ciiiiip ha scritto:
ma Hamas pare non le condivida
QUOTE
Hamas, il movimento fondamentalista palestinese, non deporrà le armi, dopo il disimpegno israeliano dalla Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato Khaled Meshaal, il capo politico del gruppo, durante una conferenza stampa a Beirut
« Oggi l'occupante israeliano se ne sta andando. Questo è un passo che segna l'inizio di una nuova era che porterà alla soluzione definitiva » . Lo ha detto il presidente dell'Anp Abu Mazen, come riferisce l'agenzia di stampa palestinese Wafa, in un incontro avvenuto con una delegazione di religiosi
Per la stampa araba crescerà la violenza
Una volta concluso il ritiro israeliano dalla striscia cosa accadrà in Cisgiordania? È la do manda che si pongono i giornali arabi. Che il ritiro possa portare violenze più sanguinose di quelle precedenti in Cisgiordania è la versione data nell'intervista rilasciata al giornale Al Sharq Al Awsat dal dirigente di Hamas Mahmoud Zahar: « Hamas si presenterà alle elezioni per abolire i trattati di Oslo. "
UNQUOTE
p.s.
vorrei inoltre ricordare che "la questione territoriale" c'entra poco con un rifiuto di Israele che è pregiudiziale. Quando l'allora premier Ehud Barak, sulla scorta degli accordi di Oslo, offrì ad Arafat la striscia di Gaza, tutta la Cisgiordania e metà Gerusalemme, il leader dell'Olp rifiutò e dette il via all'Intifada
Vediamo allora chi è Hamas.......
" L’AMBASCIATORE DEGLI USA IN ISRAELE Daniel Kurtzer ha affermato, in un discorso pubblico tenuto a Gerusalemme, che la crescita di Hamas e della Jihad islamica è un risultato diretto della politica seguita da Israele.
Secondo il quotidiano israeliano Ha’aretz del 21 dicembre 2001, Kurtzer ha detto che la crescita del “movimento islamico” – come qualcosa che si contrappone all’OLP di Yasser Arafat – è avvenuta “con il tacito sostegno di Israele”.
Kurtzer ha anche spiegato come negli anni Ottanta “gli israeliani fossero convinti che era meglio che la gente si rivolgesse alla religione invece che ad una causa nazionalistica” nei territori palestinesi. Come conseguenza della promozione dell’elemento religioso alle spese dell’istruzione popolare, adesso ci sono palestinesi “che sono terroristi decisi, che usano la religione in maniera perversa per sobillare le masse”. Si tratta di una dichiarazione straordinaria anche perché Kurtzer è un diplomatico di grande esperienza e di fatto indica il riconoscimento ufficiale di un ruolo israeliano nella promozione di Hamas, al contempo costituendo un sostegno ufficiale alle dichiarazioni dello stesso Arafat che, in un’intervista al Corriere della Sera dell’11 dicembre, affermava che Israele finanziava Hamas già all’epoca del Primo ministro Shamir, cosa che fu ammessa persino dal Premier Rabin quando Arafat sollevò il problema in presenza del Presidente egiziano Mubarak. In un’altra intervista a L’Espresso, Arafat ha spiegato che lo scopo di Israele è quello di creare un’organizzazione rivale dell’OLP, che finanzia e di cui ne addestra i quadri, “una cosa che lo stesso Rabin definì un errore fatale”."
e cosa ha dato inizio all'Intifada:
Appena firmato l’accordo d Oslo la Banca Mondiale produsse un rapporto in cui diceva espressamente che la priorità sarebbe andata ai progetti ad alta intensità di manodopera (senza contenuto tecnologico), mentre le grandi infrastrutture proposte nell’alleagato venivano relegate in fondo alla lista, nel dimenticatoio. Quella della Banca Mondiale non era “un’opinione”, ma “la dottrina” che regolava gli stanziamenti provenienti dai paesi donatori. Si parlava così di “riparare le infrastrutture esistenti a Gaza”, in quello che è il colmo del cinismo, perché a Gaza le infrastrutture non ci sono. Solo gli sforzi diretti dell’Unione Europea hanno consentito di costruire qualcosa a Gaza, come il porto e l’aeroporto, qualche opera per l’acqua e delle stazioni radiotelevisive. Non meraviglierà quindi che Sharon abbia poi messo queste opere in cima alla lista degli obiettivi delle devastazioni dei suoi militari.
Il veto che la Banca Mondiale pose alla realizzazione delle grandi infrastrutture fu accompagnato dalla politica di Netanyahu di imporre il blocco ad intere città a seguito di episodi di violenza da parte palestinese. I palestinesi che lavoravano in Israele videro vietarsi il diritto di recarsi al lavoro, con conseguenze economiche devastanti. Dal 1993 questa politica ha comportato un aumento costante della disoccupazione che ha raggiunto il 50% tra il marzo e l’aprile del 1996. Ad ogni aggravamento della situazione politica corrisponde una riduzione dei livelli di vita della popolazione palestinese, ridotta a condizioni spesso disumane.
Gli accordi di Oslo, dove si legge che è proibito “ogni cambiamento nello status di Cisgiordania, ecc.”, sono violati sistematicamente dalla politica dei nuovi insediamenti sollecitamente seguita da ogni governo israeliano. Dal luglio 1999 sono stati concessi 3499 permessi edilizi nei territori occupati e le nuove abitazioni già in costruzione sono 2270. Dal 1996 sono stati creati 27 insediamenti nuovi, (separati e distanti da quelli esistenti), 15 approvati dal governo di Sharon. Questi insediamenti sono collegati tra di loro da un’apposita rete stradale, mentre nei confronti di paesi e città palestinesi viene seguita la politica dell’isolamento. Anche la strada promessa dall’accordo di Oslo per collegare Gaza alla Cisgiordania non è stata costruita. Ai palestinesi non è concesso l’uso delle strade degli insediamenti abusivamente costruiti sul loro territorio in violazione dell’accordo.
Anche il controllo militare nei tre settori A, B, e C si risolve in una farsa: fatto sta che Israele controlla tutti i confini dei territori palestinesi, tutte le strade, con l’unica eccezione di quelle della Zona A, e controlla l’80% di tutta l’acqua, compresa tutta l’acqua di Gaza.
La violazione degli accordi di Oslo ai danni dei palestinesi si ricapitola in questi termini: cooperazione economica negata, sviluppo delle infrastrutture proibito, sabotaggio di trasporti e comunicazioni, attività economiche soffocate, autorità politica negata, ecc.
La truffa della lotta al terrorismo
Specialmente dopo i fatti dell’11 settembre, le autorità israeliane hanno giustificato le loro aggressioni contro i palestinesi con la “guerra contro il terrorismo”. Ripetono, come fa Bush, che Arafat ha “violato” gli accordi di Oslo perché “non fa abbastanaza” per smantellare le organizzazioni terroristiche.
L’accordo di Oslo accordava all’ANP il diritto di costituire forze di polizia per il mantenimento dell’ordine, cosa che l’ANP ha fatto.
Ancora su Hamas:
"Le violenze che cominciarono a verificarsi soprattutto sotto il governo di Netanyahu furono opera dell’organizzazione radicale palestinese Hamas e della Jihad islamica. Si tratta di due organizzazioni che sin dalla loro fondazione hanno espressamente dichiarato l’ANP di Arafat il loro nemico. Hamas, in particolare, fu promosso e favorito alla fine degli anni Ottanta dalle reti israeliane, come forza da contrapporre all’OLP di Arafat. Sharon si occupò personalmente di favorire la crescita di Hamas.
Le continue stragi di civili israeliani compiute dagli attentatori suicidi sono state rivendicate più o meno sistematicamente da Hamas o dalla Jihad Islamica. Il governo di Sharon, però, non si è affatto preoccupato di snidare e perseguitare queste formazioni, ma ha deciso di dedicarsi esclusivamente ad una guerra totale contro l’ANP, ed in particolare contro le sue forze di polizia e di sicurezza, fino agli uomini della scorta di Arafat, cioè proprio le forze che l’accordo di Oslo ha incaricato di prevenire e combattere il terrorismo. Privato di tutte queste sue forze di polizia, Arafat è accusato di “non fare abbastanza”.
L’analista russo Pavel Felgenhauer ha fatto notare sul giornale on line “strana.ru” che ce n’è abbastanza per ricavare la netta impressione che Sharon e Hamas operino di comune accordo. Infatti, sebbene Sharon abbia ordinato l’invasione di ogni villaggio e città di qualche importanza in Cisgiordania, stranamente ha finora risparmiato il territorio di Gaza, che è notoriamente la roccaforte di Hamas. E’ risaputo che i militari israeliani hanno principalmente dato la caccia a polizia e forze di sicurezza dell’ANP.
Per quelli che, come Bush, cercano di spiegare tutto con la “guerra al terrorismo”, ci sono due domande: chi fu il primo terrorista kamikaze che il 25 febbraio 1994 aprì il fuoco contro un gruppo di pellegrini nella Moschea di Ebron, uccidendone cinquanta? Fu Baruch Goldstein, fanatico del movimento israeliano dei coloni Kach, che scatenò la reazione dei suicidi palestinesi due mesi più tardi. Chi assassinò il Presidente Yitzak Rabin, che sulla scorta della sua grande esperienza nelle questioni militari e di sicurezza aveva fatto la scelta storica di costruire la pace? Non fu Ygal Amir, appartenente ai "guerrieri d'Israele", armato del benestare di tutte le forze decise ad affossare Oslo una volta per tutte?"
Purtroppo, come si vede da questi articoli, è molto difficile valutare dove sia la "verità".
Possiamo continuare a copiare e incollare all'infinito ma difficilmente troveremo una visione comune dei fatti.
Da una parte i giornali "comuniti", dall'altra quelli "fascisti".
Evitiamo, allora di cercare di trovare questa "verità" scritta da qualche parte o scovando qualche frase che ci illumini improvvisamente.
Le conclusioni di De Sio possono essere una buona premessa per dialogare serenamente confidando seriamente sul fatto che ci siano i presupposti per la costruzione di una pace duratura.
Senza provocazioni inutili.
A meno che queste non servano per giustificare la necessità per l'uomo di essere sempre in guerra e, sopratutto, di guadagnare sempre dalla guerra.
Se è degli altri, meglio.