IL MIO CORPO DICE "DIETA", MA IL MIO CUORE CANTA "A NATALE PUOI"

E quelli che incitano all'odio, sarebbero gli altri? Poverini che usano parole troppo grosse per la loro testa.
Ma il Comunismo, cui si richiamano tutti costoro, non è nato sull'invidia (verso chi ha di più) e l'odio per i non allineati?
E quelli di quella commissione farlocca, dove sono ? In qualche salotto radical chic a bere champagne........

"La Meloni è una fascista, sì, è una persona schifosa". Non usa mezzi termini Andrea Alzetta, detto Tarzan, di "Action diritti in movimento",
uno dei leader delle occupazioni abusive a Roma durante il suo intervento al programma "La Zanzara" di Radio 24 di Giuseppe Cruciani e David Parenzo.

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"E' schifosa perchè incita all'odio nei confronti di tutti gli immigrati e verso quelli che hanno un orientamento sessuale diverso".

Come riporta Dagospia, l'ex consigliere capitolino si scaglia contro Salvini ma principalmente contro Giorgia Meloni.
Perchè, quelli che scendono in piazza con i due leader, sono "tristi, brutti e cattivi. E qualcuno anche un po' fascista", ribadisce Alzetta.

"La Meloni è indubbiamente fascista, ma il vero punto è che oramai Casa Pound ha fatto un accordo con la Lega,
per cui non si candidano politicamente più e vengono eletti nella lista della Lega.
Quindi sono diventati dei portaborse della Lega e sono effettivamente dei fascisti”.

E cosa succederebbe se la Meloni andasse al potere diventando Ministro degli Interni?

"Andiamo in montagna con i fucili", mentre a Salvini "consiglieri di farsi qualche bella canna perchè rilassa e visto che sono tutti nervosi ed incazzati, in questo paese una bella canna è consigliata".

Nel corso della trasmissione radiofonica, Andrea Alzetta rivendica con orgoglio lo Spin Time Labs,
il luogo in cui si sono riunite le sardine alla prima riunione nazionale del movimento, lo stabile di Via di Santa Croce in Gerusalemme
occupato da "Action" dall'ottobre 2013 quale scopo abitativo. "Guarda che quello è uno dei posti culturalmente più vivi a Roma
- spiega Alzetta rivolgendosi a Cruciani - Poi sarà anche illegale, ma guarda che da questo punto di vista
la legalità istituzionale produce un livello culturale che è esclusivamente per ricchi e fa anche abbastanza pena.
Per fortuna abbiamo tolto da un meccanismo speculativo un palazzo che comunque sennò rimaneva al degrado ed abbandonato,
e l’abbiamo ridato alla città. Quindi non mi pare di far nulla di illegale".

Alzetta sostiene il movimento delle sardine ai quali ha dato ospitalità lo scorso fine settimana.
"Le sardine? Noi siamo accoglienti, accogliamo sempre tutti. E poi le sardine sono un fenomeno molto interessante,
di fronte a qualcuno che ha fatto dell’odio e della retorica sulla guerra fra poveri, costruendo un capro espiatorio, le sue fortune politiche.
Hanno riempito le piazze con brave persone. Hanno riconquistato una speranza per questo paese, per cui noi siamo stati orgogliosi di ospitarli".
 
A scuola si deve "insegnare" la cultura. Non le idiozie......ma a loro servono così.

A Pisa divampa un’aspra polemica dopo che, in una scuola, alcuni genitori hanno protestato con una maestra
che si è presentata in classe con una sardina di cartone utilizzata durante la manifestazione.

Inaccettabile “propaganda ideologica” sulle spalle di bambini di soli 9 anni, hanno tuonato alcuni genitori.

La maestra, un’insegnante di italiano e storia, all’agenzia Agi spiega che
“è stato del tutto casuale. Ieri ce l’avevo con me, la sardina, perché volevo restituirla a un bimbo di un’altra classe che domenica avevo incontrato,
assieme ai suoi genitori, alla manifestazione e mi aveva prestato una delle sue sardine. Casualmente una bambina, ieri in classe,
mi ha chiesto come mai ci fosse così tanta gente in piazza, il giorno prima. Così ho spiegato che si trattava del raduno delle sardine
e ho colto l’occasione per ricollegarci alla storia di Guizzino, il pesciolino nero, portatore di un messaggio positivo, perché, ho detto,
mentre da soli è difficile, insieme si è più forti nel portare avanti una idea comune”.

La maestra aggiunge inoltre che “è stata anche l’occasione per ritornare alla storia che avevamo studiato, al codice del despota Hammurabi,
e per parlare della nostra Costituzione e dell’articolo 3 che ci ricorda che siamo tutti uguali senza distinzione di razza, sesso o religione”.

“Mi hanno accusata di aver parlato anche di antifascismo – prosegue l’insegnante – ma non è vero.
Una bambina ha semplicemente notato che sulla sardina, con i brillantini, c’erano scritte diverse parole, fra le quali rispetto e antifascismo.
Io piuttosto ho parlato con loro di ciò che significa razzismo. Le mamme che ho incontrato questa mattina – prosegue –
mi hanno chiesto perché in classe non parlo piuttosto di Natale e di Presepe. Ho risposto loro che spetta alla professoressa di religione“.

Ci permettiamo di dissentire sottolineando che, questa, è una risposta infelice.
Il Natale e il Presepe non sono solo un aspetto riconducibile alla religione ma anche alla cultura di un Paese, il nostro Paese.

Sulla sua partecipazione al raduno pisano delle sardine, la maestra spiega:
“Ci sono andata per curiosità e perché trovo significativo che un gruppo di giovani sia riuscito a coinvolgere tante persone di diversa estrazione d’età,
ceto e provenienza accomunati dall’idea di fare qualcosa per la nostra società.
Partecipo con gioia ai flash mob per cause che ritengo giuste, come ho fatto per quelle sul clima o per le donne violentate in Cile”.

Giusto e sacrosanto partecipare alle iniziative in cui si crede.
E se ne può anche parlare coi bambini, ma facendo estrema attenzione: non si può far finta di non vedere che,
dietro a un simbolo di cartone (e a quello che i bimbi vedono solo come un gioco), c’è anche un messaggio politico.

“Non si può inquinare l’ambiente scolastico portando nei luoghi deputati all’istruzione simboli propagandistici di certe idee politiche.
Mi auguro che la maestra non discrimini i suoi alunni in base alla propria sensibilità politica. Se fossi in lei porgerei immediatamente le scuse più sentite ai genitori”.
 
Con il nuovo corso alla lotta all'evasione e il nuovo piano fiscale inserito nella legge di Bilancio giallorossa, prosegue la stretta sul fronte dei controlli.

E adesso il Fisco incrociando le informazioni delle varie banche dati, potrà anche dare i voti ai contribuenti.

Insomma per ogni singolo contribuente, come ricorda Italia Oggi, ci sarà una sorta di rating che misura l'affidabilità sul piano fiscale.

Il primo passo per costruire la pagella del contribuente riguarda l'incrocio tra i dati delle dichiarazioni fiscali e quello dell'anagrafe dei rapporti finanziari.

Basta un lieve scostamento o una situazione dubbia per far scattare immediatamente un controllo più approfondito.

Il tutto utilizzando anche in seconda battuta anche i dati dell'anagrafe tributaria.

Il nuovo piano fiscale è contenuto nella legge di Bilancio sotto la voce "analisi di rischio".

Di fatto dal 2020 Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza concentreranno la loro attività
sull'analisi di una mole di dati su tutti quegli aspetti che possono mettere in moto processi di verifica.

Nelle banche dati entreranno anche le fatture elettroniche e tutti gli allegati che riguardano una transazione.

Da qui le Entrate e le Fiamme gialle potranno individuare tutti i profili dei contribuenti a rischio evasione.

Le "pagelle" del Fisco dunque sono l'ultimo atto di un rinnovato processo di controlli che cercherà sempre più di recuperare ciò che sfugge alle casse dell'Erario.

E in questa direzione va l'implementazione di nuove tecnologie che permettano controlli rapidi ed efficaci.

Tecnologie che verranno studiate e messe sul campo nel triennio 2019-2021.

La fatturazione elettronica e lo scontrino elettronico sono due esempi di questo nuovo corso del Fisco.

Parallelamente a questa stretta di fatto va rilevata anche una svolta sul trattamento dei dati personali

. Infatti viene a cadere la tutela dei dati personali dei contribuenti con l'uso di una sorta di pseudonimo per ogni singolo contribuente monitorato nelle banche dati del fisco.

Su questo punto più volte il Garante della Privacy ha segnalato particolari anomalie, ma a quanto pare la stretta fiscale non si fermerà davanti a nulla.

La lotta all'evasione infatti è stata definita "priorità per l'interesse pubblico" e dunque decadono alcune tutele per i contribuenti che finiranno tra le maglie del Fisco.

Infine va sottolineato l'uso massiccio dell'archivio dei rapporti finanziari.

Si tratta della vera e propria super-anagrafe da cui scatteranno gli accertamenti e le verifiche da parte del Fisco con relative sanzioni in caso di contenzioso col contribuente.

Proprio da questa super-banca dati verranno stilate le pagelline per i contribuenti e verranno segnalati tutti i profili a rischio evasione.

Insomma dal 2020 nessuno potrà più sfuggire al Fisco. Con buona pace della privacy.
 
Vengon giù le banche, vengon giù gli aerei, vien giù l’acciaio. È l’Italia che vien giù.

Qualcosa però sale: il debito, i disoccupati, le tasse, le nazionalizzazioni.

Il fisco per il nuovo anno ci darà nuove cinque tasse: plastic tax, sugar tax, Robin tax, tasse sulle auto aziendali e, dulcis in fundo, tassa sulla fortuna.

Che cosa volete di più dalla vita del governo? Ma, come diceva Corrado, non finisce mica qua.

Infatti, per il 2021 il governo, qualunque sia, dovrà sterilizzare più di 20 miliardi di clausole, tra Iva e accise, che diventeranno 27 miliardi nel 2022

Il governo Conte 2 ha due frecce al suo arco.
La prima è: tassare.
La seconda è: è necessario recuperare gli oltre 100 miliardi di evasione fiscale così si potranno abbassare le tasse.

Tradotto: tassati e gabbati. Per quanto tempo potrà ancora durare?

Il governo del M5S e del Pd è nato con un solo vero e reale punto all’ordine del giorno: evitare il voto.

Il ragionamento era semplice: Salvini vuole passare all’incasso e noi, M5S e Pd, facciamo un nuovo governo
aspettando che passi il momento favorevole per la Lega.

Diceva Giulio Andreotti: “Tirare a campare è meglio che tirare le cuoia”. Ci può anche stare.

Ma è sempre bene fare i conti con quell’oste ostico che è la dura realtà.
La più grande operazione di trasformismo parlamentare della storia italiana, da Cavour a Conte,
avrebbe quanto meno dovuto misurarsi le palle e capire che per restare a Palazzo Chigi contro il vento
e contro il tempo era necessario combinare qualcosa di buono o almeno non peggiorare la situazione.

Invece, il governo dei migliori si è mostrato perfettamente all’altezza della Terza legge della stupidità enunciata da Carlo Maria Cipolla:

“Una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita”.


La cosa drammatica è che non c’è via d’uscita.

Il clima che si respira in questo Paese non è, come si è preso a dire da un po’ di tempo a questa parte, di odio;
bensì è il solito vecchio andazzo della demonizzazione dell’avversario.

In questo sport nazionale, a dir la verità, la sinistra è maestra imbattibile perché si è intestata da sempre, fin dalla fondazione del mondo, i
l monopolio del bene, della verità, della civiltà e dall’alto del suo pulpito può dire che chi non si adegua al suo santo primato
non è degno né di vivere in società né di stare al governo e, quindi, è giusto demonizzarlo.

Il cosiddetto “ventennio berlusconiano” è stato contrassegnato dall’inizio alla fine dalla demonizzazione di Berlusconi
ad opera sia della sinistra di partito sia della sinistra giudiziaria sia della sinistra dello spettacolo.
Insomma, Berlusconi non piaceva alla gente che piace e venne demonizzato fino alla estromissione, per via giudiziaria, dalla politica.

Oggi questa storia, che ci è costata più di vent’anni della nostra vita nazionale, si ripete con la demonizzazione di Salvini, della Meloni
e con il cosiddetto “popolo delle sardine” che scendono in piazza per manifestare in via preventiva contro chi è all’opposizione, vale a dire Salvini.
Lo spettacolo a cui si assiste è l’esatto opposto di quanto dovrebbe accadere in una democrazia minimamente decente.

Chi, bontà sua, legge queste mie note sul blog di Nicola Porro che gentilmente mi ospita sa bene che non ho granché simpatia per Matteo Salvini
e non gli ho risparmiato critiche quando era al governo, né gli ho dedicato apprezzamenti ora che è all’opposizione.
Tuttavia, pur considerando l’avversione che Salvini nutre per l’Europa, non è proprio possibile sostenere che il problema attuale dell’Italia sia la Lega.
Il problema politico dell’Italia è quello che un tempo si sarebbe detto il rapporto tra il “Paese legale” e il “Paese reale”:
oggi al “Paese legale”, ossia il governo, non corrisponde il “Paese reale”, ossia il consenso e la base produttiva dell’Italia.

La sinistra, mettendoci dentro anche ciò che resta del M5S, non è un riferimento per gli operai,
vale a dire per quella parte della società che per interessi e per storia si è sempre ritrovata da quella parte.

A sinistra evitano accuratamente di farsi questa domanda: perché operai e disoccupati non votano noi e votano la Lega?

Odio e amore lasciateli agli amanti e ai poeti che sanno cosa fare per liberarsene.
 
Nel mio precedente articolo avevo parlato di alcune criticità, relativamente al mondo delle piccole imprese,
presenti del Decreto Fiscale collegato alla legge di bilancio vediamo ora come è finita e cosa è stato effettivamente approvato poco fa con votazione definitiva al Senato.

Le modifiche sono sopraggiunte solo dopo il lavoro in Commissione Finanze alla Camera,
al contrario la Commissione Finanze al Senato non è riuscita a rispettare il Timing fissato
ed a terminare l’esame degli emendamenti e il provvedimento è passato quindi all’esame dell’assemblea
senza aver concluso il passaggio in Commissione e senza il mandato al relatore.


1) Era prevista una maxi sanzione di 1000 euro per ogni f24 (modello di pagamento imposte unificato)
con compensazione di imposte respinto dal sistema Entratel (ad oggi non viene praticamente specificato
se si applica anche ad un f24 che contiene ad esempio anche solo pochi euro)!
Un qualcosa di impensabile per gli operatori del settore che si trovano ogni mese a caricare decine di f24!

Il provvedimento è stato “alleggerito” in quanto cambia la sanzione prevista pari a 1.000 euro per ogni modello F24 respinto,
diventa pari al 5 per cento fino a 5.000 euro di crediti utilizzati in compensazione e ritenuti non spettanti o inesistenti,
mentre oltre 5.000 euro la sanzione resterà fissa a 250 euro.

2) Vengono imposti nuovi limiti alle compensazioni dei crediti di imposta!
Praticamente si possono compensare i crediti derivanti dalle singole dichiarazioni (oltre i 5000 euro annui) dopo 10 giorni dalla presentazione delle stesse!
(ad oggi potevano essere compensati dal primo di gennaio di ogni anno).
Se pensiamo ad esempio che il modello di dichiarazione Persone Fisiche (ex modello unico) ora si presenta al 30 novembre,
quindi la compensazione è possibile praticamente quasi un anno dopo l’insorgenza del credito!
NB Per il rimborso c’è addirittura una strada più lunga e complessa con tempi lunghi e incerti.

Il provvedimento è stato confermato senza nessuna modifica (probabilmente per esigenze di cassa).

3) E’ spostato il termine di scadenza del modello 730 dal 23 luglio al 30 settembre.

Una modifica in parte positiva perchè c’è più tempo per presentarlo dall’altro negativa perchè sposta di fatto le tempistiche dei rimborsi
relativi che con ogni probabilità inizieranno con la busta paga di ottobre relativa a settembre (e non con la busta paga di agosto relativa a luglio come attualmente).

4) E’ prevista la scadenza dell’invio dell’Esterometro trimestrale e non più mensile dal 2020.

5) La lotteria degli scontrini partirà non più da gennaio, ma da metà anno. Saltano, in attesa che si chiuda l’accordo con gli operatori, le multe per chi rifiuta i pagamenti con il Pos.

6) E’ stata rivista la normativa relativa alla responsabilità solidale fra appaltatori e subapparlatori per il versamento delle ritenute previdenziali.

7) L’articolo 4 del Decreto Fiscale prevede una serie di misure in materia di contrasto all’omesso versamento delle ritenute
relative ai lavoratori dipendenti impiegati nei lavori, con l’obbligo solidale in capo al committente del loro versamento nel caso di affidamento di un’opera o di un servizio.
Viene inoltre esteso il Reverse Charge alle prestazioni effettuate mediante contratti di appalto, subappalto, affidamento a soggetti consorziati
o rapporti negoziali comunque denominati, eseguiti con il prevalente utilizzo di manodopera presso le sedi di attività del committente e con l’utilizzo di beni strumentali di proprietà dello stesso.

Le modifiche approvate in commissione nella notte di domenica 1° dicembre restringono l’obbligo del reverse charge esclusivamente ai committenti
che appaltino opere per importi superiori ai 200.000 euro. Il reverse charge, non si applicherà quindi ai condomìni,
(o almeno alla grande maggioranze di essi), a meno che non decidano di avviare lavori di manutenzione straordinaria di un certo peso.
 
Ahahahahah le comiche. Fuori dal mondo.

Ma chi sono e cosa sono chiamati a fare questi “facilitatori”?

Chi sono questi fantasmatici personaggi che, in numero limitato e secondo meccanismi elettivi imperscrutabili
– come spesso sono quelli dei 5 Stelle – dovrebbero appunto svolgere la funzione di facilitatori ?

Un facilitatore dovrebbe facilitare: e fin qui ci siamo.
Ma resta di capire chi sia a dover essere facilitato e soprattutto su cosa costoro debbano essere facilitati.
E ancora, perché ci sia bisogno di codesta facilitazione. Andiamo con ordine.

Chi dovrebbero essere i facilitati?
Immagino dovrebbero essere, fra i pentastellati, coloro che svolgono funzioni di governo,
coloro che siedono in Parlamento e in genere coloro che godano di una qualche funzione esecutiva o decisionale.

Ne viene ovviamente che tutti costoro dovrebbero essere facilitati dai facilitatori in quanto non si sanno facilitare da soli.

E perché non si sanno facilitare da soli? Perché ovviamente non capiscono fino in fondo le cose che sono chiamati a fare
e le conseguenze delle decisioni che son chiamati ad assumere.

Tuttavia, i facilitatori potrebbero facilitare su cose difficili, come sarebbe normale attendersi avvenga,
ma potrebbe accadere debbano facilitare anche su cose facili, perché non si può a priori escludere
che i facilitati abbiano bisogno di esserlo anche su cose facili o perfino facilissime.

Si pensi per esempio al ministro Alfonso Bonafede che non sembra capire che se esiste un sistema sicuro per far durare i processi in eterno,
esso sta proprio nel bloccare il decorso della prescrizione dei reati, come si è ostinato a voler disporre.
Ebbene, si tratta di una deduzione facile, forse facilissima, ma a lui preclusa per imperscrutabili ragioni.
In questo caso, ci fosse stato un facilitatore – a quel tempo non ancora nominato – Bonafede sarebbe stato facilitato
nel capire una cosa pur facile e avrebbe deciso altrimenti. Purtroppo, non c’era ed ecco il guaio!
Ma non per colpa di Bonafede, non facilitato per tempo.

Circa gli argomenti da facilitare, sottolineo che i facilitatori possono ed anzi debbono muoversi a tutto tondo,
nulla restando loro sottratto, nulla immune da una possibile facilitazione: sia le cose difficili, sia quelle facili o facilissime.

Ma pare chiaro che il meglio di sé i facilitatori lo daranno quando si dovranno misurare con argomenti difficili o addirittura difficilissimi: qui si parrà la lor nobilitate!

Eppure, rimane un dubbio.
Trattandosi di cose appunto difficilissime, non potrebbe darsi il caso che a loro volta i facilitatori abbiano bisogno di essere facilitati?
Certo, non sempre e non in ogni caso. Ma potrebbe accadere che in alcuni casi (che so?) – quando si tratti di geopolitica mediorientale,
tema assai complesso ed articolato – i facilitatori abbiano bisogno di una facilitazione.

E allora a chi rivolgersi ?

Siamo di fronte ad una situazione assai rischiosa per la vita stessa dello Stato:
se i facilitatori hanno bisogno di esser facilitati e nessuno li facilita, come faranno a facilitare chi ha bisogno della loro facilitazione?

Ecco perché alcuni consigliano a Beppe Grillo e a Luigi Di Maio di nominare un gruppo più ristretto di super-facilitatori,
col compito specifico di facilitare i facilitatori ordinari quando non siano in grado di facilitare chi ne abbia bisogno.

Se poi ci si chieda perché ci sia bisogno di questa facilitazione, la risposta è ovvia:
perché i facilitati sappiano cosa fare, mentre non lo sanno; capiscano, mentre non capiscono;
siano in grado di decidere con adeguata cognizione di causa, mentre di solito non lo sono; pensino, mentre non pensano.

Ne viene che fondamentale è la scelta, direi la selezione, dei facilitatori, alla cui sapienza è delegata la sorte dei facilitati.

Rincuora allora sapere che tra i facilitatori appare perfino l’ex-ministro Danilo Toninelli:
questa sì che è una bella notizia , capace di fortificare – e di facilitare – i facilitati.

Infatti, dobbiamo credere che Toninelli, già ministro nel precedente governo, abbia tutte le carte in regola,
per esperienza e conoscenza, allo scopo di facilitare chi da lui si attenda la facilitazione.

E per esempio Bonafede. Non posso nascondere la soddisfazione al solo immaginare che Toninelli possa facilitare Bonafede,
per esempio nel riformare il processo civile o quello penale. Da solo, Bonafede potrebbe trovare un qualche inciampo, una qualche difficoltà imprevista.
Ma una volta facilitato da Toninelli, dobbiamo credere che ogni difficoltà sarà spazzata via e tutto sarà chiaro, chiarissimo.
Si immagini, usando un pizzico di fantasia, il povero Bonafede triste e pensoso nelle sale auliche e fredde del ministero,
alle prese con impervi interrogativi di sapore amletico: citazione o ricorso? Ricorso o citazione? Questo è il problema.
Ma quando egli è in procinto di disperare, attanagliato dal dubbio, appare Toninelli, il quale, dall’alto del suo profondo e sperimentato sapere giuridico,
principia a facilitarlo, e facilitandolo oggi, facilitandolo domani, gli toglie il dubbio: ci vuole il ricorso e bando alla citazione!

Ecco come immagino all’incirca possa esser nata la recente riforma del processo civile.

Ben vengano dunque i facilitatori se possono davvero facilitare i loro facilitati, come Toninelli potrebbe fare con Bonafede.
E tacciano le malelingue, i rancorosi, i critici di bassa lega, i sapientoni a buon mercato.

Tutti, nessuno escluso (e perciò anche costoro) abbiamo bisogno di facilitazioni.
È dunque normale che Grillo e Di Maio abbiano avuto questa benemerita idea allo scopo di facilitare chi ne abbia bisogno.

Rimane però da chiedersi chi mai potrà facilitare gli stessi Grillo e Di Maio, ove ne avessero bisogno: e credo che bisogno ve ne sia a bizzeffe!

Avanzo una proposta: che siano i facilitati a nominare i facilitatori di entrambi.
Questa forse sarà forse la miglior prova della riuscita o della non riuscita della facilitazione loro riservata: che Grillo e Di Maio finalmente imparino a pensare.

E tuttavia, attenzione: bello parlare e predicare la facilitazione, ma di facilitazione in facilitazione
si può anche rischiare di facilitare al punto che il facilitato impari davvero a pensare: e allora... addio facilitazione!
 
I comportamenti posti in essere dalle forze politiche sono tali da richiedere un’approfondita attenzione.

Non si può rimanere distratti di fronte alla superficialità con cui vengono affrontate importanti questioni per la vita del Paese e senza alcuna comprensione dei suoi autentici interessi.

Tutto viene visto in funzione propagandistica ai fini del potere.

Rilevanti tematiche, quali ad esempio il Mes, anziché essere trattate con il dovuto rigore e con spirito unitario in considerazione degli interessi in gioco,
danno luogo alle più svariate valutazioni, ingenerando incertezze e sconcerto.

Vi è il segretario della Lega, Matteo Salvini, il quale sostiene che, così come il Mes, è formulato, torna utile alla Germania e svantaggia l’Italia.

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, la cui posizione è favorevole all’accordo, nel tentativo di tranquillizzare,
afferma che non vi sono pericoli di alcun genere per l’Italia, non essendoci modifiche alla situazione precedente; e poi si opera proprio per apportare alcune modifiche.

Le stesse osservazioni si devono fare rispetto a talune prese di posizione del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte:
egli, di fronte alla possibilità che i Comuni possano aggredire i conti correnti dei contribuenti inadempienti,
ha in un primo momento asserito che non c’era da preoccuparsi salvo poi ad affermare successivamente che, in tal modo,
si effettuava l’equiparazione alla normativa dell’Agenzia delle Entrate: questo dimostra la fondatezza delle preoccupazioni.

Un’altra grave ferita alla vita dei cittadini viene inferta con l’abolizione della prescrizione: sulla base di motivazioni del tutto infondate.
Si rinuncia a un istituto conosciuto negli ordinamenti giuridici più antichi.

Bisogna domandarsi che senso abbia affermare che, con la prescrizione, molti delinquenti, servendosi di astuzie avvocatesche,
riescono a farla franca, quando è noto al colto e all’inclita che le dilazioni nei processi le concedono i giudici.

Mancano poi, nella manovra finanziaria attuale, logica ed equità.

Quando non vi sono le risorse, bisogna guardare le situazioni di ordine generale e prestare soccorso solo ai bisogni autentici.
Ed invece, per ottenere il consenso elettorale, si attribuiscono benefici a talune categorie, colpendone senza criterio altre per trovare le coperture necessarie.

È ingiusta, ad esempio, ove venga attuata, la limitazione della detrazione delle spese sanitarie per i redditi di una certa entità
quando un cittadino facoltoso paga le tasse. Ha gli stessi diritti di tutti gli altri.

Il caso Ilva di Taranto, poi, dimostra la mancanza di una politica industriale; in nome di un giustizialismo di facciata,
si è più volte modificato il cosiddetto scudo penale, arrecando un colpo alla credibilità del Paese.

Non esiste, inoltre, una politica delle riforme.

La riduzione del numero dei parlamentari serve solo a fare presa su certo elettorato, ma non a rivitalizzare il Parlamento,
che abbisogna, nel caso di mantenimento delle due Camere, di una differenziazione delle funzioni.

La grande negletta, in taluni paesaggi importanti, è la Costituzione:
come non ricordare, a tal proposito, che il Governo Renzi, con decreto-legge,
ha posto nel nulla una sentenza della Consulta riguardante l’adeguamento di tutte le pensioni al costo della vita.

Assoluta è, poi, la trascuratezza nei confronti della Pubblica amministrazione:
si presentano come riforme-interventi (spesso di natura ingiustamente repressiva) sul personale,
nel mentre una autentica riforma deve riguardare la rideterminazione delle competenze degli uffici, la semplificazione normativa,
il passaggio da un’amministrazione per procedimenti a un’amministrazione per atti, la riformulazione delle responsabilità degli addetti.

Non può portare miglioramenti effettivi la digitalizzazione, se non si opera sui pubblici apparati nel modo sopra ricordato.

Nelle attuali classi dirigenti non è dato riscontrare un’adeguata cultura politica
.

I medievali, perfino, appaiono più avanzati dei politici del nostro tempo.

Tommaso d’Aquino affermava che il potere non è un imperium a favore di chi lo detiene,
ma un officium, una potestà di servizio avente come fine il bonum commune.

In una riproposizione della “querelle des Anciens et des Modernes”, noi affermiamo che l’Aquinate, in politica, è di gran lunga più moderno.
 
Pubblichiamo uno stralcio della relazione dell’avvocato Enzo Vitale del Foro di Catania
pronunciata in occasione del 69esimo Congresso nazionale di studio dell’Unione Giuristi cattolici italiani,
dal titolo “Diritto e diritti nell’età secolare”, svoltosi a Roma il 6 e 7 dicembre 2019


[...] Da un terzo versante, non posso non ricordare la recente vicenda della prescrizione,
della quale molti mostrano di non sospettare neppure lontanamente l’autentico statuto giuridico.

È noto che un recente provvedimento, che dovrebbe aver vigore dal prossimo gennaio,
blocca il decorso della prescrizione dei reati dopo la sentenza di primo grado,
senza peraltro neppure distinguere fra decisione di condanna e di assoluzione.

Si inaugura in tal modo una nuova sovranità del legislatore esercitata addirittura sul decorso del tempo,
il quale – secondo i normali ma oggi negletti principi del diritto, che ancora si preoccupavano delle esigenze della giustizia –
può essere sospeso (per riprendere da dove era stato fermato), interrotto (per riprendere da capo), ma non bloccato (per non decorrere mai più in eterno).

Si dimentica tuttavia che il tempo – ancora una volta – non è nella disponibilità di nessuno, neppure del legislatore,
e che perciò ipotizzare una trasformazione della dimensione temporale nel verso della completa stasi ad infinitum
equivale a porsi addirittura oltre il sacro, la celebrazione del quale conosce certo il tempo liturgico,
ma come tempo che si affianca a quello ordinario, senza in alcun modo violarlo: anzi, valorizzandolo.

Inoltre, la prescrizione si pone in sintonia con la presunzione di non colpevolezza, di cui costituisce una sorta di sintesi finale,
nel senso che il diritto riconosce che se entro un determinato tempo – commisurato alla gravità del resto contestato –
la pubblica accusa non è riuscita ad ottenere una decisione di condanna, allora a prevalere è il favor libertatis:
l’imputato – per ragioni di giustizia – non potrà più essere perseguito.

Sicché depotenziare o addirittura privare di effetto giuridico la prescrizione equivale a ledere in modo irreversibile la presunzione di non colpevolezza,
a prescindere dalla circostanza, di sapore kafkiano, di un essere umano che, dopo la sentenza di primo grado,
potrà rivestire la qualifica di imputato in servizio permanente effettivo anche – in linea di principio – per tutto il resto della propria vita.

Il processo penale in questo modo non sarà più di durata eccessiva: sarà eterno.

Siamo così in presenza di un Diritto penale del dominio sul tempo e sulla giustizia: una ingiustificabile iper-cronocrazia.
 
E va bene porgere l’altra guancia, proprio come ha insegnato Lui.

Ma Lui, Gesù, non dimentichiamolo, è lo stesso che fece un macello tra le bancarelle dei mercanti che affollavano il sagrato del tempio di Gerusalemme. Scacciandoli.

È vero che la fede, come la storia, non si fabbrica con i “se”.
Ma nessuno ci può togliere dalla testa che se qualche filisteo, anziché di apostasia, lo avesse accusato di pedofilia per via del celebre «lasciate che i fanciulli vengano a me»,
Lui non l’avrebbe presa bene. E, forse, al suddetto, ipotetico, filisteo l’orecchio glielo avrebbe staccato piuttosto che riattaccarglielo come fece con Malco, il servo di Caifa mutilato da Pietro.

Vescovi e preti parlano su tutto. Ma da loro nessuna condanna

Ma poiché può capitare che Dio, come cantava De Andrè, «ha già troppi impegni» nell’Aldilà per dedicarsi alle umane quisquilie,
era lecito attendersi una reazione da chi ne fa le veci “nell’aldiqua”. Niente di trascendentale, s’intende.

Solo robe di questo mondo. Civile, mite e cristiano. Ad esempio, una “breve” su Avvenire o sull’Osservatore Romano,
o magari una nota della Cei che oltre alla consueta condanna di Salvini censurasse anche il
blasfemo manifesto su Gesù a membro eretto
rimasto per tre giorni in orribile evidenza al Macro di Roma.

Solo questo, mica il trattamento riservato ai dissacratori di Maometto del Charlie Hebdo.

Invece niente, reazioni zero da quegli stessi ambienti che parlano tutto tutti gli altri giorni.

Almeno fino all’arrivo della notizia che il manifesto era sparito, con tanto di scuse da parte del direttore del Macro.

E solo allora scorre l’inchiostro.

Prima no, pena l’accusa di oscurantismo che disturba certe tonache-sardine più dell’atroce blasfemia su Gesù.

Ora, invece, il caso è chiuso senza che nessuno si sia esposto. E tanto basti.

Di questi tempi, è già tanto se per salutare il mezzo miracolo del manifesto rimosso i vescovi non intonino Bella Ciao al posto del Te Deum.
 
Rilancio con piacere questo ottimo file che riflette con stupore sulla votazione a favore della prosecuzione della riforma del MES
anche se con una modalità a “PACCHETTO”, che in realtà è una modalità a “PACCO”, perché peggiora il già potenzialmente disastroso MES.

Sullo stupore non sono d’accordo, dato che da quando hanno fatto l’accordo con il PD
e votato la maniaca dell’austerity pupilla della Merkel come presidente della Commissione Europea
CON I LORO VOTI DECISIVI ho già fatto vari articoli in cui spiego che ormai i M5S hanno venduto la propria dignità per rimanere alla greppia.

Ma non vi è venuto il dubbio che fin dall’inizio qualche mega volpone vi abbia creato
(come ora che siete BRUCIATI sta creando le sardine e i “GRETINI” come specchietti per le allodole
contro i popoli che si stanno svegliando e votano i Salvini e le Meloni che cercano finalmente di difenderli
DAL VERO NEMICO CHE E’ LA FINANZA USUROCRATICA CHE IL MES MANIFESTA IN MODO PLATEALE
)
e selezionato con grande accuratezza (e non è un complimento), proprio in vista di quello che ora sarete costretti a votare per rimanere alla greppia?

Per cui sareste stati usati come utili idioti miracolati cui è stato fatto provare il mondo dorato del Parlamento
e una volta che “ci hanno fatto la bocca” per 5 anni e si sono abituati alla bella vita
gli facciamo votare tutti i MES, TUTTE LE RIFORME BANCARIE UE e tutta la macelleria sociale che ne deriverà,
per poter spolpare i risparmi e i “gioielli di famiglia” dell’Italia e degli italiani con la minaccia di farvi tornare
ALLA VITA PRECEDENTE DA POVERACCI MEDI ITALIANI, QUELLI CHE DOVEVATE DIFENDERE E RISCATTARE,
MENTRE AVETE PENSATO SOLO A RISCATTARE VOI STESSI, ALTRIMENTI I MINIBOT (AD ESEMPIO)
DOVEVANO ESSERE ANCHE UNA VOSTRA PRIORITA’, se non capite perché il vero problema è proprio questo, la vostra incompetenza media pietosa!!
Fatevi fare una lezione in merito da Borghi, dai e dai alla fine capirete qualcosa di Macroeconomia e Economia Politica VERA!!

Diabolica intelligenza e progettualità a medio e lungo termine!!

RISCATTATEVI E SMETTETE DI FARVI PRENDERE IN GIRO DAL “SISTEMA” CHE VI HA CREATO!

Ora passiamo a qualche esempio:


Cara Taverna, ma almeno smetti di grattare gli specchi per arrampicarti.


Per non dire tutti questi altri poltronari:


Sul MES avete sfondato “il fondo” della decenza. Avete votato per proseguire col MES solo per la poltrona



Ponete fine a questo scempio ignobile della volontà di chi vi ha votato.

Soprattutto dato che la stragrande maggioranza dei deputati 5 stelle proviene da collegi del SUD ridate dignità al tutto il SUD,
vedere centinaia di deputati e senatori 5 stelle DEL SUD ITALIA che vendono la loro dignità per restare alla greppia non fa che rinnovare i pregiudizi sul meridione degli Scilipoti & C.

Poi arriva Di Maio a dire che si è aperto il mercato delle vacche: MA LA DECENZA ALMENO DI STARE ZITTO NO?
Chi si è venduto tradendo il programma sul MES E CONTRO IL PD COME MALE ASSOLUTO PER L’ITALIA con cui e per cui milioni di italiani ti hanno dato la fiducia votandovi?

Chi se ne va dal M5S dopo il mega inciucio col PD e con il vergognoso comportamento sul MES è un italiano, un meridionale con la dignità. PUNTO.

E vorrei far notare che se sarà il M5S a far precipitare l’Italia tutta nello “SCIVOLO GRECO” che porta a miseria,
disperazione e disastro sociale votando MES, Riforma Bancaria e lasciandosi fregare su Ilva, Alitalia, ecc.
si creerà una frattura fra Nord e Sud Italia che potrebbe portare a una vera secessione quando esploderà la crisi
che già si profila minacciosa all’orizzonte e le clausole capestro del MES ci renderanno una miserabile colonia franco tedesca.

Riguardatevi il video di Borghi che giustamente va all’attacco di un premier che ha tradito il suo paese,
tradendo il mandato votato a maggioranza parlamentare sul MES a Giugno e quindi per lui giuridicamente vincolante!


ORA GUARDATEVI ALLO SPECCHIO E DECIDETE IL FUTURO DEL NOSTRO PAESE, DEI VOSTRI PARENTI,
DEI VOSTRI FIGLI, DELLA VOSTRA COMUNITA’! E SOPRATTUTTO DELLA VOSTRA DIGNITA’!!
PERCHE’ L’ONORE O IL DISONORE DURANO MOLTO PIU’ DELLA VITA!


SI PUO’ FARE!
 

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