kamikaze e "supposta" causa palestinese

Questo 2 articoli non dovrebbero essere stati pubblicati da giornali "comunisti" :)

Da "Il Corriere della Sera"

Contrordine: Ariel Sharon può essere processato per crimini contro l’umanità. Ma non subito: il procedimento sarà congelato finché l’«imputato» resterà primo ministro d’Israele. Così ha deciso la Corte di Cassazione belga, annullando la sentenza di un tribunale di grado inferiore che aveva dichiarato «irricevibile» l’accusa. Sharon - era stata la motivazione - non risiede sul suolo belga. La Suprema corte ha invece ritenuto che il principio di «territorialità» sia superato dalla gravità dei fatti: l’accusa nei confronti di Sharon è di responsabilità politica e militare nel massacro del 1982 ai campi profughi di Sabra e Chatila (800 morti tra i civili palestinesi secondo le prime stime, quasi 2000 in base a ricerche più recenti). A valere in questo caso - ha stabilito la Cassazione - è la legge di «giurisdizione universale» in vigore nel Paese da dieci anni.
La decisione ha aperto una crisi diplomatica tra Israele e Belgio: lo Stato ebraico ha richiamato «per consultazioni» il proprio ambasciatore a Bruxelles. E il ministro degli Esteri Benjamin Netaniahu ha convocato il rappresentante belga in Israele per un incontro urgente, con una dichiarazione durissima: «Questa decisione è uno scandalo e legittima il terrorismo».
Sin dai primi passi, a giugno del 2001, il processo su Sabra e Chatila è stato motivo di tensione tra i due governi. «Non è un fatto personale -aveva detto allora Sharon -, ma noi lo vediamo con un tentativo di processare Israele e il suo popolo». E più in generale, come una prova dei sentimenti filo-palestinesi degli europei.
Il procedimento nasceva dalla denuncia di 23 superstiti, che si erano rivolti a Bruxelles proprio in virtù di questa legge che permette alla giustizia belga di perseguire i responsabili di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio, di qualunque nazionalità essi siano e ovunque si trovino.
Secondo le accuse, Sharon, allora ministro della Difesa, nella notte tra il 16 e 17 settembre 1982 permise alle milizie cristiane libanesi di Elie Hobeika di entrare nei campi profughi di Sabra e Chatila, a sud di Beirut, circondati dalle unità corazzate dell’esercito israeliano. Non c’erano uomini armati: la guerriglia palestinese era stata evacuata pochi giorni prima dal Libano sotto la protezione internazionale. Ad essere massacrati dalle forze di Hobeika furono vecchi, donne e bambini. Una commissione d’inchiesta dello Stato ebraico riconobbe un anno dopo la responsabilità «indiretta» del ministro Sharon, che fu per questo costretto alle dimissioni.
Adesso, a vent’anni di distanza, per quei fatti il premier israeliano rischia un processo, quando perderà l’immunità. In base a questa sentenza, può invece andare avanti già da ora il procedimento contro l’ex generale israeliano Amos Yaron, che comandava le unità dislocate intorno ai campi. Troppo tardi per processare l’esecutore materiale dell’eccidio: Hobeika è morto in un attentato a Beirut un anno fa. Poco prima aveva dichiarato di voler testimoniare a Bruxelles su Sabra e Chatila, contro Ariel Sharon.

Questo è dell'Associazione di volontariato

Volontario della Comunità Papa Giovanni XXIII picchiato a sangue da coloni israeliani versa in gravi condizioni.
Stamane un volontario della Comunità Papa Giovanni XXIII è stato ferito in modo grave da coloni israeliani. Attualmente il volontario, che sembra abbia perso conoscenza, è in viaggio verso l'ospedale di Beer Sheva e le sue condizioni appaiono gravi.
Verso le ore 11 del mattino (ora italiana) 3 volontari italiani dell'Operazione Colomba - Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII - sono stati aggrediti da un gruppo di 5 coloni israeliani discesi dal vicino insediamento di Ma'on, in Cisgiordania. Uno dei coloni ha esploso alcuni colpi di fucile in direzione dei volontari, in seguito sono accorsi altri coloni che hanno picchiato a sangue i tre volontari, tra cui un obiettore di coscienza in servizio civile come casco bianco.
Il fatto è avvenuto mentre i volontari accompagnavano un piccolo gruppo di pastori palestinesi a pascolare. Il tutto è avvenuto su un terreno di proprietà palestinese e non soggetto a nessuna restrizione da parte delle autorità militari israeliane che, secondo gli accordi di Oslo, amministrano la zona.

Da giorni nell'area in questione a sud di Hebron, le South Hebron Hills, i coloni scacciano i pastori dai loro pascoli senza che le autorità israeliane ne tutelino il diritto a usufruire dei propri terreni. Due settimane fa due volontarie dell'Operazione Colomba - Corpo Civile di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII - sono state minacciate di morte da parte di coloni dello stesso insediamento di Ma'on. Nell'ottobre del 2004 un volontario italiano di Operazione Colomba è stato picchiato da coloni di Ma'on durante l'accompagnamento di alcuni bambini a scuola. Nel settembre 2004, in maniera analoga due volontari americani vennero ricoverati in ospedale perche picchiati da coloni di Ma'on.

Operazione Colomba Corpo Civile di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII
Info: Tel. 0541/751498
Cell. 348/2488102

Nonostante questo e tutti i crimini commessi da entrambe le parti la pace deve essere perseguita a tutti i costi.
Poco importano le dichiarazioni di Hamas che hanno un valore propagandistico.
L'abbandono della striscia di Gaza è un enorme passo avanti in questa direzione e una abile mossa politica
Un ritorno alle ostilità da parte palestinese non troverebbe quella legittimazione internazionale che la ha finora accompagnata.
Sperando che sia solo un primo passo nella direzione di una rinuncia al muro e ai territori conquistati dopo il 1948.
 
ciiiiip ha scritto:
ma Hamas pare non le condivida

QUOTE

Hamas, il movimento fondamentalista palestinese, non deporrà le armi, dopo il disimpegno israeliano dalla Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato Khaled Meshaal, il capo politico del gruppo, durante una conferenza stampa a Beirut

« Oggi l'occupante israeliano se ne sta andando. Questo è un passo che segna l'inizio di una nuova era che porterà alla soluzione definitiva » . Lo ha detto il presidente dell'Anp Abu Mazen, come riferisce l'agenzia di stampa palestinese Wafa, in un incontro avvenuto con una delegazione di religiosi

Per la stampa araba crescerà la violenza
Una volta concluso il ritiro israeliano dalla striscia cosa accadrà in Cisgiordania? È la do manda che si pongono i giornali arabi. Che il ritiro possa portare violenze più sanguinose di quelle precedenti in Cisgiordania è la versione data nell'intervista rilasciata al giornale Al Sharq Al Awsat dal dirigente di Hamas Mahmoud Zahar: « Hamas si presenterà alle elezioni per abolire i trattati di Oslo. "

UNQUOTE

p.s.
vorrei inoltre ricordare che "la questione territoriale" c'entra poco con un rifiuto di Israele che è pregiudiziale. Quando l'allora premier Ehud Barak, sulla scorta degli accordi di Oslo, offrì ad Arafat la striscia di Gaza, tutta la Cisgiordania e metà Gerusalemme, il leader dell'Olp rifiutò e dette il via all'Intifada


Vediamo allora chi è Hamas.......

" L’AMBASCIATORE DEGLI USA IN ISRAELE Daniel Kurtzer ha affermato, in un discorso pubblico tenuto a Gerusalemme, che la crescita di Hamas e della Jihad islamica è un risultato diretto della politica seguita da Israele.
Secondo il quotidiano israeliano Ha’aretz del 21 dicembre 2001, Kurtzer ha detto che la crescita del “movimento islamico” – come qualcosa che si contrappone all’OLP di Yasser Arafat – è avvenuta “con il tacito sostegno di Israele”.
Kurtzer ha anche spiegato come negli anni Ottanta “gli israeliani fossero convinti che era meglio che la gente si rivolgesse alla religione invece che ad una causa nazionalistica” nei territori palestinesi. Come conseguenza della promozione dell’elemento religioso alle spese dell’istruzione popolare, adesso ci sono palestinesi “che sono terroristi decisi, che usano la religione in maniera perversa per sobillare le masse”. Si tratta di una dichiarazione straordinaria anche perché Kurtzer è un diplomatico di grande esperienza e di fatto indica il riconoscimento ufficiale di un ruolo israeliano nella promozione di Hamas, al contempo costituendo un sostegno ufficiale alle dichiarazioni dello stesso Arafat che, in un’intervista al Corriere della Sera dell’11 dicembre, affermava che Israele finanziava Hamas già all’epoca del Primo ministro Shamir, cosa che fu ammessa persino dal Premier Rabin quando Arafat sollevò il problema in presenza del Presidente egiziano Mubarak. In un’altra intervista a L’Espresso, Arafat ha spiegato che lo scopo di Israele è quello di creare un’organizzazione rivale dell’OLP, che finanzia e di cui ne addestra i quadri, “una cosa che lo stesso Rabin definì un errore fatale”."

e cosa ha dato inizio all'Intifada:

Appena firmato l’accordo d Oslo la Banca Mondiale produsse un rapporto in cui diceva espressamente che la priorità sarebbe andata ai progetti ad alta intensità di manodopera (senza contenuto tecnologico), mentre le grandi infrastrutture proposte nell’alleagato venivano relegate in fondo alla lista, nel dimenticatoio. Quella della Banca Mondiale non era “un’opinione”, ma “la dottrina” che regolava gli stanziamenti provenienti dai paesi donatori. Si parlava così di “riparare le infrastrutture esistenti a Gaza”, in quello che è il colmo del cinismo, perché a Gaza le infrastrutture non ci sono. Solo gli sforzi diretti dell’Unione Europea hanno consentito di costruire qualcosa a Gaza, come il porto e l’aeroporto, qualche opera per l’acqua e delle stazioni radiotelevisive. Non meraviglierà quindi che Sharon abbia poi messo queste opere in cima alla lista degli obiettivi delle devastazioni dei suoi militari.
Il veto che la Banca Mondiale pose alla realizzazione delle grandi infrastrutture fu accompagnato dalla politica di Netanyahu di imporre il blocco ad intere città a seguito di episodi di violenza da parte palestinese. I palestinesi che lavoravano in Israele videro vietarsi il diritto di recarsi al lavoro, con conseguenze economiche devastanti. Dal 1993 questa politica ha comportato un aumento costante della disoccupazione che ha raggiunto il 50% tra il marzo e l’aprile del 1996. Ad ogni aggravamento della situazione politica corrisponde una riduzione dei livelli di vita della popolazione palestinese, ridotta a condizioni spesso disumane.
Gli accordi di Oslo, dove si legge che è proibito “ogni cambiamento nello status di Cisgiordania, ecc.”, sono violati sistematicamente dalla politica dei nuovi insediamenti sollecitamente seguita da ogni governo israeliano. Dal luglio 1999 sono stati concessi 3499 permessi edilizi nei territori occupati e le nuove abitazioni già in costruzione sono 2270. Dal 1996 sono stati creati 27 insediamenti nuovi, (separati e distanti da quelli esistenti), 15 approvati dal governo di Sharon. Questi insediamenti sono collegati tra di loro da un’apposita rete stradale, mentre nei confronti di paesi e città palestinesi viene seguita la politica dell’isolamento. Anche la strada promessa dall’accordo di Oslo per collegare Gaza alla Cisgiordania non è stata costruita. Ai palestinesi non è concesso l’uso delle strade degli insediamenti abusivamente costruiti sul loro territorio in violazione dell’accordo.
Anche il controllo militare nei tre settori A, B, e C si risolve in una farsa: fatto sta che Israele controlla tutti i confini dei territori palestinesi, tutte le strade, con l’unica eccezione di quelle della Zona A, e controlla l’80% di tutta l’acqua, compresa tutta l’acqua di Gaza.
La violazione degli accordi di Oslo ai danni dei palestinesi si ricapitola in questi termini: cooperazione economica negata, sviluppo delle infrastrutture proibito, sabotaggio di trasporti e comunicazioni, attività economiche soffocate, autorità politica negata, ecc.

La truffa della lotta al terrorismo
Specialmente dopo i fatti dell’11 settembre, le autorità israeliane hanno giustificato le loro aggressioni contro i palestinesi con la “guerra contro il terrorismo”. Ripetono, come fa Bush, che Arafat ha “violato” gli accordi di Oslo perché “non fa abbastanaza” per smantellare le organizzazioni terroristiche.
L’accordo di Oslo accordava all’ANP il diritto di costituire forze di polizia per il mantenimento dell’ordine, cosa che l’ANP ha fatto.

Ancora su Hamas:

"Le violenze che cominciarono a verificarsi soprattutto sotto il governo di Netanyahu furono opera dell’organizzazione radicale palestinese Hamas e della Jihad islamica. Si tratta di due organizzazioni che sin dalla loro fondazione hanno espressamente dichiarato l’ANP di Arafat il loro nemico. Hamas, in particolare, fu promosso e favorito alla fine degli anni Ottanta dalle reti israeliane, come forza da contrapporre all’OLP di Arafat. Sharon si occupò personalmente di favorire la crescita di Hamas.
Le continue stragi di civili israeliani compiute dagli attentatori suicidi sono state rivendicate più o meno sistematicamente da Hamas o dalla Jihad Islamica. Il governo di Sharon, però, non si è affatto preoccupato di snidare e perseguitare queste formazioni, ma ha deciso di dedicarsi esclusivamente ad una guerra totale contro l’ANP, ed in particolare contro le sue forze di polizia e di sicurezza, fino agli uomini della scorta di Arafat, cioè proprio le forze che l’accordo di Oslo ha incaricato di prevenire e combattere il terrorismo. Privato di tutte queste sue forze di polizia, Arafat è accusato di “non fare abbastanza”.
L’analista russo Pavel Felgenhauer ha fatto notare sul giornale on line “strana.ru” che ce n’è abbastanza per ricavare la netta impressione che Sharon e Hamas operino di comune accordo. Infatti, sebbene Sharon abbia ordinato l’invasione di ogni villaggio e città di qualche importanza in Cisgiordania, stranamente ha finora risparmiato il territorio di Gaza, che è notoriamente la roccaforte di Hamas. E’ risaputo che i militari israeliani hanno principalmente dato la caccia a polizia e forze di sicurezza dell’ANP.
Per quelli che, come Bush, cercano di spiegare tutto con la “guerra al terrorismo”, ci sono due domande: chi fu il primo terrorista kamikaze che il 25 febbraio 1994 aprì il fuoco contro un gruppo di pellegrini nella Moschea di Ebron, uccidendone cinquanta? Fu Baruch Goldstein, fanatico del movimento israeliano dei coloni Kach, che scatenò la reazione dei suicidi palestinesi due mesi più tardi. Chi assassinò il Presidente Yitzak Rabin, che sulla scorta della sua grande esperienza nelle questioni militari e di sicurezza aveva fatto la scelta storica di costruire la pace? Non fu Ygal Amir, appartenente ai "guerrieri d'Israele", armato del benestare di tutte le forze decise ad affossare Oslo una volta per tutte?"

Purtroppo, come si vede da questi articoli, è molto difficile valutare dove sia la "verità".
Possiamo continuare a copiare e incollare all'infinito ma difficilmente troveremo una visione comune dei fatti.
Da una parte i giornali "comuniti", dall'altra quelli "fascisti".
Evitiamo, allora di cercare di trovare questa "verità" scritta da qualche parte o scovando qualche frase che ci illumini improvvisamente.

Le conclusioni di De Sio possono essere una buona premessa per dialogare serenamente confidando seriamente sul fatto che ci siano i presupposti per la costruzione di una pace duratura.
Senza provocazioni inutili.
A meno che queste non servano per giustificare la necessità per l'uomo di essere sempre in guerra e, sopratutto, di guadagnare sempre dalla guerra.
Se è degli altri, meglio.
 
questo bellissimo testo di Albert Einstein è tratto

da "Il genocidio nazista nei territori sovietici 1941-1945" Grossmann - Erenburg

appendice di Albert Einstein


L'intento dell'opera é manifesto:essa vuole persaduere il lettore che un'organizzazione internazionale diretta a salvaguardare la vita umana può conseguire con efficacia il proprio scopo soltanto qualora non si mobiliti esclusivamente per soccorrere gli stati vittima di agressioni militari, ma anche per difendere le minoranze nazionali presenti in ciascun stato, giacché in ultima analisisono i sinoli individui che devono essere protetti dallo sterminio e dalle barbarie.

Non vi é dubbio che perraggiungere tale obiettivo occorre rinunciare al principio di non ingerenza negli affari interni, che negli ultimi decenni ha prodotto risultati disastrosi.....

Anche ci sostiene che ogni intervento difensivo esterno deve essere consentito solamente in caso di attacco armato si trova oggi costretto ad ammettere che la guerra e gli sconvolgimenti che essa comporta sono frutto degli sviluppi della situazione interna dei singoli stati e non di mere opzioni militari e strategiche.
Solo quando la necessità di assicurare all'intero genero umano condizioni di vita dignitose verr riconosciuta e avvertita come un dovere da parte di tutti gli stati e di tutti gli uomini, solo allora si potrà parlare non del tutto a sproposito di umanità civile.

Tra tutti i popoli colpiti dagli eventi catastrofici degli ultimi anni, il popolo ebraico figura comq quello che ha accusato, in percentuale, le perdite maggiori.
Se esiste dunque la reale intenzione di riconoscere a ciascuno il giusto risarcimento, nel piano della riorganizzazione della pace mondiale, al popolo ebraico dovrà essere riservata un'attenzione del tutto particolare.
Il fatto che dal punto di vista politico gli ebrei non possano essere formalmente considerati una nazione perché privi di un territorio e di un governo non può in alcun modo costituire un ostacolo.
D fatto gli ebrei sono stati trattati come un'unica comunità, come una nazione in piena regola, e nel comportamento dei loro stessi nemici il loro status di gruppo politicamente unitario ha trovato implicita affermazione. Pertanto essi devono essere considerati una nazione nel senso corrente del termine anche nel contesto degli sforzi per assicurare stabilità al quadro delle relazioni internazionali.

A tale riguardo non si può non sottolineare un ulteriore aspetto.
Per gli anni a venire, in intere regione europee l'esistenza degli ebrei sarà materialmente impossibile.
Dopo decenni di duro lavoro e grazie al sostegno finanziario di altri popoli, gli ebrei hanno reso la Palestina una terra nuovamente ospitale.
Tutti questi sacrifici sono stati compiuti alla luce della promessa formulata ufficialmente dai governi riuniti in consultazione dopo ilprimoconflitto mondiale, secondo la quale il popolo ebraico avrebbe ricevuto un territorio sicuro in cui insediarsistabilmente proprio nell'antica patria, la Palestina.

Questa promessa é stata a dir poco mantenuta in modo timoroso e parziale. Ora, alla luce dei meriti straordinari acquisiti dagli ebrei di Palestina, anche nel corso di quest'ultima guerra , é necessario chiedere conto della parola data: é il momento di esigere con forza ce la Palestina, sia pure in rapporto alle sue capacità economiche , venga aperta all'immigrazione ebraica.
Se leistituzioni internazionali vgliono guadagnarsi il credito che costituisce il fondamento stesso della loro esistenza, devono innanzitutto provare di non aver ingannato chi, riponendo la propria fiducia in loro, ha affrontato durissimi sacrifici.



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naturalmente questo scritto di Einstein é degli anni 50..
 
scusa Catullo ma dov'é che vedi provocazioni?
la"verita" é che l'uomo é poco incline al perdono e come dici tu se poi ci puo fare due soldi sui conflitti :( se li fà
persino SKA-P (ho tutti i cd :-D )due euro di diritti d'autore(intifada) se li fà :(
 

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