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Banche: tra mutui e costi Draghi suonerà la sveglia L’ASSEMBLEA BANCA D’ITALIA / L’INSTABILITÀ FINANZIARIA, L’ASSETTO DELLA VIGILANZA, LA DIFESA DEL CONSUMATORE, I CONFLITTI D’INTERESSE: ECCO COSA GLI ESPERTI SI ATTENDONO DAL GOVERNATORE Guida rigorosa




ADRIANO BONAFEDE




«Portabilità dei mutui, abolizione di commissioni e spese, riduzione dei costi del personale, attivazione di tutto ciò che facilita il passaggio dei clienti da un istituto all’altro. Ecco una bella sfida per il Governatore Mario Draghi, che sabato prossimo farà le sue ‘considerazioni finali’. Finora, però, quel po’ di riduzione dei prezzi che c’è stata è avvenuta comprimendo i margini. Bisognerebbe invece cominciare a incidere anche sui costi, soprattutto sul costo del lavoro, che rappresenta il 70 per cento del totale. Chissà se Draghi vorrà anche dare una spinta verso una maggiore flessibilità del lavoro, oggi ingessato da contratti troppo rigidi». Per Ignazio Rocco di Torrepadula, partner del Boston Consulting Group, l’Assemblea della Banca d’Italia del 31 maggio prossimo rappresenta per Draghi un’occasione per mostrare se qualcosa, nel rapporto tra banca e clienti, può migliorare davvero. Un tema già affrontato lo scorso anno. Finora, disse però in quell’occasione, i clienti non hanno avuto alcun vantaggio dalle fusioni. «In ogni caso credo che il Governatore vorrà dare uno stimolo alla competizione, che è la strada migliore per favorire il consumatore». Certo, i dati usciti resi noti dall’Abi nei giorni scorsi non sono confortanti: le spese per il personale continuano a crescere (più 3,8% nel 2007).
Se è fra le priorità di Draghi spronare gli istituti di credito a una maggiore competizione a favore dei clienti, di certo tante altre sono le sue preoccupazioni. «Come presidente del Financial Stability Forum dice l’economista Marco Onado il Governatore ha già analizzato i problemi dell’instabilità finanziaria internazionale e indicato le seisette cose più urgenti da fare. Quel che ci aspettiamo ci dirà sabato prossimo, nelle Considerazioni finali, è come si fa a passare dal dire al fare».
Nell’ultimo anno, un lasso di tempo tutto sommato breve, i mutamenti nel panorama finanziario internazionale sono stati repentini e radicali. Un anno fa c’era qualche timore, e Mario Draghi stesso l’aveva segnalato, di un disinvolto uso di strumenti tesi ad accrescere sconsideratamente la liquidità bancaria. Abbiamo poi visto quanto questi timori fossero fondati. Ma la realtà, come si dice, ha superato la più fervida fantasia. In pochi mesi il mondo è sprofondato, sull’onda del crollo dei subprime, nella più terribile crisi finanziaria del dopoguerra.
È in questa nuova situazione, tutt’altro che rosea, che s’inseriscono le prossime Considerazioni finali. Le indicazioni e i consigli del Governatore, ma anche le sue analisi, costituiranno un punto fermo per tutti e un’ancora cui agganciarsi in questa situazione per molti versi così complicata, soprattutto per l’Italia. «Le analisi sull’economia da una parte, e i pareri che il Governatore fornisce in sede parlamentare dall’altra dice Marcello Messori, economista, oggi anche presidente di Assogestioni sono un contributo prezioso. La verità è che sappiamo sempre meno com’è fatta l’economia del nostro paese, con un’industria in perenne transizione, un settore finanziario abbastanza evoluto e un settore dei servizi non finanziari in grave ritardo».
In quest’ultimo anno, l’azione di Draghi ha toccato vari nodi strutturali. È intervenuto sulla governance delle banche, introducendo una serie di limitazioni tese a ridurre i possibili conflitti d’interesse tra organi interni della banca (Consiglio di sorveglianza da una parte e Consiglio di gestione dall’altra), mentre ha posto anche dei limiti alle retribuzioni dei manager. Poi ha aperto un tavolo di discussione tra banche, sgr e la stessa Banca centrale per far uscire l’asset management italiano dallo stato comatoso in cui si trova, favorendo però anche i consumatori. Infine, proprio nei giorni scorsi, ha rinnovato completamente uomini e strutture della vigilanza, quasi a dimostrare che la rivoluzione, prima che fuori, deve cominciare in casa propria. Tutto questo, però, dimostra che Draghi starà ancora di più con il fiato sul collo delle banche, sottoposte a controlli più penetranti.
Ma molti nodi restano da sciogliere. «Sul fronte europeo dice Franco Bruni, ordinario di Economia monetaria Internazionale alla Bocconi bisogna decidere se si può continuare ad andare avanti con una vigilanza bancaria sostanzialmente demandata alle autorità monetarie dei singoli paesi oppure se bisogna fare un salto di qualità. Del resto, abbiamo una moneta unica, abbiamo libertà di movimento delle banche e dei capitali. Perché devono esserci vigilanze separate per ogni singolo paese? È vero, c’è un coordinamento, ma quanto funziona davvero? In autunno il Consiglio dei ministri europeo dovrà prendere su questi temi decisioni su input della Commissione. Vediamo qual è la ricetta di Draghi, ma secondo me sul fronte europeo i singoli stati dovranno cedere potere».
Sul fronte della vigilanza interna, Draghi si presenterà all’appuntamento del 31 maggio con il completo rinnovamento di uomini e organizzazione, come si è visto prima. «È chiaro osserva Donato Masciandaro, direttore del Centro Paolo Baffi sulle banche centrali che con questa’ autoriforma’, un passaggio che io considero molto significativo, la vigilanza diventa in qualche modo il core business della Banca d’Italia. Non solo: quest’ultima si propone anche come soggetto leader nell’attività di controllo, che vede oggi impegnate anche Consob, Isvap e Covip. Per l’Italia potrebbe andar bene un ‘sistema duale’ basato su Banca d’Italia e Consob».
Sul ‘caso italiano’ tradizionalmente il Governatore si sofferma a lungo nelle sue Considerazioni finali. «Ci attendiamo un suo contributo di conoscenza ma soprattutto di indicazioni a fare dice Giorgio di Giorgio, preside dell’Università Luiss di Roma . L’Italia ormai cresce poco da almeno quindici anni. Che politiche possono essere intraprese? Poiché c’è il vincolo europeo del rapporto deficit/pil (e spero che Draghi inviti il governo a tenerlo sempre a mente) bisognerà probabilmente agire su pensioni, sanità e istruzione. Ma sono voci difficili da tagliare. Le idee di Draghi potranno essere illuminanti».
 
Lacrime e banche LA LETTERA




FRANCO DEBENEDETTI




Caro Direttore,la frase sulle sofferenze da infliggere a petrolieri e banchieri, pronunciata dal ministro Tremonti intervistato da Lucia Annunziata, la si può considerare voce dal sen fuggita; ci si può astenere dal darne interpretazioni psicoanalitiche. Ma difenderla come lei fa nel suo articolo di lunedì scorso su Affari & Finanza, perché? Che cosa vuol dire che un’azienda o un settore industriale guadagna "troppo"? Se quando un’azienda guadagna poco, gli azionisti piangono, e se quando guadagna troppo, li fanno piangere i politici, dove porre il confine? Chi lo stabilisce? Sarà per gli utili aziendali come per il merito dei dipendenti statali, il cui punteggio può variare da 3 a 9 ma che è bene che sia sempre 6? La redditività elevata di un settore segnala al mercato un’opportunità; ne vorranno approfittare altri operatori, investiranno, aumenterà la concorrenza. La blocca invece, un Governo che entra a piedi giunti nel mercato, e ottiene risultati opposti di quelli desiderati. Se un’azienda guadagna molto, meglio per lo Stato che incassa più imposte, "meglissimo" se Stato è azionista con quote importanti come per l’Eni. Utili eccessivi in un settore potrebbero esser dovuti al regime fiscale: forse è questo il caso delle deducibilità degli interessi per le banche. La redditività di un settore banche o automobili dovrebbe dipendere da fatti di mercato (prezzo, qualità, prospettive) e l’arbitraggio fiscale dev’essere scoraggiato. Tutte le imposte sono distorcenti, correggerle è ciò che ci si aspetta dall’amministrazione fiscale. Qui invece il proposito dichiarato, che lei sembra condividere, è di introdurre deliberatamente criteri distorcenti. In nome dell’equità, beninteso.
Il "troppo" può segnalare situazioni monopolistiche, comportamenti collusivi, abuso di posizioni dominanti. In quel caso è davvero troppo. Ma le distorsioni nel mercato si correggono eliminandole, non tassandole. Perché in quel caso lo Stato si fa complice dell’abuso, reclamando una parte del maltolto. Lo può fare perchè ha il monopolio della moralità. Ma così esautora coloro che per legge hanno devono essere garanti della concorrenza e del mercato. Si chiamano autorità indipendenti: indipendenti da chi, se non dal Governo? E come fanno a esserlo se il Governo, diffidandone, si sostituisce a loro quando lo crede opportuno? Tutte cose ben note, e lei si chiederà perché le chieda ospitalità per ripeterle. La realtà è che questo episodio rimanda a un problema politico. Alla luce del principio tremontiano "il mercato dove possibile, lo Stato dove necessario" queste critiche hanno buone probabilità di essere messe nel novero del "mercatismo". Una parola che il centrodestra può manovrare con disinvoltura, mentre sospinge il centrosinistra a naufragare sulle spiagge di una vecchia socialdemocrazia. Per liberarsi dal piombo politico dello statalismo, il centrosinistra, pur in mezzo a contraddizioni (perfino nelle lenzuolate di Bersani) e a prezzo di lacerazioni, ha cercato di far accettare i principi di mercato, merito, concorrenza. Dove troverà l’ancoraggio che le eviti di regredire a sinistra e le consenta di conquistare consensi al centro, se il suo avversario deride la sua fede come mercatismo? C’è un altro problema: chi resterà a parlare di mercato e concorrenza, non nel senso di quanto è possibile, ma di quanto è necessario al Paese e non a una parte politica? E questo, caro Direttore, penso che sia un problema che riguarda anche il suo giornale. Sarà interessante trovarvi, numero dopo numero , la risposta.
 
Mi piace e per ora sembra voler consolidare sopra i 4.2.
Tenterei un long su questa tenuta e tentere l'attacco alla rsist a 4.5
 
Nicolina ha scritto:
Mi piace e per ora sembra voler consolidare sopra i 4.2.
Tenterei un long su questa tenuta e tentere l'attacco alla rsist a 4.5
Ciao Nicolina..si come ho postato..se guardi ho scritto..che stiamo consolidando..per poi risalire.
Io..sono long...
Ciao :up:
 
Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 26 mag - Ristagna la
produzione industriale a maggio. Secondo l'indagine rapida
del Centro studi di Confindustria, la produzione industriale
ha registrato una flessione dello 0,1% che "annulla
l'incremento equivalente" di aprile, rivisto al rialzo a
+0,1% dalla stima di -0,2%. "Si profila una flessione
dell'attivita' industriale nel secondo trimestre dopo il
rimbalzo del primo" pari a +0,7%.
Com-Tri-Y

(RADIOCOR) 26-05-08 16:09:46 (0180) 3 NNNN
 
Mutui, Tesoro e Abi illustrano domani l’accordo
(26 Maggio 2008 - 17:06)
MILANO (Finanza.com) - Si terrà domani l'incontro sul tanto chiacchierato accordo relativo alla rinegoziazione dei mutui a tasso variabile per la prima abitazione. Stando a quanto si apprende da una nota, i contenuti dell'intesa saranno illustrati dal neo ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e dal presidente dell’Abi, Corrado Faissola, a partire dalle 16 nella sala della maggioranza del Tesoro.
 
16:47 - Atlantia: Ue chiede a Italia rispetto impegni su norme concessioni -2-



(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 26 mag - A meta'
marzo Charlie McCreevy aveva scritto al governo italiano
chiedendo una spiegazione dei ritardi accumulati chiedendo
esplicitamente all'Italia di "eliminare la possibilita' da
parte dello stato di modificare in via unilaterale le
convenzioni" in materia tariffaria.
All'inizio di aprile il consiglio dei ministri aveva
deciso di stralciare dal decreto 'salva-infrazioni' la norma
che avrebbe chiuso la procedura comunitaria contro le norme
che hanno modificato il sistema delle concessioni
autostradali lasciando la questione in eredita' al nuovo
governo (venne detto esplicitamente allora). Il premier
Romano Prodi si era impegnato esplicitamente a varare un
decreto legge in particolare per prevenire le infrazioni
comunitarie e "mutamenti unilaterali della convenzione da
parte del concedente".
Allora McCreevy aveva giudicato il temporeggiamento
italiano "molto preoccupante" e la situazione "confusa".
La lettera di McCreevy arriva proprio alla vigilia del
voto alla Camera del decreto anti-infrazioni che deve essere
convertito entro l'8 giugno anche in Senato. A Bruxelles
sanno bene che il percorso del decreto potrebbe non essere
lineare poiche' questo contiene anche l'emendamento 'salva
Rete4' per il quale e' annunciato l'ostruzionismo da parte
dell'opposizione.
Indicano fonti comunitarie che nella lettera il
commissario al mercato interno non annuncia nulla di nuovo
rispetto a quanto gia' si conosce sulla vicenda ne' si
profilano nuovi calendari: "Il quadro e' molto chiaro -
indicano le stesse fonti - e al governo italiano non resta
che fare cio' per il quale si era impegnato qualche tempo
fa".
Bruxelles aveva aperto la procedura contro l'Italia nel
novembre 2006 per la possibile violazione delle disposizioni
del trattato riguardanti la libera circolazione dei capitali
e la liberta' di stabilimento. In particolare, la Commissione
riteneva che il nuovo sistema delle concessioni autostradali
potesse "creare incertezza, scoraggiando cosi' gli
investitori". L'indeterminatezza degli obiettivi perseguiti
con le disposizioni in questione e la mancanza di
giustificazione delle misure adottate, era indicato nella
lettera di messa in mora, "possono causare incertezze circa
l'imminente rinegoziazione delle concessioni esistenti e
pertanto il nuovo sistema puo' restringere abusivamente la
libera circolazione dei capitali e il diritto di
stabilimento sanciti dal trattato Ue".
Aps-y-

(RADIOCOR) 26-05-08 16:47:54 (0194) 3 NNNN
 

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