Fleursdumal
फूल की बुराई
430000 persone strettamente attaccate alle mammelle della lupa politica è un numero che fa impressione orcolo, anche se magari uno il sospetto l'ha sempre covato dentro di sè
http://www.espressonline.it/eol/free/jsp/detail.jsp?m1s=o&m2s=null&idCategory=4789&idContent=1192004
L'isola di Arturo e i partiti-squalo - Giampaolo Pansa
Parisi dice che sono 'a termine'. E invece torneranno più forti e voraci, con il loro esercito di cinquecentomila pretoriani grandi, medi e piccoli
Ma in quale paese vive Arturo Parisi, il braccio sinistro di Romano Prodi? In un'intervista a Dario Di Vico del 'Corriere della Sera', ha spiegato che i partiti italiani sono agli sgoccioli ('a termine' dice lui). Ossia destinati a sparire in quanto oligarchie dannose che saranno presto sostituite dal sistema delle primarie e dai soggetti politici prossimi venturi. Come il Partito Democratico, per quel che riguarda l'universo del centro-sinistra. La futurologia di Parisi ha sollevato un can-can mica da poco. Nel quale il Bestiario proverà a inserirsi. Comincio dai lati deboli dei partiti italici. Ne vedo soprattutto due. Il primo è il loro peso sempre più scarso rispetto all'opinione pubblica più avvertita. Se provano a mettere al bando un libro o un film, la gente correrà a leggerlo e a vederlo. Se tentano di pubblicare dei quotidiani, si tratterà di fogli dall'audience assai modesta, anche se prodotti da buoni professionisti. La colpa non è dei giornalisti, ma dell'editore-partito: fazioso, arrogante, bugiardo, e dunque per nulla credibile. Soprattutto in un'epoca dove la militanza pronta, cieca e assoluta è, per fortuna, una merce rarissima.
Il secondo lato debole è la nomenklatura partitica a ogni livello. In tanti casi è ben poco stimata. I suoi membri possono pure essere i migliori politici del mondo. Però la gente (parlo dei grandi numeri) li considera dei mangiapane a tradimento. Troppo costosi, troppo avvantaggiati rispetto al cittadino qualunque, troppo carichi di privilegi senza motivo. L'auto blu è il simbolo di questa immeritata condizione, la metafora di un'oligarchia mediocre che si ritiene superiore alla grande maggioranza della società. Ma a far pendere la bilancia dall'altra parte, sono i tanti punti di forza dei partiti. Al primo posto c'è la strapotenza della burocrazia di derivazione politica. Qui mi rifaccio a un calcolo di due parlamentari diessini, Cesare Salvi e Massimo Villone, in un libro fresco di stampa: 'Il costo della democrazia' (Mondadori). In Italia il personale politico, dai deputati europei e nazionali sino ai consulenti esterni di enti pubblici, è una vera e propria armata: 427 mila soggetti, che ogni anno comportano una spesa di fatto incalcolabile: tutto denaro sottratto ai contribuenti.
È questa la guardia di ferro del sistema partitico, la truppa dei pretoriani grandi, medi e piccoli sui quali la politica può contare: sempre, in ogni caso e per qualsiasi scopo. Salvi e Villone ritengono che l'enorme proliferazione dei posti e degli incarichi configuri la nuova questione morale del Duemila, persino più pericolosa di quella che nel 1992 travolse i vecchi partiti. Sono d'accordo con loro, anzi ho un sospetto in più: che stia dilagando un'altra volta anche il cancro della vecchia questione etica, in apparenza sconfitta nel repulisti di Tangentopoli. Girando per l'Italia, sento raccontare dovunque che la mazzetta è tornata di moda. Ed è una mazzetta senza colore, perché la corruzione riemerge nel centro-destra come nel centro-sinistra. Dalla sua isola innocente, il simpatico Arturo può pure pensare che i partiti e i loro cinquecentomila guerrieri siano 'a termine', destinati a sparire. Ma la realtà, purtroppo, gli dà e gli darà torto. Non è stato ancora inventato nulla che renda la politica più normale, ovvero più onesta e vicina alla gente. La nuova legge elettorale proporzionale non farà che rafforzare la supremazia delle singole fazioni, spinte a cercare sempre nuovo potere e maggiore visibilità, a scapito di qualunque coalizione nuova. Vorrei sbagliarmi, ma la legislatura che si aprirà nell'aprile 2006, chiunque sia il vincitore, vedrà una forza rinnovata dei partiti-squalo, capaci di mangiarsi in un boccone tutti i Parisi d'Italia.
Un altro punto di forza di questa élite squalosa è la sua indispensabilità per il governo del paese. C'è un'equazione fatale: indispensabili e dunque voraci, ben più di oggi. I bocconi diventeranno sempre più grossi. E la spietatezza dei pescicani politici non avrà limiti. Tentiamo qualche esempio? La Rai verrà lottizzata al mille per mille. Chi non è un fedele dei vincitori non avrà più alcun diritto di presenza, anzi smetterà di esistere. Aumenterà il pugno di ferro anche sui giornali d'informazione, gli unici ad avere ancora un'influenza, sia pure limitata, sull'opinione pubblica. Lo stesso accadrà per le aziende più grandi, che siano pubbliche o private. Persino le banche più forti sentiranno il morso dei partiti-squalo. Anche nell'isola di Arturo dovranno prendere atto della realtà. Pure al Bestiario non piace questo stato di cose. Ma non potremo cambiarlo, mio caro Parisi. E se fossi un giovane di vent'anni, invece che un giornalista anziano, sa che cosa farei? Indosserei una maglietta politica e cercherei di arruffianarmi qualche capo-squalo, per mettermi al suo servizio. L'esatto contrario del consiglio che mi aveva dato mio padre mezzo secolo fa.
http://www.espressonline.it/eol/free/jsp/detail.jsp?m1s=o&m2s=null&idCategory=4789&idContent=1192004
L'isola di Arturo e i partiti-squalo - Giampaolo Pansa
Parisi dice che sono 'a termine'. E invece torneranno più forti e voraci, con il loro esercito di cinquecentomila pretoriani grandi, medi e piccoli
Ma in quale paese vive Arturo Parisi, il braccio sinistro di Romano Prodi? In un'intervista a Dario Di Vico del 'Corriere della Sera', ha spiegato che i partiti italiani sono agli sgoccioli ('a termine' dice lui). Ossia destinati a sparire in quanto oligarchie dannose che saranno presto sostituite dal sistema delle primarie e dai soggetti politici prossimi venturi. Come il Partito Democratico, per quel che riguarda l'universo del centro-sinistra. La futurologia di Parisi ha sollevato un can-can mica da poco. Nel quale il Bestiario proverà a inserirsi. Comincio dai lati deboli dei partiti italici. Ne vedo soprattutto due. Il primo è il loro peso sempre più scarso rispetto all'opinione pubblica più avvertita. Se provano a mettere al bando un libro o un film, la gente correrà a leggerlo e a vederlo. Se tentano di pubblicare dei quotidiani, si tratterà di fogli dall'audience assai modesta, anche se prodotti da buoni professionisti. La colpa non è dei giornalisti, ma dell'editore-partito: fazioso, arrogante, bugiardo, e dunque per nulla credibile. Soprattutto in un'epoca dove la militanza pronta, cieca e assoluta è, per fortuna, una merce rarissima.
Il secondo lato debole è la nomenklatura partitica a ogni livello. In tanti casi è ben poco stimata. I suoi membri possono pure essere i migliori politici del mondo. Però la gente (parlo dei grandi numeri) li considera dei mangiapane a tradimento. Troppo costosi, troppo avvantaggiati rispetto al cittadino qualunque, troppo carichi di privilegi senza motivo. L'auto blu è il simbolo di questa immeritata condizione, la metafora di un'oligarchia mediocre che si ritiene superiore alla grande maggioranza della società. Ma a far pendere la bilancia dall'altra parte, sono i tanti punti di forza dei partiti. Al primo posto c'è la strapotenza della burocrazia di derivazione politica. Qui mi rifaccio a un calcolo di due parlamentari diessini, Cesare Salvi e Massimo Villone, in un libro fresco di stampa: 'Il costo della democrazia' (Mondadori). In Italia il personale politico, dai deputati europei e nazionali sino ai consulenti esterni di enti pubblici, è una vera e propria armata: 427 mila soggetti, che ogni anno comportano una spesa di fatto incalcolabile: tutto denaro sottratto ai contribuenti.
È questa la guardia di ferro del sistema partitico, la truppa dei pretoriani grandi, medi e piccoli sui quali la politica può contare: sempre, in ogni caso e per qualsiasi scopo. Salvi e Villone ritengono che l'enorme proliferazione dei posti e degli incarichi configuri la nuova questione morale del Duemila, persino più pericolosa di quella che nel 1992 travolse i vecchi partiti. Sono d'accordo con loro, anzi ho un sospetto in più: che stia dilagando un'altra volta anche il cancro della vecchia questione etica, in apparenza sconfitta nel repulisti di Tangentopoli. Girando per l'Italia, sento raccontare dovunque che la mazzetta è tornata di moda. Ed è una mazzetta senza colore, perché la corruzione riemerge nel centro-destra come nel centro-sinistra. Dalla sua isola innocente, il simpatico Arturo può pure pensare che i partiti e i loro cinquecentomila guerrieri siano 'a termine', destinati a sparire. Ma la realtà, purtroppo, gli dà e gli darà torto. Non è stato ancora inventato nulla che renda la politica più normale, ovvero più onesta e vicina alla gente. La nuova legge elettorale proporzionale non farà che rafforzare la supremazia delle singole fazioni, spinte a cercare sempre nuovo potere e maggiore visibilità, a scapito di qualunque coalizione nuova. Vorrei sbagliarmi, ma la legislatura che si aprirà nell'aprile 2006, chiunque sia il vincitore, vedrà una forza rinnovata dei partiti-squalo, capaci di mangiarsi in un boccone tutti i Parisi d'Italia.
Un altro punto di forza di questa élite squalosa è la sua indispensabilità per il governo del paese. C'è un'equazione fatale: indispensabili e dunque voraci, ben più di oggi. I bocconi diventeranno sempre più grossi. E la spietatezza dei pescicani politici non avrà limiti. Tentiamo qualche esempio? La Rai verrà lottizzata al mille per mille. Chi non è un fedele dei vincitori non avrà più alcun diritto di presenza, anzi smetterà di esistere. Aumenterà il pugno di ferro anche sui giornali d'informazione, gli unici ad avere ancora un'influenza, sia pure limitata, sull'opinione pubblica. Lo stesso accadrà per le aziende più grandi, che siano pubbliche o private. Persino le banche più forti sentiranno il morso dei partiti-squalo. Anche nell'isola di Arturo dovranno prendere atto della realtà. Pure al Bestiario non piace questo stato di cose. Ma non potremo cambiarlo, mio caro Parisi. E se fossi un giovane di vent'anni, invece che un giornalista anziano, sa che cosa farei? Indosserei una maglietta politica e cercherei di arruffianarmi qualche capo-squalo, per mettermi al suo servizio. L'esatto contrario del consiglio che mi aveva dato mio padre mezzo secolo fa.