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27/03/2013 14:05
Quando l'economia dipende da un comico. Uno dei tanti...
Rossana Prezioso
Oggi l'incontro più atteso, quello con i rappresentanti del M5S che dal giorno delle elezioni sono stati considerati la proverbiale pietra d'inciampo per riuscire a fare un governo. Governo che, allo stato dei fatti, non si farà. A meno che non si trovi la soluzione ad uno dei più complicati rompicapo politici degli ultimi anni. Tanto grave da far ritornare in auge l'ipotesi di una bicamerale, o per essere più precisi, un Convenzione per le riforme. In altre parole una specie di costituente creata ad hoc per portare a compimento le riforme più urgenti tra cui anche quelle costituzionali. Un'eventualità che vedrebbe il Pdl in prima fila con Alfano, scartando così la presenza di un rappresentante di destra al Quirinale come chiesto da Berlusconi, e un governo con esponenti scelti nel variegato mazzo dei montiani e della sinistra. Intanto Bersani punta sugli appelli, sul mettere in mostra le sue intenzioni snocciolando un programma di riforme che avrebbe potuto attirare l'attenzione dei grillini ma che alla fine non ha colto nel segno: rifiuto totale e su tutti i fronti per quanto riguarda la fiducia. E il tempo scorre, tanto da far slittare l'incontro con Napolitano per riferire gli esiti dei colloqui a venerdì. Un rallentamento di cui i mercati si sono accorti subito e sul quale hanno pensato subito di speculare proprio perchè si sta concretizzando la possibilità di nuove elezioni. L'asta dei Btp è stata giudicata al di sotto delle aspettative che ha costretto i rendimenti al rialzo (3,65% sui btp a 5 anni) con domanda inferiore alla precedente asta e spread in risalita vicino al 350. Trend rafforzato anche dallo strano atteggiamento del rappresentante incaricato che all'inizio aveva parlato di "situazione disperata" poi si è auto-regolato su un più ottimista "stallo ma ci sono segnali incoraggianti". Al momento ancora da capire su quale base se non il disperato tentativo di celare la realtà dei fatti. , Non solo, ma anche ammesso e non concesso che un governo (a tempo, programmatico di larghe intese, insomma una qualsivoglia forma) sia fattibile, resterebbe sempre sotto lo scacco di una fetta importantissima di voti, quelli del Movimento, che ogni volta sarebbero in discussione e terrebbero col fiato sospeso l'esecutivo come il resto del parlamento. E paradossalmente, proprio ciò che si voleva evitare, cioè i ricordi della prima repubblica, sembrano tornare con nuove e fantasiose opzioni per riuscire a far partire un governo, fosse anche di garbato sapore doroteo, utile anche solo per arrivare ad eleggere il successore di Napolitano, unico baluardo rimasto. E che potrebbe fare la differenza nel caso di un abbandono da parte di Bersani, con la convocazione di una seconda personalità. Con una urgenza dettata dalle circostanze delle dimissioni polemiche sia nel contenuto che nella forma che le ha viste nascere, con i problemi tra magistratura e politica (e i conseguenti rimproveri dell'Unione europe), con l'isteria circa i mercati in affanno la delicatezza del momento espone le istituzioni all'esasperazione di un colpo di stato. Ma senza arrivare a questi estremi apocalittici, potrebbe essere evitato, nel caso di un nuovo incarico a questa ipotetica personalità esterna alla querelle politica un nuovo giro di consultazioni. Ubi maior minor cessat. Infatti tutte le alternative possibili non sono altro che palliativi per riuscire a portare avanti un sistema provvisorio e al limite del comatoso, al solo scopo di ricucire uno straccio di credibilità politica agli occhi dei mercati. Ma al di là di tutto questo ciò che non resta alla politica italiana è la concordia e la serietà di un sistema sincronico che possa garantire stabilità. Proprio per questo motivo, Moody's tiene d'occhio la situazione italiana per riuscire a capire quali conseguenze nel breve termine aspettarsi. Fonte: News
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