Inghilterra: de-Cameron

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Sesso, droga e alcol, fa scandalo la nuova biografia di Cameron

Goliardate e imprese boccaccesche del premier durante il periodo universitario tornano a far scalpore dopo la pubblicazione dell'anteprima del libro-vendetta di lord Ashcroft, ex tesoriere dei Tories, che dopo la sua mancata nomina a ministro ha rotto l'amicizia con il leader inglese

di ENRICO FRANCESCHINI

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(ap) LONDRA - Sesso, alcol e debosciati nella campagna inglese. Non sono i "racconti di Canterbury". E nemmeno una versione anglosassone del Decamerone di Boccaccio. Ma con un pizzico di humour britannico si potrebbe ribattezzare proprio "De-Cameron" la nuova biografia di David Cameron che arriva nelle librerie di Londra, anticipata stamane a tutta prima pagina dal Daily Mail e da altri quotidiani. Già, perché narra delle imprese del futuro primo ministro quando era un giovane studente all'università di Oxford: scorribande sessuali, grandi bevute, "riti bizzarri" come la cerimonia di iniziazione per l'appartenenza a un club di suoi coetanei in cui dovette inserire "una parte anatomica", non è difficile immaginare quale, nella bocca spalancata di un maiale morto.

Goliardate prive di importanza, un quarto di secolo dopo? Forse. Ma la biografia sostiene anche che Cameron si faceva di cocaina quando stava già con Samantha, attuale "first lady", sua moglie e madre dei suoi figli.
E in ogni modo ne traccia un'immagine dissoluta, se non depravata, che poco giova alla reputazione del leader del partito conservatore, specie nel momento in cui alla guida del partito avversario, il Labour, è giunto un leader morigerato e si può anche dire moralizzatore come Jeremy Corbyn, astemio, vegetariano, che va in bicicletta anche perché non ha la macchina e predica serietà e rispetto.

Dietro la biografia c'è una vendetta politica: l'autore è lord Ashcroft, pezzo grosso dei Tories, ex-tesoriere del partito, un tempo amico e sostenitore di Cameron. Ma Ashcroft aveva chiesto al premier, in cambio del suo appoggio, una poltrona da ministro, dicono i bene informati a Londra, e quando Cameron non ha mantenuto l'impegno gliel'ha fatta pagare alla sua maniera.
Primo, non perdendo occasione per criticarlo o ridicolizzarlo.
Secondo, scrivendo la biografia pubblicata in questi giorni in Inghilterra: "Call me Dave" (Chiamatemi Dave), beffarda fin dal titolo visto che Cameron, più che un uomo politico alla mano, uno da chiamare "Dave", sembra un prodotto della società posh, figlio di un banchiere, educato prima a Eton, la scuola privata dei futuri premier e futuri re, quindi appunto a Oxford.

Naturalmente che a Oxford gli studenti, perlomeno quelli provenienti dalle famiglie dell'elite, ne facessero di tutti i colori, era cosa nota. Si sapeva anche che Cameron se l'era spassata in quegli anni: come membro del Bullingdon Club, i cui iscritti si facevano ritrarre in frac, in pose sprezzanti, e avevano l'abitudine di passare il week-end a sbronzarsi nei pub per poi sfasciare tutto, facendo mandare il conto dei danni al paparino. Una fotografia del gruppo, in cui compare oltre a Cameron anche il sindaco di Londra Boris Johnson, ha tormentato il premier durante l'ultima e la precedente campagna elettorale, suggerendo che uno così non poteva certo rappresentare gli interessi del popolo (e qualche anno fa sul Bullingdon Club è stato girato anche un film). Ma adesso la biografia di lord Ashcroft rincara la dose, presentandolo come un degenerato. Vedremo se Downing street riterrà opportuno commentare o smentire.
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se la destra Inglrese se la passa male
di certo la parte democratica non sta meglio... chissà che non insegni qualcosa ai cosidetti del PD che fanno politiche di destra

Labour, addio alla truffa della Terza via


Prima venne Bill Clinton e i suoi "New Democrats".

Poco dopo Tony Blair che, con uno sforzo di fantasia, lanciò il "New Labour".

La sostanza era la stessa: accogliere concetti e paradigmi del neoliberismo per competere con i partiti conservatori sul loro stesso terreno.



Naturalmente gli ideologi del "New" non la presentavano in questo modo. Affermavano di perseguire una "Terza via" tra le "vecchie idee" di derivazione socialista (ruolo dello Stato, welfare, protezione del lavoro, perseguimento dell'uguaglianza) e quelle diventate egemoni dall'inizio degli anni '80. Ora, se in America le differenze di fondo tra Democratici e Repubblicani non erano mai state davvero profonde,

in Europa i partiti socialdemocratici e socialisti proponevano una visione di società alternativa a quella dei partiti destro-moderati.



Il "New" spazza via questa differenza: la sua Terza via, rispetto alla Prima - quella del capitalismo liberista - cambia solo nel nome.

Potremmo ben definirla una trovata di marketing politico per tentare di nascondere una resa completa all'ideologia dominante.
Una resa destinata a coinvolgere anche gli altri partiti socialisti europei, specialmente in Germania, con il cancelliere Gerard Schroeder che affida le riforma del lavoro e del welfare a Peter Hartz, ex capo del personale della Volkswagen condannato per mazzette e amenità varie,

e in Italia, dove lo sbandamento della sinistra era totale già da un decennio, provocato dallo shock del Pci dopo la caduta del Muro e dalla fine della Prima repubblica sotto i colpi delle inchieste Mani pulite.
Le conseguenze sono state un generale arretramento delle condizioni dei lavoratori, sia dal punto di vista delle norme che del reddito (ovunque diminuito come quota del Pil mentre aumentava quella dei profitti); e una progressiva riduzione del ruolo del settore pubblico - tuttora in corso - che veniva fatto ritirare dalla gestione diretta delle imprese, del credito, poi da quella dei servizi. Oggi in Italia l'arretramento continua nei settori della salute, dell'istruzione, della previdenza, cioè a dire i capisaldi del welfare; nell'assistenza l'affidamento al privato (prevalentemente il cosiddetto Terzo settore: ancora quell'aggettivo!) è già superiore al 50% rispetto ai servizi gestiti direttamente da enti pubblici.
Nel Regno Unito sono molto più avanti. Il governo Cameron si è spinto dove neanche Margaret Thatcher aveva osato. Circa un anno fa ha varato una riforma del Sistema sanitario nazionale che i media inglesi hanno definito "una privatizzazione strisciante", e da pochi mesi ha dato il colpo forse mortale a una previdenza pubblica che era già a livelli minimali.
Cameron aveva vinto le elezioni nel 2010, di misura.
Ma in questi anni i Laburisti hanno cambiato assai poco la loro linea blairiana. Sì, dopo la sconfitta elettorale Gordon Brown perse la segreteria a favore di Ed Miliband, cha ha spostato l'asse un po' più a sinistra. Ma le elezioni del maggio scorso, che hanno attribuito più seggi ai Tories mentre il Labour ne ha persi, sono state interpretate dalla maggior parte degli opinion makers politici e mediatici come una sconfitta di questo pur cauto maggiore progressismo.
In realtà di quel risultato si può dare una lettura molto diversa.

La Caporetto del Labour è stata in Scozia, dove ha perduto la quasi totalità dei seggi a favore dello Scottish National Party, che ne ha presi 56 su 59. Ha pesato certo l'istanza nazionalista (poco prima nel referendum per l'indipendenza scozzese i separatisti avevano perso, ma non di molto). Ma è anche vero che lo SNP è orientato a sinistra più decisamente del Labour. Il quale Labour, peraltro, non è affatto crollato, ma ha aumentato i suoi voti, se pure di poco (l'1,5%: comunque meglio dello 0,8% in più di Cameron). La perdita dei seggi è stata provocata dal sistema elettorale inglese, maggioritario di collegio. Non c'è stata dunque quella "disfatta della sinistra" di cui ha parlato la maggior parte dei commentatori. Anzi, il segnale è stato che il "popolo di sinistra" voleva più sinistra, non meno.
Se serviva una verifica, c'è stata con l'elezione del nuovo segretario. In corsa c'erano tre blairiani e lui, Jeremy Corbyn, outsider assoluto che non aveva mai avuto incarichi di rilievo né nel partito né nel governo. Un signore cortese e non giovane (66 anni), che non parla affatto come un rivoluzionario ("La creazione di ricchezza è una cosa buona"), ma che promette una prospettiva completamente diversa da quella che ci siamo abituati a sentir proporre non solo dai conservatori, ma anche dai leader dei partiti teoricamente socialdemocratici. No a limitazioni del diritto di sciopero (l'ultima iniziativa di Cameron), più tasse ai ricchi, potenziamento del welfare (il leader Tory ha annunciato 12 miliardi di nuovi tagli), ri-nazionalizzazione delle ferrovie (la privatizzazione dagli esiti più disastrosi degli ultimi decenni) e forse anche dell'energia, investimenti pubblici. Niente di più di quello che tutti gli economisti al di fuori dell'ideologia dominante continuano a proporre fin dall'inizio della crisi.
Si capiscono i commenti catastrofisti, specie dei politici della finta sinistra "New": metti che Corbyn vinca le prossime elezioni, poi quel programma lo mette in pratica, perché non ha, come Tsipras, alle spalle un paese al fallimento e non deve sottostare ai ricatti di Troike e compagnia. Non solo: il rischio più grande è che quel programma possa avere successo. Che disastro per i "nuovisti" passati e presenti...


Labour, addio alla truffa della Terza via - SOLDI E POTERE - Blog - Repubblica.it
 
a proposito del partito Democratico e la terza via italiana abbiamo un commento molto illustre

Varoufakis a Renzi: "Ti sei liberato della democrazia"

L'ex ministro greco contrattacca alle parole di Renzi che aveva detto: "Ci siamo liberati di lui". La replica del greco: "Artefice dell'imboscata vigliacca contro Tsipras".

Reazioni anche nel Regno Unito per le critiche di Renzi all'elezione di Corbyn al Labour
dal nostro inviato ETTORE LIVINI


Renzi non smette mai di far la figura del democristiano che dice di essere democratico ma poi fa politica economica destrossa
 

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