Pirelli & C Real Est (PRS) Il Ballo del Matto.o.oneeeeeeeeeee

Strategie equity: aumentano i rischi sugli indici azionari
13-04-07


Lo scorso febbraio gli indici azionari hanno subito una violenta e improvvisa correzione, giustificata da valutazioni troppo tirate nel breve termine e dalla preoccupazione che il mercato immobiliare negli Stati Uniti potesse essere severamente ridimensionato.











A poche settimane di distanza, la maggiore parte dei principali indici nondimeno ha recuperato quasi integralmente la presa di profitto, con l'eccezione di alcuni di essi che addirittura sono andati su nuovi massimi di periodo.
Apparentemente non è quindi successo nulla...
In realtà ci sono alcune variabili che si sono evolute in modo preoccupante e che a nostro avviso andrebbero monitorare attentamente.
Tra queste la volatilità, rimasta a livelli più elevati rispetto al pre-correzione, le materie prime industriali nuovamente a livelli di guardia, la situazione di crisi di alcune finanziarie legate al mercato immobiliare negli Stati Uniti, una maggiore tensione a livello commerciale tra Stati Uniti e Cina ed infine il Report di primavera del Fondo Monetario Internazionale che sottolinea questi e altri pericoli.


Eventi e recenti sviluppi

Lo scorso 28 febbraio, seppure con un giorno di ritardo, gli indici azionari a fronte di un crollo degli indici cinesi e delle previsioni di Greenspan (ex chairman della Fed) che ipotizzavano per la seconda parte del 2007 una recessione negli Stati Uniti hanno cominciato una fase di correzione in realtà concentrata in sole due settimane.
Le preoccupazioni riguardanti l'azionario cinese sono state a nostro avviso una scusa per prendere profitto, a fronte di un trend di crescita ininterrotta dei prezzi che durava oramai da circa otto mesi e che aveva già provocata l'attesa espansione dei multipli azionari.
Basti pensare che un indice come il Dax dai minimi di giugno 2006 era rimbalzato circa del 30%, a fronte di una crescita degli utili che nel periodo non superava il 10%.
Negli stessi giorni ad esacerbare il movimento erano anche le preoccupazioni negli Stati Uniti sui sub-prime loans, prestiti verso debitori considerati poco solvibili, a causa del calo del mercato immobiliare che in taluni casi rendeva insufficienti le garanzie date a fronte del mutuo.

E' a nostro avviso palese che a meno di sei settimane di distanza dall'inizio del movimento ribassista il ritrovare gli indici agli stessi livelli pre-correzione, come se nulla fosse accaduto, lascia non poche perplessità. Anche considerando che i dati macroeconomici usciti nel frattempo nelle diverse aree geografiche sono stati nella media abbastanza deludenti.


Principali variabili da monitorare

Partendo dal semplice presupposto che l'azionario è un'asset class ancora mediamente interessante rispetto ad altre asset class alternative, è a nostro avviso fondamentale per il mantenimento di un trend laterale/rialzista che permangano le condizioni attuali o che perlomeno il loro peggioramento sia contenuto.
Il punto di partenza della nostra analisi è perciò semplice.
Pur non ipotizzando (almeno per il momento) una recessione negli Stati Uniti che avrebbe ovviamente un impatto molto negativo sugli indici, riteniamo che comunque sia necessaria almeno una pausa nel rialzo e soprattutto alcune conferme sulla tenuta della congiuntura.
Un peggioramento più marcato dei fondamentali non è a nostro avviso scontato dal mercato.
Vediamo più in dettagli le variabili da monitorare nell'attuale fase di mercato.


Volatilità: tradizionalmente la volatilità scende nei mercati in salita e sale in quelli in discesa. La spiegazione è semplice: un indice in media scende più velocemente di quanto salga.
Ritornati nella fase attuale sui livelli massimi di prezzo toccati in febbraio, la volatilità rimane tuttavia di almeno un paio di punti percentuali più elevata che in precedenza. Segno che anche il rimbalzo è stato probabilmente troppo veloce e che gli investitori non si fidano completamente e comprano protezione.

Condizioni macroeconomiche: tra i macro includiamo innanzitutto gli stati Uniti, che nonostante la prepotente crescita di alcuni grandi paesi emergenti, vanno ancora considerati il motore principale della crescita mondiale.
I dati delle scorse settimane sono stati in media sotto le attese del mercato e hanno destato preoccupazione.
In particolare le minute della Fed possono riassumere la situazione.
Innanzitutto emerge un quadro confuso, con la Fed che da indicazioni contrastanti tra loro. Inizialmente era preoccupata per la crescita, ora torna a focalizzarsi sull'inflazione. E' probabile che la politica monetaria in questa fase non possa essere particolarmente flessibile, considerati il rimbalzo delle materie prime e la crescita in febbraio dei prezzi (sopratutto alla produzione).
E'chiaro che dovesse esserci un rallentamento accentuato della congiuntura, la Fed abbasserebbe i tassi, ma la sensazione è che la eventuale cura non possa essere preventiva, ma solo successiva al manifestarsi della patologia.
Osservato speciale rimane il mercato immobiliare.
Per il momento soffrono i sub-prime loans, ovvero crediti verso debitori considerati poco solvibili. E' in deciso aumento il tasso di sofferenza dei mutui e riteniamo che la situazione possa aggravarsi qualora i prezzi degli immobili dovessero ulteriormente ridimensionarsi.

Dollaro: il calo del dollaro è lento, progressivo e sembra inarrestabile. D'altro canto c'è una comune convinzione sul mercato che debba svalutarsi e alla fine le convinzioni tendono ad avverarsi.
Il dollaro è a nostro avviso nettamente sottovalutato, ma il mercato sconta (giustamente) una politica confusa dell'attuale amministrazione sul fronte dei deficit gemelli. La guerra in Irak ha drenato risorse aumentando il Deficit Federale.
Allo stesso tempo per ribilanciare il Deficit commerciale sarebbe opportuno rivalutare la valuta cinese. Ma l'attuale situazione di debolezza della politica estera degli Stati Uniti non permette di imporsi in tale senso, per cui il dollaro sembra abbandonato a se stesso e alla speculazione.
Una sua rottura al ribasso dei livelli attuali tuttavia aumenterebbe l'incertezza e la volatilità sui mercati, perché potrebbe allontanare momentaneamente gli investitori dalle attività dell'area nordamericana.

Carry trade: il carry trade consiste nell'indebitarsi in valute contraddistinte da tassi di interesse molto contenuti (tipicamente lo yen) per investire in asset class ad elevato rendimento nominale (tipicamente obbligazioni emergenti).
Nella fase di debolezza degli indici azionari lo yen è passato da 160 a 150 circa contro euro. Mostrando tra l'altro una correlazione negativa con gli indici.
Attualmente è tornato sui minimi (160). Non escluderemmo perciò un intervento delle banche centrali che vogliono evitare movimenti troppo bruschi delle valute e soprattutto che valute primarie si indeboliscano troppo.
Una riduzione del carry trade causerebbe debolezza sulle asset class più speculative (tra cui almeno in parte includiamo anche le azioni).

Tensioni geo-politiche: E' vero che i conflitti e il terrorismo sono diventato una costante con cui il mercato è oramai destinato a convivere, ma la situazione sembra peggiorare.
Irak e Afganistan sembrano sempre più abbandonate a se stesse, con l'amministrazione Bush che di fatto sta perdendo il controllo del Congresso e del Senato degli Stati Uniti.
Inoltre l'Iran, nonostante l'attuale gruppo al potere stia perdendo consensi, sta cercando di andare verso il nucleare.
Al momento il mercato non sembra scontare nessuna grave crisi, per cui dalla variabile geo-politica è più facile possa derivane per i mercati un impatto negativo anziché il contrario.

Report Fondo monetario Internazionale: nel recente report (il Global Financial Stability Report) pubblicato in settimana il FMI pur sottolineando la solidità del sistema finanziario globale, sottolinea un aumento dei rischi.
In linea di massima tra le variabili potenzialmente pericolose ci sono quella esaminate in questa sede, ma il FMI in particolare si sofferma sui mutui sub-prime che sono in totale il 14% del totale. Un allargamento ad altre forme di credito non sarebbe perciò impossibile.Anche la globaliazzazione che di per se è positiva, potrebbe causare qualche squilibrio nel caso i cambiamenti in corso dovessero essere troppo rapidi.

Earning season: Alcoa, tradizionalmente la prima società di grandi dimensioni a rilasciare i risultati, ha riportato gli utili del primo trimestre lo scorso 10 aprile. Nel caso particolare le stime sono state battute, ma rimane (più che in passato) una discreta incertezza sull'esito dei risultati. Importante sarà soprattutto la guidance per i trimestri successivi e l'esperienza insegna che quando lo scenario comincia a diventare più complesso, le aziende aumentano la prudenza nella comunicazione al mercato, in modo da non dovere fare successivamente eventuali profit warning particolarmente dolorosi.
La nostra sensazione è che al momento il mercato stia scontando una earning season ( e le relative indicazioni) almeno in linea con le stime.
Al contrario eventuali sorprese negative, potrebbero avere un impatto negativo sugli indici.

Analisi tecnica: nelle ultime sei settimane gli indici azionari hanno avuto tra loro un andamento difforme pur a parità di trend.
Alcuni sono andati a toccare le medie mobili lunghe nella fase di discesa, altri sono rimbalzati da livelli tecnici non particolarmente significativi.
Il movimento mediamente realizzato, soprattutto la velocità del recupero, merita nondimeno almeno una pausa di consolidamento.
Anche nel rimbalzo vi sono stati comportamenti difformi con Eurostoxx e indici statunitensi che hanno fatto (per il momento) massimi inferiori, altri ritornati sugli stessi livelli, altri ancora come il Dax o gli indici cinesi su nuovi massimi.
In media però il doppio massimo (che potrebbe essere rotto qualora il trend in atto dovesse proseguire) merita anch'esso almeno una pausa.

Fusioni & acquisizioni: l'attività di M&A sta letteralmente esplodendo.
I fondi di Private Equity che hanno ricevuto ingenti capitali negli anni scorsi, stanno infatti investendo su scala globale, senza lasciarsi intimorire dalla dimensioni delle eventuali prede (molte operazioni sono infatti in compartecipazione tra diversi fondi).
I proventi delle vendite tendono a ritornare sull'azionario, contribuendo così a sostenere gli indici.
Qualora il fenomeno dovesse rallentare (e rallenterà in quanto le valutazioni sono sempre meno interessanti), gli indici azionari potrebbero momentaneamente soffrirne.


Stagionalità: aprile è l'ultimo mese in cui la stagionalità è favorevole agli indici azionari. Da maggio in poi statisticamente gli indici soffrono, per poi tornare prepotentemente a salire da metà settembre in poi.
Nell'attuale scenario è a nostro avviso poco probabile (nonostante il nostro approccio 'contrarian') che gli indici possano continuare senza intoppi il trend rialzista.


Conclusioni

Le ultime sei settimane hanno portato un deciso aumento della volatilità sugli indici azionari.
Prima a causa di una profonda fase di ribasso durata meno di tre settimane, poi per il successivo, altrettanto violento rimbalzo.
Tornati sui livelli pre-correzione, è necessario fare alcune considerazioni.
Gli squilibri che avevano a nostro avviso portato ad una pausa di consolidamento non solo non sono rientrati, ma in alcuni casi sono addirittura aumentati (vedi subprime loans) o esacerbati (carry trade, debolezza del dollaro).
L'anello debole in questa fase continuano ad essere gli Stati Uniti, con dati sull'inflazione poco confortanti e il timore di un forte rallentamento della congiuntura.
Nella presente analisi facciamo un breve punto delle principali variabili price-sensitive e la conclusione che traiamo, è che anche qualora le attuali tutto sommato positive condizioni dovessero permanere, sarebbe auspicabile una pausa degli indici azionari, almeno fino ad avere uno scenario maggiormente delineato.
Al contrario, il peggioramento di una o più delle variabili considerate, potrebbe riportare sotto pressione gli indici.
Una progressiva riduzione dei rischi di portafoglio è perciò la strategia che seguiremmo nella attuale fase di mercato.


http://www.soldionline.it/a.pic1?EID=17108

Leggi gli Articoli precedenti: http://www.soldionline.it/a.pic1?EL=8bc51c104cf6e980c1256ea2002b6a50
 
La Federal Reserve supporterà i mercati azionari?
di libero Irpino da http://www.soldionline.it/a.pic1?EID=17193
19-04-07


Sembra che i listini azionari siano convinti che la Federal Reserve verrà in loro soccorso in caso di ulteriore rallentamento del ciclo economico o di recessione. ‘Le Borse potrebbero avere ragione solo se l’andamento dell’inflazione continuerà ad essere favorevole’ sostiene Tony Dolphin, Director of Economics and Strategy di Henderson Global Investors

I mercati azionari si aspettano un taglio del costo del denaro negli Usa. Sembra che le Borse siano riuscite a riportarsi sui livelli abbandonati in seguito alla caduta di fine febbraio- inizi marzo, riavvicinandosi ai massimi del 2007. Ma non mancano i potenziali pericoli, in particolare la probabilità di una contrazione dei consumi delle famiglie statunitensi. La presunzione generale tra gli investitori è che la Federal Reserve correrà in soccorso dei mercati azionari nell'ipotesi in cui si materializzi tale scenario. In verità, i mercati stanno scontando due o tre tagli dei tassi di interesse entro la fine dell'anno. Dolphin si domanda se i listini hanno ragione ad essere così aggressivi?

L'evidenza sta dimostrando che l'evoluzione dell'economia Usa ha un minor peso sull'andamento dell'economia globale rispetto a quanto ne avesse pochi anni addietro. La domanda domestica in Europa ed Asia sembra sufficientemente forte da supportare la crescita globale, anche nell'ipotesi in cui quella Usa segua un sentiero in discesa. Ma il quadro potrebbe essere molto differente se l'economia Usa entrerà in recessione. Quest'ultima ipotesi comporterebbe un sensibile rallentamento per l'economia globale.

L'economia Usa sta attraversando ancora oggi una fase espansiva, registrando una crescita annua più vicina al 2% che non al suo trend storico del 3%; le principali aree di debolezza sono gli investimenti immobiliari e quelli delle aziende in macchinari ed equipaggiamenti. Un ruolo decisivo è stato svolto dalla buona tenuta dei consumi privati che hanno chiuso l'ultimo trimestre del 2006 in crescita del 3,5%. Questo significa che le previsioni sull'andamento dei consumi delle famiglie Usa si sono rilevate più volte errate negli ultimi anni, ma l'outlook attuale presenta, probabilmente, un livello di incertezza mai sperimentato nel recente passato.

In verità, i redditi stanno crescendo ad un ritmo moderato e- ipotizzando che le quotazioni del petrolio non si spingano oltre il livello attuale- l'impatto sul potere d'acquisto ascrivibile all'incremento dell'inflazione potrebbe attenuarsi. Negli ultimi anni i consumatori sono stati in grado di mantenere la crescita dei consumi attingendo dalla propria ricchezza personale - i tassi di risparmio sono sprofondati in territorio negativo verso la metà del 2005 e sono ancorati a valori negativi fin da allora (alla fine del 2006 il tasso di risparmio è stato fissato a -1,2%). In effetti, sulla scia del continuo incremento di valore degli assets, i consumatori Usa hanno chiesto finanziamenti a tassi record.

Secondo il gestore, il rischio è che dinanzi alla caduta delle quotazioni degli immobili (la casa è l'asset più consistente per i nuclei familiari statunitensi), le famiglie non siano più propense (o non siano più in grado) ad attingere alle proprie ricchezze. Le richieste di finanziamento potrebbero crollare e i tassi di risparmio tornare a crescere, anche nell'ipotesi di crescita sostenuta dei redditi. Questo quadro potrebbe essere sufficiente a pilotare la crescita Usa su livelli inferiori a quelli attuali. Il pericolo è che le aziende reagiscano al nuovo environment con taglio dei posti di lavoro che provocherebbe un impennata del panico tra i nuclei familiari, con conseguenza ancor più gravi per i consumi. A quel punto l'economia Usa entrerebbe in una spirale di recessione.

Se l'economia Usa entrerà in recessione, non c'è dubbio che la Federal Reserve reagirà con un taglio aggressivo del costo del denaro.
La Fed ha un duplice mandato:
assicurarsi che l'inflazione Usa resti bassa;
puntare ad una crescita economica sostenibile.
Ma nelle fasi prossime alla recessione è il tema della crescita a dominare il pensiero dei vertici della Banca Centrale.


Appare invece meno chiara la reazione di breve termine dinanzi ad un eventuale ulteriore rallentamento dei consumi delle famiglie, capace di portare la crescita Usa sotto il 2%. La Fed potrebbe tagliare i tassi di interesse, ma potrebbe essere costretta a farlo in modo graduale se l'inflazione inizierà a rialzare la testa.

'Se la Fed decide che un inflation target debba rivestire un'importanza preponderante - e nello statement delineato dopo l'ultimo meeting si legge che il controllo dell'inflazione è uno degli obiettivi predominanti del Committee- potrebbe essere più complicato optare per un taglio del costo del denaro, e il risultato potrebbe essere un ulteriore deterioramento della situazione economica, fino al punto da spingere la Fed ad agire con ritardo per prevenire una recessione', commenta Dolphin..

Naturalmente questo è solo uno dei possibili scenari. Tuttavia, esso mette in risalto una view che permea il comportamento dei mercati azionari e gli investitori: la Fed interverrà a sostegno delle Borse e degli investitori se l'indebolimento della crescita si farà sentire sulle quotazioni dei titoli.
'Ma il tasso di inflazione continua a mantenersi ai limiti del 'comfort range' e non c'è motivo per aspettarsi una contrazione. In tale contesto non sarà facile ridurre rapidamente il costo del denaro per far fronte ai timori di recessione e ad un crollo delle quotazioni azionarie. Il soccorso della Fed arriverà solo in uno scenario inflazionistico favorevole', conclude l'esperto.


http://www.soldionline.it/a.pic1?EL=B0D8401F4C7168F8C1257011004DF71E
 
Flop di Pirelli Re e Beni Stabili su timori scoppio bolla immobiliare in Spagna

24/04/2007 14.20



Ribassi diffusi in tutto il settore immobiliare italiano sui timori di uno scoppio della bolla immobiliare in Spagna. Pirelli Real Estate cede il 2,77% e scivola a 58,85 euro. Beni Stabili e Igd non sono da meno sul Midex, la prima è in calo del 2,62% a quota 1,26 euro e la seconda del 2,15% a 4,22 euro. Pollice verso anche per Risanamento (-2,63%) e Immobiliare Lombarda (-1,59%). In controtendenza La Gaiana (+5%).

Tutto il comparto risente del tonfo della spagnola Astroc Mediterraneo che a Madrid sta trascinando con sè l'intero settore. Il gruppo valenciano attivo nello sviluppo di progetti immobiliari lascia al momento sul terreno il 9,25%, crollando a 15,99 euro, dopo essere arrivato a perdere il 30% sulle preoccupazioni di un crollo del mercato immobiliare spagnolo.

L'azione ha già perso il 66% la scorsa settimana, sui rumor di un'uscita dal capitale di Amancio Ortega, proprietario di Inditex, che possiede il 5% della società, e sulle preoccupazioni che l'attività della società subisca l'impatto negativo di una nuova regolamentazione del settore.

In netto calo anche Inmocaral (-11,27%), seconda società immobiliare della Spagna, seguita da Fadesa (-10,72%), Sacyr Vallermoso (-5,79%), che lancerà un'offerta per i due terzi del capitale di Eiffage che non possiede, e Metrovacesa (-4,10%).

Alle base delle vendite, hanno sottolineato i trader, anche una legge più restrittiva sulle costruzioni nella Comunità valenciana.

D'altra parte in Spagna i prezzi degli immobili sono letteralmente esplosi da 12 anni a questa parte. Solamente nel 2006 l'indice generale dei prezzi degli appartamenti ha registrato un incremento del 9,1%, contro un'inflazione del 2,7%. La stessa Banca di Spagna ha rilevato che i debiti delle famiglie spagnole sono saliti del 18,5% nel 2006 rispetto all'anno precedente.
Francesca Gerosa
http://libero.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=200704241345282946&chkAgenzie=TMFI
 
Borsa di Milano 24/04/2007 17.43

http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?chkAgenzie=NEWSLETTER&id=200704241746049219

MF Dow Jones
Chiusura in rosso per le principali borse europee che hanno risentito del calo del listino spagnolo complici i timori per lo scoppio della bolla immobiliare nella penisola iberica. Sui listini del Vecchio Continente ha pesato anche dell'andamento incerto di Wall Street dopo che l'indice di fiducia dei consumatori e' sceso ad aprile a 104 punti contro una previsione di 106 e le vendite di unita' abitative esistenti a marzo sono calate dell'8,4% (il declino piu' marcato da 18 anni).


Deboli i bancari dove spicca il crollo di B.Italease (-12,89%) nonostante le smentite dell'a.d. Massimo Faenza circa pretesi coinvolgimenti di natura personale, in vicende collegate al finanziamento di società del gruppo Coppola, pur confermando l'esposizione di 66,1 milioni di euro della società di leasing verso Coppola.

Nel comparto real estate, pesante in tutta Europa per i timori sullo scoppio della bolla immobiliare in Spagna, male Risanamento (-2,16%), Pirelli Re (-2,31%), Igd (-3,11%) e B.Stabili (-2,7%). In controtendenza invece Rdm Realty (+3,02%) grazie alla lettera di intenti non vincolante siglata con Vailog Valtidone Immobiliare Logistica Srl e il gruppo Bertola volta all'acquisizione del ramo d'azienda di Vailog.
 
Usa: -4,9% indice pending home sale aprile

WASHINGTON (MF-DJ)--L'indice "pending home sale" (relativo alla vendita di case esistenti per le quali e' stato sottoscritto un preliminare, ma non e' stato chiuso il contratto) di marzo negli Usa, elaborato dalla National Association of Realtors e rilasciati ieri, ha registrato un calo destagionalizzato e annualizzato del 4,9% a 104,3 punti dai 109,7 punti di febbraio (dato rivisto da 109,3). Rispetto al dato di marzo 2006 l'indice ha mostrato un calo del 10,5%. Il "pending home sale" viene considerato un indice della situazione economica visto che per comperare una casa una famiglia deve essere sicura dei suoi mezzi finanziari attuali e futuri. com/zav (END) Dow Jones Newswires Copyright (c) 2007 MF-Dow Jones News Srl. May 02, 2007 02:48 ET (06:48 GMT)
 
Un rimbalzo occasionale
di Charlie Minter - 25/05/2007

Non abbiamo letto molto a proposito del rimbalzo registrato nella vendita di nuove abitazioni ad aprile. Il dato mensile ha un margine di errore del 13% ed è soggetto a frequenti e vistose revisioni, nonché ad aggiustamenti stagionali. Inoltre il prezzo mediano di vendita delle abitazioni unifamiliari è calato dell’11% da marzo e del 10.9% da un anno prima: il declino più corposo dal 1970. Ciò indica che l’incremento delle vendite, ammesso che il dato sia corretto, è dovuto in larga misura da un drastico taglio dei prezzi effettuato per ridurre il “magazzino”.
Anche a fronte di questo balzo nelle vendite, l’inventario di abitazioni completate ad aprile si attesta a 175.000 unità, appena meno delle 180.000 riportate per febbraio e marzo, mentre una casa in media rimane sul mercato per sei mesi, rispetto ai 3.6-3.9 medi di buona parte dell’anno scorso. Per cui è probabile che le vendite di nuove abitazioni caleranno di nuovo nei prossimi mesi. La stragrande maggioranza degli altri indicatori del settore puntano verso ulteriore indebolimento: il NAHB Housing Index è sceso per tre mesi di fila, ed è ai livelli più bassi dal 1991. I dirigenti delle compagnie di costruzioni continua a riportare dati deludenti e reiterano il loro pessimismo, per esempio facendo scadere le opzioni per l’acquisto di nuovi terreni edificabili. Inoltre, come ha rilevato Barry Ritholtz di recente, ci sono stati dieci incrementi a doppia cifra nel dato delle vendite mensili di nuove abitazioni dal 1992 in poi, e in otto casi c’è stato un calo il mese successivo.

A peggiorare il già deteriorato quadro del settore immobiliare, la prospettiva di un restringimento delle condizioni di finanziamento da parte delle autorità regolamentari. Secondo la sezione di Washington dell’ISI, John Dugan, Controller of the Currency, ha fortemente criticato i cosiddetti “prestiti su reddito dichiarato”: si tratta di finanziamenti che sono resi disponibili senza acquisire la documentazione sulla capacità di reddito o sul patrimonio del mutuatario; in altre parole, chi prende a prestito si limita a dichiarare un certo reddito e così ottiene il prestito. Dugan rileva come secondo alcuni studi il reddito è gonfiato del 50-60%, mentre il 43% dei soggetti mutuanti sono consapevoli che altrimenti quel finanziamento non sarebbe concesso. Non è un caso che questa tipologia di finanziamento viene definita “il prestito dei bugiardi”. Le autorità regolamentari ritengono che questo tipo di finanziamento non sono meritevoli di essere inseriti nella tipologia dei mutui sub-prime, o anche nella categoria superiore dei mutui Alt-A.
Fino a tempi relativamente recenti l’incapacità di molti mutuatari di far fronte ai pagamenti periodici era mascherata in qualche modo dall’apprezzamento degli immobili sottostanti; ma ora le autorità regolamentari stanno iniziando una manovra restrittiva che di sicuro ridurrà la disponibilità di credito così come i soggetti abilitati ad ottenerlo. La pressione al ribasso sulla vendita di abitazioni e sui prezzi è molto probabile che persista per un po’ di tempo. Come abbiamo precedentemente mostrato, le difficoltà del settore immobiliare stanno già avendo ripercussioni sulla spesa dei consumatori e si diffonderà presto al resto dell’economia. Il picco della produzione industriale di solito anticipa il picco nella spesa reale dei consumatori di un trimestre, mentre il picco nella spesa per investimenti lo anticipa di 2-4 trimestri. Anche nei normali cicli dell’attività edile un marcato calo delle vendite di abitazioni quasi sempre conduce ad un brusco rallentamento del ciclo economico quando non ad una recessione. Alla luce del recente boom speculativo del settore non vedo motivi per cui questa volta possa trattarsi di un’eccezione.

http://www.smarttrading.it/?idContenuto=3450
 
PIRELLI RE (PRS.MI) - Prevede di annunciare nelle prossime settimane un'acquisizione in Germania. Lo ha detto l'AD Carlo Puri Negri. L'acquisizione potrebbe essere maggiore di quella effettuata lo scorso anno e relativa alla società immobiliare
tedesca Deutsche Grundvermögen AG (DGAG). (news)


Pirelli RE: perfeziona acquisizione 96,83% di DGAG, accordo
11 Gen 2007 ore 08:48 - fo64
da Teleborsa.it

http://www.investireoggi.it/notizie...quisizione-96-83-di-dgag-accordo-p461483.html
Pirelli RE ha perfezionato l'acquisizione del 96,83% e ha firmato un accordo vincolante per rilevare un ulteriore 2,54% di Deutsche Grundvermögen AG (DGAG), una delle principali società immobiliari in Germania con sedi ad Amburgo e Kiel. Il prezzo di acquisto, soggetto a price adjustment sulla base del bilancio 2006, è stato determinato in circa 465† milioni di euro per il 100% di DGAG, valore superiore per circa 145 milioni di euro alla stima di patrimonio netto della società tedesca. Lo comunica Pirelli RE, precisando che l'Enterprise Value di DGAG ammonta a circa 1,4 miliardi d i euro (stima sulla base dei dati del 2006) anche tenendo conto delle valutazioni immobiliari indipendenti di Engel&Volkers e REAG.
 
L'INCIUCIO

Pirelli Re: accordo con Goldman Sachs su Fondi -2-

MILANO (MF-DJ)--Pirelli Re e Goldman Sachs hanno trovato un accordo riguardo ai Fondi Tecla e Berenice. E' quanto si apprende da una fonte vicina al dossier che spiega come Gamma Re (Pirelli Re e Morgan Stanley) sta per formalizzare la decisione di non procedere al rilancio sull'offerta per il fondo Berenice fatta da Zwinger Opco, il veicolo dei fondi Whitehall di Goldman Sachs e Caltagirone. Gamma Re portera' avanti la sua Opa su Tecla, mentre Goldman si concentrera' su Berenice. Glm (END) Dow Jones Newswires Copyright (c) 2007 MF-Dow Jones News Srl. June 26, 2007 10:23 ET (14:23 GMT)


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aho ma proprio nessuno si mette contro Goldman
tutti ad inciuciare

ma l'amica restituirà allo stato italinao ciò che ha evaso sotto la direttiva dei Draghi?
 
Aedes e B.Stabili ai minimi 2007, solo Brioschi si è salvata negli ultimi 50 giorni

26/06/2007



Ancora vendite sul settore immobiliare italiano che continua a scontare le crescenti preoccupazioni sulla tenuta in Usa del comparto subprime, i mutui ad alto rischio di insolvenza che assicurano consistenti remunerazioni. Gli effetti si fanno sentire su Beni Stabili (-0,28% a 1,04 euro dopo un nuovo minimo dell'anno a 1,035 euro) e Aedes (-0,56% a 5,31 euro dopo un nuopvo minimo dell'anno a 5,26 euro) che lo scorso 22 giugno ha sottoscritto un finanziamento a medio termine per 73 milioni di euro, della durata di 36 mesi, con scadenza 22 giugno 2010.

In rosso pure Igd (-0,86% a 3,15 euro), Ipi (-0,24% a 6,20 euro) e Risanamento (-0,47% a 5,19 euro). Rimbalza solo Pirelli Re (+0,55% a 43,49 euro), mentre Caltagirone e Goldman Sachs che hanno presentato l'offerta per il fondo Berenice potrebbero decidere di cambiare il gestore del fondo che attualmente è Pirelli Re Sgr. Ciò potrà avvenire a partire dal secondo semestre 2008 in base al regolamento del fondo.

Caltagirone ha intanto espresso interesse per cinque palazzi situati a Roma di proprietà di Berenice che rappresentano circa il 30% degli affitti annui del fondo. Comunque nelle ultime 50 sedute il titolo Pirelli Re ha lasciato sul terreno il 24% circa. Sul calo dell'azione si è fatta sentire la battaglia per i fondi Tecla e Berenice che si è giocata nella scorsa settimana a suon di opa e contro opa.


Ma più di tutto il momento complicato che sta vivendo il mercato immobiliare nel suo insieme, stretto fra rialzo dei tassi d'interesse e crisi come quella dei due hedge fund di Bear Stearns in difficoltà a causa dell'esposizione sui mutui subprime.


Stessa sorte avversa per Aedes (-24%), peggio ha fatto Risanamento (-34%). Igd ha invece lasciato sul terreno il 23%, Ipi il 19,75% e Beni Stabili il 16,4%.
Solo Brioschi, oggi in calo dell'1,74% a 0,551 euro, ha retto all'onda durto proveniente dall'America, cedendo solo il 2,75% nelle ultime 50 sedute, complice anche la notizia che Milanofiori 2000, controllata da Brioschi Sviluppo Immobiliare, ha sottoscritto un contratto di locazione con Uci Italia, leader italiano dei multiplex, per un immobile da destinare a cinema multisala (10 sale di proiezione per una superficie complessiva di circa 6.000 metri quadrati).
L'immobile è in fase di realizzazione all'interno del comparto Milanofiori Nord nel Comune di Assago. Questo contratto si aggiunge a quelli precedentemente stipulati dalla società con primari operatori commerciali, quali: Mondadori Retail, per la realizzazione di una libreria multimediale su una superficie complessiva di circa 800 metri quadrati; Leroy Merlin, per un immobile di circa 14.000 metri quadrati da destinare alla vendita al dettaglio di materiali per l'edilizia e il bricolage; Virgin, per un immobile di circa 5.000 metri quadrati da destinare a centro fitness, sportivo e benessere.
Milanofiori 2000 sarebbe inoltre in avanzata fase di trattative con altre importanti aziende per nuovi contratti di locazione. Complessivamente, considerando gli ultimi contratti annunciati, dalla posa della prima pietra avvenuta nell'autunno del 2006, Brioschi ha già siglato preliminari di vendita/contratti di locazione su circa 85 mila mq di Slp su un totale di 218 mila.
"La notizia della sigla dei nuovi contratti d'affitto allontana i dubbi sul successo del progetto di sviluppo di Milanofiori 2000 sorti in seguito al momento non favorevole del settore immobiliare", afferma un analista che sul titolo ha un rating di buy (acquistare). "L'execution risk del progetto sembra a questo punto veramente basso tanto più che la società ha giù fatto capire che i lavori saranno ultimati probabilmente con un anno di anticipo rispetto al previsto".

Aumentano quindi le probabilità di un rapido avvio dello sviluppo dell'altra grande area di proprietà del gruppo localizzata a poche centinaia di metri da quella di Milanofiori 2000, a Rozzano. Si tratta di un'area da oltre 300 mila mq di superficie lorda di pavimento le cui autorizzazioni per l'inizio dei lavori sono in fase avanzata. La posa della prima pietra potrebbe avvenire a inizio 2009.

"Brioschi presenta attualmente una posizione finanziaria netta positiva per circa 45 milioni di euro. La società dispone di aree già dotate di un potenziale edificatorio di 330 mila mq", sostiene l'analista. "Ciò significa che in termini di EV il mercato sta pagando circa 1000 euro al mq per tali aree site per circa il 90% nell'hinterland di Milano. A ciò vanno aggiunte altre aree non dotate di un potenziale edificatorio per circa 3,4 milioni di mq che quindi al momento il mercato valuta zero".


Francesca Gerosa
 
LA FESTA E' FINITA PER LE SOCIETA'
DI REAL ESTATE


di (a.b.)
S’intitola proprio così, con un giudizio netto e disarmante, l'ultimo report di Mediobanca sulle società quotate del comparto immobiliare italiano. Lo studio mette in luce le cause macro che stanno penalizzando...

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26 Giugno 2007 3:23 ROMA


(WSI) – Nel settore immobiliare "la festa è finita". S’intitola proprio così, con un giudizio netto e disarmante, l'ultimo report sulle società quotate del comparto del real estate italiano diffuso nei giorni scorsi da Mediobanca. Lo studio mette in luce le cause macroeconomiche che stanno penalizzando in questo momento le quotazioni di Borsa la crescita dei tassi d'interesse e la riduzione dei rendimenti, soprattutto nel segmento degli uffici e invita gli investitori ad essere selettivi negli acquisti.

(si consiglia di leggere sul Forum di WSI il topic aspettando il crollo immobiliare http://forum.wallstreetitalia.com/f...o+il+crollo+immobiliare&Forum_Title=WSI+FORUM)


Il giudizio, tuttavia, è positivo su Pirelli Re che ha ricevuto un miglioramento della valutazione da ‘neutral’ a ‘outperform’ (vale a dire farà meglio del mercato) con un prezzo obbiettivo di 61,35 euro contro i 46 euro intorno a cui il titolo si muove in questi giorni.

Mediobanca ha dato un rating di ‘outperform’ anche a Immobiliare Lombarda, la societàdel gruppo FonSai di Salvatore LIgresti (e, se non ricordo male, la cui figlia siede nel cda di mediobanca per cui non bisogna dispiacergli) .

Mediobanca ha segnalato le sinergie rese possibili dall’acquisizione di un terzo del capitale della Igli, la società che controlla Impregilo. Mentre Aedes, Beni Stabili e Risanamento dovrebbero muoversi in linea con il mercato e quindi per loro il giudizio è ‘neutral’.
Su Risanamento, in particolare, pesano le incertezze dovute a una forte concentrazione del rischio in due soli progetti: Milano Santa Giulia e la ex Falck.
Attese negative, infine per Igd, per la quale il giudizio è ‘underperform’, cioè farà peggio del mercato di riferimento
http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?ART_ID=476828
 

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