondo, per quanto detto sopra il meccanismo di gestione della crisi non potrà essere basato soltanto su procedure di ristrutturazione del debito, che, anzi, ne rappresenterebbero l’ultima linea di intervento dopo l’attivazione del sostegno finanziario condizionato; né rappresenterà la parte più rilevante della riforma della governance economica, che sarà invece costituita dai meccanismi rafforzati di prevenzione già approvati dal Consiglio.
 
Nessuna particolare novità circa la “exit strategy”. Trichet ha ricordato che le misure non convenzionali sono temporanee per loro natura e quindi, prima o poi saranno ritirate, occorrerà dunque pensare a come sostenere le banche che oggi necessitano della liquidità BCE, una volta che tale supporto venga meno (laddove si tratti di “casi isolati”, ci pare più opportuno che siano i Governi nazionali a prendersene carico, piuttosto che la Banca centrale). La BCE non ha comunque ancora deciso nulla a riguardo, ogni decisione è rimandata alla riunione di dicembre.

Trichet ha anche ribadito la politica del “doppio binario”: la decisione sulla rimozione delle misure non convenzionali non è correlata a quella sui tassi, pertanto la BCE potrebbe muovere il refi prima di ritirare tutte le misure straordinarie messe in piedi durante la crisi. Secondo Trichet, il recente rialzo dei tassi sul mercato interbancario è determinato dalla contrattazione tra le banche e non è un segnale di politica monetaria, è piuttosto un segnale positivo di normalizzazione del mercato. Trichet ha ribadito che il programma di acquisto di titoli (che non ha un particolare target sul livello degli spread) non è terminato, confermando implicitamente le indiscrezioni già emerse dalla stampa e cioè che proprio in questi giorni siano in corso degli acquisti (secondo la stampa, in particolare di bond irlandesi). Proprio circa l’Irlanda, secondo Trichet l’entità annunciata della correzione per l’anno prossimo (15 miliardi) non è insufficiente, ma occorre verificare l’effettiva implementazione di manovre correttive. Pertanto, l’approvazione del budget 2011 (le cui linee- guida sono state annunciate ieri ma i cui dettagli non sono ancora noti, il termine previsto è il 7 dicembre) è di estrema importanza. Per il momento, il Governo ha una maggioranza risicata (82 seggi contro 79, ma il 25 novembre è in programma un’elezione suppletiva per colmare un posto vacante che potrebbe ridurre tale margine). Prescindendo dai rischi di instabilità politica, non ci sembra al momento probabile che l’Irlanda si trovi nella situazione già della Grecia di dover accedere al programma europeo EFSF, soprattutto perché il debito irlandese in scadenza nei prossimi sei mesi è di appena 6 miliardi e perché il livello degli spread è sì elevato, ma ancora non tale da incidere significativamente sull’onere della spesa per interessi in rapporto al PIL e quindi tale da pregiudicare gli obiettivi di consolidamento fiscale.
Fonte: Intesa San Paolo Spa
 
Spread e Cds, a massimi Irlanda,Portogallo,Spagna,Grecia
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Reuters

- 11/11/2010 11:51:43
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(aggiunge commenti, quotazioni Cds, aggiorna quotazioni spread)

LONDRA, 11 novembre (Reuters) - Ancora pressioni oggi su tutti i titoli di stato dei paesi periferici che vedono consistenti allargamenti sia dei differenziali di rendimento contro bund, sia dei credit default swap, in particolare per Irlanda, Spagna, Portogallo e Grecia. Più contenuti gli effetti per l'Italia.

I dealer dicono che il mercato è molto nervoso e che sul breve non c'è liquidità.

"E' la continauzione del trend che già abbiamo visto nei giorni scorsi. Il mercato è molto nervoso. Non c'è liquidità nel breve termine sulla curva Cds di Irlanda e Portogallo" dice Gavan Nolan, analista di Markit che fornisce i dati sui Cds.

"Il mercato non sta funzionando bene. Non ci sono compratori" dice un dealer. "Ci sono similitudini con quanto è accaduto alla Grecia, qualche mese fa".

Lo spread di rendimento tra decennali portoghesi e tedeschi ha oltrepassato per la prima volta la soglia di 500 pb, con un allargamento di oltre 22 pb, secondo dati TradeWeb attorno alle 11,30. Parallelamente il suo Cds ha toccato un massimo storico a 505 pb, secondo dati Markit.

Nuovo massimo storico anche per l'Irlanda, sia per lo spread di rendimento, a 680 pb, sia per il Cds, a 625 pb.

Anche il Cds della Spagna ha toccato un record a 294 pb, mentre lo spread allarga di 7 pb a 216 pb.

Per la Grecia lo spread allarga di 15 pb a 926 pb e il Cds allarga di 12 pb a 890 pb.

Si amplia anche lo spread Italia/Germania fino a a 176 pb, il massimo da inizio giugno, per poi stringere attorno alle 11,30 a 171 pb (+4 pb).
 
Spread Bund-BTP: aumenta il rischio default Stati


Scritto il 11 novembre 2010 alle 11:50 da Dream Theater

http://intermarketandmore.finanza.c...9555.html/cds_rischio-default_spread_bund_btp

La situazione dei vari PIIGS non è certo confortante.
Lo spread Bund BTP è tornato a lievitare considerevolmente, raggiungendo quasi i livelli visti con la crisi della Grecia. Pensandoci bene, la coerenza c’è, in quanto stavolta il problema non è più nel Mar Mediterraneo ma nel Mare del Nord con un’Irlanda che fa acqua da tutte le parti (scenario denunciato molto tempo fa sulle pagine di questo blog, do you remember?), come abbiamo avuto modo di vedere analizzando i CDS sui PIIGS qualche giorno fa.
La logica ci farebbe pensare che con l’allargamento degli spread tra titoli periferici e benchmark di solidità, si assista ad un generalizzato aumento della percezione del rischio finanziario. In parole povere un nuovo RISK OFF con correzione anche di commodity ed equity. Ma questo periodo è strano, drogato e imprevedibile, causa QE II, G20 & Co. Ma riusciranno Bernanke e i suoi Dollari a pareggiare la potenziale forza distruttiva di quelle perdite nei bilanci delle banche irlandesi che è pari nientepocodimenoche al 55% del PIL dell’Irlanda?
Lo scopriremo solo vivendo.
Intanto ribadisco quanto già detto: il defalut di Grecia, Irlanda e forse Portogallo è ormai scontato, il che comporterà ad una rinegoziazione del debito con perdite in conto capitale tra un 30% ed un 50%. E questo deve essere un messaggio per chi vuole investire (e speculare, visto i prezzi attuali) sui titoli di questi periferici.
Ma a questo punto occorre tornare al titolo del post. E lo spread Bund BTP? E l’Italia?

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Economia / Archivio news 24 /

Atene 11:43
GRECIA: TASSO DISOCCUPAZIONE RECORD AL 12,2%

Il tasso di disoccupazione e' salito in Grecia al livello record del 12,2% ad agosto scorso, dal 12% di luglio e rispetto al 9% del medesimo mese del 2009. Le politiche di austerita' del governo, attuate a riduzione del deficit, hanno determinato i tagli occupazionali. Sono in cifra assoluta 613.108 i senza lavoro registrati ad agosto, con una crescita tendenziale del 35%. .
11 novembre 2010
 
Grecia: deficit in calo del 30% sui dieci mesi, ma meno del previsto

Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 10 nov - Calo inferiore alle previsioni per il disavanzo pubblico greco. In base alle stime preliminari del ministero delle Finanze, il deficit della Grecia si e' attestato a 17,405 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2010 pari a una contrazione del 30% su base annua. La riduzione indicata negli impegni di Atene con l'Unione europea e il Fondo monetario era del 32%. La bozza di budget presentato a ottobre dal governo per l'intero 2010 stima la riduzione del deficit al 36,9%. Sui dieci mesi le entrate sono salite del 3,7% contro una previsione del 13,7% sull'anno. Red-Fon- (RADIOCOR) 10-11-10 19:31:45 (0531) 5 NNNN
 
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