Intelligenza Artificiale + Robotica

SPY FINANZA/ Lo scoppio della bolla AI avrà l’Ue come epicentro, ecco gli indizi​

Mauro Bottarelli
Pubblicato 8 Novembre 2025

La bolla AI potrebbe scoppiare in modo controllato e soprattutto lontano da Wall Street, con uno sbarco in Europa


In quel medesimo, risicato arco temporale, di cui parlavo in chiusura dell’articolo di ieri, Deutsche Bank ha deciso che era giunto il momento di rendere nota la propria posizione. Perché chiaramente, la discussione rispetto a strategie difensive di portfolio contro l’esposizione folle al finanziamento di data center – la seconda onda di bolla AI, dopo i crediti su cloud e i backlog record contabilizzati come vendite – non è certo nata nottetempo dopo l’annuncio di Nvidia.

Ciò che è scattato con timing da centometrista svizzero è la volontaria fuga di notizie verso il quotidiano della City. Perché certe cose mica si può renderle note con un comunicato stampa. Mica si può ammetterle in prima persona. No comment su scoop altrui, la formula più antica del giornalismo. Di fatto, una tacita conferma. E senza offendere né Governo, né Deutsche Telekom. Ma avvisando comunque mercato, azionisti e correntisti. Perché Deutsche Bank sta già riflettendo su cosa sia più efficace. Anzi, sicuramente lo ha già deciso. Fra scommettere al ribasso su un paniere di titoli legati all’AI oppure coprirsi dal rischio attraverso strumenti derivati.

Comunque sia, mentre il colosso delle telecomunicazioni si sposa con Nvidia, quello bancario si assicura dal rischio di naufragio del viaggio di nozze. Qualcosa non va. Anche perché in contemporanea giunge da Bruxelles, la strana e suicida decisione dell’Ue rispetto alle emissioni tagliate del 90% entro il 2040 e con flessibilità per i vari Paesi.

Occorre unire i puntini. Quella scelta infatti porterà con sé soltanto due conseguenze: ulteriore delocalizzazione di imprese europee e un aumento del costo del gas, stante l’approdo del sistema Ets 2 di logistica, trasporto e infrastrutturazione sostenibili. E giova ricordare come Usa e Qatar, nuovi dispensatori di LNG del Vecchio Continente dopo la rottura totale con la Russia, non più tardi di due settimane fa abbiano detto chiaramente come le forniture siano già oggi a potenziale rischio, in caso l’Europa non facesse marcia indietro proprio su regolamentazioni green ritenute troppo stringenti e costose.

Quanta energia bruciano i data center? Uno sproposito. Di fatto, Deutsche Bank deve aver unito i puntini con anticipo. E capito come la strategia sia quella di spostare il più possibile l’epicentro di potenziale esplosione controllata di parte della bolla AI lontano da Usa e Cina. E quanto avvenuto nelle ultime 48 ore fra Berlino, Francoforte e Bruxelles ci dice che ormai la questione sia declinata alla categoria del quando. E non del se.
Ma non basta. Perché fra mercoledì e ieri, il colpo finale. La certificazione dell’ingresso del cavallo di Troia AI nel cuore dell’Europa con il chiaro intento di orientare i sismografi lontano da Wall Street. Lo mostrano plasticamente queste due immagini, di fatto due facce della stessa medaglia.
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oracle ha perso almeno il 36% dal massimi
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La guerra dell’AI si mangia i Buyback: il “Cortocircuito” del debito che minaccia Wall Street​


Microsoft, Nvidia e Meta hanno speso 1.100 miliardi per sostenere le azioni, ma ora la guerra dell’AI prosciuga la cassa. Tra debito fuori bilancio e ricavi circolari, Wall Street rischia di perdere il suo motore principale.

Se c’è un motore che ha spinto i listini americani verso la stratosfera negli ultimi cinque anni, non è stata solo l’innovazione tecnologica, ma una vecchia e cara pratica di ingegneria finanziaria: il riacquisto di azioni proprie (buyback). Le Big Tech hanno letteralmente “drogato” il mercato, riducendo il numero di azioni in circolazione per gonfiare artificialmente l’utile per azione (EPS) e, di conseguenza, le quotazioni.

PER APPROFONDIRE:



Tuttavia, la festa potrebbe essere agli sgoccioli come evidenza Wolfstreet, ma come aveva già avvisato Fortune. La nuova ossessione per l’Intelligenza Artificiale sta costringendo i giganti della Silicon Valley a una scelta drastica: continuare a sostenere il titolo in borsa o indebitarsi fino al collo per comprare GPU e Data Center?


1100 Miliardi di dollari in fumo (o quasi)


Per capire l’ordine di grandezza, guardiamo i numeri. Dal terzo trimestre 2020 al terzo trimestre 2025, sei aziende – Apple, Alphabet (Google), Microsoft, Oracle, Meta e Nvidia – hanno speso la cifra monstre di 1.100 miliardi di dollari in buyback. Un fattore essenziale nella definizione del valore di queste azioni.
Ecco come si sono ripartite la torta del riacquisto azionario:


AziendaSpesa in Buyback (5 anni)
Apple$437 Miliardi
Alphabet$281 Miliardi
Meta$151 Miliardi
Microsoft$107 Miliardi
Nvidia$87 Miliardi
Nota: Amazon è la grande assente, avendo saggiamente (o forzatamente) chiuso i rubinetti del buyback già nel 2022.

Il grande “Cortocircuito”: Microsoft, Nvidia, Oracle e OpenAI

Qui arriviamo al cuore del problema, quello che potremmo definire un “gioco delle tre carte” finanziario. Si è creato un legame strettissimo, quasi incestuoso, tra le grandi potenze del settore.
Il meccanismo è perverso e circolare

:

  1. Microsoft e altri investitori iniettano miliardi in OpenAI (spesso a debito).1
  2. OpenAI usa quei soldi per comprare potenza di calcolo da Oracle o chip da Nvidia.
  3. Nvidia vede esplodere i ricavi, e con essi la sua capitalizzazione, reinvestendo parte dei profitti (o del debito) in altre startup AI, che a loro volta comprano chip Nvidia.
In pratica, le risorse girano da una tasca all’altra, gonfiando una bolla di ricavi che giustifica valutazioni stellari. Ma questi soldi non sono “freschi”: sono in gran parte denaro a debito.

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La montagna del debito, anche nascosto

Per finanziare questa guerra di spesa in conto capitale (CapEx), che solo quest’anno supererà i 400 miliardi di dollari per quattro aziende, le Big Tech stanno emettendo obbligazioni come se non ci fosse un domani.

Solo negli ultimi tre mesi, Alphabet, Amazon, Microsoft, Meta e Oracle hanno emesso 88 miliardi di dollari in nuovi bond.


  • Il trucco di Meta: Per non rovinarsi il rating “AA-” ed evitare di appesantire il bilancio, Meta ha escogitato un’operazione di finanza strutturata con Blue Owl Capital. Un veicolo separato emette debito, compra l’hardware e lo affitta a Meta. Risultato? Il debito c’è, ma non si vede (subito). Le agenzie di rating come Fitch iniziano però a innervosirsi per questa “opacità”.

 
Ultima modifica:

Quando l’Intelligenza Artificiale diventa… avida stupidità: il clamoroso caso Deloitte in Australia​


Una delle più grandi società di consulenza al mondo costretta a rimborsare il governo australiano. La causa? Un report pieno di errori e citazioni inventate, generato da un’intelligenza artificiale “allucinata”.
Un caso che fa tremare l’intero settore.

 

DIFESA

Sciami di “Formiche di Fuoco” robot contro i carri armati: La guerra del futuro è qui​

Guerra a basso costo: l’azienda USA Swarmbotics lancia ‘FireAnt’, robot “sacrificabili” da 800 dollari che creano ‘campi minati mobili’ per distruggere i carri armati, aggirando il problema dei droni FPV.

La società di robotica statunitense Swarmbotics AI ha presentato una nuova generazione di sistemi autonomi terrestri progettati per cambiare le regole d’ingaggio sul campo di battaglia. Il nuovo UGV (Unmanned Ground Vehicle, veicolo terrestre senza pilota), battezzato “FireAnt” (Formica di Fuoco), è una piattaforma da combattimento leggera e, soprattutto, “sacrificabile” (termine tecnico per “consumabile” o “spendibile”), pensata per operare in sciami coordinati.
La loro missione? Rilevare, tracciare e ingaggiare bersagli pesantemente corazzati, come i carri armati. Il tutto sotto la supervisione di un singolo operatore umano.

Il carro armato non è morto, ma è vulnerabile​

L’entusiasmo per questi nuovi sistemi nasce da una constatazione tattica precisa. Molto si è parlato di come “il carro armato sia morto”, come ha notato Matthew Dooley, ex ufficiale di cavalleria corazzata dell’esercito e ora responsabile delle iniziative strategiche di difesa presso l’azienda di autonomia Forterra.

PER APPROFONDIRE:
 

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