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Caro Rutelli, e il turismo?
Giovedí 18.01.2007 12:16
Di Vincenzo Caccioppoli
Fanno un po’ impressione i dati Uic recentemente pubblicati a proposito del turismo in Italia. Quelli del 2006, infatti, parlano di una crescita di stranieri nel nostro paese del 10,8%, del 5,7% dei pernottamenti e del 6,6% delle entrate valutarie. Ma malgrado questi incoraggianti risultati, trascinati dalla performance molto positiva di Roma, e che hanno avuto anche un importante traino l’organizzazione delle olimpiadi invernali a Torino, dal punto di vista della competitività anche in questo settore la crescita è a livello zero.
In poche parole grazie a questi buoni risultati siamo riusciti a recuperare il terreno perso nei precedenti tre anni e siamo ritornati al livello del 2002, ben staccati dai leader incontrastati in Europa, Francia e Spagna. Inoltre secondo una indagine effettuata dallo Studio Ambrosetti in collaborazione con il touring Club Italiano, senza un radicale cambio di strategia la quota del nostro paese è destinata a scendere dal 4% di adesso al 3% entro i prossimi anni.
E pensare che Rutelli in ognuna delle sue tante comparsate televisive pre-elettorali aveva puntato proprio su questo aspetto, il rilancio dell’industria del turismo come una delle grandi priorità del prossimo governo.Sono passati sette mesi ma non si riesce a scorgere un solo progetto che vada verso questo scopo. Unica decisione enfaticamente lanciata come fosse la panacea di tutti i mali del settore, la nomina di Paolucci, chief executive per l’Italia di Microsoft a capo dell’ente per il turismo.
Al di là di tutte le argomentazioni sulla opportunità o meno di una simile scelta, non si capisce cosa cavolo c’entri un manager, pur validissimo come il capo di Microsoft, con il turismo, se non forse il fatto che era necessario far partire il portale del turismo (www.italia.it), per il quale sembra sia stata spesa la cifra modica di 40 milioni di euro, senza che fino ad ora questo abbia avuto ancora l’avvio, sembra incredibile il fatto che a questo non sia seguito nessuna altra decisione strategica opportuna. E non a caso questo portale ancora non ha preso l’avvio, quando forse sarebbe bastato un programmatore e due web designer per arrivare ad un prodotto presentabile.Questa sembra l’ennesima decisione fine a sé stessa e quindi senza un risultato proficuo e duraturo.
E veramente desolante vedere come viene considerata un’industria che malgrado tutto rappresenta ancora il 12% del Pil e che fino alla fine degli anni 70 ci vedeva come paese leader delle destinazioni mondiali del turismo( e non il quinto di adesso), ma d’altra parte forse l’errore di base è proprio qui, in Italia il turismo non è mai stata considerata una vera e propria industria che ha bisogno quindi di manager e personale qualificato per andare avanti. D’altronde il personale turistico laureato nel nostro paese è il 4%, contro il 16%della Spagna, il 10% della Francia e l’8%della Grecia, che non a caso ci precedono in classifica.
Ma quali sono i motivi che hanno reso il settore in crisi da oltre un decennio? Molti e differenti anche se tutti partono da una mancanza di strategia per lo sviluppo del settore; costi elevati, scarsa cura della qualità, poche infrastrutture, pessimi collegamenti intercontinentali, scarsità ed inefficienza negli investimenti e mancanza quasi totale di politiche ad hoc da parte delle autorità preposte.Si è sempre confidati troppo sulla bellezza del paese, senza preoccuparsi della qualità dei servizi, che in ogni mercato competitivo determinano le scelte dei consumatori.
E’ per questo motivo che il silenzio del governo sull’argomento risulta ancora più assordante e colpevole. Non si risolve certo un problema di tale gravità con un rinnovamento dei vertici dell’enit (le cui inefficienze e storture meriterebbero un discorso a parte) né attraendo grandi nomi di prestigio in incarichi a cui poi difficilmente possono dedicare grande impegno. Occorrerebbe invece una strategia precisa, una politica di investimenti comune fra Stato e Regioni per valorizzare le nostre strutture e per attrarre i turisti, come ha saputo fare brillantemente la Spagna. L’esempio di Roma potrebbe essere indicativo.In questi ultimi due anni la città ha saputo organizzare una serie di manifestazioni artistiche e culturali, senza eccessivi investimenti, che hanno riacceso l’attenzione del mondo sulla capitale.Certo è che un rilancio del turismo non può prescindere da n profondo rinnovamento delle proprie strutture infrastrutturali ormai obsolete e poco efficienti.
Non serve essere il secondo paese in Europa (dietro la Francia) come numero di posti letto circa 4,5 milioni se poi questi non vengono quasi mai riempiti, serve creare le condizioni affinchè i visitatori ritornino nel nostro paese, creando quel volano che poterebbe crescita, occupazione ed interesse verso il nostro paese.Ma forse anche in questo caso qualche esponente della maggioranza potrebbe protestare perché troppi americani in Italia rischiano di danneggiare la nostra immagine verso i paesi arabi o forse qualcun altro potrebbe obiettare che troppi turisti potrebbero danneggiare le nostre bellezze artistiche o il nostro verde, sono paradossi ed esagerazioni certo ma visto il clima autolesionistico che si respira all’interno della maggioranza non ci sarebbe da stupirsene se si verificassero simili episodi.


Sono di questa opinione da anni: potremmo essere la 'portaerei del turismo' mondiale.
Saluti
 

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