Parmalat (PLT) I promessi sposi: Lucia Parmalat e Renzo Lactalis (13 lettori)

salcatal

Come i Panda
Buongiorno e buona domenica.

Buone notizie sul fronte greco.

Pare che Obama abbia strigliato a dovere la Merkel, per cui a questo punto il problema e' solo tecnico, vale a dire le modalità attraverso le quali dare altri 80 miliardi alla Grecia (cfr. Corsera di oggi pag.27).

Parola di Merkel: il mondo non può permettersi una crisi in Europa.

Qualcuno si chiederà perché tanto clamore intorno ai destini di un'economia tutto sommato marginale.

Il motivo e' semplice e ben noto e, al solito, legato alla parola magica che fa la differenza tra boom economico e crisi e che si chiama aspettative o più semplicemente fiducia.

Tutti sappiamo che dopo il fallimento Lehman la produzione industriale tracollo' del 25% in pochi giorni.

La spiegazione di questo crollo e' legata, appunto, alla mancanza di fiducia.


E al metodo con cui da sempre avvengono le transazioni commerciali internazionali, tra operatori cioè che nella gran parte dei casi nemmeno si conoscono direttamente, vale a dire l'apertura di credito irrevocabile confermata (c.d. Lettera di credito).

Immaginiamo di essere un'impresa meccanica italiana e di aver ricevuto un ordinativo per un macchinario del valore di 10 milioni di euro da un'impresa greca, ma potrebbe essere anche spagnola, egiziana ecc.

Io metterò in produzione il macchinario solo se sarò sicuro di ricevere il pagamento.

E poiché non conosco l'impresa spagnola lo faro' solo se il pagamento mi viene garantito da una banca (con la lettera di credito appunto).

Ma poiché io impresa potrei non fidarmi nemmeno della banca spagnola ecco che chiedero' alla mia banca, es. Unicredit, di confermare l'apertura di credito.


Quindi se non mi paga il cliente mi paga la banca spagnola, se non mi paga la banca spagnola mi paga Unicredit.

Ma se per qualche motivo Unicredit non si fida più della banca spagnola, o addirittura sono io impresa a non fidarmi più di Unicredit, ecco che la produzione di merci si arresta improvvisamente.

E se la crisi di fiducia e' globale allora la produzione si arresta improvvisamente in tutto il mondo e il commercio internazionale tracolla come e' avvenuto appunto all'indomani del fallimento di Lehman.

Ecco, perchè, quindi la GRECIA è fallita ma non può fallire e, quindi, bisogna far finta che non sia fallita.
 
Ultima modifica:

salcatal

Come i Panda
Ed ecco descritte, in maniera magistrale, le cause del vicolo cieco nel quale si trova l'Italia e che, Cipolla docet, poi sono le stesse che causarono il grande declino del 1620-1680 che Cipolla spiega così:

a) merci e servizi non più competitive sui mercati internazionali a causa dei prezzi elevati;

b) il potere e il conservatorismo delle corporazioni in Italia bloccarono i necessari cambiamenti tecnologici e di qualità che avrebbero potuto permettere alle aziende italiane di competere con la concorrenza straniera;

c) i salari italiani erano più elevati che all'estero e non erano compensati da una maggiore produttività del lavoro;

d) last but not least il carico fiscale sopportato dalle aziende italiane, molto più elevato di quello che gravava sulle imprese straniere.

"Prodotti eccellenti ma demodè, alti salari ed elevata pressione fiscale significavano costi di produzione più elevati, che a loro volta significavano prezzi più elevati, che a loro volta significavano perdita di competitività sul mercato internazionale.

Così le esportazioni di manufatti crollarono."

Questa la lezione di Cipolla, alla quale si aggiunge questa, di fondamentale importanza.

"Se l'Italia vuole prosperare nelle condizioni naturali in cui si trova deve esportare. L'Italia importa buona parte di quanto consuma, ma per importare beni deve esportare beni e servizi onde acquisire i mezzi per pagare le importazioni.

D'altra parte per produrre i beni di esportazione deve ulteriormente importare materie prime e semilavorati da elaborare per i suddetti beni da esportazione. Quindi altre importazioni che impongono ulteriori esportazioni per il loro pagamento.

E' stato calcolato che se il nostro paese vuole incrementare il suo reddito dell'1% deve incrementare le proprie esportazioni dell'1,7%."


Ecco perchè, secondo me, chi ci ha cacciato nell'euro rinunciando per questa via al fisiologico meccanismo di aggiustamento della svalutazione del cambio sarebbe da internare.

Delle due l'una:

O i cretini sono stati gli Inglesi o i cretini siamo stati noi.








Ma ecco l'articolo

PRIVILEGI, CORPORATIVISMO, DEMAGOGIA

I tre veri pilastri della conservazione



PRIVILEGI, CORPORATIVISMO, DEMAGOGIA
I tre veri pilastri della conservazione

Da più di vent'anni le «riforme» sono il grande mito della politica italiana. Invocate da tutti, promesse da tutti, dalla destra, dalla sinistra, quasi mai realizzate da nessuno. Ma regolarmente, imperturbabilmente, promesse sempre di nuovo da tutti. Sono il grande mito perché per giudizio unanime (ultimo quello del governatore Draghi: «L'Italia ha un disperato bisogno di riforme») sono la sola cosa da cui il Paese può sperare la salvezza: e cioè di riguadagnare il terreno che stiamo perdendo in tutti settori, di riacquistare efficienza, di ricominciare a crescere, di tenere insieme le sue varie parti.
Che cos'è che in Italia impedisce di «fare le riforme»? La risposta è semplicissima: la loro impopolarità. Ci troviamo ad essere strangolati da un paradosso micidiale: proprio perché sono così vitalmente necessarie, le «riforme» suscitano un'opposizione fortissima in grado di bloccarle. Enormemente più forte che in altri Paesi, questo è il punto. Ciò accade perché altrove, in genere, una riforma vuol dire un provvedimento impopolare sì, ma che non cambia le regole del gioco, non cambia il principio sul quale la società è costruita. Da noi invece no. Le riforme di cui noi abbiamo più bisogno, infatti, sono quelle che dovrebbero rompere proprio il meccanismo con cui funziona la nostra società, mutarne alla radice lo spirito e la mentalità. Quando in Italia si dice «riforme», bisogna esserne consapevoli, si dice in realtà «rivoluzione». E la più difficile tra le rivoluzioni: quella culturale.
Qualunque sia il provvedimento a cui si pensi per modernizzare il Paese, per rimetterlo in carreggiata, ci si accorge subito, infatti, che esso va immancabilmente a colpire uno dei tre pilastri sui quali si regge gran parte della società italiana: il privilegio, il corporativismo, la demagogia. Certo: bisogna scorgere i concreti, concretissimi interessi particolari, settoriali, che ognuna di queste cose alimenta e tutela. Ma tali interessi, però, non avrebbero mai potuto costituirsi e solidificarsi come hanno fatto, senza una premessa di tipo essenzialmente culturale condivisa dall'intera società italiana. Che qui ha la sua anima, la sua più vera antropologia.
In Italia qualunque individuo così come qualunque istituzione, qualunque impresa capitalistica non sopporta né il merito, né la concorrenza, né controlli indipendenti. Qualunque categoria, qualunque organismo non sogna altro che monopoli, numeri chiusi, carriere assicurate, condoni, esenzioni, ope legis, proroghe, trattamenti speciali, pensioni ad hoc, comunque condizioni di favore. E quasi sempre ottiene quanto desidera. Ricorrendo, come ho detto, all'arma vincente della demagogia. Specie a partire dagli anni Settanta, infatti, corporativismo e privilegi hanno progressivamente soffocato la società italiana costruendo (o avvalendosi di già pronte) costruzioni ideologiche menzognere, le quali avevano regolarmente al proprio centro i «diritti», la «democrazia», la «solidarietà»: parole d'ordine, discorsi, che agitando ogni volta la bandiera del bene e del giusto in realtà sono serviti unicamente a promuovere il più spietato particolarismo o a saccheggiare le casse pubbliche. Spessissimo a tutte e due le cose insieme.
È contro questa autentica muraglia socio-culturale - la quale nella sua essenza non è né di destra né di sinistra, potendo essere indifferentemente entrambe le cose - che da decenni s'infrange, o meglio si spegne appena levatosi, qualsiasi vento riformatore italiano. L'imponenza di quella muraglia, infatti, ha l'effetto di porre in una condizione di eterna minoranza la dimensione del bene comune, dell'interesse collettivo, che in tal modo non riesce ad avere alcun peso politico determinante. È per questo che le riforme non si fanno, e in particolare non si possono fare proprio quelle che ci servirebbero di più.

Il dispositivo corporativistico-demagogico-antimeritocratico è divenuto lo strumento grazie al quale da due decenni il cuore maggioritario della società italiana reale neutralizza la sfera della politica, imponendo in cambio del proprio consenso la sua impotenza. Lo strumento grazie al quale essa neutralizza di fatto tanto la destra che la sinistra all'insegna della loro comune, certificata, impotenza; grazie al quale, infine, ne cancella i profili, ne vanifica identità e programmi. L'iperpoliticismo resta sì, dunque, come un carattere tipico della sfera pubblica italiana. Ma esso non è più il predominio del comando politico sulla società, com'è stato fino alla fine della prima Repubblica. Ora è piuttosto la penetrazione/subordinazione capillare e diffusa, l'uso continuo della politica da parte delle infinite articolazioni corporativo-antimeritocratiche della società. La quale realizza per questa via una sua antica vocazione: servirsi del potere, disprezzandolo.
Ernesto Galli Della Loggia
12 giugno 2011


I tre veri pilastri della conservazione - Corriere della Sera
 
Ultima modifica:

iulius

Forumer storico
Non ho letto i precedenti; sono di corsa. Giusto il tempo di piazzare questo.


Desideravo esporre compiutamente il mio pensiero sul nostro
mondo attuale, da uomo qualunque. Non ho il bagaglio culturale
per discernere sui "grandi temi" ma penso che la sostanza sia questa.

Lo faccio però in forma breve e cogliendo solo alcuni aspetti.
Non voglio essere un bulldozer in casa d' altri.

Referendum: vinceranno gli antinucleari chiaramente.
Risultato: pagheremo l' energia elettrica più cara e prodotta all' estero
dalle centrali nucleari. Evviva!

Ed in questo modo si perderà un altro pezzetto di sovranità nazionale.
Ma questo a larga parte dei miei connazionali "non può fregar
de meno".
Evviva!

Io intanto vado al supermercato a farmi una buona scorta di
candele. Tra poco ci sarà un altro referendum per l' abolizione
delle candele in quanto non vengono più fatte con la cera delle api,
quindi non sono ecologiche, quindi bisogna abolirle.
Evviva!

Ora abbiamo tanti disoccupati ma in cambio paghiamo le merci
cinesi a metà prezzo.
Verrà presto il giorno che avremo la piena occupazione e le merci
che noi fabbricheremo le pagheremo al prezzo che vorrà Pechino.
Evviva!

Da qualche decennio delle menti raffinate fanno il loro gioco la cui
posta è la distruzione del nostro mondo occidentale, non solo il
nostro particulare. Mal comune mezzo gaudio.
Evviva!

I cinesi in questo caso non c' entrano. Si limitano ad approfittare
della situazione.
Evviva!

E per noi lentamente ma inesorabilmente si approssima la fine.
Evviva!
 

salcatal

Come i Panda
Ma guarda, PILU, che io sono perfettamente d'accordo con quanto sostiene Veneziani.

Io, infatti, non aspiro a possedere cose, ma ho sempre pensato che il mio benessere dovesse essere funzionale ad avere il giusto tempo libero per potermi godere una vacanza, un viaggio, coltivare i miei interessi ecc. ecc.

Volendo estremizzare il discorso noi non dobbiamo mai dimenticare una cosa quando giudichiamo le cose.

Non tanto tempo fa, anche in Italia, le persone lavoravano dalla mattina alla sera solo per procurarsi i mezzi necessari per soddisfare i bisogni primari.

Lavoravano e dormivano, insomma.

In molti paesi, anche in Cina, le cose stanno ancora così per larga parte della popolazione, lavorano e dormono, dormono e lavorano.

In fondo basta andare agli albori della cultura occidentale per scoprire le verità.

Primum vivere, deinde philosophari.

Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero.

La bellezza è la miglior lettera di raccomandazione per una donna.

ARISTOTELE: FRASI FAMOSE
 

salcatal

Come i Panda
Non ho letto i precedenti; sono di corsa. Giusto il tempo di piazzare questo.


Desideravo esporre compiutamente il mio pensiero sul nostro
mondo attuale, da uomo qualunque. Non ho il bagaglio culturale
per discernere sui "grandi temi" ma penso che la sostanza sia questa.

Lo faccio però in forma breve e cogliendo solo alcuni aspetti.
Non voglio essere un bulldozer in casa d' altri.

Referendum: vinceranno gli antinucleari chiaramente.
Risultato: pagheremo l' energia elettrica più cara e prodotta all' estero
dalle centrali nucleari. Evviva!

Ed in questo modo si perderà un altro pezzetto di sovranità nazionale.
Ma questo a larga parte dei miei connazionali "non può fregar
de meno".
Evviva!

Io intanto vado al supermercato a farmi una buona scorta di
candele. Tra poco ci sarà un altro referendum per l' abolizione
delle candele in quanto non vengono più fatte con la cera delle api,
quindi non sono ecologiche, quindi bisogna abolirle.
Evviva!

Ora abbiamo tanti disoccupati ma in cambio paghiamo le merci
cinesi a metà prezzo.
Verrà presto il giorno che avremo la piena occupazione e le merci
che noi fabbricheremo le pagheremo al prezzo che vorrà Pechino.
Evviva!

Da qualche decennio delle menti raffinate fanno il loro gioco la cui
posta è la distruzione del nostro mondo occidentale, non solo il
nostro particulare. Mal comune mezzo gaudio.
Evviva!

I cinesi in questo caso non c' entrano. Si limitano ad approfittare
della situazione.
Evviva!

E per noi lentamente ma inesorabilmente si approssima la fine.
Evviva!

Iulius sono d'accordo su tutto.

Non sono d'accordo solo quando, anche se tu non lo dici, si dà la colpa agli altri di qualcosa che non va.

Se qualcosa non va un pezzetto di colpa lo abbiamo tutti, quanto meno per non esserci impegnati fino a fondo per fare andare le cose nel senso che noi riteniamo giusto.

Insomma nessuno si chiami fuori, troppo facile.
 

PILU

STATE SERENI
Ma guarda, PILU, che io sono perfettamente d'accordo con quanto sostiene Veneziani.

Io, infatti, non aspiro a possedere cose, ma ho sempre pensato che il mio benessere dovesse essere funzionale ad avere il giusto tempo libero per potermi godere una vacanza, un viaggio, coltivare i miei interessi ecc. ecc.

Volendo estremizzare il discorso noi non dobbiamo mai dimenticare una cosa quando giudichiamo le cose.

Non tanto tempo fa, anche in Italia, le persone lavoravano dalla mattina alla sera solo per procurarsi i mezzi necessari per soddisfare i bisogni primari.

Lavoravano e dormivano, insomma.

In molti paesi, anche in Cina, le cose stanno ancora così per larga parte della popolazione, lavorano e dormono, dormono e lavorano.

In fondo basta andare agli albori della cultura occidentale per scoprire le verità.

Primum vivere, deinde philosophari.

Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero.

La bellezza è la miglior lettera di raccomandazione per una donna.

ARISTOTELE: FRASI FAMOSE

allora ... involontariamente ritorniamo al discorso fatto in precedenza... riprogettare il tutto ... al centro di tutto non ci deve essere il profitto ... ma la nostra terra e il benessere dell'uomo... cosa si intende come benessere dell'uomo ? ci possono essere infinite definizioni ... ma il benessere dell'uomo deve venire per prima cosa dopo il "benessere della terra" e poi andare a spulciare tra i più grandi "filosofi" di tutte le civiltà per democraticamente scegliere quali sono le migliori regole da adottare...

ma tanto sono solo "chiacchere utopistiche" ... vediamo cosa succede prossimamente ... rimarremo semplici spettatori di un pessimo spettacolo... ahimè...
 
Ultima modifica:

dariomilano

novellino
Ho votato quattro Si per i seguenti motivi:

1) contro il legittimo impedimento perchè la legge deve essere uguale
per tutti senza eccezioni.


2) contro l'obbligo di ingresso dei privati nelle gestioni, perchè un
liberale è per definizione contro ogni "obbligo".


3) contro la garanzia di un 7% di profitto sulla gestione dell'acqua
ai privati, perchè un economista liberale non concepisce un prezzo/
profitto/etc. fissato per legge (come usava nel sistema sovietico) e
non lasciato alla libera interazione di domanda ed offerta.


4) contro le centrali nucleari, perchè i consumi non devono essere la
variabile "indipendente", per soddisfare la quale si è disposti
financo a imbottire il pianeta di scorie radiottive, il cui costo/
danno futuro nessuno oggi può quantificare.


di Spallino dr.Michele

in realtà ci sarebbe da precisare alcune cose su queste motivazioni specialmente la 3..
 
Ultima modifica:

salcatal

Come i Panda
Buongiorno.

Io i Referendum li considero inutili almeno nell'attuale assetto istituzionale e la storia più recente lo ha dimostrato, a partire dal finanziamento ai partiti per finire alla responsabilità civile dei giudici.

E li dimostra il fatto che siano le forze politiche a metterci il cappello sopra, in maniera strumentale, vedi il caso acqua Renzi-PD.
 

Users who are viewing this thread

Alto