Idee e grafici. - Cap. 2

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News

28/03/2014 10:23
Le Borse speculano su nuovi stimoli all'economia cinese
Davide Pantaleo
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L'ultima seduta della settimana si è conclusa in positivo per le piazze asiatiche tra le quali quella giapponese ha guadagnato terreno per la terza giornata consecutiva. Dopo un avvio in calo sulla scia della debole chiusura di Wall Street, il Nikkei 225 è riuscito a invertire la rotta, archiviando la sessione con un rialzo di mezzo punto percentuale sulla scia di alcuni dati macro migliori delle attese. A febbraio l'inflazione è salita in linea con le stime degli analisti, mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 3,6%, sui minimi degli ultimi sette anni. A dare sostegno al listino nipponico hanno contribuito anche le dichiarazioni del premier cinese il quale ha fatto sapere che la Cina ha un piano di riserva per contrastare l'eccesso di volatilità e il rischio che l'economia possa accusare un indebolimento strutturale. La speculazione legata alla possibilità che la Cina approvi nuove misure di stimolto alla crescita economica regala buonumore alle Borse europee che sin dalle prime battute si sono posizionate in territorio positivo. Mentre il Cac40 sale dello 0,41%, riescono a fare meglio il Ftse100 e il Dax30 che avanzano rispettivamente dello 0,63% e dello 0,87%. In luce verde anche Piazza Affari dove il Ftse Mib si spinge ad esplorare nuovi massimi dell'anno, presentandosi ad un passo dall'area dei 21.350 punti, con un progresso dello 0,8%. Poche le blue chips che non riescono a partecipare al rialzo del mercato e si tratta di Gtech che scende di mezzo punto, seguito da Mediaset che cala dello 0,44%, complici alcune prese di profitto dopo i progressi delle ultime sedute. In frazionale calo dello 0,05% Prysmian, mentre tra i bancari Unicredit oscilla intorno alla parità, diversamente da Intesa Sanpaolo che mette a segno un rally del 3% dopo che il gruppo ha chiuso il 2013 con una perdita netta di 4,55 miliardi di euro rispetto all'utile di 1,605 miliardi dell'anno precedente. Intesa Sanpaolo ha inoltre alzato il velo sul nuovo piano industriale che prevede al 2017 un utile netto di 4,5 miliardi di euro e un Roe al 10%. Nel settore bancario si mettono in evidenza anche Banca Popolare di Milano e Monte Paschi che viaggiano entrambi in ascesa di circa un punto e mezzo percentuale. Molto bene Pirelli che scatta in avanti con un rally del 3,5% sulla scia dei conti del 2013, archiviato con un utile netto in flessione da 391,5 a 306,5 milioni di euro, mentre i ricavi sono saliti dell'1,2% a 6,15 miliardi di euro. In rialzo dell'1,67% Telecom Italia che beneficia della promozione arrivata da Berenberg, i cui analisti hanno migliorato il giudizio sul titolo a "buy", con un prezzo obiettivo a 1 euro. Per le novità attese oggi sul fronte macro Usa si segnalano i redditi personali che a febbraio dovrebbero salire dello 0,3%, in linea con la lettura precedente, mentre le spese per consumi dovrebbero evidenziare una variazione positiva dello 0,3%, in frenata rispetto allo 0,4% precedente e l'indice PCE core è visto in salita dello 0,1%, al pari della rilevazione di gennaio. Per il dato definitivo della fiducia Michigan di marzo le previsioni indicano un rialzo a 80,5 punti rispetto ai 79,9 della lettura preliminare, ma in calo in confronto agli 81,2 della versione definitva di febbraio. In calendario anche un discorso di Charles Evans, presidente della Fed di Chicago. Prima dell'avvio degli scambi a Wall Street si conosceranno i risultati degli ultimi tre mesi di BlackBerry, per i quali si prevede una perdita per azione di 0,57 dollari. Fonte: News Trend Online
 
La Cina punta 2 miliardi sull'energia italiana. La banca centrale sopra il 2% in Eni ed Enel

Continua la luna di miele tra gli investitori stranieri e l'Italia delle imprese e adesso la grande istituzione finanziaria cinese è tra i grandi attori istituzionali attivi nel paese. La mossa arriva a due mesi dalla missione di Palazzo Chigi a Pechino

di ANDREA GRECO Lo leggo dopo
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Eni, enel, Bank of China, Jp Morgan, Fondazioni, Cassa Depositi, Paolo Scaroni, Fulvio Conti

MILANO - Continua la "luna di miele" tra gli investitori esteri e le grandi società quotate itailane. Dagli aggiornamenti delle comunicazioni rilevanti sul sito della Consob si è appreso che Bank of China spunta sopra il 2% del capitale di Eni ed Enel. In particolare, la banca cinese detiene il 2,102% del capitale dell'ex monopolista degli idrocarburi, e il 2,071% di quello dell'energia elettrica. Si tratta di quote che possono apparire minoritarie rispetto a quelle dei soci di controllo dei due colossi, che fanno capo allo Stato italiano. Ma la loro entità a cifra singola non deve far dimenticare che si tratta di investimenti pari a oltre 2 miliardi di euro. A tanto ammonta, infatti, la somma del valore di un 2,1% di Eni (circa 1,36 miliardi) e di Enel (circa 785 milioni) in Borsa. I cinesi non sembrano aver considerato, nella loro ottica di allocazione dei fondi, i possibili cambiamenti della corporate governance delle due imprese, sottoposte a rinnovo degli organi sociali nel mese di aprile. E non è dato per scontato il rinnovo dei due vertici, guidati dagli ad Paolo Scaroni (Eni) e Fulvio Conti (Enel).

Forse la mossa degli investitori cinesi è uno dei frutti della missione nel grande paese asiatico del governo di Enrico Letta. A metà gennaio si era recato a Pechino l'ex ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato, per creare le condizioni per intensificare la penetrazione delle aziende italiane in Cina e sollecitare investimenti cinesi in Italia, così da riequilibrare anche la bilancia
commerciale. ''La Cina - aveva detto Zanonato - è il più grande mercato oggi esistente e per troppi anni la nostra presenza non è stata sistematica nè sufficientemente organizzata. Ora non possiamo più permettercelo anche di fronte alla concorrenza agguerrita degli altri paesi''. Alla tre giorni di gennaio, costellata di appuntamenti diplomatici e commerciali, aveva partecipato una folta delegazione di rappresentanti di aziende italiane, pubbliche e private. Tra questi erano presenti i vertici della Cassa depositi, che formalmente detiene la prima quota dell'Eni (26%) ed è controllata dal Tesoro e partecipata dalle Fondazioni bancarie.

Il cip cinese da 2,1 miliardi giunge a pochi giorni dall'investimento di Blackrock nel Monte dei Paschi, un 5,67% che in prospettiva ne fa uno dei maggiori azionisti della terza banca italiana. Proprio Mps, davanti a una ricapitalizzazione da 3 miliardi che il primo azionista Fondazione Mps non seguirà, è oggetto degli appetiti di molti fondi stranieri; anche se per il colosso Usa del risparmio gestito è solo l'ultimo tassello di una strategia che ha fatto puntare oltre 20 miliardi tra Italia e paesi dell'Europa periferica nelle ultime settimane. Blackrock è tra i primi azionisti istituzionali anche di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Telecom Italia, Azimut, Atlantia e altre blue chip.

Il movimento di riscoperta dell'Italia è frutto, oltre che della grande liquidità immessa dalle banche centrali negli Usa e in Giappone, anche della rotazione dai mercati emergenti verso quelli dell'Europa periferica, dove i prezzi di azioni e bond sono più bassi. Proprio ieri Jp Morgan si è aggiunta ai broker che vedono rosa sul debito pubblico di Italia e Spagna i cui tassi potrebbero scendere ancora di 25-30 punti base dai livelli già minimi dello spread Btp-Bund 175 punti base. (27 marzo 2014) © Riproduzione riservat
 
Intesa in rosso per 4,55 miliardi dopo le maxi-rettifiche

Ca' de Sass iscrive a bilancio 7,8 miliardi di accantonamenti e rettifiche, di cui 3,5 miliardi nel solo quarto trimestre. Il dividendo confermato a 5 cent, verrà pagato cash. Dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia un impatto di 2,56 miliardi. Nel piano al 2017 una business unit per i crediti difficili, 4.500 dipendenti in eccesso

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Intesa Sanpaolo, Bilanci 2013, banche italiane

MILANO - Le banche italiane ripuliscono i bilanci e scrivono piani industriali mirati a isolare i crediti difficili e a cedere le partecipazioni non strategiche, e il mercato apprezza. E' accaduto nel caso di Unicredit e ora succede per Intesa Sanpaolo, che sale in Borsa (il titolo) dopo aver annunciato un esercizio 2013 in rosso per 4,55 miliardi e il ridimensionamento del suo ruolo di banca di sistema, annunciando la cessione del portafoglio di partecipazioni da 2 miliardi.

Il risultato si confronta con un utile di 1,6 miliardi nel 2012, ma deriva dalla scelta del management di Ca' de Sass di procedere a un ampia pulizia di bilancio, con accantonamenti e rettifiche di valore nette per 7,86 miliardi (5,2 miliardi nel 2012) di cui 3,5 miliardi nel solo quarto trimestre. A fronte di questo, la banca ha comunque potuto contare sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia, che ha avuto un impatto positivo per 2,56 miliardi. Al netto degli accantonamenti, il risultato sarebbe stato positivo per 1,2 miliardi. Il consiglio di amministrazione, nonostante il rosso, ha quindi deciso di proporre all'assemblea un dividendo di 5 centesimi sia per le azioni ordinarie che per le risparmio, da pagare cash dalle riserve, in linea con la remunerzione degli azionisti dello
scorso anno.

Nel comunicato che annuncia i conti, Intesa mette l'accento sul livello di patrimonializzazione dell'istituto. Il common equity ratio pro-forma Basilea 3 a regime è salito al 12,3%, dal 10,6% di fine 2012, "livello top tra le maggiori banche europee ed equivalente a circa 8 miliardi di euro di capitale in eccesso e a circa 11 miliardi di euro di buffer di capitale per l’Asset quality review" della Bce. Quest'ultimo parametro significa che la banca dispone di un cuscinetto di capitale - appunto 11 miliardi - che eccede la soglia dell'8% disposta dai test della Bce e senza considerare il beneficio della rivalutazione di Bankitalia, che si potrà scontare solo dal prossimo esercizio. Quanto alle disponibilità liquide, la banca sottolinea che ammontano a 124 miliardi (88 dei quali stanziabili presso la Bce), mentre i fondi raccolti con le due aste di liquidità di Francoforte (le Ltro) sono stati integralmente rimborsati nel 2013.

Intesa, in linea col suo principale competitor nazionale, ha adottato una politica di accantonamenti "particolarmente rigorosa e prudenziale" (7,1 miliardi nel 2013, +51,3%); ora Ca' de Sass si ritrova con un livello di copertura dei crediti deteriorati in crescita al 46% a fine 2013, rispetto al 42,7% di fine 2012 (media italiana al 37% nel quarto trimestre 2013, Unicredit è al 52% dopo la recente pulizia), con una copertura specifica delle sofferenze salita al 62,5% a fine 2013 dal 60,5% di fine 2012. Il complesso degli accantonamenti e delle rettifiche di valore nette dell'esercizio 2013 è stato di 7.862 milioni di euro, rispetto ai 5.241 milioni del 2012. Si sente in particolare l'impatto delle rettifiche nette su crediti, di 7.131 milioni rispetto ai 4.714 milioni del 2012.

A incidere sulle ultime righe del conto economico è anche la svalutazione di valore dell’avviamento e delle altre attività immateriali pari a circa 6,8 miliardi di euro ante imposte (svalutazione del 51%) - di cui circa 4,7 miliardi relativi ad avviamento (svalutazione del 55%), 0,5 miliardi a brand name (21%) e 1,6 miliardi a core deposits (azzeramento). Significa 5,8 miliardi al netto delle imposte, che però hanno impatti solamente di natura contabile e non incidono sulla generazione di cassa della banca.

Quanto infine ai punti salienti del piano al 2017, il management di Intesa Sanpaolo scrive che raggiungerà un utile netto di 4,5 miliardi alla fine del periodo; l'aumento di redditività è testimoniato dal balzo del Rote (il rapporto tra risultato netto pre-rettifiche e il patrimonio netto tangibile) dal 3,4% dell'ultimo esercizio all'11,8% del 2017. Durante il prossimo quadriennio si prevede la distribuzione di 10 miliardi di dividendi in contanti.

Dal punto di vista strategico, anche Intesa punta a isolare i crediti problematici in un'attività prodromica a una bad bank: il piano prevede la nascita di una business unit denominata "capital light bank" per la riduzione delle attività non core, cui sarà affidata la gestione di un portafoglio chiuso per 46 miliardi di valore che dovrà ridursi a 23 miliardi entro l'arco di piano. Oltre allo smaltimento di sofferenze e affini, Ca' de Sass prevede la cessione dell'intero portafoglio delle partecipazioni in altre società per circa due miliardi e la diminuzione di altri asset non strategici per 11 miliardi. Nella business unit ci sarà spazio anche per una compagnia che avrà il compito di gestire i crediti in difficoltà del settore immobiliare. La razionalizzazione societaria, che farà scendere a 6 da 17 le banche partecipate, con Fideuram che verrà inclusa nel polo di private banking. Nel comunicato, Intesa cita infine la presenza di 4.500 dipendenti in eccesso, che però verranno "riassorbiti" in altre attività senza esuberi. (28 marzo 2014) © Riproduzione riservata
 
News

28/03/2014 11:06
Tenaris: probabile consolidamento sopra 15,80
Gruppo Banca Sella
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Il rimbalzo tecnico delle ultime sedute ha condotto le quotazioni di Tenaris in prossimita' di area 15,95-16,05 dove sono scattate le prese di beneficio. Per le prossime sedute: nuovi spunti rialzisti sopra 16,05 con obiettivo immediato area 16,30/40 e a tendere la resistenza intermedia posta a 16,70/80. Perdita di spinta sotto 15,20 con possibilita' di ulteriori ripiegamenti verso area 14,65/75 e successivamente il supporto posto a 14,05/15. Per l'infraday: probabile consolidamento sopra 15,80. Nuovi spunti positivi sopra 15,90, con obiettivo 16,10. Debolezza sotto 15,80, con obiettivo 15,60. A cura di: Maurizio Milano, resp. analisi tecnica Gruppo Banca Sella, IFTA liaison Italia Si prega di leggere il Disclaimer Autore: Gruppo Banca Sella Fonte: News Trend Online
 

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