IN OGNI ATTIVITA' LA PASSIONE TOGLIE GRAN PARTE DELLA DIFFICOLTA'

Proprio un bel vivere in questa era di intenet ed influenzatori, senza arte nè parte,
che assurgono a notorietà per "il nulla", per l'incapacità dei giovani di "pensare" con la propria testa
e di vivere e - soprattutto - di "costruire", immersi nel surreale mondo del nulla.



E ora la Rai pensa a come difendersi e a come recuperare credibilità.


Il primo a rendere noti i contenuti della chiamata, con un video teatralmente ben costruito, è stato Fedez,
che si è però limitato a fare una sintesi molto ristretta, con tagli ad arte e cuciture di comodo.

Una telefonata di oltre 11 minuti è stata ridotta a un collage di nemmeno 3 minuti che ha scatenato l'ira della Rai.


Ma è poi arrivata la versione integrale (o quasi, al netto dei primi momenti), che fa davvero luce su quanto accaduto.

All'interno di un lungo post su Facebook, Franco Di Mare dice la sua sulla telefonata:

"Ci si rende subito conto che nella sua versione ci sono gravi omissioni e che questi tagli alterano oggettivamente il senso di quanto detto dalla vicedirettrice".

Il direttore di Rai3, infatti, sottolinea che nella versione pubblicata da Fedez
non c'è traccia della ferma negazione di una volontà censoria da parte del suo vice Ilaria Capitani, intervenuta nella telefonata.

Quindi Di Mare prosegue:


"A me francamente spiace sempre quando si manipolano conversazioni per far valere le proprie ragioni:
che lo abbia fatto un "artista del calibro di Fedez" che è anche un riferimento positivo per tanti giovani mi spiace ancor di più".


Franco Di Mare nelle prossime ore dovrà presentarsi in Commissione di vigilanza per iniziare a fare chiarezza sulla questione


In Rai non perdono tempo a leccarsi le ferite di questo clamore mediatico
e, come rivela un retroscena de Il Messaggero, pare sia già stato preso il primo provvedimento.

"La linea è: mai più Fedez in video finché non si chiarisce la vicenda del primo maggio"


Parlare di clima rovente in Rai in queste ore è un eufemismo,
sono i giorni delle nomine dei vertici e del rinnovo del Cda
e il caos del Concertone ha sparigliato le carte
che qualcuno fino al 30 aprile stava già ordinatamente disponendo sul tavolo.
 
Si sa che sono stati i vertici Rai e molti politici, che hanno consentito per decenni che in Italia,
unico caso al mondo, certe star dello spettacolo potessero utilizzare illegittimamente il servizio pubblico
non solo per cantare ed esibirsi nelle loro specifiche “arti”, ma anche come pulpito per concioni, prediche e comizi.


Sono stati loro che ne hanno fatto (pensando a turno di utilizzarli a proprio favore e contro i propri avversari) degli “opinion leader”,
dei “maitre à penser”, dei “guru” e persino dei leader politici.

Fedez è solo l’ultimo di una lunga serie.

Ha approfittato di una possibilità esistente da tempo, per di più facendo la vittima e lamentando addirittura di essere “censurato
in una specie di “diritto al libero comizio” degli “artisti” che non esiste e non gli spetta.


Si scopre solo ora questa deviazione della Rai?


Occorre quindi impedire che questo obbrobrio, diventato consuetudine nel servizio pubblico italiano (solo in quello italiano), continui per chicchessia.


.
 
Il vicedirettore del quotidiano “La Repubblica” in una frase riesce:

1) a scrivere sesquipedali sciocchezze;
in Brasile sono stati finora somministrati AstraZeneca e Sinovac,
la mancata approvazione del russo Sputnik è stata causa di tensioni a livello internazionale.
In India sono stati somministrati AstraZeneca e Covaxin (indiano), Sputnik è disponibile solo dal primo maggio;

2) a rovinare in un abisso di, a tacere d’altro, “cattivo gusto” evocando “rivincite” a suon di migliaia di morti;

3) a citare a sproposito la “democrazia liberale”;
siamo abituati a questa “truffa delle etichette”,
ma trasformare ogni questione in un impasto mal riuscito tra una guerra di religione
ed una discussione da Bar sport è quanto di più distante possa immaginarsi dall’essere liberale;

4) a rappresentare plasticamente quanto ormai il disorientamento della Sinistra
e di ciò che resta dei suoi sancta sanctorum richieda un pronto ricorso a Google Maps più che a Fedez.


Sperando sia sufficiente.
1620197042890.png



.
 
Ora, mettiamo qualche dato ufficiale nero su bianco, per mettere in evidenza il clima di terrore
messo in campo dai giornai dell'informazione :

INDIA
Popolazione : 1.380.004.385 abitanti

Casi di positivi al sars cov 2 : 20.664.979 = 1,497%

DECESSI : 226.188 = 0,016%



STATI UNITI
Popolazione : 331.002.651 abitanti

Casi positivi : 32.512.934 = 9,822%

DECESSI : 578.499 = 0,174%



BRASILE
Popolazione : 212.559.417 abitanti

Casi positivi : 14.856.888 = 6,989%

DECESSI : 411.588 = 0,193%



ITALIA
Popolazione : 60.461.826 abitanti

Casi positivi : 4.059.821 = 6,714%

DECESSI : 121.738 = 0,201%

Ma di cosa stanno parlando quei giornalai ?
Ci stanno solo prendendo per il kulo.
 
Ahahahahahahah non ho mai comprato e dato un briciolo di utile, profitto, o ricavo a questi usurai.
Facessero tutti così, non esisterebbero. SVEGLIA


La Pandemia non è stata la manna solo per le multinazionali del farmaco.

Vi abbiamo segnalato che Pfizer BioNTech ha realizzato 3,5 miliardi di profitti (!) solo nel primo trimestre 2021).


Il 2020 è stato l'anno record per Amazon.
Solo la filiale europea del Big del commercio online ha infatti raggiunto un fatturato di 44 miliardi di euro.

In barba ai piccoli commercianti costretti a chiudere e fallire
ed alle aziende costrette a impinguare Amazon per vendere i propri prodotti a prezzi concorrenziali,
pur di tenere testa alle offerte della produzione industriale.


E senza rispettare i diritti dei dipendenti, sfruttati e senza tutele come sappiamo.


Ma non basta. E la notizia non è nemmeno questa.

La notizia vera è apparsa su Guardian,

la riporta in terzo piano il Corriere

mentre i giornali della Fiat (con sede nel paradiso fiscale olandese) censurano

è clamorosa: Amazon non ha pagato neppure un centesimo di tasse sui ricavi astronomici, neppure nel paradiso fiscale del Lussemburgo, dove ha sede europea.


12 miliardi in più rispetto al 2019, grazie alle vendite online effettuate soprattutto in Italia, Francia, Germania, Spagna, Olanda, Polonia e Svezia.


Ma, poiché, nonostante i ricavi, Amazon ha dichiarato una perdita di 1,2 miliardi di euro,
non solo non pagherà il fisco, ma godrà di un credito di imposta per 56 milioni,
oltre ad altri sgravi fiscali concordati tra Amazon e il Lussemburgo.

Resta fermo un ricorso alla Corte di Giustizia europeo contro il Granducato del Lussemburgo
e il colosso di Bezos per la concessione di 250 milioni di vantaggi fiscali.


Questa notizia dovrebbe portare a edizioni speciali di telegiornali e giornali.

Invece resta censurata o persa tra decine di articoli di depistaggio

che vogliono farvi credere che il problema sia l'idraulico evasore o il furbetto del cartellino.


E cosa fa l'Europa che scopre da Guardian la notizia?

"Fonti comunitarie" non meglio identificate, riportate dal Corriere, fanno sapere: "non entriamo nei dettagli”



L'austerity e le riforme imposte col Recovery Plan sono riservate a fare macelleria sociale degli Stati sovrani,
non a colpire le multinazionali che aiutano a distruggere il tessuto produttivo economico dei vassalli europei.


---------------------------------


AGGIORNAMENTO


Riceviamo e pubblichiamo questa nota di Amazon Italia


Amazon paga tutte le tasse richieste in ogni paese in cui opera.
L'imposta sulle società si basa sui profitti, non sui ricavi, e i nostri profitti sono rimasti bassi a seguito dei nostri ingenti investimenti
e del fatto che la vendita al dettaglio è un'attività altamente competitiva e con margini ridotti.
Abbiamo investito ben oltre 78 miliardi di euro in Europa dal 2010 e gran parte di tale investimento è in infrastrutture
che creano molte migliaia di nuovi posti di lavoro, generano entrate fiscali locali significative
e supportano le piccole imprese europee con programmi come Fulfillment by Amazon
- ora abbiamo 60 centri logistici, oltre 100 uffici aziendali e centri di sviluppo e oltre 135.000 dipendenti a tempo pieno in tutta Europa.
E ci sono oltre 100.000 venditori terzi con sede nell'UE che utilizzano i nostri servizi per raggiungere nuovi clienti e far crescere le loro attività.
Gestiamo questa attività paneuropea dalla nostra sede in Lussemburgo,
dove abbiamo oltre 3.000 dipendenti e siamo in crescita, incluso il nostro team di dirigenti senior”
 
La scorsa settimana è apparso in TV un gran titolo :
Si torna a teatro.

Nelle immagini un noto locale della Milano Radical Chic,
con chi recitava senza mascherina e gli "ospiti" seduti su sedie da cucina
(a casa loro i radical chic siedono così), parecchi senza mascherina.

Ed invece i miopi poliziotti locali a dare le multe.


Da “La Fabbrica dei Sapori” spiegano che il momento conviviale è iniziato all’esterno, ai tavoli prenotati per il pranzo di sabato.

Poi, verso le 14, la pioggia ha creato problemi.

Gli ombrelloni, non robustissimi - si sta provvedendo a posizionare un nuovo arredo esterno - non hanno permesso ai presenti di ripararsi dall’acqua.

Qualcuno ha fatto presente che, a stare sotto la pioggia, c’era il rischio di ammalarsi.


Quindi: all’interno, bicchiere in mano, nell’ipotesi di uscire poi, a pioggia cessata, per concludere il pranzo.


Ma è arrivata la polizia locale che, vista la situazione, ha redatto il verbale di chiusura.


Da “La Fabbrica dei Sapori” si riferisce anche come il numero, secondo il ristorante, fosse inferiore”: 35 persone.

Terminata la festa prima ancora della fine del menù.


E se gli ospiti erano all’interno con le finestre aperte, niente da fare
 
Ahahahahahahah


In un solo colpo il signor Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez,
ha impartito le necessarie istruzioni al popolo bue per separare il grano dal loglio,
il buono dal cattivo, colui che sta dalla parte giusta da chi si dimena sulla sponda sbagliata della Storia.

E poi: ha fornito smalto e agglutinati per dare colore a una Festa dei lavoratori che, diversamente, sarebbe annegata in un mare di noia.

Ci ha ricordato che il male assoluto esiste e ha un nome: Matteo Salvini.

E non solo.

L’ineffabile Fedez ci ha donato il disvelamento del quarto segreto di Fatima: la Rai censura gli artisti per compiacere la politica.

Anche se la tv pubblica è, nelle sue componenti strategiche, organica alla sinistra, che la governa con pugno di ferro da almeno un trentennio.



C’è un’escatologia provvidenziale che assegna al popolo eletto –i progressisti
una missione da portare a termine per realizzare il mondo perfetto e che non può attendere la fine dei tempi.

La missione riguarda l’approvazione in Parlamento del disegno di Legge Zan per le
misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso,
sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità
”.


Bisogna che passi subito se si desidera la redenzione da un passato comunitario di cui ci si vergogna.


Allora che le armate del Bene si preparino ad affrontare l’Armageddon del terzo millennio,
la battaglia del grande giorno del “dio” del gender quando l’angelo tatuato e cantore stonato del relativismo culturale Fedez
verserà la sua coppa nel mainstream del politicamente corretto

Uno così bisognerebbe farlo santo subito.

Processo di beatificazione accelerato per il pippone dispensato urbi et orbi dalla loggia del Primo maggio.


Peccato che nella farandola di precetti morali esposti in bella mostra sulla bancarella festosa della triplice sindacale

non vi fosse l’ingrediente principale, che mai dovrebbe mancare in ogni festa caciarona che si rispetti.

Nel giorno dedicato ai lavoratori non sarebbe stato inappropriato ascoltare i nuovi profeti parlare di lavoro che non c’è,

di lavori che scompaiono, di disoccupazione che avanza, di occupazione che impoverisce, di diritti dei lavoratori calpestati o cancellati.



Peccato che santo Fedez se ne sia dimenticato.


Ma non facciamone un dramma: anche ai santi può capitare di scordare qualcosa
nel mentre ammoniscono i fedeli sull’osservanza dei comandamenti fighi.

Ed è soltanto infida provocazione del Maligno stare a cavillare sul fatto

che il santo di giornata tragga lauto guadagno dal fare da sponsor a una multinazionale del commercio elettronico

che sullo sfruttamento della manodopera ha costruito una colossale fortuna finanziaria.

Dov’era Fedez il 22 marzo scorso quando tutti i dipendenti della catena Amazon scioperavano

per la prima volta nella storia dell’azienda per ottenere la verifica dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti nella filiera
,
il corretto inquadramento professionale del personale, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver?


A preparare il sermone del Primo maggio. Giustificazione accettata.


D’altro canto, cosa conta l’alienazione disperante di qualche migliaio di sfruttati
a fronte del compimento di un destino per l’Uomo della Provvidenza gender?

Da quando il pane sfama più dei precetti della nuova morale?

Perché è di questo che si occupa San Fedez.

Lui della pagnotta non sa che farsene, visto che al companatico ci pensano i suoi datori di lavoro
e l’abnorme conto corrente della sua signora, Chiara Ferragni, che traspira euro da tutti i pori
da quando s’è inventata il vaporoso mestiere dell’influencer.

Fedez è il messaggero della buona novella; è la voce di Pietro l’Eremita dei rapper che grida al popolo: Dio lo vuole.

La nuda verità è che in questo tempo di idee poche ma confuse è tornata d’impeto una voglia irresistibile di regime.

C’è in giro voglia di fascismo;

c’è voglia di Stato etico che tracci per tutti noi la strada giusta da percorrere.

Che non ci lasci in balia della libertà del pensiero, fonte di ogni perniciosa trasgressione.

Che non ci renda preda di idee che siano nostre senza che queste non abbiano ricevuto il visto preventivo della pubblica censura.


Questo popolo politicamente corretto è il medesimo che plaude estasiato a tutto ciò rechi una nota progressista,
di relativismo culturale, di negazione sistematica degli archetipi della Tradizione.

Fedez è solo l’ultimo arrivato in ordine di apparizione dei suoi variopinti vessilliferi.

E il “Ddl Zan” ne è la Bibbia riscritta del primo capitolo della Genesi.

Che sballo questa sinistra che in nome della libertà non si limita a reintrodurre i “fascistissimi” reati d’opinione

ma criminalizza il pensiero divergente; prescrive manette e carcere per curare un deficit culturale;

appiccica un profilo giuridico a concetti che dovrebbero competere alla psicologia, all’antropologia e alla sessuologia.


Articolo 1
del Disegno di legge in discussione al Senato, lettere b) e d):

Per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso”.

E “per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere,
anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione
.


Articolo 4 (Pluralismo delle idee e libertà delle scelte):

Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni
nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte,
purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti
”.


E come diamine si fa a sapere del modo in cui un qualsiasi cristo che s’incroci per strada si percepisca in relazione al genere sessuale?

E se si esprime un dubbio sull’orientamento sessuale di costui, chi giudica che quell’interrogativo possa essere collegato,
in un nesso di causalità, a un comportamento discriminatorio e violento di uno dei tanti imbecilli che affollano il nostro Paese?


Un giudice, ovviamente.


Ecco che ci risiamo con la voglia di mettere le nostre vite nelle mani dei non richiesti custodi dell’etica repubblicana

– è così che nel 1992 un influente magistrato, sulla rivista Micromega, definiva la funzione del giudice all’interno della società –

che col righello dell’inquisizione penale tracciano il confine morale tra ciò che è consentito pensare e ciò che non lo è.


Gioite nostalgici del bel tempo che fu:
il fascismo è tornato senza stivaloni e ascia bipenne ma avvoltolato in una sgargiante bandiera arcobaleno.


Perché non tirare fuori dall’ossario il caro Cesare Lombroso e le sue aberrazioni di fisiognomica criminale?


A un sospettato di omotransfobia gli si misuri il cranio: sarà di certo anormale.

Se qualcuno dovesse ancora credere alla famiglia come società naturale fondata sul matrimonio di due coniugi di opposto sesso,

vada da un medico, ma da uno bravo, e si faccia curare perché in lui c’è qualcosa che non va.



Parola di Fedez, di Alessandro Zan, eponimo del disegno di legge,
della nuova religione della costruzione sociale del gender e del relativismo culturale che la fonda.

Guai a contraddire i pasdaran del “bel pensiero”.

Sull’identità di genere, d’ora in avanti, l’imperativo categorico impegnativo per tutti sarà:

Credere, obbedire, confondere”. Eia, Eia! Alalà!
 
Immaginate Voi cosa potrebbe accadere col decreto zan :
"E se si esprime un dubbio sull’orientamento sessuale di costui, chi giudica che quell’interrogativo possa essere collegato,
in un nesso di causalità, a un comportamento discriminatorio e violento di uno dei tanti imbecilli che affollano il nostro Paese?
Un giudice, ovviamente. "

nel caso che Vi trovaste un giudice come questo.


Così ha deciso quest'oggi il Gup del Tribunale di Lecco Paolo Salvatore,
chiamato a esprimersi in merito alla vicenda della presunta aggressione avvenuta il 9 ottobre 2019 su di un bus cittadino.

Stando alla ricostruzione giornalistica dell'accaduto, quel pomeriggio, Mamadou Diene, cittadino di origini straniere,
sarebbe stato pizzicato sul pullman di spola tra Rancio e Germanedo, lungo la linea 8,
senza il biglietto o comunque con il titolo di viaggio mal obliterato.

Alla fermata sarebbe dunque stato invitato a scendere dal mezzo,
con la richiesta che avrebbe originato un vero e proprio parapiglia culminato con due referti medici.

Ad avere la peggio, con sette giorni di prognosi, una delle due divise della società a cui Linee Lecco
ha esternalizzato il servizio – 39 anni – colpita con un pugno in faccia.


Tre invece i giorni di prognosi attribuiti in ospedale anche al passeggero
che sarebbe stato letteralmente accompagnato di forza fuori dal bus, all'esito della colluttazione.

Espletate le indagini sull'accaduto, sentiti i testimoni presenti sul mezzo,
il sostituto procuratore Paolo Del Grosso, titolare del fascicolo,
aveva formulato le accuse di lesioni personali e violenza privata a carico ai due vigilanti
(con la seconda ipotesi di reato procedibile d'ufficio, la prima a querela)
chiedendo invece il rinvio a giudizio del senegalese non solo per lesioni a sua volta ma anche per calunnia.

Non vi sarebbe infatti alcun riscontro in riferimento agli epiteti di natura razzista che, a suo dire,
le guardia avrebbero proferito nei suoi confronti come neppure circa l'utilizzo da parte di uno dei due controllori di una pistola,
puntatagli all'addome per rendere più incisiva la richiesta di lasciare il bus.

Quest'oggi, dopo un rinvio chiesto e ottenuto il mese scorso, le parti sono tornate in Aula.


Non doversi procedere perché il fatto non sussiste, la decisione del giudice circa la calunnia ascritta al senegalese.


Uno dei due addetti alla sicurezza, Felice Adonolfi, ha chiesto e ottenuto la messa alla prova.



Il collega Girolamo Iacono, dettosi estraneo all'accaduto, è invece stato rinviato a giudizio.


Dovrà rispondere anche di lesioni.


Il giudice ha ritenuto infatti il reato aggravato

- dal fatto che il passeggero fosse solo a difendersi contro due guardie -

contestandolo dunque d'ufficio.


CAPITE BENE ? LUI HA AVUTO 7 GIORNI DI PROGNOSI, MA A GIUDIZIO CI VA LUI

E PER QUELLO CHE HA PESTATO ? " NON DOVERSI PROCEDERE PERCHè IL FATTO NON SUSSITE".

Eh già , il naso se l'è rotto da solo............
 
Scontro epico a cartabianca, il talk di Rai3 condotto da Bianca Berlinguer.

Nella puntata di martedì 4 maggio il professor Massimo Cacciari ha dato una severa lezione al professor Massimo Galli.

Il tema del contendere era quello delle riaperture e del coprifuoco.

Galli, virologo dell’ospedale Sacco di Milano, in collegamento con Bianca Berlinguer, denuncia una certa amarezza:

“Paolo Mieli ha detto che sono una Cassandra? Sono il primo a dirlo.
Già mi stanno dicendo di stare zitto con intimidazioni, avvertimenti, insulti,
lo fa la solita pattuglia di certi giornali e di una parte politica,
ma in questo momento storico lo scenario politico è di assoluto squallore.
Vorrei considerare la diminuzione della curva un dato positivo, tuttavia la discesa era già attesa”,

attacca con la prima bordata a Mieli.

Poi continua Galli:

“Vediamo la situazione a fine maggio e speriamo che la progressione dei vaccini limiti i danni delle riaperture.
Non mi diverto ad avere una visione pessimistica delle cose, ma è anche vero che se fossimo stati
un po’ più pessimisti in passato avremmo salvato molte vite. Non vorrei avere un altro senno di poi”.


Ma i nodi coprifuoco alle 22 e restrizioni per ristoranti e bar senza spazi all’esterno
per limitare la diffusione del Covid-19 è terreno di scontro con il filosofo Cacciari:

“Non capisco la logica dell’orario, è assurda, una follia senza senso”
sostiene l’ex sindaco di Venezia facendo arrabbiare il professor Galli.


E qui parte lo scontro:

“Se mi fa parlare finisco il discorso, la logica è limitare l’uscita delle persone la sera”.

“E allora impedite l’uscita, non la chiusura”, urla Cacciari.


Il virologo insiste: “Io infatti lo dico da una vita che le persone devono uscire il meno possibile.
L’apertura è stata un errore ed è stata troppo anticipata.
Sembra che stia difendendo una cosa che non voglio difendere,
ma il punto è che le 22 è un orario in cui si può tentare di limitarne la diffusione
perché inevitabilmente si crea un assembramento notturno”.

Le voci si accavallano e Cacciari, arrabbiatissimo, salta dalla sedia come un lupo in gabbia.

coprifuoco-625x350-1.jpg



“Dovevamo aumentare le corse per andare al lavoro o a scuola,
ma che rischio c’è se in un ristorante vuoto siamo in due con lo spazio giusto
o se in un bar vuoto prendo un caffè con un amico?! Non c’è logica!

È evidente l’irrazionalità delle norme.

Io non faccio il virologo, ma ragiono: è un problema di regole.

Se sono aperti i cinema e le chiese, non si capisce perché non può stare aperto il ristorante
con norme serie e rigorose e con eventuali sanzioni.

Se poi riaprono le discoteche allora siamo dei pazzi.

Servono norme severe e rigorose per evitare gli assembramenti non per chiudere i locali,
ma si deve poter vivere e non rimetterci miliardi e lavoro,
ci si ammala anche di frustrazione, depressione, dispiacere, solitudine”.


coprifuoco-19042021.jpg
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto