Intesa in rosso per 4,55 miliardi dopo le maxi-rettifiche
Ca' de Sass iscrive a bilancio 7,8 miliardi di accantonamenti e rettifiche, di cui 3,5 miliardi nel solo quarto trimestre. Il dividendo confermato a 5 cent, verrà pagato cash. Dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia un impatto di 2,56 miliardi. Nel piano al 2017 una business unit per i crediti difficili, 4.500 dipendenti in eccesso
Lo leggo dopo
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MILANO - Le banche italiane ripuliscono i bilanci e scrivono piani industriali mirati a isolare i crediti difficili e a cedere le partecipazioni non strategiche, e il mercato apprezza. E' accaduto nel caso di
Unicredit e ora succede per Intesa Sanpaolo, che sale in Borsa (
il titolo) dopo aver annunciato un esercizio 2013 in rosso per 4,55 miliardi e il ridimensionamento del suo ruolo di banca di sistema, annunciando la cessione del portafoglio di partecipazioni da 2 miliardi.
Il risultato si confronta con un utile di 1,6 miliardi nel 2012, ma deriva dalla scelta del management di Ca' de Sass di procedere a un
ampia pulizia di bilancio, con accantonamenti e rettifiche di valore nette per 7,86 miliardi (5,2 miliardi nel 2012) di cui 3,5 miliardi nel solo quarto trimestre. A fronte di questo, la banca ha comunque potuto contare sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia, che ha avuto un impatto positivo per 2,56 miliardi. Al netto degli accantonamenti, il risultato sarebbe stato positivo per 1,2 miliardi. Il consiglio di amministrazione, nonostante il rosso, ha quindi deciso di proporre all'assemblea un
dividendo di 5 centesimi sia per le azioni ordinarie che per le risparmio, da pagare cash dalle riserve, in linea con la remunerzione degli azionisti dello
scorso anno.
Nel comunicato che annuncia i conti, Intesa mette l'accento sul livello di
patrimonializzazione dell'istituto. Il common equity ratio pro-forma Basilea 3 a regime è salito al 12,3%, dal 10,6% di fine 2012, "livello top tra le maggiori banche europee ed equivalente a circa 8 miliardi di euro di capitale in eccesso e a circa 11 miliardi di euro di buffer di capitale per l’Asset quality review" della Bce. Quest'ultimo parametro significa che la banca dispone di un cuscinetto di capitale - appunto 11 miliardi - che eccede la soglia dell'8% disposta dai test della Bce e senza considerare il beneficio della rivalutazione di Bankitalia, che si potrà scontare solo dal prossimo esercizio. Quanto alle
disponibilità liquide, la banca sottolinea che ammontano a 124 miliardi (88 dei quali stanziabili presso la Bce), mentre i fondi raccolti con le due aste di liquidità di Francoforte (le Ltro) sono stati integralmente rimborsati nel 2013.
Intesa, in linea col suo principale competitor nazionale, ha adottato una politica di accantonamenti "particolarmente rigorosa e prudenziale" (7,1 miliardi nel 2013, +51,3%); ora Ca' de Sass si ritrova con un livello di
copertura dei crediti deteriorati in crescita al 46% a fine 2013, rispetto al 42,7% di fine 2012 (media italiana al 37% nel quarto trimestre 2013, Unicredit è al 52% dopo la recente pulizia), con una copertura specifica delle sofferenze salita al 62,5% a fine 2013 dal 60,5% di fine 2012. Il complesso degli accantonamenti e delle rettifiche di valore nette dell'esercizio 2013 è stato di 7.862 milioni di euro, rispetto ai 5.241 milioni del 2012. Si sente in particolare l'impatto delle rettifiche nette su crediti, di 7.131 milioni rispetto ai 4.714 milioni del 2012.
A incidere sulle ultime righe del conto economico è anche la
svalutazione di valore dell’avviamento e delle altre attività immateriali pari a circa 6,8 miliardi di euro ante imposte (svalutazione del 51%) - di cui circa 4,7 miliardi relativi ad avviamento (svalutazione del 55%), 0,5 miliardi a brand name (21%) e 1,6 miliardi a core deposits (azzeramento). Significa 5,8 miliardi al netto delle imposte, che però hanno impatti solamente di natura contabile e non incidono sulla generazione di cassa della banca.
Quanto infine ai punti salienti del
piano al 2017, il management di Intesa Sanpaolo scrive che raggiungerà un
utile netto di 4,5 miliardi alla fine del periodo; l'aumento di redditività è testimoniato dal balzo del Rote (il rapporto tra risultato netto pre-rettifiche e il patrimonio netto tangibile) dal 3,4% dell'ultimo esercizio all'11,8% del 2017. Durante il prossimo quadriennio si prevede la distribuzione di
10 miliardi di dividendi in contanti.
Dal punto di vista strategico, anche Intesa punta a
isolare i crediti problematici in un'attività prodromica a una bad bank: il piano prevede la nascita di una business unit denominata "capital light bank" per la riduzione delle attività non core, cui sarà affidata la gestione di un portafoglio chiuso per 46 miliardi di valore che dovrà ridursi a 23 miliardi entro l'arco di piano. Oltre allo smaltimento di sofferenze e affini, Ca' de Sass prevede la
cessione dell'intero portafoglio delle partecipazioni in altre società per circa due miliardi e la diminuzione di altri asset non strategici per 11 miliardi. Nella business unit ci sarà spazio anche per una compagnia che avrà il compito di gestire i crediti in difficoltà del settore immobiliare. La razionalizzazione societaria, che farà scendere a 6 da 17 le banche partecipate, con
Fideuram che verrà inclusa nel polo di private banking. Nel comunicato, Intesa cita infine la presenza di 4.500 dipendenti in eccesso, che però verranno "riassorbiti" in altre attività senza esuberi. (28 marzo 2014) © Riproduzione riservata