Franco52
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BORSE - Il secondo semestre dell’anno è partito oggi con indicazioni che peggio di così francamente non potevano essere, dando l’impressione di un pericoloso avvitamento al ribasso i cui obiettivi sono impossibili da prevedere.
Tutte le Borse europee stanno perdendo oltre 2 punti percentuali. Parigi, Madrid e Milano hanno fatto segnare in avvio di seduta il nuovo minimo dell’anno. Londra, Francoforte e Zurigo si sono avvicinati molto al bottom di marzo.
Rispetto a ieri però non è cambiato molto nel quadro generale e non ci sono ragioni specifiche per spiegare il crollo verticale di molti settori. C’è ovviamente un crescente pessimismo sulle prospettive dell’economia mondiale, che per la prima volta da decenni sperimenta uno scenario di rallentamento in presenza di una inflazione che cresce in modo robusto.
In occasione delle precedenti crisi dei mercati finanziari i prezzi delle materie prime, e soprattutto del petrolio, hanno subito sempre violente correzioni permettendo in qualche modo all’economia di riequilibrare le cose. Qualche esempio recente:
1 Nel 1998, in occasione della crisi valutaria dei paesi emergenti, il petrolio perse il 35% in due mesi.
2 Nel 2000, in occasione dello scoppio della bolla Internet, il petrolio perse il 33% in due mesi.
3 Nel 2001, in occasione dell’attentato alle torri gemelle il petrolio prima schizzò al rialzo del 20%, per poi perdere il 50% in tre mesi.
Oggi l’esperienza è completamente diversa. Pur in presenza di evidenti segnali di rallentamento della domanda mondiale di petrolio e dei consumi, i prezzi di molte materie prime continuano a crescere imperterriti.
Ieri il prezzo del petrolio ha toccato a New York il nuovo massimo storico a 143,90 dollari e anche oggi veleggia intorno ai 143 dollari al barile.
C’è chi imputa la maggior parte della colpa alla debolezza del dollaro. Sarà anche vero, ma non riusciamo a spiegarci per esempio perchè negli ultimi 3 mesi il cambio euro/dollaro è rimasto sostanzialmente piatto, mentre il petrolio si è rivalutato del 40%.
Abbiamo dunque il sospetto che l’enorme massa di liquidità immessa dalle banche centrali per sostenere il settore finanziario dopo lo scoppio della crisi subprime non stia aiutando a risolvere il problema. Lo dimostrerebbe il fatto che l’Euribor (il tasso utilizzato nei finanziamenti tra banche) è ai massimi degli ultimi anni e le banche non si fidano ancora l’una dell’altra. Temiamo invece che stia andando a finanziare la più grossa bolla speculativa mai vista prima sulle materie prime.
E purtroppo, se così è, la bolla continuerà a gonfiarsi senza sentir ragioni, finchè uno semplice spillo la farà esplodere. Quando e come nessuno lo sa.
www.websim.it
Tutte le Borse europee stanno perdendo oltre 2 punti percentuali. Parigi, Madrid e Milano hanno fatto segnare in avvio di seduta il nuovo minimo dell’anno. Londra, Francoforte e Zurigo si sono avvicinati molto al bottom di marzo.
Rispetto a ieri però non è cambiato molto nel quadro generale e non ci sono ragioni specifiche per spiegare il crollo verticale di molti settori. C’è ovviamente un crescente pessimismo sulle prospettive dell’economia mondiale, che per la prima volta da decenni sperimenta uno scenario di rallentamento in presenza di una inflazione che cresce in modo robusto.
In occasione delle precedenti crisi dei mercati finanziari i prezzi delle materie prime, e soprattutto del petrolio, hanno subito sempre violente correzioni permettendo in qualche modo all’economia di riequilibrare le cose. Qualche esempio recente:
1 Nel 1998, in occasione della crisi valutaria dei paesi emergenti, il petrolio perse il 35% in due mesi.
2 Nel 2000, in occasione dello scoppio della bolla Internet, il petrolio perse il 33% in due mesi.
3 Nel 2001, in occasione dell’attentato alle torri gemelle il petrolio prima schizzò al rialzo del 20%, per poi perdere il 50% in tre mesi.
Oggi l’esperienza è completamente diversa. Pur in presenza di evidenti segnali di rallentamento della domanda mondiale di petrolio e dei consumi, i prezzi di molte materie prime continuano a crescere imperterriti.
Ieri il prezzo del petrolio ha toccato a New York il nuovo massimo storico a 143,90 dollari e anche oggi veleggia intorno ai 143 dollari al barile.
C’è chi imputa la maggior parte della colpa alla debolezza del dollaro. Sarà anche vero, ma non riusciamo a spiegarci per esempio perchè negli ultimi 3 mesi il cambio euro/dollaro è rimasto sostanzialmente piatto, mentre il petrolio si è rivalutato del 40%.
Abbiamo dunque il sospetto che l’enorme massa di liquidità immessa dalle banche centrali per sostenere il settore finanziario dopo lo scoppio della crisi subprime non stia aiutando a risolvere il problema. Lo dimostrerebbe il fatto che l’Euribor (il tasso utilizzato nei finanziamenti tra banche) è ai massimi degli ultimi anni e le banche non si fidano ancora l’una dell’altra. Temiamo invece che stia andando a finanziare la più grossa bolla speculativa mai vista prima sulle materie prime.
E purtroppo, se così è, la bolla continuerà a gonfiarsi senza sentir ragioni, finchè uno semplice spillo la farà esplodere. Quando e come nessuno lo sa.
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