Io sono leggenda......tutto il resto e' noia!!!

Ciao Falco scusami se qualche volta ho scantonato .
Mi posti un grafico di exprivi aggiornato? , magari possono esserci cambiamenti che non sono in grado di percepire . grazie
 
Si vedrà poi nel futuro se esiste una certa affidabilità o meno.

No grazie, per questo ci è sufficiente il passato già ampiamente documentato in questo thread.


Ottobre 2011 - la bolla delle bolle? Parte seconda. - Pagina 96 - Forum di Finanzaonline.com

Venire solo qua per schernire o screditare senza tra l'altro aggiungere altro pone chi lo fa tra i miserabili idioti che altro non sanno che gettare fango addosso al prossimo.

Vedo che anche tu, avendo studiato educazione civica a Oxford, vieni sul forum a fare tirocinio, apostrofando con francesismi che indicano con certezza il tuo grado di moderazione.

Vi abbiamo già detto che postare operatività sui titoli sottili è quantomeno indice di audacia, poi se scorri questo thread troverai che le argomentazioni usate sono state oggetto anche di un Atto di Sindacato ispettivo........ fattene una ragione anche tu, non basta operare con i propri soldi per costruirsi un salvacondotto per ogni tipo di indicazione scritta e "pubblica".

leggiti qui sotto e fatti un'idea dei diamanti e delle tane, arcinote figure dell'analisi tecnica globalizzata, da tutti riconosciute come....... "bischerate da bar"

Io sono leggenda......tutto il resto e' noia!!! - Pagina 18 - I Forum di Investireoggi

Per ultimo propongo al capitan falschettino una riflessone che vada oltre i diamanti, sempre che abbia tempo per leggerla e che dovrebbe trovarlo concorde, quanto meno nelle dichiarate attenzioni al mondo dei bisogni sociali:

"Abbiamo visto insieme in queste anni e mesi come un manipolo di falliti sta gestendo il più imponente fallimento della storia economica e finanziaria, come il neo liberismo o il liberismo estremo sta cercando di insinuarsi attraverso le crepe del suo stesso fallimento, proponendo attraverso uno shock economico, modelli di crescita che partono dal presupposto che lo Stato sociale ha fallito e che solo il libero mercato è il bene assoluto!
Quando sento parlare della superiorità del libero mercato o della perfezione della pianificazione economica statale alzo gli occhi al cielo e sorrido! Purtroppo gli esaltati estremisti anche nella scienza economica abbondano e spesso e volentieri sono i più pericolosi.
Nell’epoca del socialismo finanziario, della socializzazione delle perdite e della privatizzazione dei guadagni, del troppo grandi per fallire, la menzogna e la falsità sono di moda, il fascismo delle oligarchie finanziarie sta amministrando lo schock attuale… quando la crisi colpisce è fondamentale agire in fretta, imporre un mutamento rapido e irreversibile prima che la società tormentata dalla crisi torni a rifugiarsi nella tirannia dello status quo!
Il fallimento di questo sistema è evidente, “Avendo conquistato posizioni nelle quali sono destinati a fallire – sostiene Sutton – cominciano a usare un arsenale di tattiche per dissimulare la loro incompetenza. Distraggono l’attenzione dai loro errori spostando sistematicamente la colpa su altri. L’inganno diventa lo strumento per creare l’illusione di un progresso. Oggi noi siamo sommersi da una marea di imposture, create da quel modo di pensare e di agire”.
Blind Faith, si fede cieca, abbi fede in noi, noi sappiamo quello che è bene per te!
Ricordate?
«In uno dei suoi saggi più influenti, Friedman formulò la panacea tattica che costituisce il nucleo del capitalismo contemporaneo, e che io definisco “dottrina dello shock”. Osservava che “soltanto una crisi – reale o percepita – produce vero cambiamento. Quando quella crisi si verifica, le azioni intraprese dipendono dalleidee che circolano. Questa, io credo, è la nostra funzione principale: sviluppare alternative alle politiche esistenti, mantenerle in vita e disponibili finché il politicamente impossibile diventa il politicamente inevitabile”. Alcune persone accumulano cibo in scatola e acqua in previsione di grandi disastri; i friedmaniani accumulano idee per il libero mercato. E quando la crisi colpisce – ne era convinto il professore dell’università di Chicago – è fondamentale agire in fretta, imporre un mutamento rapido e irreversibile prima che la società tormentata dalla crisi torni a rifugiarsi nella tirannia dello status quo» (Naomi Klein).
Il panorama del web è pieno di siti e blog che inneggiano al libero mercato senza se e senza ma e le università e le accademie dei manager sono infarcite di un unico credo, spesso e volentieri estremo, assoluto!
Premetto che la verità non sta mai ai due estremi e che in realtà il sottoscritto è a favore di un economia sociale di mercato che come spiega Wikipedia è un modello di sviluppo dell’economia che si propone di garantire sia la libertà di mercato che la giustizia sociale, armonizzandole tra di loro. L’idea di base è che la piena realizzazione dell’individuo non può avere luogo se non vengono garantite la libera iniziativa, la libertà di impresa, la libertà di mercato e la proprietà privata, ma che queste condizioni, da sole, non garantiscono la realizzazione della totalità degli individui (la cosiddetta giustizia sociale) e la loro integrità psicofisica, per cui lo Stato deve intervenire laddove esse presentano i loro limiti.
Pietro Barcellona sul Sussidiario fa un’analisi fiume della quale vi riporto solo alcuni passi…
” Mario Draghi ha annunciato che lo Stato sociale è morto. Sembrerebbe trattarsi di una pura presa d’atto di un evento già accaduto giacché sulla stampa ufficiale, italiana e straniera, si susseguono i commenti alla crisi che affermano con varie argomentazioni che il rilancio dell’economia può realizzarsi soltanto eliminando tutte le tradizionali tutele dei lavoratori e dei soggetti più deboli delle società nazionali. (…) Anche a prescindere tuttavia da questi dati obiettivi che dovrebbero essere onestamente portati a conoscenza dell’opinione pubblica in modo serio e comprensibile, intendo riflettere sul significato più profondo che la dichiarazione di morte dello Stato sociale assume nella nostra vita collettiva. Lo Stato sociale non è stato un lusso delle società opulente che estendevano il benessere anche agli strati popolari, ma il vero collante sociale che ha istituzionalizzato il valore della solidarietà tra gli appartenenti ad uno stesso Paese. Il senso dello Stato sociale, o come è stato chiamato del “compromesso socialdemocratico”, è stato fondato su due principi che adesso sono totalmente dimenticati: il principio che il movimento operaio e i suoi strumenti organizzativi, politici e sindacali, rinunciavano a mettere in discussione la proprietà privata dei mezzi di produzione e il principio correlato in base al quale gli imprenditori accettavano di trasformare una parte della ricchezza prodotta in tutele e garanzie per i lavoratori e le loro famiglie.
Gli istituti dello Stato sociale erano perciò il principale strumento di redistribuzione della ricchezza prodotta, di modo che il risultato del lavoro andasse in forme diverse dal salario a beneficio dei lavoratori e dei soggetti più deboli. Insomma, lo Stato sociale realizzava una solidarietà compensativa attraverso un compromesso fra Stato e mercato, tra impresa e lavoro, che legittimava il funzionamento complessivo del sistema Paese in un quadro di compatibilità condivise. La fine dello Stato sociale, che viene così insistentemente proclamata e auspicata, è quindi prima di tutto la rottura del patto di coesione che sta alla base della comune cittadinanza. Lo spazio della conflittualità veniva limitato alla sfera distributiva e non consentiva a nessuna delle parti in gioco di affermare la propria supremazia nei confronti dell’altra.
(…) si sta realizzando attraverso una vera e propria offensiva culturale che tende a ridurre il lavoro ad una pura merce che ciascun lavoratore produce ponendosi alle dipendenze di un padrone. (…) Il rapporto tra impresa e lavoratore si è parcellizzato in un faccia a faccia in cui il lavoratore non ha più alcun potere contrattuale e nessuna tutela collettiva e pubblica. Gli atteggiamenti diffusi che stanno accompagnando questa fase certamente involutiva della nostra civiltà sono non solo quelli che proclamano flessibilità e precarietà come necessità ineluttabili, ma anche l’umiliazione del mondo del lavoro verso il quale non esiste più alcun obbligo di garanzia collettivo.
Ciò che si sta infatti perseguendo anche nell’attuale dibattito italiano è l’umiliazione della persona del lavoratore e il suo isolamento individuale che, oltre ad eliminare le garanzie giuridiche conquistate (…) Ciò che colpisce delle politiche provocatorie di Marchionne è proprio il fatto di considerare il lavoratore occupato allo stesso livello di una componente meccanica del prodotto finale. L’operaio è diventato meno di una cosa, un semplice numero in una contabilità che non tiene affatto conto della sua esistenza come persona e come membro di una comunità.
Nessuno sta denunziando il fatto gravissimo che umiliando e svalorizzando il lavoro si colpisce la stessa idea di persona, intesa come totalità di vita e di relazioni, che in passato è stata l’idea guida di ogni vero progresso umano. Se si guarda alla scena mondiale è infatti assai facile cogliere questo aspetto comune alle diverse economie mondiali e cioè la tendenza a creare condizioni di competizione soltanto abbassando i salari e rendendo sempre meno garantito il diritto al lavoro e all’assistenza pubblica (privatizzazione della salute, della scuola, dei servizi, primato del mercato come unico strumento per soddisfare ogni bisogno umano).
(…) Si assiste cioè ad una vera e propria catastrofe culturale in cui la realizzazione dell’uguaglianza è affidata unicamente al mercato e non già allo statuto umano delle persone che costituiscono una comunità di cultura e di destino.
All’oggettivazione cosale della persona del lavoratore corrisponde sempre più l’arroganza dei poteri economici che intervengono persino nei dettagli della produzione legislativa, degradando ogni principio di sovranità nazionale a pura esecuzione di comandi esterni prodotti da organismi sopranazionali senza alcuna legittimazione democratica.
Il Parlamento europeo è una pura pantomima, mentre gli organismi prodotti dalle intese intergovernative fanno e disfano secondo criteri difficilmente comprensibili dall’opinione pubblica. Tutta la campagna europea di austerità e di sacrifici è argomentata ignobilmente con la necessità di non fare la fine della Grecia che appare il Paese reprobo da immolare sull’altare della finanza.
È singolare come tutto ciò accada nascondendo all’opinione pubblica la verità che è in atto in tutto il mondo occidentale, e non solo in esso: una gravissima crisi di efficienza del sistema capitalistico che in questi ultimi anni ha non solo determinato aumenti vertiginosi delle disuguaglianze, ma ha alimentato guerre, stermini, truffe mondiali a danno dei risparmiatori dei vari Paesi, depauperamento dei ceti medi di tutte le nazioni.
(…) È persino banale ripetere quanto è stato scritto e detto sul pensiero unico che è penetrato nella vita intima delle persone rendendo le nuove generazioni prive di memorie e di speranza e spesso incapaci di costruire rapporti personali significativi. L’effetto devastante del pensiero unico del primato dell’economia sulla vita è stato quello di sopprimere lo spazio della politica che per tutti i secoli passati ha costituito il luogo di formazione del senso comune e di interpretazione del proprio stare al mondo.
Gli individui contemporanei sembrano accettare con rassegnazione, talvolta con disperazione, il dato obiettivo che nessun paese è padrone del proprio destino e che la maggior parte dei comandi che vengono imposti alle proprie azioni provengono dall’esterno, da autorità prive di legittimazione democratica.
Il governo dei tecnici, in Italia come in Europa, è certamente un governo politico, nel senso che esprime una visione del mondo, ma è allo stesso tempo portatore di una politica che paradossalmente nega la libertà di scegliere tra alternative possibili e che trasforma gli imperativi economici in programmi politici.
(…) È sintomatico della vittoria della cultura e della politica neoliberista il dato riscontrabile dovunque che nessun partito riesca a proporre il tema del lavoro e dell’occupazione come questione centrale del livello di civiltà di un Paese. (…)
Ciò che ha distrutto il senso etico è stata, a mio modo di vedere, l’esaltazione della competizione spietata tra gli egoismi individuali e la penetrazione molecolare della logica del successo e del godimento personali, la destrutturazione di ogni forma di solidarietà sociale e l’indicazione dello stesso Stato sociale come un peso insostenibile per il pieno sviluppo dell’economia di mercato.
l capitalismo non è un concetto metafisico ma una realtà storico-sociale che oggi, abbandonato alle sue logiche interne, produce soltanto disperazione ed emarginazione. Al di là dei critici accademici il problema di rappresentare un progetto inclusivo di società in cui non ci sono più soltanto pochi ricchi e molti poveri è un compito che riguarda tutti gli intellettuali che vogliono stimolare la consapevolezza critica e la ricerca di alternative migliori dell’attuale stato di cose esistenti.
Meditate gente meditate, ma soprattutto ascoltate la Vostra Consapevolezza, dimenticate la fiducia cieca, cercate di uscire dal gregge, cercando l’Alternativa!"


SHOCK ECONOMY! ATTACCO ALLO STATO SOCIALE!icebergfinanza | icebergfinanza
 
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SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII DSCOOOOOOO VOLAAAAAAA

APPROVATOOOOOOOOOOO

5 $ al momento siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
 
Purtroppo Falco la vede molto nera, e per ora non si conosce il responso, io sono dentro incastrato quindi ormai rimango a bordo:)

UP!:winner::cin:

Per chi è dentro c'è da festeggiare! Approvazione FDA! Domani Up Up

Complimenti Peace and Love, mi sembra che avevi preso la cosa con il giusto spirito: sei stato premiato, bravo!
 
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UP!:winner::cin:

Per chi è dentro c'è da festeggiare! Approvazione FDA! Domani Up Up

Complimenti Peace and Love, mi sembra che avevi preso la cosa con il giusto spirito: sei stato premiato, bravo!


Grazie sono davvero contento, nn so a quanto puo' arrivare e se ha potenziale per andare alto alto, ma sono felice perche' almeno posso pensare positivo, per una volta nn ho visto la porta chiudersi :)

NOtte
 
Grazie sono davvero contento, nn so a quanto puo' arrivare e se ha potenziale per andare alto alto, ma sono felice perche' almeno posso pensare positivo, per una volta nn ho visto la porta chiudersi :)

NOtte
SE posso permettermi ... valuta bene la possibilità di uscire quando domani sei in un gain soddisfacente, perchè queste piccole bio ottenuta l'approvazione, ti ci schiaffano un adc per poter andare avanti. Arrivano all'approvazione che finanziariamente non ne possan più.
 
In quello che viene citato come Atto di sindacato ispettivo vi è una parte sbagliata.

considerato che la presenza di nicknames anonimi non garantisce nemmeno la possibilità di provvedere a forme di denuncia civile o penale verso quei soggetti che postano notizie false o scorrette. Infatti in detti casi la redazione dispone solo la cancellazione di quel post oggetto di segnalazione, e, in casi limite provvede a “bannare” (escludere) l’utente, ma a quel punto il danno può essere già stato fatto e la denuncia risultare assolutamente impossibile da effettuare, perché, per ragioni di privacy, la redazione non fornisce notizie sulla provenienza dell’IP di quell’utente.

Questo non è corretto. La polizia postale può in qualsiasi momento richiedermi l'IP di un utente ed io sono tenuto a fornirglielo.
Non esiste alcuna privacy di fronte alla polizia postale.
E' la legge che me lo impone, ed è una cosa nota a chiunque abbia un sito web, basta fare una ricerca in internet per accertarsene. Un gestore di sito web deve mantenere i log, ovvero le registrazioni degli Ip, per 6 mesi.

Il fatto dei nicknames non preclude in alcun modo la denuncia.
Chi dovesse ritenersi leso da un contenuto presente su internet, scritto tramite nickname, sporge denuncia presso la polizia postale contro ignoti portando le evidenze (ovvero le pagine web incriminate).
La polizia postale richiede gli indirizzi IP del nickname al sito web dove le pagine sono presenti, ed il sito web è tenuto a fornire tutta la documentazione richiesta dalla polizia postale.
La polizia postale effettua le dovute indagini, stavolta facendosi dare dal provider telefonico il nominativo al quale è associato l'indirizzo Ip di quel preciso istante temporale, ed il provider, che deve mantenere in memoria gli indirizzi IP per ben 5 anni, fornisce nome e cognome alla polizia postale.


Sto chiedendomi se vi siano gli estremi per chiamare un legale e fargli presente quello che hanno dichiarato su di noi.
 

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