GRECIA: SI CONTANO GLI STATALI
ATENE - La cronica disorganizzazione dell'apparato statale ellenico è uno dei maggiori problemi che il premier Giorgio Papandreu dovrà risolvere nell'ambito del draconiano piano di risanamento varato per salvare la Grecia dalla bancarotta.
Proprio ieri sera, il premier ha annunciato che entro l'anno dovrà essere concluso un censimento di tutti gli statali perché, come ha ammesso il ministro delle Finanze Giorgio Papacostantinou, "
non sappiamo quanti impiegati pubblici paghiamo".
Ogni dipendente statale dovrà riempire un modulo digitale con i propri dati e le proprie mansioni e inviarlo per e-mail all'ufficio del personale da cui dipende. E se l'impiegato non lo farà, ha promesso Papandreou per scoraggiare i più indolenti, "non riceverà lo stipendio".
Disorganizzazione e indolenza non sono però i soli problemi. A metà gennaio, Papandreou ha proposto un ambizioso piano di riforme strutturali delle amministrazioni locali. Ma il progetto ha subito provocato le dure critiche della maggior parte dei diretti interessati e la drastica reazione del sindaco del quartiere di Ellinikò, Christos Kortzidis, alla periferia Sud di Atene, che cinque giorni fa ha proclamato lo sciopero della fame in segno di protesta contro il piano.
In sostanza il piano tende a ridisegnare i confini amministrativi del Paese e tagliare la burocrazia a livello locale. Per far ciò, il piano prevede l'eliminazione delle 76 prefetture in cui oggi è suddivisa la Grecia e la loro sostituzione con 13 più ampie regioni amministrative guidate da un governatore. In linea con tale ristrutturazione, i 1.034 comuni esistenti sul territorio diventeranno meno di 370.
Nell'ambito dello stesso piano, e sempre per ridurre le remore burocratiche, è prevista l'istituzione nelle aree rurali di Centri di servizio civico (Kep) per fornire ai residenti una Smart Card con cui espletare ogni procedura burocratica come richieste di certificati e presentazione di documenti.
Ma questo piano di riorganizzazione - che entro la fine del mese sarà esaminato dal Parlamento e dovrà entrare in vigore prima delle elezioni amministrative del 14 novembre - ha suscitato anche le perplessità di sei ministri del governo Papandreou i quali temono che i politici che saranno eletti a capo delle nuove 13 regioni amministrative saranno più potenti degli stessi deputati di zona.
Il piano potrebbe farà risparmiare quasi due miliardi di euro anche se la fusione di alcune amministrazioni locali porterà inevitabilmente alla perdita di posti di lavoro.
Contro questa prospettiva si è espresso ieri Nikitas Kaklamanis, popolare sindaco della capitale e presidente dell'Unione centrale dei comuni e delle circoscrizioni della Grecia (Kedke), secondo il quale i risparmi previsti sono esagerati e ha garantito che "nessun impiegato sarà licenziato da nessun comune".
(Ticinonline.ch)