Idee e grafici. - Cap. 2

Parlamento, tetto di 240mila euro (netti) agli stipendi. Boldrini ai dipendenti in protesta: «Il Paese è un altro»

con un'article gallery di Mariolina Sesto24 luglio 2014 Commenti (53)
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Argomenti: Salari e stipendi | Laura Boldrini | Edmondo Cirielli | Davide Caparini | Riccardo Fraccaro | Luigi Di Maio | Pubblica Amministrazione | Camera dei deputati | Marina Sereni





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(LaPresse)


Arrivano anche in Parlamento i tetti retributivi per i dipendenti. Gli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, riuniti in contemporanea, hanno fissato lo stipendio massimo, relativo ai Consiglieri Parlamentari, in 240mila euro all'anno al netto della contribuzione previdenziale (l'8,8% della retribuzione). La decisione è stata accolta da un lungo e polemico applauso, con annesso coretto «Bravi, Bravi, Bis!» e «grazie!» di numerosi dipendenti di Montecitorio. Forte la presa di distanza della presidente della Camera Laura Boldrini: «il Paese reale è un altro», servono «responsabilità e consapevolezza».
Tetto a 240mila (netti)
Il tetto, onnicomprensivo di tutte le voci retributive, è quello previsto dal Dl Irpef. E non varrà però solo per i consiglieri, ossia per i ruoli più remunerati, ma per tutti. La decisione assunta dalle due amministrazioni in maniera congiunta è stata quella di recepire i principi del decreto governativo in base al quale nessun manager pubblico dovrebbe avere uno stipendio più alto del presidente della Repubblica (240mila euro, al lordo delle tasse). Con una differenza: per i dipendenti del Parlamento, dal tetto sono esclusi gli oneri previdenziali pari all'8,8%. Il tetto sarà più basso per le altre categorie, «in modo da mantenere inalterati i rapporti retributivi oggi esistenti tra le varie professionalità».

Soglie più basse ancora da definire
Le soglie più basse, quelle delle categorie diverse da quella dei Consiglieri non sono state ancora fissata: è un tema sul tavolo del confronto con le organizzazioni sindacali che parte da oggi, quando verrà concordato un calendario di incontri. Ma sui tetti intermedi i sindacati della Camera annunciano già battaglia. Con i sindacati si parlerà anche dell'obiettivo del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e della riorganizzazione amministrativa di funzioni e strutture. L'obiettivo è applicare i tetti (passati alla Camera con il no di Edmondo Cirielli di Fdi e l'astensione di Davide Caparini della Lega) entro la fine del 2014. «Chi - spiega la vicepresidente della Camera Marina Sereni - al momento ha uno stipendio inferiore al tetto vedrà fermarsi la crescita dello stipendio al raggiungimento di quella cifra. Chi invece lo supera subirà una riduzione straordinaria del proprio stipendio tra il 2014 ed il 2017 fino al raggiungimento del proprio tetto retributivo di riferimento».
Aperto tema indennità funzione
Resta aperto il tema delle indennità di funzione, aggiuntive al tetto, per le figure apicali dell'amministrazione (il segretario generale, i suoi vice ed i capi servizio). Non sono state ancora determinate, ma non potranno essere superiori al 25% del limite retributivo fissato e non saranno pensionabili. Non si conosce ancora quali saranno i risparmi determinati dalla manovra che recepisce i principi del dl Irpef nelle Istituzioni Parlamentari; si parla di decine di milioni, anche se si è deciso di non fissare in partenza cifre certe «per un confronto maggiore con i sindacati».«Sarebbe stato strano - sostiene Sereni - che il legislatore non adeguasse la propria amministrazione a quella del resto della pubblica amministrazione».
Probabile corsa alla pensione per chi sfora tetto
È presumibile ora una «corsa» alla pensione da parte di chi in Parlamento supera il tetto. Alla Camera rimangono quattro finestre all'anno per andare in pensione, mentre al Senato ce ne sono solo due, peraltro a Palazzo Madama sottoposte ad un contingentamento. La soglia dei 240mila euro più oneri di stipendio alla Camera la superano in diversi: se un consigliere anziano (con 40 anni di servizio) riceve 358mila euro all'anno, bastano 25 anni di servizio per un consigliere per sforare il limite fissato oggi.
Da dipendenti polemico applauso
La decisione odierna è stata accolta da un lungo e polemico applauso, con annesso coretto «Bravi, Bravi, Bis!» e «grazie!» di numerosi dipendenti di Montecitorio, che hanno salutato così l'uscita dei componenti dell'ufficio di presidenza della Camera al termine della riunione che ha dato l'ok alle linee guida per iniziare la contrattazione sulla applicazione dei tetti salariali. La contestazione più vibrante è stata per la vicepresidente Marina Sereni, che ha la delega sul personale («Bel capolavoro, grazie»!, le è stato urlato nel corridoio dei "busti" da decine di lavoratori); ma gli applausi da sfottò sono toccati anche ai questori ed ai Cinque Stelle Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro.
Boldrini: contestazione sbagliata, Paese reale è un altro
Una contestazione stigmatizzata dalla presidente della Camera Laura Boldrini, per la quale l'avvio della contrattazione per i tagli agli stipendi dei dipendenti Camera è «un passo importante e positivo». Boldrini ha aggiunto: «spiace e rattrista» la contestazione di questa mattina proprio mentre fuori Montecitorio c'era «il Paese reale», lavoratori che chiedono il finanziamento Cig. E ha auspicato «responsabilità e consapevolezza».
 
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Fmi: rivede al ribasso Pil Italia, nel 2014 salirà dello +0,3%

Per il Fondo monetario internazionale la ripresa resta debole, irregolare fra i vari paesi, riflettendo la frammentazione finanziaria e l'elevato tasso di disoccupazione: "La politica monetaria resti accomodante nelle economie avanzate"

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fmi, Fondo monetario internazionale, Pil italia

MILANO - Doccia fredda del Fondo monetario internazionale sulle speranze di ripresa economica del governo. Il Fmi ha infatti tagliato le proprie stime di crescita sul Pil italiano portandolo, per quest'anno, allo 0,3%, contro il precedente +0,6% di aprile. Confermata, invece, l'accelerazione a +1,1% per l'anno prossimo. Insomma dopo il -2,4% del 2012 e il -1,9% dello scorso anno, la ripresa continua a stentare. La revisione degli economisti di Washington arriva pochi giorni dopo quella di Bankitalia che prevede per il Pil una crescita ancora più debole (+0,2%).

Numeri che fanno sentire anche più solo il governo fermo nella stima del +0,8% contenuta nel Def. Per la Commissione europea l'economia italiana crescerà dello 0,6%, per l'Ocse dello 0,5%. Di certo l'Italia continuerà a fare peggio del resto dell'Eurozona che si espanderà dell'1,1% nel 2014, per poi accelerare al +1,5% (+0,1 punti percentuali rispetto alla stima di aprile) nel 2015. La ripresa - sottolinea il Fmi - "resta debole, irregolare fra i vari paesi, riflettendo la frammentazione finanziaria e l'elevato tasso di disoccupazione".

Anche per questo il capo economista del Fmi, Olivier Blanchard, pur definendo positive le ultime misure della Bce spiega come sia ancora "troppo presto per valutarne gli effetti e se l'inflazione resta bassa ulteriori misure dovrebbero essere considerate. La politica monetaria


non può però fare tutto da sola". Il Fmi auspica quindi che la politica monetaria resti accomodante in tutte le economie avanzate, anche se le prospettive economiche e di inflazione richiederanno una graduale normalizzazione in momenti diversi. D'altra parte la crescita globale rallente al +3,4% proprio per colpa della frenata americana.
 
Matteo Renzi: "Molto difficile arrivare al +0,8% di crescita nel Def". Su debiti Pa: "Li pagheremo tutti entro il 21 settembre"

L'Huffington Post | Di Flavio Bini








Pubblicato: 24/07/2014 19:39 CEST Aggiornato: 17 minuti fa
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Alla fine, anche il premier è stato costretto ad alzare le mani. "Sarà molto difficile" arrivare al +0,8% di crescita stimato nel Def. È la prima ammissione, diretta, che le previsioni stilate poco più di tre mesi fa nel documento di Economia e Finanza vanno riviste. Facendo crollare, di fatto, l'intera impalcatura messa a punto dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan poggia su basi di gran lunga più fragili di quanto inizialmente ipotizzato. "Che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5% non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone", ha spiegato il premier in una intervista a Corriere.it. "La nostra priorità è il lavoro. Ma le statistiche, credo, inizieranno a migliorare solo dal 2015". Una sottolineatura, quella del presidente del Consiglio che arriva dopo che oggi il Fondo Monetario ha tagliato le stime di crescita dallo 0,6% previsti allo 0,3%, e dopo che ieri Confindustria aveva prospettato per il 2014 una crescita pressoché piatta.
E nonostante le minimizzazioni, un impatto rilevante dalla mancata crescita potrebbe arrivare comunque. La mancata crescita secondo le previsioni allontanerà il nostro Paese dagli obiettivi di riduzione di debito e deficit concordati con l'Europa. Che, in caso di scostamenti rilevanti, potrebbe valutare di chiedere al governo un intervento di correzione dei conti. In altre parole, una manovra.
E anche sul fronte del pagamento dei debiti della pubblica amminstrazione con le imprese il premier fa una mezza marcia indietro. "Entro il 21 settembre dovremmo riuscire a pagare tutti i debiti della pubblica amministrazione" ha dettio, aggiungendo che la somma totale sarà "molto meno" di 60 miliardi. Eppure era stato lo stesso ministro Pier Carlo Padoan, a fine maggio, ad utilizzare questa come cifra di riferimento. Somma, peraltro, sensibilmente più bassa dalla stima della Banca d'Italia che aveva valutato - attraverso un'indagine campionaria - in 91 milioni di euro i debiti accumulati fino al 31 dicembre 2012.



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Matteo Renzi all'attacco finale contro "l'apparato Senato": riforme più referendum. Se proprio non va: al voto

Pubblicato: 24/07/2014 21:04 CEST Aggiornato: 1 ora fa
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Mentre l’aula del Senato si trasforma in un campo di battaglia contro il contingentamento dei tempi deciso dalla maggioranza sulla riforma costituzionale, a Palazzo Chigi Matteo Renzi guarda il Tour de France ed esulta su twitter per la vittoria dell’italiano Vincenzo Nibali. E’ il modo scelto dal premier per ostentare tranquillità su quanto è successo oggi a Palazzo Madama. La giornata era nata sotto un’altra stella. In casa Pd sembrava si potesse procedere verso una trattativa con l’opposizione per il ritiro di almeno una parte della valanga di emendamenti presentati al ddl Boschi. Un’impressione maturata dopo l’incontro di Giorgio Napolitano con Nichi Vendola, leader di Sel che da sola ha presentato quasi 6mila proposte di modifica. Ma la linea morbida è stata sconfitta, crollata subito in mattinata. Il ministro Maria Elena Boschi annuncia la linea dura, la conferenza dei capigruppo decide di contingentare i tempi del dibattito, punta al voto finale entro l’8 agosto, ma la data resta ancora una chimera: è tutto da vedere. Ma è questo l’attacco finale del presidente del Consiglio contro quello che i suoi definiscono il “corpo Senato”. Perché tra i renziani la convinzione prevalente è che il vero tentativo di sabotaggio della riforma lo stiano facendo gli uffici di Palazzo Madama, dell’istituzione in sé insomma, che non vuole perdere potere. Ed è anche per questo che il governo guarda al referendum sul ddl Boschi come all’arma che certamente userà per legittimare la riforma. Se poi proprio non va, c'è una sola strada: le urne anticipate.
Intanto, per dare corpo e sostanza al suo attacco finale, Renzi concede un’intervista all’americano Alan Friedman per il Corriere della Sera e La7. Il senso che in Italia “c’è un gruppo di persone che dice ‘no!’ da sempre. E noi, senza urlare, diciamo ‘sì!’. Piaccia o non piaccia, le riforme le faremo!”.
Insomma, basta tergiversare, si va avanti anche a costo di operare scelte delicate, come quella di contingentare i tempi del dibattito. Eppure a Palazzo Madama i giornali li hanno letti stamattina. E da cronache e retroscena avevano intuito un ammorbidimento della linea, almeno uno spiraglio di trattativa. Con il governo pronto a fare alcune concessioni, per esempio sulla riduzione del numero delle firme per il referendum confermativo. E l’opposizione disponibile a ritirare una parte degli emendamenti. Non è andata così. Prima delle concessioni, il governo ha chiesto di ritirare l’ostruzionismo. Dall’altro lato, l’opposizione ha chiesto invece di vedere nero su bianco le concessioni. Un cane che si morde la coda. Tanto che in capigruppo è accaduto l’inesorabile: la scelta di contingentare i tempi della discussione, un passo pesante per un disegno di legge di riforma costituzionale, un passo che per giunta non garantisce il risultato. Perché anche con il minutaggio deciso dalla capigruppo e scandito dal presidente Pietro Grasso in aula, la strada non si mette in discesa. Basta che le opposizioni scelgano di spacchettare alcuni emendamenti, di scomporli per prolungare la discussione. E infatti le opposizioni fanno subito capire che anche loro vogliono fare sul serio: in corteo alcuni parlamentari di Sel, Lega e M5s si recano al Quirinale per parlare con Napolitano. Il quale però non li riceve: al suo posto, trovano il segretario generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra.
Martedì, dopo l'ok al decreto competitività, si inizia a votare e si vedrà. Un terno al lotto, tanto che in maggioranza ci si aggrappa all’imminente pausa estiva: “Sarà quella a convincere tutti a deporre le armi e consentire il voto finale l’8 agosto”. Chissà. Il governo mette nel mirino l’istituzione Senato, uffici e apparati che, secondo l’inner circle del premier, stanno dando man forte all’opposizione. E allo stesso tempo Renzi adotta la linea del parlare all’esterno, fuori dal Palazzo. Si spiega così il tweet di Maria Elena Boschi, rilanciato dal premier, sul fatto che comunque vada il Pd punterà al referendum sulla riforma costituzionale.
 
News

25/07/2014 08:30
Intesa Sanpaolo: situazione medio termine
Marco Ciucci


Il prezzo Intesa è partito in time con il ciclo week,arrivando in primo blocco 2.3460 e con il 50% del vettore ribassista sopra a 2.3785, quindi livelli interessanti per essere lavorato,dato che anche Spmib è in area blocchi importanti. Oggi sono in primo punto SELL (sono solo vendite veloci),quindi li facciamo lavorare e li aspettiamo in gobba dx (freccia) ad inizio settimana per possibile buon ingresso in vendita per chiusura ciclo. Autore: Marco Ciucci Fonte: News Trend Online
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Borse a rischio: la scintilla partirà dal mercato dei cambi
News alert: Troglia Fabio

La mia sensazione è che quella in atto sia una partenza di un ciclo che però sarà ribassista e non rialzista, motivo per cui non mi aspetto che il Ftse Mib superi i 21.500 punti. L’intervista a F.Troglia.

Davide Pantaleo 51 minuti fa
Per info visita il sito: fabiotroglia.com
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Di seguito riportiamo l’intervista realizzata a Fabio Troglia, trader indipendente e capo redattore di Fabiotroglia.com.

L’indice Ftse Mib si è spinto ad un passo dall’area dei 21.300/21.400 da lei segnalata nell’ultima intervista. E’ lecito attendersi ulteriori evoluzioni rialziste nel breve a Piazza Affari?

La mia idea è che non siamo ad una svolta per Piazza Affari che fino ad ora si è mostrata debole rispetto agli altri mercati. Ieri il Ftse Mib ha vissuto una bella seduta con un rialzo alimentato anche dalle positive indicazioni macro arrivate in mattinata dalla Germania. Mi aspetto che l’indice possa allungare ancora un po’ fino ai 21.300/21.400 segnalati già la scorsa settimana e su questo livello mi aspetto l’avvio di un ritracciamento. Ribadisco che è partito un nuovo ciclo, ma la forza che ha mostrato il nostro mercato nelle ultime giornate è davvero contenuta, motivo per cui non ho assolutamente aspettative positive.
Quanto alla mia view sto avendo rilevanti conferme dal mercato dei cambi che proprio ieri è partito con segnali contrarian. L’idea è che il forex stia già anticipando e in futuro vedremo una ritrovata forza dell’euro e questo non farà altro che appesantire la situazione in Europa. Mi aspetto un rafforzamento della moneta unica nei confronti delle principali valute, tranne che rispetto allo yen, proprio alla luce dei dati macro diffusi nella giornata di ieri nel Vecchio Continente. Il mercato non crede più di tanto che sia più necessario un intervento da parte della BCE, tanto che l’euro è esploso al rialzo dopo i dati di ieri e questo non farà bene all’azionario che ha bisogno di una moneta unica debole.
- See more at: http://www.trend-online.com/inte/trogli ... qKT4Z.dpuf
Sui cambi ci sono già segnali di allarme con due evidenze molto forti: uno è l’AUZ che ieri ha iniziato a scendere quando l’azionario ha avviato la salita, con un segnale chiaramente contrarian. L’altro è lo yen che non riesce più a svalutarsi nei confronti del dollaro e se comincerà a rivalutarsi come faceva in passato, l’azionario sarà destinato a crollare. Il crollo dollaro-yen, che è praticamente il più importante al mondo, continua a rimanere fermo sul minimo. Da un momento all’altro mi aspetto che il dollaro inizi a scendere rispetto allo yen e questa sarà la rampa di lancio per la discesa delle Borse.
Per questo motivo non vedo grandi spazi di salita per il Ftse Mib, senza dimenticare che la situazione per l’S&P500 è abbastanza drammatica, nel senso che l’indice azionario continua a salire ma lo fa anche il Treasury in parallelo. Oggettivamente non possono salire insieme e questo è un altro fattore che induce a riflettere e non poco.
La mia sensazione è che quella in atto sia una partenza di un ciclo che però sarà ribassista e non rialzista, motivo per cui non mi aspetto che il Ftse Mib superi i 21.500 punti. Al ribasso invece c’è il rischio che si scenda anche oltre i 20.000 punti, ma per individuare gli obiettivi della discesa bisognerà vedere prima l’intensità del movimento al ribasso.
Molto dipenderà anche da quello che farà l’indice S&P500 che se da una parte continua a segnare nuovi massimi storici, dall’altra evidenzia volumi di scambio molto bassi. Come segnalato prima, l’indice sale in parallelo al Treasury come avvenuto in passato, quando c’era una politica molto espansiva della Fed. Quest‘ultima però ha già iniziato a chiudere i rubinetti della liquidità per cui è strano assistere ad una salita parallela dell’azionario e dell’obbligazionario. E’ molto probabile che gli investitori stiano uscendo dall’azionario per investire nel Treasury e credo che a dire la bugia non sia quest’ultimo quanto l’S&P500. - See more at: http://www.trend-online.com/inte/trogli ... Ylv3X.dpuf
Unicredit si è riportato al di sopra dei 6 euro, mentre Intesa Sanpaolo è un passo da quota 2,35 euro. Come valuta l’impostazione di questi due titoli e quali strategie ci può suggerire per entrambi?

Unicredit nelle ultime sedute è stato tanto debole, anche se ora sta riprendendo forza e credo ci siano spazi di crescita fino ai 6,4 euro, da cui dovrebbe tornare indietro. Dal momento che il trend si presenta debole, personalmente preferisco non cavalcarlo, per cui non acquisterò il titolo, aspettandolo piuttosto a 6,4 euro per un ingresso short. Non seguirò dunque la strada del rialzo perchè dal mio punto di vista il trend di base che si andrà a creare sarà più forte e sarà ribassista e non rialzista.

Anche Intesa Sanpaolo sta rimbalzando e vedo un punto di arrivo in area 2,4 euro, con meno spazio rispetto ad Unicredit visto che è strutturalmente più debole. In area 2,4 euro, in presenza di debolezza e di conferme dal mercato dei cambi, imposterà una posizione short su Intesa Sanpaolo, tenendo presente che l’area dei 2,4 euro è un livello di potenziale inversione ribassista.

Alla luce delle attuali quotazioni del petrolio, qual il suo giudizio su ENI e Saipem? Consiglierebbe di acquistare questi due titoli ora?

Non mi posizionerei al rialzo su ENI che a mio avviso è in fase distributiva e difficilmente dovrebbe spingersi molto oltre i 20 euro, a meno che non intervengano eventi esogeni che facciano schizzare al rialzo i prezzi del petrolio. In assenza di ciò opterei per un’operatività ribassista su ENI in area 20 euro, con stop sopra i 20,5/20,55 euro.

Saipem invece potrebbe guadagnare terreno fino ai 19,5 euro, anche se il trend è in indebolimento e vedo il titolo in una fase di indecisione.
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Cosa può dirci infine in merito all’ultimo affondo di STM, tornato velocemente a ridosso dei 6,5 euro?

STM è in una fase distributiva e ora si sta incalando in una congestione tra i 7 e i 6,5 euro che preannuncia volatilità. Quest’ultima probabilmente sarà ribassista per cui aspetterei che si riduca ulteriormente il range tra i 7 e i 6,5 euro, ma opterei in ogni caso pèer un’operatività short con stop sopra i recenti massimi.
- See more at: http://www.trend-online.com/inte/trogli ... AAAX9.dpuf
 

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