Gli analisti di Chartered Financial Analyst si dichiarano particolarmente ottimisti circa l'andamento dell'economia globale per il prossimo anno. Per niente spaventati da catastrofismi fiscali statunitensi o da implosioni europee di sorta, dall'istituto arrivano voci di sollievo per l'arrivo del 2013. Dal loro report, infatti, solo il 20% degli intervistati nella relazione annuale sulle previsioni di crescita, crede che l'andamento finanziario si contrarrà il prossimo anno, mentre il 40% si aspetta una crescita. DAti che contrastano enormemente contro il 29% pro-contrazione e il 34% pro-crescita di un anno fa. Un anno fa, il 29% del predetto e una contrazione del 34% cercato espansione. E questo non solo alla luce del pericolo Fiscal Ciff in Usa, ma anche con la consapevolezza che il Vecchio continente non solo non uscirà dalla sua stasi (42%) ma, anzi, arriverà a peggiorare, per il 35%. A renderlo noto ieri, è Kurt Schacht, CFA, amministratore delegato del CFA Institute. Inoltre, circa 35% degli intervistati ritengono che la crisi del debito europeo è destinata a peggiorare, mentre il 42% prevede la situazione rimanendo sempre uguale. Per la precisione, a dare filo da torcere saranno Spagna (per il 53% degli intervistati) e Italia (46%), con una Germania che sarà lievemente esente dai problemi (43%). In pratica, meno del 30% si aspetta una crescita in Europa. Allora? Da dove arriva questo apparentemente inspiegabile ottimismo? I 6783 protagonisti del sondaggio, sparsi su tutta la superficie terrestre, hanno visto il guadagno sull'azionario rispetto praticamente a tutti gli altri asset (titoli, liquidità, materie prime e metalli preziosi). , A fare la parte del leone, geograficamente parlando, non saranno i tanto decantati emergenti, croce e delizia di ogni previsione di fine anno, bensì proprio gli Usa, da molti considerati una specie di pentola in ebollizione, la cui energia esploderà solo una volta tolto il coperchio del Fiscal Cliff. La Cina, nonostante tutte le sue buone intenzioni e i suoi propositi di stimolare la crescita con lo sviluppo di infrastrutture e aumento della domanda interna, nonostante la sua aspirazione di raddoppiare la ricchezza pro capite e puntare all'8% del PIL nel 2013, non riesce a incassare la fiducia nemmeno del 20% degli intervistati, fermandosi al 17%. Ancora meno il Brasile, i cui segni di stanchezza stanno avvertendosi in modo sempre più marcato. Si ferma al 10%. Fonte: News
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