Libertà di Rating
by bimboalieno
Da qualche settimana i cittadini europei hanno, come i personaggi di “1984″, uno spazio quotidiano chiamato i due minuti d’odio.
Nel libro erano dedicati ad un personaggio, Goldstein, che incarnava la condizione di guerra permanente, nella nostra attualità i
due minuti di odio vengono spesi per le agenzie di rating.
Meritatamente?
Vediamolo insieme, e forse scopriremo anche “cosa c’è dietro”
Che cos’è il rating? Perché cambia? Chi sono le agenzie di rating?
Andiamo con ordine, facendo prima un po’ di accademia, poi un po’ di cronaca e infine tirando qualche conclusione. Sì, ve lo anticipo: servirà un po’ di pazienza…
Il rating
definisce la probabilità che il denaro prestato ad un soggetto, sia esso uno Stato o una azienda,
venga restituito. Ecco la scala del rating S&P dal giudizio più alto di massima sicurezza a quello più basso: AAA, AA+, AA, AA-, A+, A, A-, BBB+, BBB, BBB- (fin qui il rating è “da investimento”), BB+, BB, BB-, B+, B, B-, CCC+, CCC, CCC-, CC, C, D (e questi altri 12 rating sono “speculativi” o “high risk” fino al default).
Possiamo osservare con facilità che esistono
due principali categorie che distinguono le obbligazioni soggette a rating: i titoli di investimento e quelli speculativi (
non-investment grade). Quando i titoloni sui giornali sparano “Bocciati i conti di… il rating scende ad A-” si stanno facendo delle esagerazioni giornalistiche: un rating A- è sempre un rating di investimento, che nella scala di valori di S&P si traduce con “La situazione economica può incidere sulle finanze”. Nessuna bocciatura, è come se dopo aver avuto la media del 8 in pagella al primo quadrimestre ad un liceale fosse poi arrivato un 7 nel secondo quadrimestre.
Perché si assegna un rating? Chi investe i propri danari non può farsi carico di analizzare la qualità di ogni possibile debitore per decidere il suo ideale livello di rischio e rendimento, percui sono state istituite 3 società (Moody’s, S&P e Fitch) dedicate a questa mansione. Già il fatto che siano tre e non una testimonia come il giudizio sia arbitrario per definizione, non trovate?
Se il rating misura il rischio di prestare denaro ad un soggetto, di riflesso influisce sul tasso di interesse che quel debitore deve riconoscere all’investitore. più un soggetto risulta rischioso e più dovrà pagare interessi. Dunque tutti vorrebbero avere il rating più alto possibile e qui si comincia ad intuire di quale
enorme potere dispongano le tre agenzie.
Nella Crisi del 2008 le agenzie di rating furono messe all’indice per aver assegnato rating AAA a moltissimi CDO (collateralised debt obligations) che si rivelarono “titoli salsiccia”. La stessa Lehman Brothers fallì quando ancora godeva di rating AA-.
Concettualmente anche una AAA potrebbe fallire, ricordate? Il rating esprime solo una probabilità: se hai rating AA è raro ma puoi fallire, la cosa molto anomala in quel periodo fu che molti, troppi soggetti di alto rating fallirono, contraddicendo la bassissima probabilità espressa dai loro rating. A marzo del 2010
parlando delle regole per una nuova finanza, sollevai la questione dei rating ingiustamente alti, mentre in diverse altre occasioni vi avvisai che il 2011 sarebbe stato l’anno dei tagli di rating. Ed in effetti molti tagli erano
abbondantemente attesi, cosa che mi fa sorridere quando leggo cose come quelle dette oggi dal ministro degli Esteri greco Stavros Lambrinidis, che ha denunciato, in una conferenza a Berlino, la
“follia” delle agenzie di Rating dopo le decisioni controverse da parte di Standard and Poor’s e Moody’s.
“Ieri, Moody’s ha declassato il rating del Portogallo. Ma questo downgrade non si basa sul fatto che il sistema delle riforme in Portogallo non funziona, ma sul presupposto che il Paese avrà di nuovo bisogno di aiuti. Purtroppo, molte persone, su questi mercati che si dicono razionali, hanno puntato miliardi di euro su un crollo della Grecia e/o del Portogallo“
Il ministro greco si può lamentare non del merito del downgrade, ma semmai del
timing molto oculato con cui è stato comunicato. E cercando di scavare le ragioni di questo timing troviamo un interessante indizio: Standard & Poor’s oggi ha simpaticamente “stabilito” che i piani per la
partecipazione delle banche private agli aiuti per la Grecia, sulla base di una proposta francese,
equivalgono a mettere il paese in uno stato di
default. Riassumendo quello che S&P ha detto nelle ultime settimane:
- se la Grecia ristruttura il debito è default
- se la Grecia ristruttura lasciando inalterati i valori ma allungando le scadenze è default
- se si abbassano gli interessi che l’EFSF chiede alla Grecia è un aiuto improprio, dunque è default
- se si trasformano le obbligazioni su base volontaria è comunque un default
Se continuiamo così entro Ferragosto S&P dirà che se i Greci parleranno greco sarà da considerarsi un default…
Insomma sembra proprio che le agenzie di rating desiderino a tutti i costi dichiarare il default della Grecia. Ma è davvero così? No: come vi ho illustrato nell’ormai mitico “
Riflessione solitaria” il tempo è un fattore chiave, paventare il fallimento greco consente di spingere i Governi a concedere tempo E denaro alle banche, alle quali le agenzie di rating stanno dando supporto con questi comunicati minacciosi. Ma perché lo fanno? Bisogna scavare ancora. Intanto la controprova della tensione tra agenzie di rating e amministrazioni pubbliche la troviamo nella cronaca di oggi:
- La Commissione Ue contesta apertamente la decisione di Moody’s di declassare la valutazione sul debito sovrano portoghese. “E’ un episodio spiacevole, che solleva il problema del comportamento delle agenzie di rating e della loro capacita’ di prevedere il futuro“. Con queste parole il portavoce del commissario Ue agli Affari economici, Olly Rehn, ha reso nota la critica dell’esecutivo al giudizio di Moody’s. Secondo la Commissione l’agenzia di rating non ha dato una valutazione “accurata” della situazione di un paese “che sta appena cominciando a mettere in pratica un programma di riforma economica e di risanamento del bilancio”.
- La Commissione europea ritiene che a questo punto esista un problema di “trasparenza” delle agenzie di rating. “I nostri rapporti sui Paesi sottoposti a programma economico sono la conseguenza di un lavoro fatto da tre istituzioni internazionali, Commissione europea, Bce e Fondo Monetario, indipendenti che verificano sul campo qual e’ la situazione, poi sono sottoposti al giudizio pubblico attraverso conferenza stampa, dibattiti e audizioni al Parlamento Europeo, e’ tutta un’altra cosa rispetto al modo in cui operano le agenzie di rating“, ha indicato il portavoce di Olly Rehn. Sotto accusa e’ anche il “timing” scelto da Moody’s: la Commissione europea sottolinea che la situazione portoghese e’ molto chiara, e il governo ha appena cominciato ad attuare il programma concordato con la “troika”, la prima verifica sara’ fatta a fine agosto. In sostanza, dare un giudizio adesso su quello che succedera’ nel 2013 e’ quantomeno eccessivo e prematuro tanto piu’ che il governo di Lisbona si e’ pure impegnato “a fare di piu’, a prendere ulteriori misure economiche al di la’ di quanto gia’ concordato”. L’azione del governo portoghese viene giudicata dalla Commissione europea “determinata, non ambigua”. Valutazioni “non appropriate” come quella di Moody’s sul Portogallo aggiungono “un elemento di incertezza” sui mercati.
- “Bisogna spezzare l’oligopolio delle societa’ di rating e limitare la loro influenza. Non riesco proprio a capire come siano arrivati a ritenere che il paese lusitano sara’ costretto a chiedere un nuovo aiuto dalla comunita’ internazionale“. Lo ha detto oggi il ministro delle Finanze tedesco Schauble, commentando la decisione di Moody’s di ridurre a livello di spazzatura i titoli di debito del Portogallo, ha spiegato di essere rimasto “colpito come tutti gli altri”.
- Incapacita’ di crederci e soprattutto tanta, tanta indignazione. In Portogallo sono questi i sentimenti prevalenti il giorno dopo la decisione di Moody’s di ridurre in un solo colpo di 4 gradini il rating del Paese spingendone i titoli di debito a livello di spazzatura. La sensazione e’ che ora per il Paese sara’ ancora piu’ difficile accedere al mercato privato dei capitali e pertanto di pari passo piu’ arduo portare avanti il programma di risanamento dei conti pubblici concordato con la comunita’ internazionale. ”Adesso sara’ ancora più difficile andare avanti sul cammino delle privatizzazioni – ha detto il direttore del quotidiano Diario Economico, Antonio Costa – gli investitori fuggiranno dalla borsa di Lisbona e per le aziende si chiuderanno i canali di finanziamento“. “La decisione di Moody’s non tiene in conto il largo consenso politico su cui può contare il governo – ha detto un portavoce del ministero delle finanze – che peraltro ha un’ampia maggioranza in parlamento“.
- Il ministro degli Affari europei, Jean Leonetti, ha criticato oggi a Berlino l’ingerenza delle agenzie di rating in relazione al dossier del debito greco. “Non sono le agenzie di rating che decidono di come si fornisce aiuto alla Grecia e all’euro“, ha detto Leonetti al termine dell’incontro con il proprio omologo tedesco, Werner Hoyer. Le critiche di Leonetti sono rivolte in particolare a S&P che due giorni fa ha dichiarato di non ritenere la soluzione di riscadenziamento del debito avanzata dalle banche francesi sufficienti ad evitare “un credit event”, cioe’ una classificazione tale da far scattare i pagamenti sui cds. Leonetti si e’ detto “stupito” che S&P abbia applicato degli standard tanto stringenti a “un piano estremamente organizzato, efficiente e rivolto ad aiutare al tempo stesso la Grecia e l’eurozona”.
Alcune caratteristiche in comune tra le agenzie di rating sono l’essere statunitensi ed il non essere enti indipendenti, ma società private, e visto il loro ruolo di
giudice finanziario internazionale che svolgono ci si potrebbe attendere altro.
Un ultimo tassello e poi l’intreccio inizierà a diventare più chiaro: terminato il QE2 l’esigenza di acquirenti per i Treasury americani è fortissima. La Fed non è più presente tra i
bidders con cifre massicce e va sostituita. Cosa c’è di meglio di una comunità internazionale che sceglie il dollaro per diffidenza verso l’euro? Sappiamo da tanto tempo che
in guerra tutto è permesso. Questo simpatico progettino è guastato però dalla perseveranza (verrebbe da dire la cocciutaggine) con cui la BCE continua a parlare ed agire nella direzione di rialzo dei tassi. Ma come si permettono? Con tutto lo sforzo che gli USA fanno per attirare capitali verso un dollaro malato per di più offrendo tassi clamorosamente bassi (LIBOR 3 mesi 0,05%…), come si permette la BCE di “combattere l’inflazione” e alzare i tassi, rinforzando la moneta unica?
Già, è proprio questo il terreno di battaglia: c’è
tantissima carta in giro che chiede di essere sottoscritta, bisogna disputarsi i potenziali acquirenti, e la politica monetaria della BCE è decisamente fastidiosa per l’economia americana, soprattutto nell’ottica di poter fare un QE3 più avanti, occorre che il dollaro recuperi qualcosa per poter partire con un QE3, dunque i
ministeri degli esteri occulti (le agenzie di rating) devono darsi da fare.
“
Durante il nostro lavoro fino ad oggi – ha detto Schauble
– e’ emerso che anche la proposta francese, che eravamo disposti a sostenere, e’ piena di problemi e dunque ci sono molte valide ragioni per pensare a delle alternative“. Secondo Schauble “
questo argomento restera’ sul tavolo delle discussioni fino a settembre quando si spera che i governi europei possano trovare una linea comune di intesa“. Obiettivo raggiunto! Area euro suscettibile agli sbalzi d’umore almeno fino a settembre!