Impressionismo: il fascino intramontabile dell' 800 romantico

Monet

Donna con l' ombrella volto a destra


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Ricordo a tutti gli amanti del genere:


INFO EVENTO
Monet e il Giappone, il Tempo delle Ninfee - Mostra

Dal 29/04/2009 al 27/09/2009 Tel. 02 860165Orario
Lunedì dalle ore 14.30 alle ore 19.30; da martedì a domenica dalle ore 9.30 alle ore 19.30; giovedì aperto sino alle ore 22.30Fascia di Prezzo
AccessibileIngresso
Da Euro 9,00 a Euro 7,00INFO LOCATION
Arte e Cultura - Palazzo Reale

Piazza Duomo, 12 - Milano (MI)Visualizza TelefonoProssimi Eventi (12)Zona
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Garden path Giverny ... folgorante, ... si avverte anche il profumo dei fiori che bordano il vicolo, ... che bellezza !
 
Da Courbet a Monet - Villa Manin - dal 26/9 al 7/10

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Da Courbet a Monet - Villa Manin - dal 26/9 al 7/10

29 March 2009
Con questa mostra straordinaria, ricca di capolavori, viene per la prima volta studiato e raccontato il rapporto tra la nascita della cosìddetta scuola di Barbizon in Francia e la diffusione del realismo e del naturalismo nei Paesi dell’Europa centrale e orientale. Centoventi opere, provenienti da Musei di tutto il mondo, per scoprire la misura profonda di una lezione, quella francese, che nel secondo Ottocento ha dilagato in tutta europa.
Manet, Monet, Renoir, Degas, Van Gogh e tanti altri a confronto con i principali pittori delle Nazioni del Centro ed Est Europa.

Facendo ricorso a 120 opere, provenienti da musei di tutto il mondo, e come logica prosecuzione di alcuni recenti progetti curati da Marco Goldin, ideatore anche di questo per Villa Manin, viene sviluppata una storia che non verrà illustrata attraverso una banale suddivisione nazionale, ma piuttosto si esprimerà con una tematizzazione che metterà puntualmente a confronto i dipinti francesi con quelli dei diversi Paesi dell’Europa centrale e orientale. Così da scoprire, non nella genericità dei nomi ma appunto dalla precisione degli accostamenti, la misura profonda di una lezione, quella francese, che nel secondo Ottocento ha dilagato in tutta Europa.

L’età di Courbert e Monet - Villa Manin

La mostra si concentrerà entro cinque distinti capitoli, che ovviamente molto saranno aderenti al senso del paesaggio, vero esprit del XIX secolo, ma indugeranno anche su altro:

1. Boschi e campagne
2. Città e villaggi
3. Acque
4. Nevi
5. Ritratti e figure

Il puntuale resoconto dei rapporti tra Parigi e le grandi capitali del centro ed est Europa, darà luogo in mostra all’istituzione di un dialogo che si sviluppò sì nell’accostarsi al mondo del realismo e del naturalismo di Barbizon prima e dell’impressionismo poi, ma che seppe anche trattenere quelle affascinanti caratteristiche nazionali che hanno fatto di tanta pittura ottocentesca del centro ed est Europa un caso di assoluta e indimenticabile bellezza.

I viaggi degli artisti, e poi anche dei grandi collezionisti, verso Parigi non sono dunque che il punto di partenza che l’esposizione vuole evidenziare, fissandosi poi però alle caratteristiche di novità che quel vento portò verso Amsterdam, Berlino, Bruxelles, Monaco, Zurigo, Vienna, Mosca, San Pietroburgo, Varsavia, Praga, Budapest, Bucarest e tanti altri centri. E non solo i viaggi verso Parigi, ma anche le mostre che in molte di queste capitali portarono le opere degli stessi artisti francesi. O addirittura taluni quadri che in quelle nazioni vennero realizzati soltanto sul racconto di chi a Parigi era stato, e testimoniava ai pittori che mai vi erano giunti il loro entusiasmo.

Quindi la rassegna di Villa Manin si raccoglierà dapprima attorno ai dipinti di maestri celebri quali Courbet, Corot, Daubigny, Millet, Rousseau solo per dire di alcuni che hanno fatto dell’impronta legata al realismo e al naturalismo la loro forza. Poi si avvicinerà gradualmente al primo tempo impressionista, con un folto e meraviglioso gruppo di opere di Manet, Monet, Sisley, Renoir, Pissarro, Degas, fino all’esplosione dello stesso impressionismo nel suo tempo più pieno, anche con il coinvolgimento di Vincent van Gogh, presente nell’esposizione friulana con quattro, motivatissime opere.

Di volta in volta cercando, e trovando, concordanze di soggetto e linguaggio con i migliori pittori del centro ed est Europa, che quindi saranno agli artisti francesi accostati sulle pareti di Villa Manin. Pittori, almeno alcuni, in Italia non così noti, ma spesso di inarrivabile bellezza e che talvolta hanno gareggiato con gli impressionisti nella precoce realizzazione di certi temi, come nel caso sensibilissimo del grande pittore ungherese Pál Szinyei Merse. E poi da Levitan a Serov in Russia, da Chelmońsky a Podkowinski in Polonia, da Grigorescu e Andreescu in Romania a Chitussi nella Repubblica Ceca, da Leibl a Liebermann in Germania, da Calame al giovane Hodler in Svizzera, da Mesdag a Maris in Olanda, da Rops al primo Ensor in Belgio, da Schuch a Wiesinger – Florian in Austria, solo per fare alcuni nomi tra i tanti che saranno portati a conoscenza del pubblico italiano.

Per far infine comprendere, per la prima volta, il senso di un percorso che ha indubbiamente segnato in modo profondo alcuni decenni di pittura nel secondo Ottocento nel vecchio Continente. Attraverso opere universalmente conosciute, come quelle degli impressionisti francesi, e opere che gareggiano con quelle per fascino anche se non per notorietà. Così Villa Manin porterà alla luce una pagina d’arte straordinaria e il visitatore potrà avvicinarsi a qualcosa di non completamente conosciuto.

ORARI
dal 26/09 al 1/11/2009, tutti i giorni: ore 9-19
dal 2/11/2009 al 7/03/2010:
lunedì-giovedì: 9-18 - venerdì,
sabato e domenica: 9-19

CHIUSO
24, 25, 31 dicembre - 1 gennaio 2010: 11-19

http://www.villamanin-eventi.it/mostra_eta_di_coubert_e_monet.php
 
Renoir

Volevo vedere qualche opera Impressionista, stasera, su Google... e con mia grande sorpresa apparve nella ricerca google delle immagini quadri postati su IO...


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Camille Pissarro

Jacob Camille Pissarro nasce a Saint-Thomas, nelle Antille danesi, nel 1830.

Il padre è un ricco mercante di origini francesi, mentre la madre è di origini creole. Nel 1842 il padre decide di farlo educare in Europa e lo iscrive in un collegio di Passy, nei pressi di Parigi.
Nel 1847, finiti gli studi, Camille Pissarro torna a Saint-Thomas. Si occupa degli affari di famiglia, ma mostra già interesse per la pittura. Deciso a dedicarsi all'arte, nel 1852 fugge a Caracas, in Venezuela, al seguito del pittore danese Fritz Melbye.
Nel 1855 lascia definitivamente il Sudamerica e si trasferisce a Parigi.

A Parigi Camille Pissarro frequenta l'École des Beaux-Arts. Studia intensamente le opere di Camille Corot, che lo colpiscono in modo particolare.
Dal 1859 inizia a frequentare l'Académie Suisse. Entra in contatto con Claude Monet. Su consiglio di Corot, si reca a dipingere all'aria aperta nelle piccole cittadine di provincia e lungo i fiumi. Sempre nel 1859 partecipa per la prima volta al Salon con un paesaggio di Montmorency.
Inizia la sua relazione sentimentale con Julie Vellay, da cui avrà 8 figli.
Nel 1861 diventa amico di Cézanne e Guillaumin. Viene 1861 viene rifiutato al Salon, e lo stesso si ripete nel 1863. Per questo, Pissarro decide di esporre al Salon des Refusés.
Come molti altri pittori, è un assiduo frequentatore del Café Guerbois, il locale di Batignolles dove si tengono accese discussioni sull'arte. Comincia a esercitare la sua influenza su alcuni compagni, tra cui Monet e Cézanne. Viene molto apprezzato anche da Zola.
Espone al Salon sia nel 1864 che nel 1866. Ma il suo stile è in trasformazione. Le atmosfere cupe dei paesaggi, influenzate dal realismo dei Barbizon, cede il posto a un colorismo più libero, che prelude alla svolta impressionista.
Nel 1866 lascia Parigi per motivi economici e si trasferisce a Pontoise. A contatto diretto con la natura la sua pittura si fa sempre più sciolta e luminosa (L'Ermitage a Pontoise, 1867).
Nel 1867 Pissarro è escluso dal Salon ufficiale. Firma, quindi, una petizione per un nuovo Salon des Refusés. Con lui sono anche Monet, Bazille, Renoir e Sisley.
Nel 1869 è a Louveciennes, ma vi resta ben poco.

Nel 1870 Camille Pissarro si rifugia a Londra per sfuggire alla guerra franco-prussiana. Qui sposa Julie Vellay. Ristabilisce i contatti con Monet, anch'egli emigrato.
Charles Daubigny lo introduce presso la galleria di Paul Durand-Ruel, che diventa il suo mercante di riferimento.
Nel 1872 Camille Pissarro è di nuovo a Pontoise. Lavora anche a Osny e ad Auvers, dove lo raggiunge Cézanne.
Nel 1874 figura tra i promotori della prima mostra degli impressionisti presso lo studio del fotografo Nadar. Alla fine, risulterà l'unico artista ad aver partecipato a tutte le otto mostre che si succederanno dal 1874 al 1886.
Negli anni dal 1875 al 1880 deve affrontare notevoli difficoltà economiche. A poco servono le aste di opere organizzate insieme ai compagni. Viene aiutato da collezionisti e protettori come Gustave Arosa e Eugène Murer, grande sostenitore degli impressionisti.
Nel 1877 Pissarro viene raggiunto a Pontoise da Paul Cézanne, che trascorre frequenti periodi a dipingere con lui. Nello stesso anno Arosa gli presenta Paul Gauguin, all'epoca dedito alla pittura non ancora a tempo pieno.
Dal 1881 si dedica al tema dei contadini, che raffigura in varie tele.
Nel 1882 si stabilisce a Osny, dove trascorre due anni. Nello stesso periodo comincia a interessarsi al socialismo.
Nel 1884 si trasferisce a Eragny. Tiene una personale da Durand-Ruel. Nel 1885 entra in contatto con Georges Seurat e Paul Signac. È attratto dalla tecnica puntinista, che adotta in maniera intermittente e personale, fino al 1890 circa. Sempre nel 1885 diventa anarchico.
Nel 1886 tiene una personale presso la galleria di Durand-Ruel a New York. Nel 1889 le sue opere figurano in varie mostre importanti: la mostra del centenario dell'arte francese all'Esposizione universale di Parigi e la mostra del gruppo dei "Venti" a Bruxelles.
Nel 1892 tiene una grande mostra da Durand-Ruel a Parigi.
In contrasto con la società borghese e anarchico convinto, nel 1894 è costretto a fuggire in Belgio. Tra il 1996 e il 1998 dipinge spesso vedute di Rouen. Negli ultimi anni lavora a Parigi, Dieppe e le Havre. Colpito da una malattia agli occhi, smette di dipingere all'aperto. Osserva città e paesaggi dall'alto, da finestre affacciate su grandi boulevard, vecchi palazzi, marine.

Camille Pissarro muore a Parigi nel 1903.


La maison de Piette a Montfocault, 1874
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Champ de Seigle. Côte des Mathurins
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Portrait de Jeanne 1898 - era la figlia -
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Automne matin à Eragny 1897
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La Lavandaia
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Renoir..

Qualche cenno biografico:

Pierre-Auguste Renoir nasce a Limoges nel 1841.

La famiglia è di modeste condizioni. Pertanto, inizia molto presto a lavorare come apprendista decoratore di porcellane presso la manifattura dei Lévy Frères. Contemporaneamente frequenta le lezioni dello scultore Callouette all'École de Dessin et d'Arts décoratifs.
Dal 1858 comincia a lavorare in proprio, e collabora con il pittore Gilbert. Trasferitosi a Parigi, Renoir si reca spesso al Louvre, per copiare le grandi opere del passato. Le preferenze vanno a Rubens, Fragonard, Boucher, ai pittori veneti del '500. Tra i contemporanei, il preferito è Delacroix.

Nel 1862 frequenta l'École des Beaux-Arts e lo studio di Gleyre. Qui Renoir incontra tre personaggi, che segneranno il corso della sua vita futura: Claude Monet, Alfred Sisley e Frédéric Bazille.
Nel 1863 partecipa per la prima volta al Salon con Esmeralda che danza. Lasciato Gleyre, Renoir divide lo studio con Bazille. Si reca spesso nella foresta di Fontainebleau a dipingere "en plein air" insieme a Monet, Pissarro e Sisley.
Escluso dal Salon nel 1867, Renoir assieme a Bazille, Pissarro e Sisley è il promotore del Salon des Refusés, che però non viene attuato.
È assiduo frequentatore del Café Guerbois, punto di ritrovo di Manet, Monet, Bazille, Sisley, Degas e compagni. Nel 1868 Lise (1867), esposto al Salon, ottiene un grande successo. Dipinge Pattinatori al Bois de Boulogne.
Nel 1869 lavora spesso all'aperto con Monet. Assieme riprendono i giochi di luce sull'acqua de La Grenouillère, uno stabilimento balneare sulla Senna.

Scoppiata la guerra franco-prussiana, Renoir viene arruolato nei cavalleggeri. Nel 1873 dà vita con altri artisti alla "Société Anonyme des artistes, peintres, sculpteurs, graveurs". Con Monet, Pissarro, Sisley, Bazille e altri organizza nel 1874 la prima mostra impressionista, presso lo studio parigino del fotografo Nadar. Il modo di dipingere degli artisti espositori viene definito "Impressionismo".
Espone col gruppo impressionista anche nel 1876. Nell'occasione conosce alcuni collezionisti, tra cui il finanziere Cernuschi e il banchiere Ephrussi. Dipinge il celeberrimo Bal au Moulin-de-la-Galette.
Nel 1877 partecipa alla terza mostra organizzata dagli impressionisti.
Ma Renoir si sente ormai distante dal gruppo. Dall'anno successivo preferisce frequentare il Salon, dove porta il Ritratto dell'attrice Jeanne Samary (1878) e Madame Charpentier con i figli.
Grazie al successo di queste opere, Renoir diventa un ritrattista apprezzato dalla società parigina. Tiene una personale nella galleria della rivista "La Vie Moderne". Entra nella sua vita Aline Charigot, che, nel 1890, diventerà sua moglie.
Partecipa al Salon anche nel 1880, ottenendo un grande successo. Nel 1881 termina Le déjeuner des canotiers (La colazione dei canottieri). Nel corso di un viaggio in Algeria e Italia si interessa a Raffaello e alle pitture pompeiane. Tornato in Francia, Renoir si reca all'Estaque per incontrare Paul Cézanne.

Nel 1886 snobba l'ultima esposizione degli impressionisti. È presente, invece, alla mostra in onore del gruppo, organizzata a New York da Durand-Ruel. Partecipa anche all'Esposizione internazionale della Galerie Petit, dove, l'anno successivo, porta Le grandi bagnanti.
Dopo anni di grandi sacrifici, verso la fine degli anni '80 per Renoir inizia finalmente un periodo di soddisfazioni. Le mostre si moltiplicano e il responso del pubblico è favorevole. Nel 1890 espone a Bruxelles coi Venti e a Parigi da Durand-Ruel. Nel 1892 una retrospettiva da Durand-Ruel ottiene grande successo.
Nel 1897 riprende a viaggiare. Visita Londra, L'Aia, Bayreuth, Dresda. Ha modo di vedere dal vivo le opere di Rembrandt e Vermeer. Ma dal 1898 comincia ad avvertire i primi sintomi di una grave malattia reumatica.
Nel 1900 ottiene la Legion d'onore. Espone a New York, Berlino e Glasgow. Nel 1904 avviene la sua definitiva consacrazione al Salon d'Automne.
Nel 1908 si trasferisce a Les Collettes, la tenuta che ha acquistato a Cagnes-sur-Mer, vicino Nizza.
Su suggerimento di Vollard decide di dedicarsi alla scultura. Nel 1910 la Biennale di Venezia gli dedica un'intera sala.
Nonostante i reumatismi, che rendono difficoltoso l'uso delle mani, continua a dipingere. Insiste anche nella scultura. Ma non potendo lavorare da solo, dal 1913 si fa aiutare dall'artista catalano Richard Guino.
Nel 1917 Renoir tiene altre importanti mostre: da Durand-Ruel a New York e poi a Parigi, Zurigo, Barcellona e Stoccolma.
Pierre-Auguste Renoir muore nel 1919 a Cagnes-sur Mer.


A seguire 3 dipinti:

Auguste Renoir, Paysage de neige



La curva di un viottolo di campagna sotto una leggera coltre di neve, la tela rappresenta un tema insolito per il pittore, che preferiva molto ritrarre la natura nel rigoglio dell'estate.

All'inizio degli anni 1870, Renoir e i suoi amici pittori abbandonano i temi biblici o mitologici cari alla giuria dei Salon, piazzano i cavalletti in mezzo alla natura e dipingono paesaggi illuminati da effetti sorprendenti: è l'inizio dell'impressionismo. Ma, diversamente da Monet o Berthe Morisot, Renoir dipinge raramente paesaggi invernali, ed ecco lo spiegazione che dà al famoso mercante d'arte Ambroise Vollard: “Non ho mai sopportato il freddo, e poi perché dovrei dipingere la neve, questa malattia della natura?”.

Generalmente il pittore anima volentieri i suoi paesaggi con figure umane, in questo quadro, però non ce ne sono, come se l'artista avesse voluto accentuare l'effetto di vuoto della natura invernale. Alberi sferzati dalle intemperie flettono verso il suolo appena innevato, sullo sfondo, dietro gli alberi, s’intravedono i profili d’alcune case e i comignoli tesi verso un cielo incerto, le armonie del bianco e del blu che staccano con le sfumature verdi e brune degli alberi, trasmettono un'incredibile sensazione di freddo. AD un giovane artista che gli chiedeva consiglio, Renoir spiegava: “Il bianco non esiste in natura. Ammetterete che ci sia un cielo sopra la neve. Questo cielo è blu e questo blu, sulla neve, si deve vedere”.

È nota la pessima accoglienza che ricevettero i quadri impressionisti alle prime esposizioni, solo molto più tardi i critici ammirarono ciò che avevano a lungo disprezzato. Nel 1903 il critico Camille Mauclair scrive: “Questa giustapposizione di macchie fu giudicata semplice perché sembrava più approssimativa che un disegno curato e corretto secondo criteri accademici. In realtà la tecnica impressionista è difficilissima... e c'è voluta tutta la forza prodigiosa di Monet e Renoir per far sembrar facile un’arte che non lo era affatto! Ci vuole una sensibilità raffinata e una vera e propria scienza del colore”.

Il quadro appartenne alla collezione Jean Walter e Paul Guillaume, che ne fecero donazione insieme a più di trecento altre opere; ora tutte quelle tele, e anche questa, sono esposte al museo dell'Orangerie.


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Auguste Renoir, À la Grenouillère



Renoir ha sempre avuto una passione per i ritratti, questa ragazza dall'aria ammodo, appoggiata con i gomiti ad una balaustra lungo la Senna, esprime il suo amore per la vita e la bellezza.

Questo quadro è una fonte incredibile d’equivoci, perché ostinarsi a chiamarlo La Grenouillère se nell’opera il ristorante non è ritratto? Perché esitare ancora sull'identità della modella, quando non ci sono dubbi che si tratta della figlia del ristoratore Fournaise?

Renoir ha dipinto il quadro a due chilometri da “La Grenouillère”, sull'isola del Chiard, di fronte a Rueil-Malmaison, e in un ristorante concorrente, il famoso Fournaise. Ci andava spesso con gli amici pittori, talvolta anche con lo scrittore Guy de Maupassant, che cita spesso questo locale frequentato da tutta l'elite di Parigi: “Era una festa continua”, ricorda Renoir, “Avevo portato molti clienti a Fournaise, che, per riconoscenza, mi commissionò il suo ritratto e quello della figlia, la graziosa Mme Papillon”.

A lungo si è pensato che questo fosse il ritratto dell’attrice Ellen André, ma si tratta senza dubbio della figlia di Fournaise, Alphonsine, allora ventenne. Fra il 1875 e il 1881, la giovane donna posò più volte per Renoir. E lei La Dame ou sourire, La Jeune Femme en bleu, La Jeune Fille lisant. Alphonsine non manca nemmeno nel famoso Déjeuner des canotiers, dipinto l'anno successivo. In ambedue i quadri occupa lo stessa posizione sulla balaustra della terrazza del ristorante, con il ponte di Chatou in secondo piano, La Grenouillère dà così l'impressione di essere un particolare dei Canotiers o uno studio preparatorio al quadro.

Renoir non ha un soldo, e da Fournaise esegue moltissimi ritratti su ordinazione, arriva anche a lavorare per un paio di stivali! In questo luogo molto alla moda, le modelle sono compiacenti, specialmente le amanti dei suoi amici, che il pittore definisce “davvero delle brave ragazze”.

Nel 1899, all'asta di Mme Choquet, il quadro è acquistato a metà da Durand-Ruel e Bernheim-Jeune, poi fece parte della collezione David Weill e nel 1937 fu donato al museo del Louvre.
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La Grenouillère
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Edouard Manet

Édouard Manet nasce a Parigi nel 1832 e muore nel 1883. Pur avendo ispirato, con la sua opera, l’impressionismo, tenne sempre a difendere la propria indipendenza. Per la sua pennellata rapida e l'uso di colori puri, oltre che per il trattamento di soggetti tratti dalla vita quotidiana, ebbe grande influenza sullo sviluppo di tutta l'arte moderna.
Dopo aver studiato con il pittore accademico Thomas Couture, Manet approfondì la conoscenza dei capolavori del passato viaggiando in Germania, in Italia e nei Paesi Bassi. Fu particolarmente influenzato dalle opere di Frans Hals, Diego Velázquez e Francisco Goya.Le prime opere, caratterizzate da ampie pennellate, sono scene di genere, spesso spagnolo, e ritratti. Nel 1863 espose il famoso Déjeuner sur l'herbe al Salone dei "Refuseè", il nuovo spazio espositivo che Napoleone III aveva fatto aprire appositamente per gli artisti respinti dal Salone ufficiale.
La tela, che rappresenta un picnic sull'erba con una donna nuda seduta tra due giovani borghesi vestiti elegantemente, fu aspramente attaccata dai critici, ma consentì a Manet di essere considerato dai pittori più giovani come la loro nuova guida.
Nel 1864 il Salone ufficiale accettò due suoi quadri e nel 1865 Manet espose l'Olympia: un nudo ispirato alla Venere di Tiziano. Anche i giovani pittori impressionisti Edgar Degas, Claude Monet, Auguste Renoir, Alfred Sisley, Camille Pissarro e Paul Cézanne, sempre più stretti attorno a Manet, furono per lui stimolo nuovo, accrescendo la sua sensibilità per i giochi di luce.
Nel 1874 l'artista decide di non partecipare alla prima esposizione impressionista, continuò invece a esporre regolarmente al Salone, proponendovi nel 1882 un altro dei suoi quadri più famosi, Il bar delle Folies-Bergère.
Manet ha lasciato, oltre ai 420 quadri a olio, numerosi acquerelli e pastelli.

Ed iniziamo per l' appunto con Le Folie Bergeres-

Édouard Manet, Bar aux Folies-Bergère

È l'ultimo capolavoro dell'artista ed anche uno dei quadri più poetici di tutto il XIX secolo. L'ambientazione è quella della vita notturna della Parigi "bene", sembra quasi di sentire il brusio degli avventori del locale, l'odore del fumo dei sigari, il rumore dei calici di champagne che si alzano.

Ma su tutto domina l'espressione stanca e provata della giovane barista, una ragazza che certo non appartiene alla stessa classe sociale degli avventori, che non è partecipe di quell'atmosfera di festa. Tra bottiglie di champagne, lampadari accesi, bicchieri di cristallo, ella vive nell'ombra di una solitudine e malinconia interiore.


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Édouard Manet, Nana

Le cortigiane del XIX secolo, oltre a diversi amanti, avevano un protettore ufficiale che era il solo ad avere il privilegio di assistere al rituale della toeletta della signora, ecco il soggetto di questo quadro che Manet affronta con il consueto umorismo.

Nonostante abbia lo stesso nome, il quadro non si riferisce al famoso romanzo di Zola (che nel 1877 non era ancora stato scritto), ma s’ispira liberamente alle ultime pagine de L'Assommoir, dove la giovanissima Nana compare già in compagnia di un “protettore”. Ne L'Assommoir Nana è un personaggio secondario (è la sorella dell'eroe di Germina), nel romanzo di ZoIa è invece una ragazza dal carattere già corrotto e che sperimenta il suo futuro mestiere. Nulla di ciò in Manet, che è uomo di mondo, ma del tutto slegato dalla morale convenzionale, il suo sguardo sui guasti della società del tempo è distaccato, divertito, più che le cortigiane fatali del Secondo Impero, questa Nana ricorda le gioviali “cocotte” della III Repubblica, come la Boule-de-Suif del racconto che Guy de Maupassant scrisse nel l880.

Il quadro è solidamente costruito sulle linee che s’incrociano ad angolo retto: il cassetto, il camino, la tappezzeria, il “guéridon”, ma questa apparente stabilità è in parte disturbata dalla figura di un uomo, probabilmente il suo protettore data la disinvoltura di Nana, seduto sulla destra. Noi per errore abbiamo aperto una porta sorprendendo Nana durante la toeletta, prima di richiudere precipitosamente, il tempo ci basta per cogliere il suo sguardo sorpreso ma non imbarazzato, in un'epoca in cui la fotografia già celebrava i suoi success è la pittura però che tenta di cogliere e fissare l'istante mentre, a causa dei lunghi tempi di posa, la fotografia cerca semmai di emulare la pittura.

Presentato al Salon del 1877 il quadro fu respinto per il soggetto troppo spinto; dopo molte vicissitudini in mano ai mercanti d'arte, nel 1924 fu infine comperato da un museo tedesco, il Kunsthalle di Amburgo, l'acquisto non fu, però, così facile, fu necessario convincere l'amministrazione comunale presentando l'opera come un investimento (al contrario di quelli francesi, alcuni musei tedeschi potevano disfarsi delle loro collezioni), la tela Nana fu accettata a stento e, sotto il III Reich, rischiò di essere distrutta in quanto Goebbels la aveva giudicata degenere.


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Lola de Valence è il nome d'arte di Lola Melea, prima ballerina della compagnia di ballo di Camprubi. Nel corso degli spettacoli che la compagnia tenne a Porte Dauphine nell'estate di 1862, Manet convinse Camprubi a permettere ai suoi ballerini di recarsi, nel tempo libero, presso lo studio del suo amico e pittore belga Alfredo Stevens. dove posarono per una serie di tele.
Lola, abbigliata con il costume andaluso di scena, posa con un piede davanti all'altro ed il ventaglio in mano, come se fosse pronte per una esibizione. Manet si concentra in particolar modo sull'abito: la mantilla vaporosa decorata da una passamaneria rossa, la gonna a balze con fiori di colore acceso sul fondo nero, il ventaglio tenuto in modo languido, qui mi sono concesso una piccola trasgressione: il disegno del ventaglio non è quello dell'originale.
In contrasto con i canoni estetici della pittura ufficiale, Manet non rende la figura con dovizia di particolari ed in modo minuzioso, l'abito è reso con accostamenti di macchie di colore, la mantiglia e appena schizzata e le trasparenze sono anch'esse ottenute con un gioco di luci e di ombre.
L'artista espose questo dipinto nel 1863 in una personale nella galleria Martinet dove fece molto scalpore tanto da essere definito dal critico della Gazette de Beaux Arts, Mantz, "una caricatura del colore", e in realtà l'effetto doveva essere ancora più forte perché in origine lo sfondo era completamente neutro e solo in seguito Manet lo ridipinse.
Quest'opera fu immortalata da Charles Baudelaire in una quartina pubblicata per la prima volta nell'edizione del 1968 dei" Le Fleurs du Mal":
Entre tant de beautés que partout on peut voir, Tra tutte le bellezze che ovunque si possono vedere,
je comprends bien amis, que le désir balance, capisco bene, amici, che il desiderio oscilla,
mais on voit scintiller en Lola de Valence ma in Lola de Valence inatteso scintilla
le charme inattendu d'un bijou rose et noir l'incanto di un gioiello rosa e nero.

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