Mark, come stai?
Io non possiedo titoli greci. Pero' il problema mi pare generale. In sostanza la moneta unica si rivela solo un paravento per non urtare la suscettibilita' degli alltri paesi. Si tratta in realta' di un currency board con il marco tedesco. Per poter mantenersi agganciati alcuni stati dovranno fare sacrifici MOLTO piu' pesanti di quelli preventivati. Del resto, se la Germania garantisse le obbligazioni greche, che senso avrebbe poi comprare i bunds. Immediatamente si equalizzerebbero i rendimenti su tutte le obbligazioni dell'area euro. Questo a spese dei contribuenti tedeschi. Non la vedi cosi'?
Ciao Davide, c'è qualcosa di vero in quanto dici, e tuttavia su di un piano formale in un currency board, tu mi insegni, ci sono due valute, una delle quali agganciata all'altra per tramite di un tasso di cambio.
Con l'euro si è voluta fare un'altra operazione, ossia postulare che una convergenza fra sistemi economici nazionali consentisse l'adozione di una valuta unica, e che il mantenimento di tale convergenza fosse garantito dalla supervisione effettuata sulla stessa dagli organi comunitari a ciò preposti (con la valutazione di eventuali "sforamenti" e di "piani di rientro" nel sistema dei cd. "parametri di Maastricht").
Il sistema adottato postulava che nei primi anni, anni di debolezza dell'euro, la Germania avrebbe tratto vantaggio da tale minore forza della moneta unica rispetto al DM per poter più efficacemente assorbire l'impatto della ristrutturazione della ex DDR, mentre gli stati aderenti più deboli avrebbero dovuto riformarsi e dotarsi di "sistemi paese" che avrebbero reso sostenibile l'adozione della moneta unica, fra l'altro ammodernando la macchina della PA (riduzione di corruzione/inefficienze della PA e della evasione fiscale) e liberalizzando l'economia nazionale (rimozione di privilegi anticompetitivi a favore di categorie sociali ecc).
Il compito più arduo era quello degli altri paesi, non quello della Germania, diciamolo. Ognuno ha fatto quanto ha potuto. Sarebbe interessante, ma non è questo il contesto, ripercorrere la storia della politica italiana negli ultimi 20 anni da questo angolo di visuale.
La Grecia ha fatto meno e peggio di tutti gli altri: ha truccato le carte per violare tutte le regole del gioco, ed oggi si trova a dover scegliere fra sostenere tutte insieme misure che non sono state introdotte gradualmente, facendo scelte estremamente dolorose proprio per la velocità con cui le devono adottare, oppure uscire dall'euro.
Hai ragione quando sostieni che la Germania non può garantire le obbligazioni greche, e per tale ragione la Germania non ha garantito nulla, ha parlato di prestiti bilaterali dei paesi EU alla Grecia ed ha insistito affinché il FMI avesse un ruolo in questa vicenda: saranno loro infatti a controllare la Grecia e ad imporre alla Grecia il rispetto di quelle misure (draconiane) che, per ragioni di ordine politico, né la Germania né altri singoli paesi europei potrebbero verificare sulla Grecia.
D'altronde, mettendomi nei panni della Grecia, l'alternativa del default statuale (fosse anche con l'imposizione ai bondholders di un haircut limitato, ovvero con un accordo di posposizione delle scadenze sul debito, o con una moratoria ecc.) e di quello di una larga parte del sistema bancario nazionale ed il ritorno alla dracma mi chiedo se sia una soluzione meno drammatica di quella di varare una riforma previdenziale (che probabilmente andrebbe fatta comunque).
Abbiamo poi parlato del carico fiscale complessivo, che le agenzie di rating hanno stimato essere sceso in Grecia dal 35% del valore della base imponibile al 31% negli ultimi anni. Anche qui si deve scegliere cosa si vuole fare, ma credo che certi incrementi fiscali varati di recente da Papandreou non saranno gli ultimi.
E poi c'è quel 10% di PIL greco in spese militari, tanto per dirne un'altra...
Insomma, c'è la possibilità di lavorare sui conti, pur essendo molto dura.
Oggi il mercato vuole vedere come funziona questa "rete di protezione" accordata alla Grecia e oramai siamo prossimi al momento in cui si vedrà. La Germania ha già accettato il rischio di metterci dei soldi, attraverso un finanziamento bilaterale "pro quota" alla Grecia, e sono pochi soldi (credo qualche miliardo di euro). Si tratta adesso di fare il passo.