... questa non potete proprio perdervela !! ... più sono stu.pidi e più li eleggono !!

.... loro ed il loro ca@@o di pattriottismo americano ... cetro che per questi personaggi il cervello è solo un'optional !!!
G.Evangelista: “Onorevole, Lei è un cr.etino!”
di Gaetano Evangelista , 23.02.2005 17:56
Chi l'ha detto che gli incompetenti si trovano soltanto a Montecitorio? In un'interrogazione ad un imbarazzatissimo Alan Greenspan, la senatrice democratica Stabenow si è cimentata in una retorica sequenza di domande che lascia trapelare tutta la sua conoscenza per i fondamenti dell'economia politica...
John Mauldin, autore del best seller "Muddle Through Economy", scrive settimanalmente una newsletter liberamente prelevabile dal sito
www.2000wave.com. Quella che segue è la traduzione di una parte dell'ultima newsletter, parte invero gustosa perché rivela che in fondo, alla fine, "tutto il mondo è come casa".
Mauldin inizia con il descrivere le complessi interrelazioni fra l'economia americana e quella asiatica, cinese in particolare, e come entrambe le parti abbiano in qualche modo interesse al mantenimento dello status quo: è vero che gli Stati Uniti vivono grazie alla "generosità" dei finanziatori stranieri, che fanno affluire miliardi di dollari, ma è altresì vero che le esportazioni cinesi abbiano contato per la non trascurabile quota del 12% del PIL nel 2004.
"Se avete difficoltà a comprendere come funziona il meccanismo, consolatevi sapendo che un senatore americano, il cui staff perlomeno ne dovrebbe sapere un po' di più, evidentemente non comprende le basi del funzionamento dell'economia. E cito a tal proposito il mio caro amico Denis Gartman, il quale sostiene: siamo fermamente convinti che la Senatrice Debbie Stabenow (eletta nel partito democratico nel Michigan) sia una emerita e completa idiota. Con le sue domande di ieri al Sig. Greenspan, la Sen. Stabelow ha rimosso ogni dubbio circa il fatto che sia un'idiota. Prendendo spunto dai modi di Ross Perot e agitando un foglietto sul quale evidentemente qualcuno del suo staff ha appuntato una lista degli acquirenti stranieri del titoli di Stato americani, la Sen. Stabenow ha ruggito prima del collegamento televisivo e ha chiesto a Greenspan cosa intende fare per risolvere questo problema.
La Sen. Stabenow è indignata per il fatto che un così cospicuo numero di stranieri detiene titoli di Stato Usa, e ha sperato che Greenspan faccia qualcosa, proibendo loro dal riprovarci nel futuro, auspicando che questo problema sia risolto immediatamente.
Alan Greenspan, visibilmente combattuto fra il ridere a crepapelle di fronte all'ignoranza della senatrice e il rispondere con disprezzo, ma facendo enorme sforzo di volontà per rispondere in maniera appropriata, ha affermato che a sua memoria non è a conoscenza di leggi che questi "stranieri" hanno violato; che non può fare niente per impedire loro di effettuare investimenti in strumenti evidentemente ritenuti ben consigliabili; e che senza i loro acquisti i tassi di interesse americani probabilmente sarebbero stati ben più alti dei livelli correnti. L'unico commento che ha mancato di fare e che noi avremmo fatto al suo posto è che gli acquisti degli "stranieri" sono un enorme "voto di fiducia" nell'economia americana, e non una condanna della stessa. La Sen. Stabenow ha confermato quel vecchio proverbio secondo cui è meglio restare in silenzio e dare l'impressione di essere stupidi, che non parlare e confermare di esserlo. Se prima c'erano pochi dubbi in merito, ora c'è la certezza".
Mauldin conclude rilevando come i tassi di interesse americani sarebbero stati di almeno un punto, e forse di due punti più elevati dei livelli conosciuti, in assenza degli acquisti degli investitori stranieri. Con tutte le conseguenti ripercussioni a livello di settore immobiliare e del valore delle abitazioni. E' ovvio che gli acquisti dei T-Bond da parte degli investitori stranieri (banche centrali asiatiche in particolare) sia motivato dal nobile intento di comprare "carta di qualità", ma anche dallo scopo di impedire un apprezzamento delle divise locali, acquisendo in tal modo un vantaggio competitivo; ma è altrettanto ovvio che questi acquisti sono realizzati in buona misura con la valuta ottenuta dagli stessi Stati Uniti, importatori netti di beni e servizi asiatici, e che il sostegno alla crescita dell'economia americana indotto da tassi più bassi è innegabile. Che questa crescita sia stata drogata o meno, che si tratti di "doping finanziario" o di una pratica fisiologica, non è questa la sede per discuterlo; quel che è certo, è che nessuna delle parti in causa è obbligata a muoversi in questo modo: nessuno obbliga gli americani a comprare le merci cinesi, e nessuno obbliga le banche asiatiche a finanziare il deficit americano. Analogamente, entrambe le parti in causa sono libere di modificare strategie, ma le ripercussioni a livello globale sarebbero a quel punto sensibili: minori importazioni americane porteranno pure ad un rientro del deficit commerciale, ma anche parallelamente a minori esportazioni e crescita del resto del mondo; minori acquisti di titoli di Stato Usa comporteranno sì minori riserve valutarie strategiche in paesi non necessariamente "amici", ma anche un tendenziale aumento dei tassi di interesse di lungo periodo...